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Vincitori Premio Asimov Edizione X 2024 - 2025








Nonostante tutto. La mia vita nella scienza


      Clausi Ludovica Liceo Classico E Coreutico G. Da Fiore ( Rende, Calabria )

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“Mi piace che il signor Tòth non si limiti a insegnarci i fatti o a dirci cosa lui pensa di questi fatti. No: lui vuole sapere cosa ne pensiamo noi, i suoi studenti”. Nelle parole di un’adolescente Kish Karikò (la piccola Karikò), rivolte al suo professore di biologia al liceo di Kisùjszàllàs, nell’Ungheria post-comunista, è racchiusa la profonda ammirazione e il sincero ringraziamento del futuro premio Nobel per la Medicina (2023) verso “coloro che si sono presi il tempo” di istruirla e di farle provare meraviglia, stupore e fame di conoscenza. Una devota riconoscenza che risalta sin dalle prime pagine della sua autobiografia ed è rivolta agli insegnanti e agli scienziati, che nel corso della sua vita le hanno permesso di esplorare, pensare con la propria testa e utilizzare le conoscenze acquisite per poter dare un contributo personale a costruire un mondo migliore.
Ma Katalin è soprattutto figlia del suo tempo. E il racconto della sua vita diventa il racconto appassionato di una studentessa ungherese, di umili origini, costretta ad emigrare, nel gennaio del 1985, negli Stati Uniti d’America per fare la biologa. Un percorso fitto di ostacoli, di cadute e di rinascite, di delusioni e di meravigliose soddisfazioni personali e familiari, ottenute grazie all’impegno e all’infinita dedizione per il lavoro di ricerca. Una lunga strada che la giovane Karikò percorrerà col bagaglio informativo e morale delle sue origini, insieme ai profumi del bollito di manzo e di salsicce affumicate alla paprika cucinate dal padre macellaio, delle torte deliziose preparate da mamma Zsuzsànna, del rafano grattugiato e raccolto nell’orto di famiglia insieme alla sorella Zsòka, della terra e delle foglie della casa di campagna, senza acqua ed elettricità, fatta di fango e di argilla.
Compagni di viaggio: l’inseparabile Bèla, premuroso marito “tuttofare”, la figlia Susan, la quale, grazie all’ostinazione ereditata dalla mamma, diventerà campionessa olimpionica di canottaggio, e, ovviamente, gli amici-nemici scienziati con i quali condividerà il percorso di ricerca scientifica. E anche un piccolo, prezioso orsacchiotto di velluto di cotone…
Una ragazza fortunata, si dirà Katalin più volte nella sua vita. Ma con un “superpotere”, la voglia, mai sopita, di lavorare intensamente e più degli altri per superare le proprie difficoltà. Insieme ad un metodo: il metodo Colombo, preso in prestito dall’arguto ispettore dell’omonima serie televisiva americana, in base al quale ogni indagine scientifica, al pari di quella investigativa, ci conduce a continui bivi e cambi di direzione i quali, come per il tenente strabico in impermeabile logoro e sgualcito, si concludono tutti con la fatidica frase “Solo un’altra cosa…”. Segno inequivocabile di quanto sia lungo e faticoso il percorso di ricerca, durante il quale non basta arrivare a formulare un’ipotesi, ma bisogna andare avanti e confermarla, salvo poi accantonare la direzione intrapresa per prenderne un’altra, e così via. Questa è l’essenza vera di una kutatò, “una che cerca”.
Ma l’autentica lezione che possiamo ricavare dalla lettura del suo racconto sono le parole dette alla figlia Susan dal vice allenatore della sua squadra di canottaggio: “mettiti alla prova, puoi sbagliare e va bene così. L’unico modo di sapere veramente di cosa sei capace è liberarti dalla paura di sbagliare”. Mettiamoci alla prova, dunque, senza paura di sbagliare e, con la forza delle nostre passioni, buttiamo il seme per un mondo migliore.

      Creaco Arianna Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci ( Reggio Di Calabria, Calabria )

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Katalin Karikó, in “Nonostante tutto- La mia vita nella scienza”, si presenta come una “kutatò”,  il nomignolo con cui amava definirla il padre, una “cercatrice di risposte”. Emerge, infatti, in queste pagine tutto il suo amore per la ricerca, l’innata curiositas, la sua fede nella scienza, la perseveranza e l’ostinazione di chi ha capito che, quello che il talento naturale le aveva negato, avrebbe potuto ottenerlo con lo sforzo costante e lo studio intenso. Come il tenente “Colombo” della serie televisiva americana: una cosa, un’altra cosa, un’altra cosa ancora…. ovvero accantonare una montagna di informazioni per confermare il risultato prospettato e cercare quell’unico elemento che lo avrebbe smentito, perché proprio quello le avrebbe aperto la strada verso la verità. Questo è  il  “superpotere” e questo è il prezioso monito della ricercatrice ungherese: “essere una”. Il racconto della sua vita si intreccia con la descrizione delle sfide scientifiche, il saggio è infatti ricco di precisi riferimenti agli esperimenti che ha condotto sull’mRNA, che nel 1960 si è scoperto essere un messaggero dalla vita breve che trasporta le informazioni genetiche dal DNA ai ribosomi, dove vengono tradotte in proteine. La straordinaria capacità della Karikò è rendere idee complesse e argomenti tecnici accessibili anche ai non specialisti della disciplina con un linguaggio semplice e con grande rigore logico, sottolineando, consapevole e umile allo stesso tempo, il valore dei vaccini a mRNA contro il Covid-19. Molte pagine di questa biografia sanno imprimersi bene nella memoria del lettore: l’insegnante di russo che vuole bloccare la sua ammissione all’Università; i fondi per la  trasformazione dell’RNA in un medicinale improvvisamente sospesi durante l’esperienza nel centro di ricerca biologica a Szeged; il dottor Suhadolnik che la minaccia di farla espellere dal Paese se avesse accettato il nuovo posto di lavoro…Un susseguirsi di ostacoli e, su tutti, il disinteresse e la diffidenza della comunità scientifica, fortemente scettica sul potenziale dell’mRNA come strumento terapeutico. Ma “la figlia di un macellaio”, come con orgoglio si definisce spesso, la ragazza che ha vissuto, nell’Ungheria comunista del dopoguerra, in una casa “dalle pareti di fango”, senza neppure l’acqua corrente e con un’unica stanza per tutti, affronta con tenacia i sacrifici perché la sua famiglia le ha insegnato che il lavoro è “una cosa che va fatta”. Come non apprezzare l’onestà intellettuale della studiosa che riconosce apertamente le qualità dell’amministrazione comunista del suo Paese,  ad esempio le campagne di vaccinazione che hanno sradicato la poliomielite in Ungheria già dal 1969 oppure la possibilità di ricevere una formazione solida, nonostante le umili origini della sua famiglia.  La parabola esistenziale della scienziata, vincitrice del Nobel, è una preziosa testimonianza di riscatto delle donne e, in particolare, delle donne impegnate in ambiti da sempre considerati maschili. La Karikò racconta di aver avuto per decenni stipendi miseri, di aver lavorato sentendosi spesso “un pesce fuori d’acqua” e, proprio per questo, la sua stella, oggi, merita di brillare più di tutte.

      Festa Riccardo Liceo Scientifico A. Volta ( Reggio Di Calabria, Calabria )

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Stimolante. Paradigmatica. Travolgente. Questi gli aggettivi che descrivono l’autobiografia della biochimica ungherese Katalin Karikò “Nonostante tutto - La mia vita nella scienza” (edita da Bollati Boringhieri nel 2024). La scienziata, insignita del Nobel per la Fisiologia o Medicina nel 2023, si cala nei panni di scrittrice, affiancata dalla romanziera e giornalista americana Ali Benjamin, parlando della sua vita dedicata, quasi esclusivamente, allo studio dei meccanismi necessari all’utilizzo del RNA messaggero (mRNA), impiegati per produrre vaccini, tra cui anche quelli per contrastare la pandemia di Covid-19.
Figlia di un macellaio nell’Ungheria comunista, cresce animata da valori come costanza, umiltà, determinazione, coerenza e rispetto. Valori che si scontrano con le regole della ricerca scientifica, dettate da un sistema di competizione e profitto. Fin da piccola è affascinata dalla natura e comincia a porsi domande, che troveranno risposte nello studio e nella cultura, punti saldi della sua vita. Impara che il sapere non si apprende solo a scuola, ma che è ovunque intorno a noi. Per la scienziata la vita, lo studio e il lavoro si fondono dando vita ad unico movimento, riassumibile con il verbo italiano cercare e nel sostantivo ungherese kutatò. È con tale termine che il padre parla di lei: ”Sei una che cerca [...] Finora hai cercato nelle mie tasche per vedere se c’erano soldi ma adesso cerchi delle altre cose importanti”. Il suo scopo era la ricerca in sé e per sé. La curiosità nella ricerca deve essere proprietà intrinseca di ogni scienziato, ed è proprio la continua voglia di rispondere ai propri interrogativi che alimenta la cultura e la speranza nel progresso. Con un lessico semplice e mai retorico, descrive la sua condizione durante la dittatura comunista e come, nonostante le difficoltà incontrate, sia riuscita a studiare e ad affermarsi. È purtroppo costretta a emigrare dalla sua Terra natìa a causa delle limitazioni messe in atto dal regime, accompagnata dal marito e dalla figlia, disfa le cuciture dell’orsacchiotto di peluche della sua primogenita per metterci dentro tutto quello che possedeva. Arrivata negli Stati Uniti riesce a trovare posto nel mondo della ricerca universitaria dove non mancano gli ostacoli: discriminazioni di genere ed economiche, pressioni finanziarie esercitate dall’industria dei laboratori di ricerca… Ma la sua forza d’animo e la sua ostinazione l’hanno sempre fatta andare avanti senza mai piegarsi a tutto ciò.
Credo che la professoressa Karikò nel raccontare la sua vita si sia fatta ambasciatrice di concetti di intramontabile importanza, e sempre attuali: in tutto il suo percorso di donna e scienziata non si è mai persa d’animo o lasciata scoraggiare dagli ostacoli incontrati, perché guidata da una grande passione e da un unico obiettivo: contribuire alla conoscenza umana e scoprire qualcosa che un giorno, non necessariamente durante la sua vita e, anche solo in piccola parte, potrebbe essere utile a qualcuno. È stato molto stimolante leggere le parole da lei scritte perché incitano noi nuove generazioni a non smettere mai di inseguire i nostri sogni, ovunque ci possano condurre, sta solo a noi essere determinati a portarli a termine proprio come fatto da lei. Il suo messaggio è chiaro e forte: non bisogna mai smettere di essere curiosi, non bisogna mai fermarsi alle apparenze, perché ciò che deve alimentare la mente dell’uomo è la voglia di sapere ed essere “nonostante tutto”…

      Giambranco Sofia Liceo Scientifico A. Volta ( Reggio Di Calabria, Calabria )

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Il libro “Nonostante tutto. La mia vita nella scienza” di Katalin Karikó è molto più di una semplice autobiografia: è un viaggio intenso e ispirante attraverso le sfide, le cadute e le incredibili conquiste di una delle menti più brillanti della nostra epoca che ha rivoluzionato il mondo della medicina. Karikó descrive la sua infanzia in un contesto di povertà e difficoltà economiche, ma anche di grande curiosità e determinazione. Fin da giovane, ha mostrato una passione straordinaria per la scienza, che l’ha spinta a superare ostacoli apparentemente insormontabili.
Figlia di un macellaio nell’Ungheria comunista del dopoguerra, Katalin Karikó è cresciuta in una casa con pareti di fango e priva di acqua corrente. Dopo aver completato gli studi in biologia nel suo Paese, tra mille difficoltà, decise di proseguire le sue ricerche pionieristiche sull’RNA negli Stati Uniti. Vi giunse nel 1985 come borsista post-dottorato, portando con sé 1200 dollari cuciti dentro l’orsacchiotto della figlia e il sogno di rivoluzionare la medicina. Karikó lavorò instancabilmente, spesso in solitudine, affrontando scarafaggi in un laboratorio senza finestre e subendo derisioni e persino minacce di espulsione da parte dei suoi colleghi.
Karikó si è trovata a dover affrontare barriere linguistiche, un ambiente accademico ostile e la mancanza di fondi per i suoi progetti. Nonostante i numerosi rifiuti ricevuti per il finanziamento della sua ricerca sull’mRNA, una tecnologia allora considerata poco promettente, Karikó non ha mai smesso di crederci dimostrando una tenacia incredibile. Il libro racconta con onestà e trasparenza i momenti difficili della sua carriera, inclusi i licenziamenti e le critiche che hanno accompagnato il suo lavoro.
Karikó ha fatto i conti con un ambiente scientifico dominato da uomini dove le donne venivano spesso ignorate e non prese seriamente.
La forza del libro risiede nella capacità di Karikó di intrecciare la sua vita personale con la sua carriera, offrendo un racconto intimo delle sue relazioni familiari e delle sfide nel conciliare il ruolo di scienziata e madre. È una narrazione che commuove chiunque abbia mai combattuto per realizzare un sogno, ricordando che i sacrifici possono portare a conquiste in grado di trasformare il mondo.
Con una scrittura accessibile ma mai banale, Karikó descrive la sua visione di trasformare le cellule in piccole fabbriche capaci di produrre farmaci autonomamente, fornendo loro le istruzioni corrette tramite una minuscola ed elusiva molecola. Grazie alla sua collaborazione con Drew Weissman, ha sviluppato una tecnologia rivoluzionaria che ha aperto la strada alla creazione dei vaccini a mRNA contro il COVID-19.
In conclusione, il libro di Katalin Karikó è un manifesto di resilienza, un inno al potere della scienza e una dimostrazione di come la passione e la determinazione possano portare a risultati straordinari. Attraverso la sua storia, Karikó ci ricorda l’importanza di credere nelle proprie idee e di non arrendersi di fronte alle delusioni e alle sfide. Un messaggio potente, che risuona non solo nel mondo scientifico, ma nella vita di chiunque sia disposto a lottare per i propri sogni.

      Ciavolino Raffaele Liceo Scientifico Nobel ( Torre Del Greco, Campania )

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"Nonostante tutto, la mia vita nella scienza" è un libro che si distingue per la sua capacità di raccontare, con sincerità e passione, il lungo e spesso ripido percorso di Katalin Karikó nel mondo della ricerca. In queste pagine l'autrice si svela non solo come una scienziata all'avanguardia, ma anche come una donna che ha saputo affrontare e superare numerosi ostacoli, sia sul piano professionale che personale, per portare avanti le idee rivoluzionarie, che ha sempre avuto, sull'mRNA.
Il racconto autobiografico è un viaggio intenso tra alti e bassi, in cui Karikó descrive con una prosa diretta, sconvolgente ed emozionante le difficoltà che ha incontrato nel corso della sua carriera. La narrazione si sviluppa alternando momenti di profonda analisi a episodi in cui il coraggio e la determinazione emergono con tanta forza. L'autrice offre uno spaccato del mondo della ricerca, spesso opaco e burocratizzato, rivelando al lettore il duro lavoro, le delusioni e, allo stesso tempo, le piccole vittorie che hanno segnato la sua storia.
Un aspetto particolarmente apprezzabile del libro è la capacità di Karikó di rendere accessibili a tutti concetti scientifici complessi. Pur senza cadere in eccessivi tecnicismi, l’autrice riesce a spiegare in maniera chiara e semplice le basi delle sue ricerche, permettendo anche ai non addetti ai lavori di comprendere l’importanza delle sue scoperte. Questo equilibrio tra diffusione e rigore accademico fa del testo un ponte ideale tra il mondo della scienza e il grande pubblico, stimolando la curiosità e l’interesse verso temi di grande attualità.
Il tono del libro è profondamente umano: attraverso ricordi personali, aneddoti e riflessioni, Karikó trasmette un messaggio di resilienza e speranza. La sua esperienza testimonia come la passione e la costanza possano, anche nelle situazioni più ostili, condurre a risultati straordinari. La scrittura, pur talvolta scandita da momenti di amarezza e frustrazione, non perde mai di vista il valore dell’ottimismo e della fiducia nel potenziale della scienza come forza energica del progresso.
Un lieve punto di critica potrebbe essere la tendenza, in alcuni passaggi, a soffermarsi molto sui dettagli biografici, a discapito di una più approfondita analisi degli aspetti tecnici delle scoperte. Tuttavia, questa scelta stilistica non compromette il valore complessivo dell’opera, anzi, contribuisce a rendere il racconto ancora più personale e coinvolgente.
In conclusione, "Nonostante tutto, la mia vita nella scienza" si rivela un’opera stimolante e ricca di spunti di riflessione, capace di ispirare non solo chi opera nel mondo della ricerca, ma chiunque abbia il desiderio di lottare per i propri sogni nonostante le difficoltà. Il libro rappresenta una testimonianza autentica della passione per l’innovazione e del potere della costanza, guadagnandosi un meritato voto di 9/10. Con questo lavoro, Karikó non solo racconta la propria storia, ma offre anche una lezione di vita e di impegno che risuonerà molto nel cuore dei lettori.

      Piccirillo Anna Rosa Silvestri ( Portici, Campania )

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Mai smettere di seminare
Recensione de “Nonostante tutto. La mia vita nella scienza” di Katalin Karikó.

1955, nella povera cittadina rurale di Szolnok, nella regione centrale dell’Ungheria comunista post guerra, nasce la piccola Katalin. Di certo ancora non lo sapeva, ma proprio lei, nient’altro che l’umile figlia di un macellaio, armata solo di un indomabile amore per la conoscenza e un grande sogno in tasca, nel 2023 vincerà il premio Nobel per la medicina, col merito di aver salvato l’umanità durante la pandemia da COVID-19 grazie allo sviluppo dei vaccini a mRNA.
Ma questo mirabile traguardo è solo l’estremo esito di un lungo cammino, costellato di successi e sconfitte.
Nella sua avvincente autobiografia “Nonostante tutto. La mia vita nella scienza” Katalin Karikó racconta, con una prosa accattivante e vivace, la storia di una vita dura, spesso ingiusta, fatta di scelte difficili e sfide estenuanti, senza nascondere dubbi e paure.
Per una ragazza occidentale del 2025, cresciuta immersa nei lussi di un paese ricco e sviluppato, è impossibile comprendere cosa significhi vivere in una casa di fango, mezza fatiscente, costruita con le proprie mani da padre e figlie, senza neppure l’acqua corrente e a stento un po’ di corrente elettrica; sempre gli occhi addosso dei servizi segreti, scontando sulla propria pelle le nefaste conseguenze di un regime oppressivo.
Eppure Katalin non si è mai lasciata intimidire dalle difficoltà.
Mille tentativi, come i mille esperimenti in laboratorio, che alla fine portano sempre i propri frutti. “Non è così che faceva Colombo?” scrive: fare ancora un’altra cosa, provare di nuovo, non arrendersi, trovare una strada diversa. Se non c’era l’acetato di etile nel laboratorio universitario, lo otteneva da sé, a costo di farsi mezz’ora in bicicletta fino all’Istituto di Ricerca sul Riso, per recuperare l’acido acetico glaciale.
Quella grande intuizione di poter salvare milioni di vite sfruttando le potenzialità dell’RNA messaggero, l’ha guidata nel terrificante viaggio verso l’America, e attraverso le infinite umiliazioni che il cinico e maschilista mondo scientifico le ha fatto sopportare. Durante decenni passati a camminare verso l’ignoto, dentro di sé una voce la sosteneva: se ti fermi nessuno lo noterà, nessuno saprà quale potenziale è stato sprecato. Tutto dipende da te.
È questo, io credo, il più grande insegnamento che si possa trarre dalla lettura di questa prezioso libro, l’intimo diario di un’anima forte, la cui vita è una commuovente testimonianza del potere di un ideale. Travolgente, sincera, ogni pagina appassiona, scritta con una semplicità e chiarezza che rispecchiano lo spirito pragmatico di Kati. Si ha la sensazione di ascoltare l’autrice come si stesse confidando con un vecchio amico, e proprio non si riesce a distogliere l’attenzione, mai sazi di ascoltare le sue parole. Un inno alla meraviglia della scoperta, questa storia straordinaria è per tutti coloro che hanno paura di osare, di seguire quella voce che li spinge a tentare l’impossibile, a cambiare le cose. Per usare le parole stesse dell’autrice: “non fermatevi. […] Dovete fidarvi di ciò che è dentro di voi. Coltivatelo quel qualcosa.[…] Voi siete il potenziale. Voi siete il seme.”

      Sorrentino Marzia Liceo Orazio Flacco ( Portici, Campania )

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“Nonostante tutto” è più di una semplice autobiografia; non è solo la storia di una scienziata dietro l’RNA, ma il racconto di una donna che ha sfidato il destino, la società e persino il sistema accademico pur di seguire il suo istinto, tutto questo solo grazie alla sua determinazione e fiducia che ripone nella scienza. E forse è proprio questo che mi ha colpito più di ogni altra cosa: la sensazione che, a volte, credere fermamente in un’idea può cambiare il mondo.
Il ritratto delineato inizialmente definisce la modesta infanzia trascorsa dalla scienziata in Ungheria in una casa senza acqua corrente, con poche risorse e ciò ci spinge a riflettere su quanto spesso diamo per scontato le opportunità che abbiamo. Nonostante la sua situazione familiare, Karikò è l’emblema di una donna che è riuscita ad emergere da semplici mura cittadine per arrivare ad affermarsi come una delle scienziate più influenti del nostro tempo. Un qualcosa che apparentemente sembra quasi impossibile. Eppure, leggendo la sua storia, si capisce che non è stata la fortuna a portarla fin dove è arrivata oggi, ma la sua determinazione incrollabile.
Ciò che più rimane nel ricordo della lettura è il senso di isolamento e ostilità che Karikò ha dovuto affrontare nel mondo accademico. Ogni volta che sembrava esserci una svolta, arrivava una nuova delusione: ricerche ignorate, finanziamenti rifiutati, il rischio costante di perdere il lavoro.
Eppure, nonostante tutto, ha continuato a credere nel suo progetto, lavorando anche quando i punti di riferimento sembravano venir meno. Non è questo che ha ostacolato la nostra autrice e perciò la si può definire una "Donna". È solo uno dei tanti insegnamenti che Karikò ha riposto in questo "piccolo grande" libro.
Ma ancora più interessante è il modo in cui l’autrice descrive la scienza non come un percorso lineare, ma travagliato, pieno di tentativi ed errori, di intuizioni e delusioni, offrendo così uno sguardo realistico su cosa si cela dietro un’innovazione: non basta avere un’idea geniale, bisogna saperla difendere, coltivare, persuadere gli altri del suo valore e resistere anche nei momenti di sconforto.
La narrazione diventa ancora più emozionante quando si arriverà a toccare un evento che ho potuto vivere sulla mia pelle: la pandemia del virus COVID-19. E scoprire che, dietro quei vaccini che hanno salvato numerose vite, c’era il lavoro ostinato di una scienziata ignorata per decenni, mi ha portato a riflettere sul fatto che la scienza non è solo il prodotto di scoperte improvvise; la scienza è sinonimo di anni di sacrifici, di errori, di idee portate avanti contro ogni logica; la scienza è fatta di perseveranza, forza di andare avanti anche quando nessuno crede in noi ed è solo così che, nonostante gli ostacoli, le idee giuste alla fine troveranno la loro strada: è proprio questo il messaggio con cui Karikò vuole lasciarci alla fine del libro.

      Speranza Giovanna Liceo L.b. Alberti ( Napoli, Campania )

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E’ la storia della biochimica Katalin Karikò, premio Nobel, assieme al collega Drew Weissmann, in Fisiologia e Medicina nel 2023, per la scoperta dei meccanismi necessari a modificare l’mRNA per la produzione di vaccini, come quelli utilizzati durante la pandemia da Covid-19. Il racconto parte da una piccola cittadina nell’Ungheria rurale, dove la protagonista nasce nel 1955 e cresce tra strade argillose e poco asfaltate, in una casa senza acqua corrente, con poca elettricità e la cui quotidianità si consuma in una singola stanza per evitare il gelo delle altre ed ottimizzare il calore della piccola stufa a segatura. Figlia di un macellaio il cui slancio imprenditoriale viene “strozzato” dal regime comunista che “collettivizza” il privato costringendolo a campare alla giornata, Katakin impara ben presto a dimostrare un forte spirito combattivo. E’ adolescente quando il Prof. Tòth ne riconosce il grande potenziale e la stimola a partecipare al club di biologia, con letture come “The Stress Of Life” dell’endocrinologo Selye, primo ricercatore dell’impatto dello stress sull’uomo e, soprattutto, dell’importanza di una risposta propositiva per una vita al riparo da influenze negative. Dopo aver terminato gli studi in patria decide di proseguire le sue ricerche negli Stati Uniti. Oltreoceano diventa professoressa all’Universita’ della Pennsylvenia e le viene intimato di dirottare le sue ricerche dall’mRNA, per curare patologie come ictus e tumori, verso altre direzioni cliniche pena il lavoro stesso. Si scontra con molti “figli di” ed una logica figlia dell’economia, ma non demorde e prosegue con ostinazione. Riesce a confermare che quando un mRNA viene iniettato nel corpo, provoca una forte risposta immunitaria ma anche una reazione infiammatoria, a causa di molecole come le citochine. L’incontro con Weissmann, davanti ad una fotocopiatrice, segna il punto di svolta. Insieme trovano il modo di modificare l’RNA per renderlo “meno infiammatorio”, sostituendo un nucleotide con un altro. Dopo aver testato diversi vettori di trasporto, scelgono le nanoparticelle lipidiche per aumentare la risposta immunitaria del vaccino. Nel 2019 arrivano gli echi di un misterioso agente patogeno che causa polmonite da Wuhan. Pfeizer-BioN-Tech e Moderna si attivano attorno alle due menti brillanti ed il resto, “nonostante tutto”, è storia… A guardarla in copertina con i suoi occhi azzurri dietro gli occhiali ed un sorriso appena accennato, si ha subito l’impressione di essere di fronte ad una persona molto lontana dal clamore mediatico e la sua umiltà la si coglie sin dal prologo in cui parla dell’importanza che i suoi maestri hanno avuto nella sua formazione, riconoscendone il ruolo di “seminatori” di conoscenza e curiosità. L’autrice è, certamente, l’esempio che l’intelligenza da sola non è una risorsa sufficiente se non nutrita da passione, perseveranza e costanza: la sua ricerca non si ferma davanti alle difficoltà bensì trova sempre nuova linfa perché nutrita da quella forza che trova “nonostante tutto” a favore di una causa che sente giusta, a prescindere da un ampio consenso. Mi ha particolarmente colpita a metà racconto, quando dice “un esperimento individuale non è ricerca; nella scienza l’obiettivo è formulare e verificare ipotesi, cambiando ogni volta una piccola variabile”. La convinzione che Katalin ci lascia addosso è che la nostra vita stessa è ricerca e, a guardare bene, troviamo scienza ovunque.

      Calzati Giulia Liceo Scientifico Statale Albert Sabin ( Bologna, Emilia-romagna )

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Nonostante tutto. La mia vita nella scienza di Katalin Karikó è una testimonianza potente di resilienza, passione e dedizione alla scienza. La biochimica ungherese, che ha avuto un ruolo cruciale nello sviluppo dei vaccini mRNA contro il COVID-19, racconta il suo viaggio da una piccola città ungherese alla scoperta scientifica che avrebbe cambiato il mondo.

Il libro inizia con la descrizione della sua infanzia in Ungheria, segnata dalla povertà ma anche da un’intensa curiosità per la scienza e un amore per la natura. Nonostante le difficoltà economiche e politiche del regime comunista, Karikó non smette di nutrire il sogno di diventare scienziata, convinta che l’unico modo per realizzarlo fosse emigrare negli Stati Uniti.

Il trasferimento negli Stati Uniti nel 1985 segna l’inizio della sua carriera scientifica, ma la realtà si rivela ben più dura di quanto si aspettasse. Karikó si trova a lavorare in laboratori poco attrezzati, con stipendi bassi e una comunità scientifica che non crede nel suo lavoro. La sua ricerca sull’mRNA, una tecnologia che oggi è alla base dei vaccini contro il COVID-19, è inizialmente vista con scetticismo. Ma la sua determinazione non si spegne: continua a lavorare, giorno dopo giorno, contro ogni ostacolo e rifiuto, alimentando la sua convinzione che quello fosse il futuro della medicina.

Il punto di svolta arriva con la collaborazione con Drew Weissman, un immunologo con cui sviluppa un’innovativa scoperta: come modificare l’mRNA per renderlo stabile e non infiammatorio, una scoperta che cambierà la medicina. Nonostante i risultati promettenti, però, la loro ricerca viene ignorata per anni. Solo la pandemia di COVID-19 riesce finalmente a portare l’attenzione globale sul loro lavoro, che diventerà fondamentale per la creazione dei vaccini di Pfizer e BioNTech.

La lettura di questo libro colpisce per l’incredibile resilienza di Karikó, che nonostante i fallimenti, le delusioni e le difficoltà, non ha mai smesso di credere nel suo progetto. Il suo racconto non è solo una cronaca scientifica, ma anche un’affermazione della determinazione umana. La scienza per lei non è solo un lavoro, ma una missione, e il libro ci fa vedere come la ricerca possa essere anche un percorso solitario, fatto di frustrazioni e sacrifici, ma anche di straordinarie soddisfazioni.

Inoltre, il libro non è solo la storia di un grande successo, ma una riflessione sulla difficoltà di innovare in un campo dominato dal conformismo e dalle tradizioni. Karikó ci invita a riflettere sull’importanza di investire nella ricerca scientifica, che troppo spesso è sottovalutata o ignorata, e ci ricorda che le scoperte più importanti nascono spesso da intuizioni che inizialmente sembrano impossibili.

Concludendo, Nonostante tutto è un libro che celebra non solo i successi scientifici, ma anche la forza della perseveranza e la potenza della ricerca. La storia di Karikó è un esempio di come, con passione, sacrificio e resistenza, sia possibile cambiare il mondo. Un libro che lascia un segno profondo non solo sul piano scientifico, ma anche umano, insegnando che la scienza è un cammino lungo e difficile, ma che può trasformarsi in una forza inarrestabile se accompagnata dalla giusta determinazione.

      Roda Sara Liceo Scientifico Statale " Enrico Fermi " ( Bologna, Emilia-romagna )

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“Nonostante tutto; la mia vita nella scienza” di Katalin Karikò non è stata per me solo una lettura obbligata dalla scuola, bensì un libro che mi ha aperto gli occhi e insegnato molte più cose di quanto mi sarei mai aspettata. Dalle pagine di questa autobiografia emerge tutta la determinazione e la forza d’animo di questa straordinaria donna, che nonostante tutti i problemi che le si sono presentati nella vita non si è mai fermata o guardata indietro.
Questo libro non offre solo una preziosissima fonte di motivazione per tutti gli studenti che non hanno ancora trovato il modo di rendere lo studio interessante, ma anche moltissime definizioni e spiegazioni di processi scientifici che sarebbero normalmente molto più difficili da capire. Tutti i termini tecnici vengono spiegati in maniera limpida e comprensibile, con vocaboli che risultano chiari anche a persone inesperte e che non hanno alcuna conoscenza dell’argomento trattato.
Ma le spiegazioni scientifiche non sono l’unico grande pregio di questo libro. Dalle pagine del romanzo, infatti, emerge proprio la crescita della protagonista, e non solo intesa dal punto di vista fisico. Man a mano che le pagine passano e gli anni scorrono, vediamo Katalin diventare sempre più risoluta, sempre più appassionata, sempre più convinta delle proprie idee… idee che salveranno un giorno il mondo. Dobbiamo a lei infatti il vaccino che ci ha salvato dalla pandemia mondiale del 2020, che ci ha permesso di tornare alle nostre vite normali dopo una delle peggiori epidemie del secolo. Le sue teorie ed i suoi esperimenti hanno portato alla scoperta di numerose nuove medicine, che già tutt’ora salvano numerosi pazienti in tutta la Terra.
Anche quando nessuno credeva in lei e le sue invenzioni venivano scartate e sottovalutate, Katalin non ha mai smesso di farsi forza e di andare avanti, puntando sempre a nuovi obiettivi e a nuovi esperimenti. Credo che il titolo del libro derivi proprio da questo, dalla sua caparbietà nel sostenere le proprie idee nonostante tutte le persone che non le davano ascolto o che le si opponevano.
Consiglio questo libro a tutti non solo per l’ottima narrazione e per il fatto che è semplicemente una fantastica lettura, ma anche perché dimostra come l’impegno che noi mettiamo nelle cose che facciamo darà sempre i suoi frutti, anche se può inizialmente non sembrare.
Se potessi leggere nuovamente questo libro per la prima volta lo farei senza indugi e anche se ciò non sarà mai possibile, terrò sempre a mente i concetti che mi ha insegnato.

      Trisolino Benedetta Liceo Luigi Galvani ( Bologna, Emilia-romagna )

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“Non mi considero particolarmente intelligente. Nel corso degli anni ho conosciuto molte persone apparentemente dotate di una memoria fotografica che permetteva loro di imparare senza fatica.

Io no, non ho mai avuto questo dono. Ma già da piccola avevo capito una cosa fondamentale: quello che mi mancava a livello di abilità naturali potevo compensarlo con lo sforzo. Potevo impegnarmi di più, applicarmi per un maggior numero di ore, fare di più e farlo con maggior attenzione.”


Così afferma Katalin Karikò, premio Nobel per la medicina nel 2023, in una commovente autobiografia tra le mura bianche di fango della sua casa a Kisújszállás e le ore passate in un laboratorio senza finestre a Philadelphia a studiare le proprietà di una molecola non considerata da nessuno, che la porterà a trovare una cura per il COVID-19.

Questa testimonianza risuona come un freddo schiaffo sulla guancia della società, che -ironia della sorte- probabilmente, senza i milioni di morti nel 2020 non si sarebbe nemmeno accorta di Katalin. Vediamo il mondo attraverso gli occhi di vetro dell’orsetto di pezza della figlia Susan, in cui nella fuga dall’Ungheria vennero nascosti i soldi necessari per scappare in America perché ormai per la biochimica lì un futuro non c’era più. E l’“american dream” che aspetta la famiglia dall’altra parte dell’atlantico nel libro si sgretola come intonaco invecchiato rivelando presto i veri colori della bandiera a stelle e strisce, che arrivò fino a cacciarla dalla stessa università dove da tempo svolgeva ricerca sulla molecola così instabile e complessa da studiare, l’mRNA, mentre il mondo intero cercava risposte nel DNA, meno fragile e più noto. La sua ricerca, talmente pioneristica da essere costantemente rifiutata dai finanziatori, e liquidata da frasi come “utilità verosimilmente limitata” si è rivelata in un amaro lieto fine la cura per la pandemia.

Una coincidenza tale parrebbe proprio dettata dal fato, tuttavia questa è tutt’altro che una storia di fortuna: questo successo è stato raggiunto attraverso uno sforzo immane, raccontato senza che venga ricercata alcuna compassione da parte della platea di lettori. Infatti, il messaggio che la Karikò vuole lanciare con questo ritratto della sua vita è un incitamento a essere tenaci, determinati e testardi. Lei si rivolge soprattutto a chi, come afferma nell’epilogo, “potrebbe non adattarsi allo status quo”, e per affermarsi dovrà non solo lottare ma credere, proprio come lei ha dovuto avere fiducia in sé stessa quando per il mondo era invisibile. Il linguaggio non ha bisogno di dilungarsi in dialettiche complesse o in tediosi artifici retorici per far comprendere al vasto pubblico concetti complessi come disparità e ingiustizia, ma a metà tra il diario e l’articolo di cronaca urla senza la necessità di alzare la voce, per farsi finalmente ascoltare.

Forse la Karikò- se non fosse passata all’università per continuare a studiare, se non fosse riuscita a scappare verso l’America in cerca di lavoro, se non avesse incontrato l’immunologo Weissmann - assieme a cui nel 2023 ha condiviso il Nobel per fisiologia e medicina - davanti a una fotocopiatrice, se non avesse perseverato con gli studi sull’mRNA mentre tutti le dicevano di lasciar perdere, se non avesse vissuto la pandemia, o se non ne avesse trovato una cura, adesso non sarebbe qui a raccontarlo.
Eppure lei ce l’ha fatta, ‘nonostante tutto’.

      Canciani Giulia Liceo Scientifico Niccolò Copernico ( Udine, Friuli-venezia-giulia )

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"Nonostante tutto", Katalin Karikò

"Nonostante tutto" può essere descritto con una sola parola: viaggio. E’ un viaggio attraverso la scienza, attraverso la storia, ma, soprattutto, è un viaggio attraverso una vita. Un perfetto equilibrio tra appunti biografici, cenni di biologia e insegnamenti morali nati dalle numerose, affascinanti, ma a volte anche dolorose esperienze di vita di Katalin Karikò.
Pubblicato nel 2024 dalla casa editrice Bollati Boringhieri, "Nonostante tutto" è un misto tra un romanzo, una biografia e un diario. Racconta una storia ricca di eventi, descrizioni, dialoghi e flashback che, oltre a ripercorrere le tappe più significative (e spesso straordinarie) della vita di Katalin Karikò, offre numerosi spunti di riflessione di carattere universale su temi fondamentali e attualissimi. Tra questi figurano, ad esempio, quello della ricerca scientifica, dell’ingiustizia, della logica del denaro e dell’interesse che domina il mondo in cui vive l’autrice, ma anche della famiglia, dell’amore, della fiducia e delle disuguaglianze sociali.

Tutto inizia con la piccola “Kati”, che nasce e trascorre i suoi primi anni nel piccolo paesino di Kisujszallas, nell’Ungheria comunista: è costantemente circondata dal tenero affetto della sua famiglia ed educata fin da subito secondo i valori della sua terra. Impara ben presto ad apprezzare ogni piccolo regalo che le offre la vita, benché quest’ultima sia molto umile e spesso faticosa: vive in una casa senza acqua corrente, senza elettricità e con le pareti di fango.
Durante l’infanzia e l’adolescenza Katalin stringe diverse amicizie e vive una vita tranquilla, nonostante la sua famiglia venga diverse volte messa in difficoltà dal governo comunista del paese.
La sua istruzione prosegue all’Università, al Centro di Ricerca Biologica ungherese e poi in America, alla Temple University di Filadelfia. In tutti questi luoghi Katalin ha modo di crescere sia culturalmente sia umanamente: approfondisce in ogni maniera possibile le sue conoscenze in ambito biomolecolare e allo stesso tempo, con coraggio e determinazione, affronta le numerose contraddizioni e ingiustizie che la società di quel tempo le pone spesso di fronte. Essendo una donna, una madre e un’immigrata, il suo percorso nella ricerca scientifica non è per nulla semplice ed è proprio questo a rendere la sua storia straordinaria: con questo libro la scienziata è riuscita a condividere le esperienze di vita che l’hanno plasmata e l’hanno resa quella che è. Ha dimostrato che chiunque, indipendentemente dal proprio punto di partenza, se è spinto da vera passione, può raggiungere la meta che desidera.
Con grande sacrificio e instancabile perseveranza, Katalin Karikò è riuscita a conquistare una fama mondiale grazie ai suoi studi sulla molecola di mRNA (RNA messaggero). Grazie all’aiuto dei suoi colleghi e di numerose ricerche, nel 2020, durante la pandemia da COVID-19, è riuscita a creare un vaccino che sfrutta le capacità di questa molecola e che le ha permesso di salvare milioni di vite. E’ così che nel 2023 si è conquistata il Premio Nobel per la medicina.

Per concludere, "Nonostante tutto" è indubbiamente un libro affascinante: benché lo stile di scrittura e il linguaggio non siano molto accattivanti (probabilmente perché troppo “scientifici” e razionali), la storia raccontata è uno straordinario esempio di coraggio, sacrificio e dedizione e trasmette messaggi morali dal valore universale, che possono ispirare qualunque lettore.

      Bettonica Marta Liceo Classico Statale G. Parini ( Milano, Lombardia )

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Dall’Ungheria del dopoguerra al vivere una pandemia di livello mondiale come protagonista e riuscire a salvare milioni di vite, Katalin Karikò, biochimica ungherese, racconta la sua storia in quella che è un’autobiografia completa, scorrevole e precisa, servendosi al contempo di tutti gli avvenimenti principali della sua vita e di nozioni scientifiche cardini del suo obiettivo primario: riuscire a creare terapie per curare malattie a partire dall’mRNA (o RNA messaggero). Detta in parole più semplici, cercare di rendere capaci le cellule di crearsi il proprio farmaco su misura attraverso specifiche istruzioni contenute nell’mRNA.
Figlia di un macellaio ungherese, Karikò ha passato tutta la sua infanzia all’interno di una casa senza acqua corrente, cercando insieme alla sua famiglia di arrangiarsi come poteva. Una volta superate le scuole superiori e aver concluso il suo percorso di studi di biologia in patria, a Szeged, decide di trasferirsi in America con il marito e la figlia ancora piccola con solamente 900 sterline inglesi cucite in un orsacchiotto. Il suo obiettivo, il suo sogno, era quello di riuscire a rivoluzionare la scienza con l’utilizzo consapevole dell’mRNA. Dopo averci lavorato per anni, arriva la pandemia di Covid-19, forzandola, con l’aiuto di altri scienziati, a correre contro il tempo per creare un vaccino efficace e salvare milioni di vite, riuscendo nel 2023 a vincere un premio Nobel come ricompensa della sua impresa.
"Nonostante tutto. La mia vita nella scienza" è un’autobiografia che racconta di come una ragazza che inizialmente non aveva niente, se non il suo obiettivo e la sua dedizione, riesce ad avverare il suo sogno nonostante fosse immigrata, nonostante fosse donna e nonostante il fatto che nessuno all’inizio avesse creduto in lei, insomma, nonostante tutto. Attraverso la sua narrazione riesce a mantenere l’attenzione del lettore senza mai annoiarlo totalmente, includendo al racconto principale della sua vita le nozioni scientifiche che sta studiando o che le sono utili nel corso dei suoi esperimenti. Lo stile è semplice e puntuale, e riesce a destreggiarsi perfettamente tra la descrizione oggettiva dei fatti scientifici, facendo utilizzo di un linguaggio più familiare per farsi capire anche da chi non si destreggia quotidianamente con 2-5A o mRNA, e quella più soggettiva riguardante i suoi pensieri e le sue emozioni.
La mia edizione della Bollati Boringhieri include anche a metà libro una sezione di foto seguite da didascalia le quali mostrano i volti reali di tutti i personaggi ritenuti importanti dall’autrice che vengono nominati nel corso della storia, aggiunta che trovo molto utile e ben studiata per aiutare a delineare al meglio le caratteristiche fisiche dei personaggi, non ben descritti all'interno del libro.
Passando da temi molto attuali che ci toccano più da vicino, come la creazione dei vaccini contro il Covid-19, a temi magari a noi più lontani come l’immigrazione in un nuovo paese che segue regole completamente diverse da quello d’origine o l’infanzia vissuta in una casa senza acqua corrente e a malapena i soldi per sopravvivere alla giornata, l’autobiografia della biochimica ungherese si rende accessibile a tutti, insegnando l’importanza della perseveranza nel perseguire i propri obiettivi e al contempo l’impatto importante che la scienza ha sulla vita di tutti i giorni, aspetto che molte volte tendiamo a dimenticarci.

      Ekkert Alessia Liceo Scientifico " N.copernico " ( Pavia, Lombardia )

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Spesso è difficile credere nelle proprie potenzialità. Si pensa di non avere le qualità per raggiungere i propri obiettivi, specialmente quando nessuno sembra credere in noi. Eppure, la biochimica ungherese Katalin Karikó, vincitrice del premio Nobel nel 2023, vuole trasmettere proprio il contrario: è essenziale coltivare sempre le proprie idee, anche e soprattutto quando nessun’ altro mostra interesse verso il nostro lavoro.

“Nonostante tutto. La mia vita nella scienza” è un libro che racconta i sacrifici di una donna, madre e scienziata, grazie alla cui determinazione ad oggi possediamo i vaccini a mRNA contro il Covid.

Nata in una famiglia umile nell’Ungheria comunista del dopoguerra, sin dall’infanzia Katalin Karikó ha manifestato nei confronti della biologia una grande curiosità, che l’ha portata a superare a testa alta numerosi ostacoli; dai pregiudizi nei suoi confronti per via dell’accusa del padre per opera del partito comunista ungherese fino al trasferimento in un nuovo continente, laddove riceve minacce da parte di dottori e continue lettere di negazione ai finanziamenti. “È impossibile lavorare con l’RNA” era la frase che si sentiva dire più spesso; esso era meno stabile del DNA e più facilmente deteriorabile. Tuttavia la donna non smise mai di crederci e continuò a lavorarci, inizialmente all’università della Pennsylvania insieme al collega Elliot Barnathan, e successivamente con lo studente di medicina David Langer, insieme al quale fondò nel 2006 la RNARX. Tuttavia sarà alla BioNTech, insieme al microbiologo e amico Drew Weissmann, con il supporto di aziende come Pfizer e Moderna, che i due riusciranno a modificare l’RNA per rendere meno infiammatoria la sua risposta immunitaria nel momento in cui questo veniva iniettato. Grazie a ciò, furono capaci di creare un vaccino in grado di salvare migliaia di vite, contribuendo al debellamento del Covid-19.

Mi sento di consigliare questa lettura perché è scorrevole, accattivante e le nozioni scientifiche e divulgative sono ben distribuite ed alternate a racconti della propria vita personale; ciò rende la storia più coinvolgente e interessante. Non è necessaria una profonda conoscenza dei temi trattati: l’autrice infatti è in grado di spiegare esperimenti e scoperte attraverso un linguaggio piuttosto semplice e chiaro. Attribuisco al libro il voto 9, poiché oltre a condividere informazioni, offre l’occasione di riflettere sull’importanza della fiducia in sé stessi e della dedizione, che in questo caso, ha portato a scoperte divenute ad oggi indispensabili per la comunità scientifica e per l’umanità.

      Gerri Ludovica I.i.s. " Lorenzo Gigli " ( Rovato, Lombardia )

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Katalin Karikó, Nonostante tutto. La mia vita nella scienza, Editore Bollati Boringhieri, 2024, pp. 261.

Nonostante tutto - La mia vita nella scienza di Katalin Karikó è un libro emozionante e genuino, l’autobiografia della tenace donna a cui dobbiamo i vaccini a mRNA contro il Covid.
Seguiamo la vita di Katalin Karikó dalla sua infanzia: era una bambina curiosa, che diventerà una ragazza intraprendente e una donna audace.
Tra le pagine di questo libro non sono celate solamente notevoli nozioni scientifiche spiegate in modo tanto essenziale quanto magistrale, ma soprattutto la testimonianza di una vita travagliata, spesso ostacolata, ma mai prevedibile.
Camminiamo a fianco del premio Nobel 2023 per la medicina durante la sua umile gioventù nella città ungherese di Kisújszállá, la seguiamo nella sua classe di liceo e incontriamo insieme a lei il suo stimato mentore, il professor Toth, poi i suoi compagni di corso all’Università di Szegedi e infine partiamo insieme a lei alla volta dell’America, dove assisteremo a ingiustizie, difficoltà, ma anche a momenti di speranza e soddisfazione.
Questo libro non è una semplice biografia, è una dedica d’amore nei confronti della scienza, è un inno di celebrazione a tutte le menti curiose: i kutató, “quelli che cercano”.
Con i suoi racconti vividi l’autrice ripercorre i momenti più significativi della sua vita, dal suo innamoramento per la biologia, all’incontro con il suo primo ostacolo, il tentato intralcio di un professore nel suo percorso di ammissione all’università, uno dei tanti che sarà costretta a vivere, e che riuscirà sempre a superare con grande pragmatismo.
Il genio di Karikó sta proprio in questo, ha fatto della scienza un esercizio quotidiano, l'ha applicata per superare le complesse difficoltà della vita. La scienza le ha conferito un approccio metodico, se il lavoro e la ricerca sono ciò che più la rende felice è perché, come afferma l’autrice: “La mia stella polare era la scienza”.
Solo quando si rende una passione la propria ragione di vita si diventerà davvero grandiosi, non unicamente per il tempo dedicato ad essa, ma perché diventa parte imprescindibile di noi, e Katalin Karikó è chiara dimostrazione di ciò.
La passione genuina è alla base di tutti i successi, quando si lavora per soddisfare un bisogno interiore, per sfamare quella curiosità insaziabile che vive dentro tutti i kutató, la destinazione sarà sempre solo una, anche se il viaggio è travagliato, ostacolato e intralciato, la destinazione sarà sempre il successo. Dare tutto per soddisfare quella fame di conoscenza è l’unico metro di misura per la grandiosità di una mente geniale.
È chiaro però che dopo una vita di sacrifici, anche se spesso contrassegnata da molte vittorie, personali o lavorative, era inevitabile che la sua ricerca culminasse in una soddisfazione maggiore, di cui l’autrice parla sempre però con una delicatezza determinata dalla sua generosità nei confronti del “mosaico” qual è la scienza, come quando acquisisce la prima consapevolezza delle vite che ha salvato con il vaccino: “Guardavo i loro volti sorridenti luminosi sotto il sole e pensavo: Nessun premio potrà mai avere un significato paragonabile a questo. Mai”.
Come direbbe Katalin, solo un’altra cosa. Katalin Karikó, grazie per aver contribuito alla conoscenza umana non solo con le tue scoperte, ma soprattutto con questa storia che offre speranza a tutti i kutató come te. Non smetteremo mai di cercare.

      Grandi Marco Iis Salvador Allende ( Milano, Lombardia )

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In questa intensa autobiografia Katalin Karikò racconta la sua storia, fatta di sacrifici e di umiliazioni affrontate con passione. Permette al lettore di scoprire la sua vita passo dopo passo, accompagnandolo per mano attraverso un universo, formato non solo di filamenti a doppia elica, ma anche di gioie e soprattutto di ostacoli. Lo induce a guardare gli avvenimenti dalla sua prospettiva per scoprire quanto facciano male le ingiustizie e quanto sia umiliante quando nessuno riesce ad intravedere la potenzialità del lavoro altrui. L’autrice, oggi una delle biochimiche più importanti al mondo, premio Nobel 2023, trascorre la sua infanzia in un piccolo paese nel centro dell’Ungheria comunista; figlia di un macellaio, viene per la prima volta a contatto con la chimica quando, ancora bambina, assiste alla vaccinazione dei polli. È la sua tenacia che la contraddistingue, che le permetterà di arrivare sempre più in alto per realizzare i suoi obiettivi. Una vita vissuta lontana da casa, dall’altra parte dell’oceano, dedicata, nonostante tutto, alla scienza; abituata a lavorare in laboratori non propensi a nessun tipo di progresso, neanche a livello umano: è il caso di quello presso il dottor Suhadolnik, piccolo, sporco e pieno di scarafaggi, retto da un “boss” che sapeva comunicare solo attraverso la collera, oppure di quello alla Penn, una struttura fantastica, dove però nessuno voleva vedere veramente delle possibilità nella ricerca di Katalin, in quanto la bravura si misurava solo sulle apparenze. Tutto questo non le ha impedito di salvare innumerevoli vite, contribuendo alla realizzazione dei vaccini per il Covid. Se non avesse creduto nelle sue potenzialità, se non fosse stata una donna forte ed emancipata o se avesse abbandonato il suo progetto alle prime difficoltà, che impatto avrebbero avuto queste scelte sull’umanità? Avrebbe potuto piegarsi sotto la legge di mercato, sottostare alle regole di un mondo scientifico basato su guadagni e pubblicazioni, invece ha preferito seguire la sua indole, simile a quella del “Tenente Colombo”, quella che da sempre aveva colpito suo padre, che spesso le diceva “sei una che cerca”. La narrazione è avvincente, arricchita da numerosi approfondimenti di carattere scientifico. L’autrice racconta anche la storia della sua famiglia, caratterizzata dal supporto reciproco e dalla determinazione. Susan, la figlia, campionessa olimpionica, si allena senza sosta, è instancabile e mira ad un obiettivo ben preciso; Béla, il marito, invece viene ritratto come un lavoratore infaticabile, collaborativo, sempre pronto a supportare la donna che ama. Ed è proprio la determinazione che, durante il liceo, le ha permesso di non lasciarsi turbare da colui che chiama “Mr. Rancore”, un professore rude e malvagio, pronto a rovinare i sogni ed il futuro di un’adolescente ambiziosa pur di sottolineare che “non si disubbidisce ad un uomo iroso deciso a farsi rispettare”. Katalin continua per la sua strada, fiduciosa delle sue potenzialità, coltivando quel seme che cresce dentro di lei, “anche e soprattutto quando nessun altro mostra interesse”. Infine conclude la sua autobiografia raccontando con molta umiltà dei riconoscimenti che non si sarebbe mai aspettata di ricevere, tanto da scrivere: “non avevo mai sognato nulla di simile”.

      Montefiori Federico Liceo Scientifico Alessandro Volta ( Milano, Lombardia )

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“Nonostante tutto: La mia vita nella scienza” è l’autobiografia di Katalin Karikó, biochimica ungherese vincitrice del premio Nobel per la Medicina nel 2023. Il libro, che rappresenta una testimonianza schietta e diretta, intreccia il percorso umano e professionale dell’autrice, nata in una casa senza acqua corrente nell’Ungheria comunista e arrivata negli ambienti più prestigiosi di ricerca scientifica negli Stati Uniti. L’opera non si configura soltanto come una celebrazione di una carriera straordinaria, ricca di premi e soddisfazioni, ma anche come un manifesto di resilienza e caparbietà in un contesto di sfide apparentemente insormontabili, con il risultato di spronare il lettore ad agire al meglio e di spingersi, come l’autrice, oltre i propri limiti.

Un aspetto che colpisce profondamente e su cui si fonda il messaggio del libro è la determinazione di Karikó nel credere nell’mRNA, anche quando le sue teorie visionarie erano osteggiate da molti, anche quando i suoi sforzi venivano ignorati da un sistema accademico spesso miope, incapace di apprezzare il talento e la dedizione della scienziata. In un’epoca in cui fake news e disinformazione minano la fiducia nella scienza, il libro di Karikó diventa una testimonianza fondamentale: ci permette di comprendere, in maniera lampante, quanto siano essenziali la ricerca e l’innovazione, non solo per affrontare emergenze sanitarie globali, ma anche per immaginare un futuro migliore. E l’autrice spiega come ricerca e innovazione debbano partire dalla determinazione personale: solo con impegno e costanza si possono ottenere grandi risultati.

Il racconto è reso di facile comprensione attraverso la capacità dell’autrice di rendere accessibili temi scientifici complessi. Ecco quindi che l’opera non si configura come un testo scientifico: la medicina riveste soltanto il ruolo di cornice e aiuta a inquadrare la vicenda umana della protagonista. Karikó, inoltre, offre una riflessione potente sul ruolo delle donne in un settore ancora dominato dagli uomini. L'autrice diventa simbolo di quelle donne che, nonostante tutto (come del resto recita il titolo), continuano a combattere per affermarsi in un sistema che non è pensato per includerle e che, nonostante i progressi degli ultimi anni, è difficile da conquistare per le donne, soprattutto quando provengono da situazione socio-economiche modeste. La scelta dell’autrice di dare maggiore spazio agli aspetti personali, che dà una forte identità al testo, rende il libro un potente strumento di connessione emotiva, capace di parlare a chiunque si abbandoni al piacere della lettura.

In conclusione, l’opera appare come un manifesto, un incoraggiamento per chi si trova ad affrontare sfide nella propria vita. In un mondo che ha bisogno di modelli ispiratori, il suo racconto emerge come una guida preziosa, capace di motivare chiunque desideri credere in un sogno e lavorare per realizzarlo. Appare però evidente come la scienziata sia abituata a un linguaggio poco adatto a una resa letteraria: lo stile è, a tratti, poco fluido, spezzato, rigido e sembra accompagnare il racconto con difficoltà. Le frasi sono brevi e ciò rende la scrittura eccessivamente ritmata. Tuttavia lo stile dell’autrice, evidentemente non abituata alla stesura di testi di narrativa, non toglie al libro la capacità di coinvolgere il lettore e di spronarlo all’impegno, prendendo la dottoressa Karikó come modello ed esempio.

      Ashraf Sonia Micol Liceo G. Leopardi ( Macerata, Marche )

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Vi siete mai chiesti come parlereste della vostra vita se qualcuno ve lo chiedesse? Quali e quanti aspetti far emergere,e come? Ebbene,Katalin Karikò nella sua autobiografia “Nonostante tutto la mia vita nella scienza” decide di porsi questa sfida.Ancor prima di essere una biochimica degna di un premio Nobel in Medicina e Fisiologia,era figlia di un macellaio e viveva in una casa senza corrente elettrica,come ha ribadito più volte nel suo libro.Vuole farci sapere,infatti,che la sua vita non è stata un cammino lineare e sereno,piuttosto un sentiero scosceso e alle volte pieno di ostacoli:sto parlando di problemi di salute che l’hanno accompagnata per tutta la vita,degli impedimenti economici e politico-sociali dell'Ungheria comunista nella quale viveva e dell’essere poi un’immigrata nell’America degli anni ‘80 con un numero esiguo di contanti e tutte le sue speranze cucite nell’orsacchiotto di sua figlia.Ma lei,nonostante tutto,non ci descrive la sua vita come un susseguirsi di disgrazie,ma fa emergere tutta la gratitudine che l’ha sempre caratterizzata sin da quando era una bambina.Utilizzando un metodo narrativo tipico di una scienziata,ossia oggettivo,decide di mettere in evidenza episodi,negativi o positivi che siano,che l’hanno portata a ottenere i meriti che ha oggi.Sta infatti al lettore andare a fondo e cogliere le sfumature di ciò che lei può aver provato quando tutto e tutti sembravano andarle contro.Una riflessione che ci spinge a intraprendere è quella sulla nostra società estremamente dinamica,che tende a esaltare soltanto coloro che conseguono risultati concreti nel minor tempo possibile:non da meno è la scienza,colpevole di investire sulla “certezza”,ossia su metodologie abbastanza efficaci sulle quali molti esperti si concentrano,in modo da non sprecare risorse finanziarie.Per questa ragione l’instabilità dell’RNA non ha ottenuto particolari attenzioni,nemmeno quando cominciava a dare i primi frutti.Nonostante tutto,la nostra “kutató”, ovvero “ricercatrice”ha giocato il tutto per tutto e per anni è andata avanti nel suo lavoro,con tutte le incertezze del caso.Da questa sua perseveranza ci insegna,tra le varie e preziose lezioni morali donateci in questo libro,che coltivare è un atto di amore,e che lei ha deciso di farlo con sé stessa,nonostante tutto.Mi sento di dire che questo è uno dei migliori libri che abbia mai letto,principalmente perchè trasmette tutta la dedizione messa nella sua passione,di cui ha fatto il suo scopo nella vita:la ricerca.Katalin aveva un furore e una determinazione non eguagliabili con un semplice talento,e il riconoscimento datogli recentemente è il minimo per tutto ciò che lei ha dato all’umanità intera in un momento critico,ovvero quello della comparsa del Covid-19.Mi sento di dire,infine,che questa storia è la prova che tutti noi possiamo fare cose magnifiche,poiché tutti i "geni" di cui sentiamo parlare sono persone esattamente come noi che per anni e anni hanno lavorato spesso nell’ombra,tra cui la Karikò,di cui ancora non si parla abbastanza.Questo libro però,può essere mille altre cose,sta a voi scoprirlo.

      Giardini Leo Liceo Statale Enrico Medi ( Senigallia, Marche )

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L’autobiografia della scienziata Katalin Karikò, "Nonostante tutto. La mia vita nella scienza", risulta nel complesso un’opera interessante, sebbene a tratti poco incisiva. Se da un lato la storia della carriera dell'autrice appare infatti pregna di significati e metafore da cui scaturiscono innumerevoli spunti di riflessione, dall’altro è altresì vero che la scrittura della scienziata non sembra né troppo raffinata né particolarmente a fuoco come potrebbe essere quella di una scrittrice professionista. Di conseguenza a risentirne è proprio la lettura che risulta talvolta poco scorrevole: l’autrice dà come l'impressione di soffermarsi troppo su aneddoti a mio parere irrilevanti e poco interessanti, appesantendo quindi la lettura.
Il punto debole della storia riguarda proprio la ridondanza nella narrazione, quando ad esempio l’autrice parla di frustrazione e solitudine, le due leve che, a suo dire, l’hanno portata a spingersi sempre oltre: si tratta infatti di argomenti ormai noti, sviluppati in molteplici versioni. Nel descrivere tali sensazioni una volta raggiunto il successo si nasconde sempre il rischio di tralasciare alcune piccole vittorie che in realtà sono il vero motore propulsore, finendo con l’attribuire invece tutto il merito ai sentimenti negativi, poiché il tempo e il successo alleviano il dolore.
Occorre tuttavia sottolineare come quello appena citato sia uno dei pochi aspetti negativi riscontrati nel libro. Come già accennato in precedenza la biografia è infatti gradevole e in un certo senso intrigante negli avvenimenti narrati. Prendiamo allora in considerazione un aspetto positivo del libro, che non bisogna assolutamente dare per scontato: contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare da un'autobiografia, il testo non enfatizza affatto l’immagine e il vissuto dell’autrice, o quanto meno non sembra farlo, ma anzi si basa su una narrazione molto realista che si limita a raccontare le cose così come sono realmente accadute tanto da rendere, a mio parere, la storia ancora più sentita da un punto di vista emotivo. Il lettore in questo modo percepisce direttamente i sentimenti dell'autrice che, in tal senso, riesce perfettamente nel suo intento.
In conclusione mi sento di poter dire che "Nonostante tutto. La mia vita nella scienza" non è un libro che resterà impresso nella memoria dei lettori per anni, pur mantenendo una sua cifra caratteristica considerati gli argomenti trattati e il punto di vista adottato.
Tra le righe emerge inoltre un chiaro messaggio di speranza e determinazione, nonché un palese incoraggiamento a non mollare mai anche quando tutto sembra ostacolarci.

      Talamonti Leonardo Liceo Scientifico “t.c.onesti” ( Fermo, Marche )

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Katalin Karikó, Nonostante tutto, La mia vita nella scienza, Bollati Boringhieri, Collana Cieli, Torino 2024, Traduttore Andrea Asioli, pagg. 261, euro 22,00.

Impegno, passione, determinazione, uniti ad un’inesauribile forza di volontà e fiducia nel proprio lavoro possono far raggiungere risultati straordinari, nonostante le avversità, gli innumerevoli ostacoli, le ingiustizie e le barriere. E’ questa la testimonianza dell’autobiografia di Katalin Karikó, biochimica ungherese, naturalizzata statunitense, professoressa universitaria e premio Nobel in fisiologia e medicina 2023. Grazie alla sua ricerca ed alla sua ostinazione nel perseguire un obiettivo in cui credeva fermamente sono stati sviluppati i vaccini mRNA contro il Covid, salvando milioni di vite.
La vita di Katalin Karikó non è stata semplice. Un’infanzia vissuta nella povertà nell’Ungheria comunista del dopoguerra, dove suo padre, un macellaio, era stato preso di mira dal regime. Katalin ha dovuto rinunciare a tante cose, ma non ha rinunciato allo studio, sfidando tutto e tutti per raggiungere il suo traguardo: diventare una scienziata.
Ultimati gli studi di biologia si trasferisce negli Stati Uniti grazie ad una borsa di studio per un dottorato, portando, cuciti nell’orsacchiotto della figlia, i risparmi di una vita. Qui, tra mille difficoltà prosegue i suoi studi sull’mRNA, con il sogno di rivoluzionare la medicina. Ma la sua è stata vista come una visione lontana e ambiziosa. Karikó ha dovuto lottare con il disinteresse della comunità scientifica, la mancanza di risorse e il dubbio costante sulla validità delle sue teorie. Tuttavia, la sua determinazione e la sua capacità di affrontare le avversità l’hanno portata a vincere tutte le sfide.
Karikó non si limita a raccontare le sue scoperte scientifiche, ma condivide anche momenti personali e le difficoltà di essere una donna in un ambiente accademico dominato dagli uomini.
La narrazione è chiara e coinvolgente. Lo stile è diretto e di facile comprensione.
Katalin è una persona semplice ed umile, il suo impegno costante non è mosso dal desiderio di gloria e di potere ma dalla sua infinita passione per la scienza e dal desiderio di migliorare la vita delle persone.
Un aspetto interessante del libro è la critica indiretta ad un sistema scientifico che, troppo spesso, mette in ombra chi lavora in silenzio, lontano dai riflettori, ma che con il suo impegno costante può portare cambiamenti fondamentali.
E’ un libro che tutti, in particolare i giovani, dovrebbero leggere, in quanto non solo racconta una carriera straordinaria, ma è un’importante fonte di ispirazione per chiunque, dotato di passione, coraggio e determinazione, creda che sia possibile fare la differenza… “nonostante tutto”!

      Tega Maria Federica Iis Varano - Antinori ( Camerino, Marche )

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“Ma le scuse le usi solo se non ti va di fare una cosa. Se la vuoi fare veramente, un modo lo trovi sempre.” (Katalin Karikò)
È strano pensare che con due frasi si possa racchiudere la descrizione di una persona, un insieme di parole dietro le quali si cela tutta la forza e la determinazione che Katalin ha dimostrato nell’arco della sua vita. Certe volte sembra così assurdo trovare in un libro le risposte che si stanno cercando nella propria vita e invece questa volta è stato il contrario. Soffermandosi unicamente sul genere, si potrebbe sbagliare pensando che si tratti unicamente di un libro di divulgazione scientifica. È molto altro e nel capirlo il titolo ci aiuta: “nonostante tutto”. Questo “tutto”, un tutto complicato e difficile, conseguenza anche della situazione politica del tempo, pieno di molti imprevisti, ma anche di altrettante soddisfazioni e di momenti di rivincita.
Quando si legge di scienziati diventati famosi grazie al loro lavoro, si pensa spesso, che sia stato “facile” applicare le proprie conoscenze in un laboratorio pieno di strumenti, stare seduti su una sedia e analizzare i dati. Solo a pensarlo sembrerebbe un gioco da ragazzi, un qualcosa che potrebbero fare tutti con un’adeguata preparazione, ma in realtà non è così semplice. Katalin K. nel testo paragona la scienza al “Cluedo”, l’unica differenza sono le possibilità di vincita, nel gioco limitate, nella scienza illimitate.
Nel suo libro Katalin Karikò, ci racconta di, come li definisce lei, tutti i suoi “ponti”, dai quali ha raccolto delle cose che ha portato con sé di capitolo in capitolo. Nell’attraversare questi ponti ha dovuto affrontare anche molteplici difficoltà specialmente in ambito lavorativo, che però non l’hanno fermata nella ricerca delle risposte alle sue domande sull’ mRNA. Leggere di tutta la sua forza e della sua ambizione è un mezzo che aiuta a crescere, dando vere e proprie lezioni di vita, dimostrandoci anche che dedicare la propria vita alla scienza non preclude la costruzione di una famiglia.
Parlando invece dell’ambito prettamente scientifico, ha trattato di argomenti complessi utilizzando un linguaggio di facile comprensione, soprattutto per chi, come noi studenti, è alle prime armi nello studio della Biologia. La presenza di un racconto autobiografico è in grado di catturare il lettore, facendolo appassionare pagina dopo pagina alle tematiche trattate, partendo dalla vita privata fino ad arrivare alle scoperte scientifiche.
Se dovessi dare un voto al libro sarebbe sicuramente 10/10. Penso sia un libro completo con una doppia funzione educativa e divulgativa, poiché con un linguaggio semplice e accattivante è riuscita a spiegare i passaggi della sua ricerca che l’hanno portata a vincere il premio Nobel nel 2023, ma allo stesso modo, lasciandoci entrare nella vita sua e della sua famiglia, ha trasmesso valori e insegnamenti veramente importanti, dei quali la sola lettura lascia un segno nella propria vita.

      Verdenelli Letizia Corallo Liceo G. Leopardi ( Macerata, Marche )

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"SOLO UN'ALTRA COSA"
La vita nel mondo della scienza di Katalin Karikó: la figlia di un macellaio ungherese che vince il Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina

Come si fa a vincere un premio Nobel in Fisiologia e Medicina? Bisogna essere un genio? Bisogna
avere qualche super potere? Nulla di tutto questo, bisogna amare la scienza. Ce lo fa capire bene
Katalin Karikó quando ci racconta la sua vita, quando ci accoglie nella sua casa a Kisújszállás, in
Ungheria, quando ci fa assistere ai suoi esperimenti sull’mRNA.
Con generosa convinzione che il sapere tutto, non solo quello scientifico vada divulgato ci svela
sin dalle prime pagine il suo segreto: ‘Solo un’altra cosa’, che per chi si occupa di indagine
scientifica vuol dire porsi una domanda alla volta, perché non esistono domande giuste o domande
sbagliate nella ricerca di base, esistono la pazienza, l’accuratezza, le variabili da esaminare, gli
esperimenti, le infinite strade da intraprendere che ti conducono a tante piccole scoperte
scientifiche le quali prima o poi finiranno in un quadro più grande che neanche riesci a immaginare.
In mezzo a tutto questo il lavoro, la vita, le cose strane che accadono intorno a Katalin, ma lei non
ha tempo per le distrazioni, lei è una cercatrice, lo sa da quando è bambina, è stato il suo papà a
dirglielo e per tutta la vita Katalin cerca, cerca risposte, cerca posti di lavoro, cerca casa, cerca
colleghi, cerca finanziamenti. Affronta quello che le accade con grande forza e determinazione,
anche quando ce lo narra nel libro, non usa mai toni forti contro le persone che si sono
contrapposte tra lei e la ricerca, anzi si pone domande, sempre domande, alcune delle quali fanno
male al cuore come quando il suo boss americano la mette di fronte ad una scelta terribile:
lavorare con lui o tornare in Ungheria, come quando la snobbano, la escludono, le consigliano di
non parlare ungherese con il suo collega ungherese, le negano i riconoscimenti. Sullo sfondo la
storia del secolo scorso, la difficile situazione politica ungherese che la costringe a partire per gli
Stati Uniti, ma anche e soprattutto la sua famiglia.
Katalin ci lascia viaggiare insieme a lei, ci ospita a casa sua, ci parla così concretamente di sua
madre, di suo padre, di sua sorella, di suo marito e di sua figlia che potremmo anche
riconoscerli se li incontrassimo. Descrive l’atmosfera degli anni di ricerca in Ungheria come un
posto in cui tutto poteva succedere, in cui gli studenti erano solidali tra loro e l’unica cosa che si
poteva fare era imparare, carpire verità scientifiche anche dalle grandi vetrate dell’edificio.
Quando va in America è piena di speranze e senza un soldo, ma capisce in fretta che ciò che
sentiva nelle canzoni non è vero per tutti, che anche se fa caldo, davvero caldo, tu non puoi fare un
tuffo in piscina se non hai pagato l’abbonamento al country club, capisce che se nell’Istituto dove
lavori cambiano le dirigenze, il tuo contratto non lo rinnovano e non tengono conto del tuo lavoro.
Ma Katalin lavora e questo la salva, questo ci salva.
Questo libro non è per tutti, questo libro è per coloro che credono nel proprio lavoro,
per chi non si arrende, per le giovani donne che vanno avanti per la loro strada perché
hanno qualcosa di grande da fare.
Hai qualcosa di grande da fare tu?

      Xhindi Alberto Itis E. Mattei ( Urbino, Marche )

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Quando ho iniziato a leggere Nonostante tutto, la mia vita nella scienza di Katalin Kariko, non avrei mai immaginato quanto questa storia mi avrebbe toccato. Pensavo di trovarmi di fronte a un'autobiografia scientifica, un resoconto di successi e scoperte. Invece, ho scoperto un racconto umano e ispirante, capace di parlare non solo ai futuri scienziati, ma a chiunque stia lottando per realizzare i propri sogni. É una storia di resilienza e determinazione, che mostra come le grandi scoperte spesso nascano da anni di sacrifici e sconfitte. Il libro narra il percorso di Kariko, una scienziata ungherese, cresciuta in una famiglia semplice ma con grandi sogni. La sua infanzia è caratterizzata da una profonda curiosità per la natura e da una passione per la scienza, alimentata da un insaziabile desiderio di apprendere che l'ha sempre accompagnata. Questo contesto, sebbene distante dai principali centri accademici, ha posto le fondamenta per una carriera che avrebbe cambiato il volto della medicina moderna. Uno degli aspetti più toccanti del libro è il modo in cui Kariko descrive le difficoltà che ha affrontato nel suo percorso. Trasferirsi negli Stati Uniti per inseguire i propri sogni significava lasciare tutto: la famiglia, la cultura e la sicurezza. Ma il vero ostacolo non è stato solo il cambiamento, bensi il costante scetticismo che ha trovato nel mondo accademico. Per anni, le sue ricerche sull’mRNA sono state viste come marginali, troppo ambiziose o addirittura inutili. Eppure, non ha mai smesso di credere nelle sue idee. Quello che rende questo libro davvero speciale è il messaggio universale che comunica: non importa quante volte si cada, ciò che conta è rialzarsi e continuare.. È stato toccante leggere di come, nonostante le sfide economiche e la mancanza di riconoscimenti, sia rimasta fedele al suo lavoro, guidata dalla convinzione che l'mRNA potesse davvero fare la differenza.Il momento più emozionante del libro e senza dubbio quando il lavoro di una vita riceve finalmente il riconoscimento che merita. Dopo anni di sacrifici, la tecnologia dell'mRNA sviluppata da Karikó è diventata fondamentale per i vaccini contro il Covid-19, contribuendo a salvare milioni di vite. Tuttavia, la scienziata condivide questo traguardo con grande umiltà, riconoscendo anche il contributo dei colleghi e l'importanza del lavoro di squadra che ha reso possibile questa straordinaria rivoluzione. Un altro punto di forza del libro è la sua capacità di rendere comprensibili concetti scientifici complessi. Anche chi, come me. non ha una formazione specifica in scienza riesce a capire il funzionamento dell'mRNA e il suo potenziale rivoluzionario. Kariko scrive in modo chiaro e semplice, illustrando non solo i risultati finali, ma anche i passaggi intermedi, le intuizioni e i momenti di incertezza che hanno segnato il suo percorso. Questo rende il libro non solo informativo, ma anche profondamente coinvolgente. Kariko ci ricorda che dietro ogni innovazione ci sono uomini e donne che hanno creduto in qualcosa, anche quando nessun altro lo faceva. Consiglio questo libro a tutti, non solo a chi ama la scienza, ma a chiunque abbia un sogno e si trovi ad affrontare ostacoli lungo il proprio cammino. La storia di Kariko dimostra che, anche quando le avversità sembrano insormontabili, la determinazione e la fiducia in se stessi possono davvero fare la differenza. E un messaggio che, oggi più che mai, è fondamentale ascoltare. Nonostante tutto...

      Brahmia Kahina Liceo Scientifico E Linguistico Berard ( Aosta, Piemonte )

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“Nonostante tutto. La mia vita nella scienza" è la straordinaria autobiografia di Katalin Karikó, una scienziata che ha rivoluzionato il mondo della medicina grazie alla sua ricerca sull’RNA messaggero (mRNA). La sua storia è un racconto di passione, determinazione e resilienza, elementi che l’hanno portata a superare ostacoli apparentemente insormontabili per realizzare una delle scoperte più importanti del nostro tempo.
Nata nel 1955 in Ungheria, Karikó cresce in un ambiente modesto, in una casa senza acqua corrente, ma con una grande sete di conoscenza. Fin da bambina, sviluppa una curiosità instancabile verso la scienza, passione che la porta a intraprendere gli studi in biochimica. Tuttavia, il rigido sistema comunista dell’epoca non offre molte opportunità di crescita professionale e la mancanza di fondi per la ricerca scientifica la spinge a prendere una decisione drastica: emigrare negli Stati Uniti. Con solo 1.200 dollari nascosti nell’orsacchiotto della figlia, lascia tutto alle spalle per inseguire il sogno di cambiare il mondo attraverso la scienza.
Il sogno americano però si trasforma presto in una sfida estenuante. Nonostante il suo talento, negli Stati Uniti si scontra con il mondo accademico, che si dimostra diffidente nei confronti delle sue teorie sull’mRNA. La sua idea rivoluzionaria, che prevede l’uso dell’RNA messaggero per istruire le cellule a produrre proteine terapeutiche, viene accolta con scetticismo e derisione. Le sue richieste di finanziamento vengono respinte più volte, i colleghi non credono nel suo lavoro e la sua carriera sembra destinata a un continuo fallimento. Inoltre, in un ambiente dominato dagli uomini, Karikó deve affrontare il pregiudizio nei confronti delle donne nella ricerca scientifica.
Nonostante tutto, non si arrende. Anno dopo anno, continua a lavorare in silenzio, con ostinazione e sacrificio. La sua ricerca, inizialmente considerata marginale, si rivela determinante quando, nel 2020, il mondo viene travolto dalla pandemia di COVID-19. Le sue intuizioni diventano la base per lo sviluppo dei vaccini a mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna, capaci di salvare milioni di vite in tempi record. Improvvisamente, la scienziata ignorata per decenni diventa un simbolo globale di speranza e progresso.
Nel 2023, Karikó riceve il Premio Nobel per la Medicina, un riconoscimento che consacra la sua incredibile carriera e il suo impatto sulla storia della scienza. Ma più del premio, ciò che conta per lei è il messaggio che la sua storia trasmette: il valore della perseveranza, l’importanza della ricerca scientifica e la necessità di credere nelle proprie idee, anche quando tutto sembra andare contro. Il libro non è solo il resoconto di una scoperta scientifica rivoluzionaria, ma anche una riflessione profonda sul mondo della ricerca e sulle difficoltà che affrontano gli scienziati innovatori. Karikó mette in luce il ruolo delle donne nella scienza, ancora oggi sottovalutato, e denuncia la lentezza con cui il progresso viene accettato. Il suo percorso è un monito contro la resistenza al cambiamento e un invito a investire nella scienza come strumento per il bene comune. In un’epoca segnata dalla disinformazione e dallo scetticismo verso la ricerca, la storia di Karikó ricorda quanto sia fondamentale sostenere il pensiero critico e l’innovazione. La sua vita dimostra che dietro ogni grande scoperta ci sono anni di sacrifici e ostinazione, solo chi ha il coraggio di sfidare il sistema può cambiare il futuro.

      Chilà Alexandra Liceo Massimo D' Azeglio ( Torino, Piemonte )

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Non penso di aver mai conosciuto così tanto una persona attraverso un libro e non avrei mai creduto di poter piangere per una biografia, non per questa. Mi sono ricreduta.
“Nonostante tutto. La mia vita nella scienza” è la biografia di Katalin Karikό, scienziata che descrive la sua vita a partire dalle sue origini e dalla sua infanzia in Ungheria, nel paesino di Kisújszállás, fino all’incredibile e celeberrima scoperta del vaccino a mRNA contro il Covid.
Sebbene la descrizione della sua giovinezza, sia stata per me la parte meno intrigante del libro, sono rimasta molto sorpresa per l’impegno che la giovane futura scienziata già rivolgeva allo studio delle scienze. Penso che la profonda ammirazione che ho poi maturato nei suoi confronti sia iniziata proprio da questi primi capitoli. Come studentessa, spesso provo sconforto osservando il mio percorso formativo e trovo che leggere di una persona della mia età che si dedica completamente all’apprendimento di qualcosa per cui prova interesse sia meraviglioso. Sempre in questa prima sezione del libro ho tratto uno degli insegnamenti chiave dell’opera, dalle parole della scienziata che a sua volta le ha attinte dal libro di Hans Selye: concentrarsi sulle cose che si possono controllare. Penso sia davvero uno dei moniti più importanti, soprattutto per una persona particolarmente emotiva come me.
Personalmente, ritengo però che ad essere straordinaria sia la seconda parte del libro: dalla partenza dall’Ungheria, all’arrivo negli Stati Uniti, all’approdo in Germania. Dopo l’università, e dopo aver perso il lavoro al Centro di Ricerca Biologica, Karikό dovette trasferirsi insieme al marito Bela e alla loro piccola bambina Susan in America. In un primo momento questo trasferimento fu agevolato da un ricercatore interessato al suo lavoro sull’RNA; in America ricoprì diverse posizioni e incarichi. Infine, giunse nei laboratori della BioNTech da dove il frutto del suo lavoro, il vaccino contro il Covid, avrebbe raggiunto tutto il mondo.
Molti potrebbero constatare quanto questa seconda parte del libro e della sua vita sia sensazionale. Dal canto mio, ammiro le persone che, nonostante le difficoltà, dal perdere il lavoro, al trasferirsi, agli ostacoli sociali, ai pregiudizi, non si lasciano abbattere. Durante la pandemia si è spesso usato il termine “resilienza” e io penso che l’aggettivo resiliente si addica molto bene a Katalin Karikό. A spronarla e a darle forza attraverso i momenti più incerti è sempre stato l’intramontabile desiderio di scoprire e di portare avanti i suoi amati studi.
Inoltre, mi ha sorpresa la dinamica che negli anni si è instaurata tra lei e suo marito. Trovo incredibile come si siano supportati a vicenda nonostante le loro differenze e le frequenti distanze. È qualcosa che ammiro molto, in particolare in amore: essere indipendenti e autonomi, essere sé stessi, avere i propri obiettivi, e avere l’immensa fortuna di poterli mantenere all’interno del contesto di una relazione.
Non saprei a chi consigliare questo libro, o meglio, a chi non suggerirlo, perché ritengo che ognuno di noi dalla vita di un’altra persona possa trarre insegnamenti. “Homo sum, humani nihil a me alienum puto” scrisse Terenzio, e non potrei essere più d’accordo. Personalmente, questa biografia avrà sempre un posto nel mio cuore, per l’esortazione a non arrendersi e a non abbandonare i propri obiettivi, per la fiducia nel mondo e in un futuro migliore, per essere sé stessi nonostante tutto.

      Da Pont Giulia Scuola Internazionale Europea Statale Altiero Spinelli ( Torino, Piemonte )

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Nonostante tutto, autobiografia di Katalin Karikó, pubblicata per Boringhieri nel 2024 (280 pp., 20,90€), è stata una delle letture più ispiratrici che io abbia mai affrontato. La vita di questa biochimica susciterà di certo un moto di orgoglio nell’animo di tutte le donne che si immergeranno tra le sue pagine.
Karikó percorre le tappe principali della sua vita che hanno reso possibile lo sviluppo dei vaccini a mRNA, dall’infanzia nelle campagne ungheresi alla ricerca negli Stati Uniti.

Sono molti i temi di attualità trattati, come la discriminazione delle donne sul lavoro, le dinamiche economiche e politiche nelle università e come esse influenzino la natura della ricerca, o l’importanza delle politiche a supporto della famiglia per favorire la parità di genere.
Ci sono anche approfondimenti storici sul comunismo in Ungheria durante e dopo le guerre mondiali.

Ma ancora più importanti sono i temi universali affrontati, come la perseveranza, la determinazione e il coraggio.
Parlando di perseveranza, devo citare il confronto proposto da Karikó tra il duro lavoro richiesto per vincere una gara di canottaggio e quello necessario per ottenere un risultato nella ricerca. Mi sono immedesimata in Susan, la figlia di Karikó, agonista di canottaggio, poiché pratico anch’io questo sport a livello agonistico. “Nel canottaggio chi rema si muove all’indietro senza vedere dove sta andando, rendendo impossibile calibrare la distanza dall’obiettivo. Ad ogni colpo si deve semplicemente andare più forte che si può, dando il massimo”. Lo stesso accade nella ricerca. “Non si può sapere quando si arriverà a una svolta, si può soltanto avere perseveranza e fiducia nel duro lavoro”.
Pensando alla sua determinazione e al suo coraggio, vedo Karikó come modello ideale di chi non si arrende mai. Difende le sue idee con tenacia, prodigandosi per mostrare al mondo il potenziale della ricerca sull’ mRNA. La ammiro e mi trasmette la grinta per non mollare mai, perché la disciplina e la costanza portano sicuramente all’obbiettivo.

La narrazione è in prima persona e scorre velocemente grazie all’utilizzo di frasi brevi e incisive. Il racconto è chiaro e descrive i personaggi in modo profondo, facendoceli amare o odiare. Ognuno ci trasmette un messaggio: il padre di Katalin incarna l’idea che intelligenza e istruzione non sono la stessa cosa, l’amica del liceo è esempio di lealtà e coraggio, Katalin stessa è, come abbiamo visto, modello di perseveranza.
Il linguaggio utilizzato è semplice e diretto e il tono rimane sempre molto oggettivo.
La narrazione è intervallata da brevi parentesi di approfondimento scientifico, in cui l’autrice cerca di spiegare al lettore il funzionamento dell’ RNA.

Nell’autobiografia di Karikó si legge sincerità. L’autrice esprime tutta la sua gratitudine verso coloro che in un modo o nell’altro hanno influenzato l’andamento della sua vita, ma non risparmia critiche a chi gratuitamente si è messo di traverso, cercando di ostacolarla nel suo percorso. Mi sono arrabbiata e ho sofferto con lei quando ho letto l’ingiustizia, l’invidia, il maschilismo e il nepotismo che ha dovuto affrontare in alcune fasi della vita.

Ma ho apprezzato ancora di più la sua grande forza e la sua capacità di non sentirsi mai vittima, “nonostante tutto”. Questo è il messaggio più importante che mi rimane.

Consiglio questo libro a chi abbia voglia di mettersi in gioco perché, “nonostante tutto”, il futuro è nelle mani di chi non si arrende.

      Busto Lidia Liceo Don Lorenzo Milani " - " Leonardo Da Vinci " ( Acquaviva Delle Fonti, Puglia Nord )

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Passione, determinazione, competenza, umiltà: queste sono le caratteristiche che ritengo fondamentali per il conseguimento di una carriera “completa”, proprio come quella di Katalin Karikò, autrice del libro “Nonostante tutto. La mia vita nella scienza”.
La scrittrice ungherese, vincitrice del premio Nobel per la Medicina nel 2023, presenta un’autobiografia che coinvolge i lettori nella sua esperienza professionale e personale, attraverso racconti di quotidianità.
Leggendo il libro, mi sono sentita nel suo laboratorio, quasi percependo il tumulto di emozioni che descrive l’autrice: soddisfazione, ansia, fierezza, paura....
Ritengo che ciò sia frutto di una scrittura che cattura e appassiona il lettore. Altra caratteristica che particolarizza lo stile del libro è l’utilizzo di “immagini” e similitudini che permettono anche ai meno esperti di comprendere concetti scientifici complessi, ad esempio la membrana cellulare viene paragonata ad una muraglia che circonda una fortezza medievale.
“Alcuni attimi vissuti in laboratorio non te li scordi più. Sono queste le occasioni in cui ti spingi fino ai limiti esterni della conoscenza umana. Poi avanzi di un altro passo, varchi la soglia e scopri un nuovo mondo.” Tramite un linguaggio semplice, la biochimica evoca un concetto significativo, nonché il rapporto tra lavoro e passione. Il lavoro assume una funzione che va oltre lo studio e l’applicazione e si trasforma in un’esperienza in cui si intrecciano e legano competenza, determinazione e gratitudine.
Personalmente, ho avvertito Katalin Karikò come una persona umile e sincera, che guida i lettori nel suo viaggio dedicato alla ricerca scientifica, in particolare del mRNA e non come una scienziata “lontana” e irraggiungibile che ha realizzato i suoi obiettivi con perfezione senza sbagliare. Difatti, la scrittrice risulta vera e onesta, presentando ostacoli e fallimenti, senza nascondere insicurezze e emozioni.
Ho apprezzato particolarmente la scelta di integrare il racconto di esperienze a carattere scientifico e professionale con avvenimenti legati alla sfera personale: la scienziata si presenta come donna, figlia, moglie e madre.
Per di più, dal racconto spicca la caparbietà della scienziata, sia in campo lavorativo, che in quello personale, ad esempio attraverso la scelta di sposare Béla benché il parere dei genitori fosse discordante.
Grazie a questa lettura, ho appreso il vero significato della scienza, cambiando prospettiva riguardo alla disciplina. Essa, infatti, non è solo una combinazione di dati e numeri fine a se stessa, bensì è fondamentale per il miglioramento di tutta la società, permettendoci di comprendere il mondo che ci circonda.
Consiglio questo libro non solo agli appassionati di scienza, ma a tutti coloro che non hanno paura di inseguire i propri sogni e credere nelle proprie idee e allo stesso tempo, a coloro che hanno bisogno di motivazione per ottenere sicurezza e coraggio.
Karikò ci insegna che la forza di volontà per non fermarsi anche di fronte alle difficoltà è la chiave per raggiungere un obiettivo.
“Nonostante tutto. La mia vita nella scienza” non è solo un’autobiografia, è un libro che lascia il segno e che sottolinea quanto la tenacia e la costanza possano non solo cambiare la vita di una singola persona, ma, proprio come nel caso dell’autrice, di tutta la società.

      Colonna Rosalba Liceo Cagnazzi ( Altamura, Puglia Nord )

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Ci sono storie che non solo ispirano, ma ridefiniscono il significato di determinazione e passione per la scienza. “Nonostante tutto. La mia vita nella scienza” di Katalin Karikó è il racconto di una donna che ha cambiato la storia della medicina contro ogni previsione con una tenace determinazione e una passione contagiosa. Katalin Karikó ha letteralmente salvato milioni di vite e lo ha fatto nonostante tutto: nonostante fosse donna, nonostante fosse un’immigrata, nonostante per decenni in pochi abbiano creduto in lei e nei suoi studi.
Karikó ci porta nella sua infanzia modesta in Ungheria,in una casa senza acqua corrente, fino ai laboratori delle università americane. Ogni pagina trapela fatica,porte chiuse in faccia, rifiuti accademici e difficoltà economiche. Quante persone avrebbero mollato al suo posto? Tante. Ma non lei.
È stato come assistere a una battaglia silenziosa, combattuta non con spade, ma con idee. Un viaggio dentro la mente di una donna che ha sfidato il sistema, i pregiudizi e perfino la propria sorte per inseguire una visione che tutti ritenevano impossibile.
Ho sentito la frustrazione.
Ho sentito la determinazione. La sua storia non è fatta di colpi di fortuna, ma di una testardaggine feroce, di notti insonni passate nei laboratori, di sacrifici personali che pochi sarebbero disposti a fare. Non c’è spazio per il lamento, solo per l’azione. E questa energia la si percepisce in ogni pagina. Ho sentito l’orgoglio e la vittoria.
Questo libro è un manifesto sulla forza di volontà. Ti costringe a chiederti: e se smettessi di cercare l’approvazione altrui e iniziassi a credere davvero nelle mie idee? È una lettura che scuote, ispira e soprattutto lascia il segno. Ho percepito il messaggio di Karikó: non arrendersi mai, persistere anche quando il cammino si fa impervio e le sfide sembrano insormontabili. La storia di Karikó non è solo quella di una brillante scienziata, pronta a combattere contro ogni previsione per realizzare un sogno che sembrava impossibile. La sua narrazione mi ha toccata nel profondo, risvegliando in me quel desiderio di lottare, nonostante le difficoltà quotidiane. Mi ha fatto comprendere che, spesso, i tronfi più grandi nascono da una serie di piccoli, coraggiosi passi, e ogni ostacolo superato è una vittoria personale. È un invito a credere in se stessi, a vedere nelle sfide non dei limiti, ma delle opportunità per crescere e trasformarsi. Questa lettura mi ha lasciato il cuore gonfio di speranza, con la consapevolezza che con passione e perseveranza anche noi possiamo contribuire a cambiare il mondo. Inoltre, un’altro aspetto che ho amato di questo libro è la sua autenticità. Karikó scrive con uno stile chiaro e diretto,senza fronzoli, facendoci entrare nel cuore pulsante della ricerca scientifica.
È un libro che lascia il segno.

      Demiri Sara Liceo Cagnazzi ( Altamura, Puglia Nord )

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"Nonostante tutto" non è solo un libro di scienza o un’autobiografia, ma una storia di passione, sacrificio e resilienza. Katalin Karikó racconta, con uno stile semplice e diretto, il lungo cammino che l’ha portata a diventare una delle scienziate più influenti del nostro tempo, nonostante le difficoltà e le porte chiuse. È un libro che ispira, emoziona e fa riflettere sul valore della perseveranza.
Karikó ci porta nella sua infanzia in Ungheria, in una famiglia modesta ma curiosa. Il padre era macellaio, la madre contabile, e la scienza non faceva parte della loro vita. Ma lei, fin da bambina, era affascinata dalla biologia: smontava e osservava tutto ciò che trovava, divorando ogni libro scientifico a cui riusciva ad avere accesso. Crescere nell’Ungheria comunista significava affrontare limitazioni e poche opportunità, ma la sua determinazione la porta all’Università di Szeged, dove inizia la carriera nella ricerca.
Il momento che cambia tutto arriva nel 1985, quando decide di trasferirsi negli Stati Uniti per inseguire il suo sogno. Parte con pochissimi soldi, nascosti in un orsacchiotto di peluche per aggirare le restrizioni economiche. Una scena che sembra uscita da un film, ma che racconta perfettamente la precarietà di quel viaggio e la forza che la spinge avanti.
Negli Stati Uniti si dedica a un campo di ricerca allora poco considerato: l’RNA messaggero (mRNA). È convinta che possa rivoluzionare la medicina, ma il mondo accademico la ignora. Per anni fatica a ottenere finanziamenti, perde il posto alla University of Pennsylvania e più volte si trova sul punto di dover rinunciare.
Ma nonostante tutto, non si arrende. Incontra Drew Weissman, con cui sviluppa una modifica all’mRNA che risolve due problemi chiave: la sua instabilità e la reazione immunitaria che provoca. Questa scoperta cambierà il destino della medicina, ma per anni resta nell’ombra.
Poi arriva la pandemia di COVID-19. Nel 2020, la tecnologia dell’mRNA diventa la base dei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna, sviluppati in tempi record grazie ai decenni di ricerche spesso ignorate. All’improvviso, Karikó passa dall’essere una scienziata sconosciuta a una delle menti più celebrate del mondo.
Nel libro racconta con lucidità questo passaggio dal fallimento al successo. Non c’è vanità nelle sue parole, solo il sollievo di vedere finalmente riconosciuto un lavoro che le è costato una vita intera. E quando nel 2023 riceve il Premio Nobel per la Medicina, lo accoglie con gratitudine, ma anche con la consapevolezza che nulla sarebbe stato possibile senza il contributo di tanti altri ricercatori.
Quello che rende "Nonostante tutto" speciale è il tono umano e autentico. Non è un testo tecnico, ma un racconto di vita, pieno di emozioni, sconfitte e rinascite. Karikó non nasconde le difficoltà: parla del sessismo e del nepotismo nel mondo accademico, della fatica di essere una donna in un ambiente dominato dagli uomini, della difficoltà di conciliare lavoro e famiglia.
Ma c’è anche tanta passione. Quando descrive i suoi esperimenti, si sente l’entusiasmo di chi ama davvero il proprio lavoro. È un libro che può ispirare non solo scienziati, ma chiunque abbia un sogno e sia disposto a lottare per realizzarlo.
"Nonostante tutto" non è solo la storia di una scienziata. È la storia di una donna che ha sfidato il sistema, creduto nelle sue idee anche quando nessuno lo faceva, e alla fine ha cambiato la medicina per sempre. Un inno alla perseveranza, al coraggio e alla passione.

      Lacoppola Domenico Liceo Scientifico Statale " A. Scacchi " ( Bari, Puglia Nord )

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Tra i libri che mi sono stati proposti per la recensione ho scelto quello della Karikó, perché penso che un libro autobiografico in genere riesca più gradevole e avvincente.
E devo dire che in effetti, anche se vi sono delle parti difficili e piene di termini scientifici, mi è piaciuto molto per la storia che vi è narrata.
Si tratta, infatti, della vita di una donna straordinaria, che, nata in una famiglia povera, e cresciuta nell'indigenza nell'Ungheria del dopoguerra, si innamora della biologia e dedica tutta la sua vita alla ricerca, coltivando i sogno di cambiare il mondo della medicina.
E questo è quello che avverrà, perché, i suoi studi sul mRNA sono stati la chiave di volta per la produzione dei vaccini che hanno permesso qualche anno fa di combattere il Covid e di salvare milioni di persone in tutto il mondo.
Ma il fascino del personaggio sta soprattutto in quello che sta dietro al suo successo, culminato nell'assegnazione del Nobel per l'anno 2023.
La vita di Katalin, infatti, è davvero fantastica, se si pensa al paesaggio umile della sua infanzia e ai sacrifici che ha dovuto sostenere. Il suo è davvero un lavoro estenuante e senza tregua, mosso da una invincibile curiosità scientifica e condotto con convinzione ed entusiasmo, nonostante i continui trasferimenti (soprattutto quello dall'Ungheria in America), l'inadeguatezza dei laboratori e la resistenza degli ambienti accademici, che spesso, più che del valore della ricerca, si preoccupano dei finanziamenti e delle carriere. trovando la resistenza della giovane ricercatrice, che li contrasta con fierezza e coraggio, forte della sua consapevolezza scientifica e delle sue convinzioni morali. Quello che viene fuori dall'autobiografia della Karikó è il ritratto di una persona umile che si accontenta del poco che la vita le riserva («Ho dei genitori. Ho un tetto sopra la testa. Ho le scarpe ai piedi e del cibo in tavola»), e che conserva forte il sentimento delle proprie radici e dei propri affetti, a partire da quello del padre (un macellaio preso di mira dal regime comunista). Katalin riesce, dunque, a conciliare il senso della famiglia (belle le pagine sul marito Béla e sulla figlia Susan), e l'amore quasi ossessivo per il suo lavoro, che per lei, come ha imparato sin da bambina, si può fondere con il gioco e si identifica con la felicità. E lo ama anche quando gli ostacoli sembrano insormontabili; anche allora non disarma, ma, più agguerrita che mai, talvolta sorretta da amici e colleghi che credono in lei, si fa ancora più combattiva, passando giorno e notte a leggere, studiare e sperimentare, a continuare a tornare, come nel canottaggio, in cui la figlia è ormai una campionessa olimpionica, al punto di partenza, a ricominciare per un nuovo obiettivo.
Ma il libro è interessante anche per alcuni messaggi importanti che ci trasmette: se nelle prime pagine Katalin Karikó insiste sul ruolo che gli insegnanti hanno nella vita di ciascuno di noi, nelle pagine finali si augura che gli emigranti «possano continuare ad emigrare», «possano continuare ad aspirare a una vita migliore» e andare, come è successo a lei. «ovunque sia necessario per cogliere le loro meritate opportunità».
Insomma, che «possano continuare a farsi strada e, lungo il tragitto, rimodellare il nostro mondo».
Per quel che riguarda noi non ci resta allora che continuare ad andare avanti, «imparare dal mondo che abbiamo ereditato e cercare di consegnarne uno migliore alle generazioni future».

      Macinagrossa Giulia Domenica Marialucia Liceo Don Lorenzo Milani " - " Leonardo Da Vinci " ( Acquaviva Delle Fonti, Puglia Nord )

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La lettura del libro "Nonostante tutto. La mia vita nella scienza", scritto da Katalin Karikò, Premio Nobel per la Medicina nel 2023, si è rivelata interessante, essendo il libro ricco di insegnamenti.

All'apparenza, una storia come tante: Ungheria, un paesino di campagna, una ragazza povera, ma volenterosa, una famiglia umile quella dei Karikò, anni di studi ed esperimenti. Questa la miscela che ha donato alla nostra società una delle più grandi scienziate di tutti i tempi.

Attraverso quest'autobiografia, abbiamo modo di conoscere gli "ingredienti" che hanno permesso di giungere ad una grande scoperta, che ha avuto un'applicazione utilissima su scala globale.

Ma scopriremo anche ciò che solitamente non vediamo: una famiglia unita dall'amore, una figlia che eccelle, un marito tuttofare, gli Stati Uniti, tanti amici pronti ad aiutare, molti scienziati che non comprendono l'importanza degli ostinati studi di Katalin, la ricerca costante di denaro, gli ostacoli da superare a causa della mancanza di fondi. Tutto ciò intervallato da pillole di scienza, rese con paragoni che permettono a tutti di comprendere e che potrebbero invogliare i più giovani a seguire le sue orme.

Si delinea una storia d'amore per la scienza e per la famiglia, una storia di determinazione e di difficoltà, che porteranno ad un finale sperato e dolcissimo.

Ma eccola Iì, anche nella conclusione, all'apice della sua vita, una donna sicura, umile e grata a tutti coloro che ha incontrato sul suo cammino. La scienziata che, attraverso le sue ricerche, ha permesso di sviluppare i vaccini contro il Covid-19 e di salvare milioni di vite a livello mondiale. In lei c'è ancora la bambina "cercatrice" (come la soprannominava il padre), Katalin, con una curiosità insaziabile e il cui unico desiderio è conoscere sempre più. Per farlo, si è rimboccata le maniche e non ha mai mollato, perché, come lei stessa scrive «Che io dessi o non dessi il mio contributo, a nessuno sarebbe mai importato un accidente. [...] E un mondo privato di un contributo importante sembra ordinario.».

E bello vedere come il sogno di cambiare il mondo, con pazienza e determinazione, possa divenire realtà.

      Petruzzellis Antonio Liceo Don Lorenzo Milani " - " Leonardo Da Vinci " ( Acquaviva Delle Fonti, Puglia Nord )

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“Nonostante tutto - la vita nella scienza”, di Katalin Kariko, è un libro che racconta la storia di una
donna che ha dedicato l’intera vita alla scienza, superando innumerevoli ostacoli.
Il testo è un'autobiografia che racconta il percorso della scienziata ungherese, una delle pioniere
delle terapie a mRNA. Karikó narra le sue esperienze, le difficoltà che ha affrontato nel corso della
sua carriera, dalle prime ricerche fino al suo fondamentale contributo allo sviluppo dei vaccini
contro il COVID-19. Il libro descrive la sua lotta per ottenere riconoscimento e finanziamenti, il
fallimento iniziale delle sue idee, ma anche la sua tenacia e il suo impegno nel credere nel
potenziale della scienza. La sua storia è una testimonianza di resilienza, passione e determinazione,
un esempio di come la scienza possa cambiare il mondo, vincendo enormi sfide.
Un tema fondamentale che emerge dal libro è il concetto di perseveranza. La protagonista è una
donna che ha affrontato decine di difficoltà, tra cui quella di trovare finanziamenti per la sua ricerca
e l'iniziale incredulità da parte dei colleghi, ma “nonostante tutto”, non ha mai abbandonato la sua
missione. La sua tenacia e il suo spirito di determinazione sono una delle lezioni più potenti che si
possano trarre dalla lettura di questo testo: “persino in prima elementare e in seconda elementare
mi impegnavo con tutta me stessa nello studio. Cercavo di non sbagliare niente. Se commettevo un
errore, ricominciavo da capo”. Queste parole fanno pensare a quanto sia importante non arrendersi
mai, anche quando le cose iniziano a farsi complicate, a non avere paura di sbagliare, in quanto ogni
errore è solo un passo per migliorarsi e crescere. E …senza questi errori, non si sarebbe arrivati a
produrre vaccini efficaci contro il Covid. Anche nella vita di ciascuno di noi, ragazzi o adulti, la
perseveranza ci aiuta a non fermarci di fronte alle difficoltà.
Lo stile del libro è chiaro e accessibile anche per chi non è esperto di biologia. Karikò riesce a
spiegare concetti complessi in modo semplice. Il tono è personale e sincero, e il lettore sente la sua
voce in ogni pagina. Oltre all’aspetto scientifico, il testo offre una riflessione profonda sul ruolo
delle donne nella ricerca nella scienza e sulle difficoltà che ancora oggi molte scienziate affrontano
per ottenere riconoscimenti. L’autrice non nasconde le sue frustrazioni nei confronti di un sistema
accademico spesso chiuso e conservatore, ma, allo stesso tempo, invita i giovani ricercatori a non
arrendersi di fronte agli ostacoli.
Consiglio questo libro a chi crede nel potere della ricerca, nella forza e nella determinazione umana.
La lettura può risultare particolarmente motivante per gli studenti delle scuole superiori o quelli
universitari, per capire che il successo arriva solo a costo di fatica e dedizione.

      Rotondella Rocco Carlo Liceo Scientifico Statale V. Vecchi ( Trani, Puglia Nord )

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Il romanzo “Nonostante tutto: la mia vita nella scienza” di Katalin Karikó è
l'autobiografia di una biochimica ungherese, che ha vinto il premio Nobel nel
2023.L’opera, edita nel 2024 da Bollari Boringhieri, fa conoscere ai lettori le vicende
della vita di una delle più grandi scienziate del mondo moderno che ha salvato
milioni di persone durante la pandemia da Covid-19. Il titolo “Nonostante tutto” è la
chiave di lettura del romanzo che in ogni pagina rende evidente la difficoltà
dell’autrice ad affermare le sue convinzioni scientifiche, in un mondo in cui essere
donna, immigrata dall’Ungheria in sistemi prevalentemente maschili nonché strutture
rigide nell’ambito della ricerca, impediscono anche in campo biomedico il successo
delle donne. “Nonostante” fosse figlia di un macellaio, “nonostante” sia nata
nell’Ungheria comunista del dopoguerra, “nonostante” sia cresciuta in un mondo di
estrema miseria, “nonostante” le mille difficoltà vissute per proseguire i suoi studi ed
affermare la sua scoperta, la tenacia, la consapevolezza del valore della sua ricerca,
il credere di poter cambiare il mondo attraverso la scoperta dell’RNA messaggero le
hanno consentito di affermarsi e di tracciare un percorso che sicuramente porterà
verso altri farmaci a base di mRNA che guariranno in futuro molte malattie infettive. Il
romanzo, scritto in modo semplice e lineare, attraverso un lessico fruibile dalla gran
parte dei lettori e con alcune descrizioni più puntuali nella definizione di alcune
personalità incontrate, ci fa conoscere una donna che vive ogni attimo serenamente,
ma con la determinazione e l’ostinazione di chi pensa di «… ricostruire la verità,
tanto più che gli indizi puntano in tutt’altra direzione…». «… Per via di quella frase:
Solo un’altra cosa…» pronunciata dal tenente Colombo, ostinatamente ripetuta a se
stessa, l’autrice giunge tra alti e bassi a conseguire risultati importanti in campo
biomedico, indirizzando procedure per la cura del cancro attraverso l’applicazione
della tecnologia da lei messa a punto. Questa vicenda dovrebbe insegnare ai giovani
lettori quanto il futuro e il progresso siano nelle loro mani e quanto lo studio, il
credere nelle proprie capacità e la determinazione nel proseguire il progetto di vita
siano alla portata di tutti. Il romanzo, avvincente e straordinario in ogni sua pagina
può, a mio parere, diventare la base di un biopic da distribuire nelle sale
cinematografiche anche a fini didattici. Valutazione: 8

      Pallara Mariachiara Liceo Virgilio-redi ( Lecce, Puglia Sud )

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Recensione: “Nonostante tutto. La mia vita nella scienza” di Katalin Karikó
La vita di Katalin Karikó è una di quelle storie che sembrano uscite da un romanzo, ma che invece appartengono alla realtà, con tutta la sua durezza e bellezza. Nel suo libro autobiografico “Nonostante tutto. La mia vita nella scienza”, Karikó racconta il suo straordinario viaggio da una piccola città ungherese fino ai laboratori scientifici che hanno cambiato il mondo.
Katalin nasce in un contesto umile, in una famiglia che non aveva molti mezzi ma che le ha trasmesso un senso di resilienza e determinazione. È cresciuta in una casa modesta, dove la curiosità e l’immaginazione erano il suo principale lusso. Con un tono diretto e onesto, l’autrice ci fa capire come le sue radici abbiano modellato il suo carattere, insegnandole a non arrendersi mai di fronte alle difficoltà. È un racconto che si fa subito intimo e familiare, quasi come se Karikó fosse seduta accanto al lettore a condividere le sue memorie.
Uno dei momenti più toccanti del libro è il suo trasferimento negli Stati Uniti negli anni ’80. Lasciare l’Ungheria non fu una scelta facile: Karikó descrive l’angoscia di partire con pochissimi soldi e un futuro incerto, ma anche l’entusiasmo di inseguire i suoi sogni. È incredibile leggere di come portò con sé 1.200 dollari nascosti dentro un orsacchiotto, simbolo di un coraggio ingenuo ma determinato. Nonostante le difficoltà linguistiche, culturali ed economiche, non ha mai perso di vista il suo obiettivo: studiare l’mRNA, quella molecola che molti ritenevano troppo complicata e priva di applicazioni pratiche.
Karikó non cerca mai di mitizzare se stessa. Anzi, non nasconde i fallimenti, le delusioni e le porte chiuse in faccia. Racconta dei fondi di ricerca negati, degli anni passati a lavorare nell’ombra e delle tante volte in cui si è sentita ignorata o sottovalutata. È qui che il lettore entra davvero in sintonia con lei, perché la sua storia non è solo quella di una scienziata, ma quella di una persona che ha lottato per affermarsi, nonostante tutto.
Eppure, in questo racconto di sacrifici e tenacia, c’è sempre spazio per la speranza. Karikó non ha mai smesso di credere nell’mRNA, nemmeno quando la comunità scientifica sembrava voltarle le spalle. La sua perseveranza è stata ripagata nel modo più straordinario: con lo sviluppo dei vaccini a mRNA, un’innovazione che ha salvato milioni di vite durante la pandemia di COVID-19. Nel libro, l’autrice parla con grande emozione di questo risultato, ma senza mai cadere nell’autocompiacimento. Per lei, ciò che conta davvero è l’impatto che la scienza può avere sulle persone.
Lo stile del libro è semplice, diretto e umano. Karikó non usa un linguaggio tecnico o complesso, rendendo il suo racconto accessibile a tutti. Questa scelta non solo avvicina il lettore alla scienza, sma lo avvicina anche a lei, alla sua umanità. Non è un’eroina distante o inarrivabile, ma una donna che ha saputo trasformare le sue debolezze in punti di forza, le sue sconfitte in motivazioni.
“Nonostante tutto. La mia vita nella scienza” non è solo una celebrazione della scienza, ma anche un inno alla perseveranza e al coraggio di credere nei propri sogni, anche quando sembrano impossibili. È un libro che ispira, che emoziona e che ci ricorda quanto sia importante non arrendersi mai, nonostante tutto.

      Palmieri Caterina Liceo Scientifico " G. Banzi Bazoli " ( Lecce, Puglia Sud )

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Una “kutatò”: “una che cerca”. Così la biochimica ungherese è definita dal padre in una pagina del libro “Nonostante tutto la mia vita nella scienza”.
In effetti, non credo ci siano altre parole per descrivere meglio l’essenza straordinaria di Katalin Karikò, acuta osservatrice, incarnazione di cura e attenzione, perfetta antitesi di superficialità. É proprio la ricerca il vero scopo della sua vita, la ricerca di pezzi perduti, l’individuazione del loro corretto posizionamento. Il traguardo è il risultato di un lungo percorso, intrinseco di pazienza, sacrificio e dedizione.
E la vita di Katalin è un puzzle di infiniti pezzi, che necessita di considerevole e prezioso tempo per potersi realizzare del tutto. Il premio Nobel, vinto insieme all’immunologo Drew Weissman nel 2023 per il contributo che le loro scoperte hanno fornito allo sviluppo dei vaccini contro il Covid 19, è il risultato di un percorso estremamente brillante, ma allo stesso tempo così buio e velato.
Il punto è che la sua non è un’usuale carriera accademica, un percorso colmo di riconoscimenti, successi, contratti stabili. Il punto è che la carriera così come la si intende oggi, in fondo non è mai esistita nella sua vita, a causa di un mondo incapace di riconoscere alcun tipo di avanzamento, se non quello di natura economica.
Katalin, tuttavia, non ha mai smesso di perfezionare e concatenare le sue varie scoperte. Il tutto senza stimoli, sostegno economico, nutrita dal solo amore per la scienza e soprattutto per la vita. I vaccini a mRNA, unico spiraglio di speranza durante il periodo del Covid, sono il frutto di interi anni di studio, disciplina e profonda riflessione.
Katalin è sempre stata una scienziata, sin da bambina, quando osservava con occhi lucenti e spalancati l’operato del padre macellaio. Era così ammaliata dalla sinergia che sussiste tra le varie membra di un corpo. Una realtà così povera, ma allo stesso tempo così ricca la sua infanzia, vissuta nell’Ungheria comunista del Dopoguerra. A volte, come nel caso di Katalin, non si possiede nulla di materiale, eppure, nella propria intimità si è colmi di averi senza prezzo, come la serenità che trasmette una famiglia felice e amorevole, la gioia di esserci, la gratitudine espressa per quello che si ha.
Nel corso del libro si sviluppa, a mio avviso in maniera cruda e diretta, il tema del rapporto tra scienza e potere, il quale ben si interseca con la vita dell’autrice, in più e differenti contesti. Il potere, inteso sia come “forma di governo”, che in senso più specifico come “ente avente facoltà decisionale”, ha avuto un impatto determinante nel suo percorso. Si pensi all’arresto del padre (accusato di sobillazione contro il partito comunista) e ai suoi vari licenziamenti (il più clamoroso quello dall’Università della Pennsylvania). La motivazione di questi ultimi? La mancanza di finanziamenti.
La verità è che le scoperte necessitano di strumentazioni avanzate, di conseguenza si tratta di un fatto concreto: non esiste ricerca senza denaro. A volte, per interessi economici privati, si rischia di rallentare il cammino della scienza, impedendo a menti brillanti di continuare ad essere dei “kutatòk”. Si tratta di un circolo vizioso che non avrà mai fine se non si comprende a pieno l’importanza che il progresso in sé oggi riveste.
Spero che questo libro possa “seminare”, che possa spingere i giovani a “fare ricerca”, a cercare delle risposte, a porsi delle domande, ad individuare sempre quell’ultimo dettaglio nascosto.

      Todaro Alessia Liceo Statale " F. Ribezzo " ( Francavilla Fontana, Puglia Sud )

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Nonostante tutto - La mia vita nella scienza (2024, Bollati Boringhieri) è il racconto appassionato e onesto di Katalin Karikó, una delle scienziate più influenti del nostro tempo. Il suo percorso è stato determinato da lotte personali e professionali, ma anche da una dedizione incrollabile alla scienza. Nel libro Karikó racconta non solo la sua carriera e le sue scoperte, ma anche le difficoltà e le sfide che ha affrontato, spesso in solitudine e con scarso supporto da parte della comunità scientifica.
Il cuore del suo lavoro è la tecnologia dell'mRNA, che ha permesso lo sviluppo di vaccini cruciali nella lotta contro il COVID-19. Tuttavia, l’iter che l'ha portata a questa scoperta non è stato facile. Karikó è stata spesso ignorata, sottovalutata e persino respinta dai suoi colleghi, ma la sua determinazione l'ha convinta ad andare avanti, a cercare fondi per la ricerca e a non arrendersi di fronte alla mancanza di riconoscimento iniziale.
Questo libro non è solo la storia di una scoperta scientifica, ma anche di una battaglia per l’importanza di credere nelle proprie idee nonostante l’apparente rifiuto da parte del sistema. Il volume, pur trattando temi altamente tecnici, non risulta mai incomprensibile. Karikó riesce a spiegare concetti complessi in modo chiaro, trasmettendo al tempo stesso la sua passione e il suo entusiasmo per la scienza. La sua tenacia è il vero motore della storia e il lettore non può fare a meno di apprezzare la sua resilienza.
Il libro esplora anche il contesto scientifico e sociale, ponendo l'accento sull'importanza della curiosità e della perseveranza. Karikó invita a riflettere su come la scienza, spesso considerata come un campo di conoscenza rigidamente strutturato, possa in realtà essere un terreno fertile per l'innovazione, anche quando si sfidano le convenzioni.
Inoltre, il libro riflette su temi più ampi legati alla ricerca scientifica, come il valore della collaborazione, il rischio di essere fraintesi e la difficoltà di ottenere il giusto riconoscimento per il proprio lavoro. Karikó racconta la sua storia, esortando i lettori a riflettere sul modo in cui la scienza viene considerata e sull’importanza di non arrendersi anche di fronte a ostacoli insormontabili.
In un'epoca in cui il lavoro dei ricercatori è spesso frenato da pregiudizi, politiche contrarie e disinformazione, il racconto di Karikó è un'ode alla perseveranza e alla ricerca della verità. Il libro, infatti, non si limita a celebrare la vittoria della scienziata, ma invita anche a interrogarsi su quanto sia importante sostenere la ricerca, soprattutto quando sembra che il mondo non sia pronto a comprenderne il valore. Questo libro è un faro per chi crede che, nonostante tutte le difficoltà, la scienza e la determinazione possano cambiare il mondo.

      Dessi Ludovica Liceo Scientifico A.pacinotti ( Cagliari, Sardegna )

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Katalin Karikò, scienziata ungherese di fama mondiale, racconta nel suo libro “Nonostante tutto: la mia vita bella scienza” il lungo e faticoso percorso che l’ha portata a contribuire in modo decisivo allo sviluppo della tecnologia dell’RNA messaggero (mRNA). Questo lavoro, alla base dei vaccini contro il COVID-19, ha rivoluzionato il campo della biomedicina. Tuttavia, la sua carriera è stata tutt’altro che lineare: ha dovuto affrontare difficoltà economiche, scetticismo accademico e innumerevoli ostacoli prima di ottenere il riconoscimento che meritava. La sua storia è un potente esempio di determinazione, passione e fiducia nella ricerca scientifica.
Karikò cresce in Ungheria in una famiglia modesta, ma fin da giovane sviluppa una forte curiosità per la scienza. Dopo aver studiato biologia, si dedica alla ricerca, ma presto si rende conto che il suo paese non le offre le opportunità di cui ha bisogno. Negli anni ’80 decide così di trasferirsi negli Stati Uniti, portando con sé il sogno di dimostrare le potenzialità dell’mRNA nella medicina.
Il suo cammino, però, è pieno di difficoltà. Per anni lavora con contratti precari e vede i suoi progetti bocciati dalle principali istituzioni accademiche. La comunità scientifica fatica a riconoscere il valore delle sue idee, e più volte si trova a un passo dall’abbandonare la ricerca. Ma Karikò non si arrende: con dedizione e tenacia continua a lavorare sulle sue teorie, fino a trovare in Drew Weissman un collaboratore fondamentale per trasformare le sue intuizioni in una rivoluzione scientifica.
Ciò che rende questo libro davvero speciale è il suo messaggio di perseveranza. Karikò racconta la scienza in modo chiaro e accessibile, ma soprattutto trasmette l’importanza di credere nelle proprie idee anche quando nessun altro lo fa. Non si limita a descrivere le sue scoperte, ma condivide anche le difficoltà personali, le delusioni e le battaglie contro un sistema accademico spesso chiuso alle innovazioni più audaci.
Il libro non è solo la storia di una scienziata, ma anche il racconto di una donna che ha saputo affrontare pregiudizi, rifiuti e difficoltà economiche senza mai perdere di vista il suo obiettivo. Il suo tono è umile e autentico: non si presenta come un genio solitario, ma come una ricercatrice che ha trovato nella collaborazione e nel duro lavoro la chiave del suo successo.
“Nonostante tutto” è una lettura che va oltre la scienza: è una storia di determinazione, di coraggio e di amore per la conoscenza. Il racconto di Karikò è un’ispirazione per chiunque, che si tratti di aspiranti scienziati o di persone che lottano per realizzare i propri sogni in qualsiasi campo. Il suo percorso dimostra che il successo spesso arriva dopo anni di sacrifici, e che la passione e la perseveranza possono davvero cambiare il mondo.

      Mura Giorgia Licei Annessi Al Convitto Nazionale Canopoleno ( Sassari, Sardegna )

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Il potere della perseveranza e dell’ambizione​
Katalin Karikò ci racconta la sua vita passando attraverso scorci della campagna ungherese di fine dopoguerra per arrivare al red carpet americano; i passi fatti, tra mille ostacoli, dalla figlia di un umile macellaio di cui le va fierissima, alla donna acclamata e famosa di oggi (Premio Nobel 2023).
La parte più suggestiva della narrazione è quella che riguarda l’infanzia dell’autrice, la città agricola sperduta nell’Ungheria comunista fine anni ’50. Riesci a vedere ma è solo un flash, la casa dove viveva, da lei materialmente costruita insieme alla famiglia, puoi sentire il freddo, i profumi della cucina e la bellezza dei fiori del giardino.
E’ stato come sfogliare un album di vecchie fotografie in bianco e nero: paesaggi, campi, case, lo studentato, visi spesso stanchi ma fieri.
Emergono i forti tratti identitari di un paese dove il regime politico totalitario entrava, nel bene e nel male, nella vita di ogni ungherese. L’autrice svela come la sua crescita personale sia frutto di un’immersione in una realtà parallela, fatta di sofferenza materiale, denunce, tradimenti e gelosie ma allo stesso tempo di opportunità sconosciute ad altri paesi che si proclamano democratici.
Ogni tanto Katalin sembra volersi togliere un sassolino dalla scarpa e racconta episodi ‘scomodi’ per le persone che vengono nominate.
Fra i tanti mi ha particolarmente colpito il fatto che la polizia segreta ungherese le abbia chiesto di diventare una loro spia ma anche la bassezza di un insegnante della sua città natale che per semplice antipatia cerca di boicottare il suo ingresso all’università.
Rimane obiettiva e politically correct nella narrazione, infatti le accuse sono mosse anche nei confronti del sistema americano, che non sempre è legato alla meritocrazia e al rispetto delle donne. Ne è un esempio suo primo datore di lavoro, un medico americano pronto a chiedere il rimpatrio dell’autrice se non avesse scelto di lavorare solo per lui. Svela come anche nelle università statunitensi gli inciuci la fanno spesso da padrone e dove chi comanda è libero di scegliere.
Umile ma determinata, tenace e ambiziosa, devota al sacrificio riconosce di essere stata fortunata nella vita, nell’incontrare soprattutto insegnanti preparati che hanno creduto in lei. Non si è mai arresa difronte a chi ha provato a minacciarla, a ostacolarla o ignorarla.
‘Nonostante tutto’ ci dimostra che la voglia di studiare, di fare ricerca può condurci ad esplorare mete inaspettate, per raggiungere risultati impensabili, a dispetto delle nostre condizioni, qualunque esse siano.
Katalin ha vissuto gran parte della sua vita in condizioni di precarietà non solo economica. Ha sofferto di seri problemi di salute ma ha sempre continuato a lavorare e a credere in quello che faceva. Ha rinunciato tante volte alla famiglia e agli svaghi preferendo lo studio e il sacrificio riuscendo così a salvare milioni di vite con la scoperta del “suo” mRNA.
Il libro è un’impresa intellettualmente ambiziosa, ma riuscita: un saggio scientifico mascherato da romanzo. La semplicazione per il grande pubblico di argomenti tecnici complessi, accompagnata da una voce narrante efficace non annoia il lettore. Un po' troppo autocelebrativo il finale.
Consigliato ad appassionati di tutte le età che sono pronti ad intraprendere nuove avventure, spaziare in diversi ambiti di conoscenza per trovare nuovi interessi. La sete di sapere deve essere nostra compagna di viaggio, sempre.

      Saddi Angela Aurora Liceo Scientifico «alberti» ( Cagliari, Sardegna )

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“Nonostante tutto, la mia vita nella scienza” è un saggio autobiografico (Bollati Boringhieri, 2024), nel quale Katalin Karikò, con coraggio ammirevole, racconta se stessa, racconta una vita nella quale la scienza ha un ruolo chiave.
Per capire bene, spesso, bisogna partire dalle radici, così l’autrice parte dal narrarci la sua giovinezza, attraversata dalle prime difficoltà. Ma proprio in questo momento della sua vita scoprirà la sua passione, e capirà come la scienza, in particolare la ricerca scientifica, sia la sua linfa vitale: “il lavoro e il gioco possono fondersi l’uno nell’altro, formare un tutt’uno, finché l’idea stessa della loro distinzione perde senso”. Però l’ingresso nel lavoro dei suoi sogni non sarà facile, una continua salita che la porterà a confrontarsi con realtà in cui è difficile emergere, in particolare per una donna. Ma va oltre, riuscendo a spezzare l’idea dell’incompatibilità tra la crescita nella carriera scientifica e la costruzione di una famiglia. Rompendo lo stereotipo che la donna debba sacrificare la propria carriera, per dedicarsi unicamente al ruolo di madre. Pone l’accento su come nella sua famiglia sia stato fondamentale il ruolo del marito in mansioni definite, purtroppo, ancora ad oggi unicamente femminili: “La verità è che raramente, [...] mi è capitato di trovare una famiglia come la nostra: una famiglia in cui è il marito a badare ai figli in modo che la donna possa essere una ricercatrice. [...] È una questione di cui dobbiamo occuparci, se vogliamo più donne nella scienza, se vogliamo più donne in qualsiasi campo”.
Potremmo dire che superare gli stereotipi sia stato il primo traguardo che ha tagliato, avendo osato fare quel piccolo passo indispensabile verso un futuro più equo. Per poi, inarrestabile, continuare nella sua ascesa, costellata di mille inciampi che la porteranno a girare il mondo, non con l’intento di fare una scoperta epocale, ma con l’umile speranza di essere quel piccolo tassello che aiuterà la scienza di domani. Nonostante queste premesse la sua determinazione porterà ad una scoperta, così eclatante da farle ricevere l’inaspettato Premio Nobel.
La sua passione verso le sue scoperte sul mRNA, che racconta a chi le tende un orecchio, è contagiosa e si può respirare dalle pagine del libro, che viene colorato con espressioni ungheresi, la sua terra madre, al contempo descrivendo, con tanto di particolari, la sua quotidianità, che pare di viverla personalmente.
È affascinante pensare come con “serendipità” abbia intrapreso lo studio giusto al momento giusto, arrivando a progettare un vaccino che ha rappresentato un lume nell’oblio in cui era immersa tutta la popolazione mondiale. Cosa si deve provare a vedere fisicamente realizzato il frutto del lavoro di una vita? Katalin Karikò lo sa: “Quando l’ago pieno di mRNA modificato mi è entrato nella pelle, ho cominciato a piangere. Era un gesto così pieno di umiltà. Soprattutto, ero onorata di far parte di tutto ciò”.
Il suo ultimo pensiero però non lo riserva a sé, ma a chi in futuro si sentirà disorientato dinanzi ai primi ostacoli. È proprio a loro che dedica le ultime toccanti pagine: “Voglio anche pensare a tutti quei giovani scienziati che ora stanno muovendo i loro primi passi: quei giovani scienziati di cui presto leggerò articoli e saggi, e che un giorno faranno scoperte che nessuno di noi può ancora immaginare. [...] Il vostro contributo futuro potrebbe essere ancora ipotetico. Ecco, vi prego: trattatelo come se fosse reale”.

      Zarone Chiara Liceo Classico G.m. Dettori Cagliari ( Cagliari, Sardegna )

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Nella sua autobiografia, Katalin Karikò racconta in prima persona la sua vita, dalla ragazzina figlia di un macellaio, in un minuscolo centro ungherese, dalla povertà e da una vita di ostacoli, al palcoscenico del Nobel, scienziata riconosciuta e stimata a livello internazionale, "nonostante tutto" come afferma il titolo. Le difficoltà, precisa Katalin, derivano dall'incomprensione nei confronti di una donna che non scende a compromessi, ma lavora indefessamente senza chiudersi in una campana di vetro. Ci spiegherà infatti, come riuscirà a conciliare il suo ruolo di scienziata con quello di madre (sua figlia vincerà due medaglie d'oro alle olimpiadi). Sin dalle elementari, si appassiona alla scienza e arriva terza a un concorso nazionale. Nel 1972 un professore ,"Rancore", cerca di impedirle l'accesso all'università dove entrerà invece nel 73. Ci narra del gruppo di 18 studenti di cui fa parte che lavorano e vivono tutti insieme. Non si lascia scoraggiare neppure dalla carenza di materiali ed è felice quando ottiene una borsa di studio all'Accademia Ungherese delle Scienze, dove lavora agli interferoni e viene contattata inutilmente, rivendica con orgoglio, dalla polizia segreta ungherese. Nonostante le difficoltà e una malattia complicata, lavora sull'RNA. Quando però nell'85 perde il lavoro, decide di trasferirsi in America. Lì, racconta con stupore, trova una situazione negativa: laboratori sporchi, gerarchia esasperata, così come la ricerca dei finanziamenti. Nell'88 lavora alla Temple University con un gruppo di ricerca per essere poi assunta alla facoltà di medicina. Narra senza astio delle invidie cui è soggetta ma anche delle preziose collaborazioni. Infine nel 96, ridimensionata nella sua qualifica, ma non scoraggiata, ottiene col gruppo un risultato fondamentale per quanto riguarda l'urochinasi. Un anno dopo incontra l'immunologo Drew Weissmann, che sta lavorando a un vaccino per l'HIV, e insieme lavorano sull'mRNA per renderlo utile alla produzione, da parte del DNA, della sintesi proteica. L'insuccesso iniziale non li scoraggia e, dopo anni, racconta con semplicità, riescono a scongiurare il pericolo di infiammazione che si verificava negli esperimenti. Ma ci dice anche che il mondo scientifico non dà loro ascolto. Perciò, dopo nuovi ostruzionismi, nel 2013 si trasferisce in Germania, a Magonza. Qui supera un cancro alla parotide e nel mentre continua a lavorare. Nel 2020 allo scoppio del covid, col suo gruppo lavora rigorosamente per l'urgenza e la necessità di un vaccino che, l'8 novembre dello stesso anno, supera la verifica e funziona. Nel racconto non appaiono trionfalismi anche se ora è una scienziata finalmente riconosciuta. Tutto il libro è scritto con semplicità e chiarezza e trasuda la passione per il lavoro scientifico dove ogni risposta fornisce nuove domande, dove è necessario il metodo di revisione paritaria, che elimina i pericoli di piegare alle nostre esigenze i risultati. Suggerisce lo studio serio e responsabile non solo nella scienza (come avevo riscontrato anche nel libro di Alberto Angela "Dieci cose che ho imparato"). Raccomanda inoltre un'atteggiamento che privilegi la gratitudine invece dell'odio nell'affrontare le difficoltà.

      Tolotti Luca Liceo Bertrand Russell ( Cles, Trentino-alto Adige )

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L’autrice del libro è la celebre biochimica ungherese Katalin Karikò, Premio Nobel per la Medicina nel 2023 per il suo lavoro straordinario sull'RNA messaggero (mRNA), che ha portato allo sviluppo dei vaccini contro il COVID-19, cambiando il corso della medicina moderna e aprendo la strada a nuove cure.
Attraverso la lettura delle sue pagine, l’autrice ci dà l’opportunità di ripercorrere il suo viaggio nella scienza, quella stella polare che ha guidato la sua vita, passata perlopiù tra studi, letture ed esperimenti di laboratorio. Un percorso fatto di grandi sacrifici, ricerca instancabile, perseveranza e soprattutto una determinazione straordinaria, quella forza senza la quale anche le migliori idee restano solo sogni.
Proprio la forza di continuare è la sintesi dell’intera autobiografia, un filo conduttore che attraversa le sei parti in cui è divisa l’opera.
Quella di Karikò è una coinvolgente storia di coraggio e di passione incrollabile per il lavoro, il racconto di un’evoluzione che la vede bambina maldestra e impacciata nella sperduta campagna ungherese agli inizi e, in seguito, celebre donna scienziata con un talento innato e una straordinaria carriera.
Affamata di sapere e affascinata soprattutto dall’instabile molecola mRNA e dal suo probabile potenziale in campo terapeutico, per molto tempo la donna Katalin si è sentita come un pesce fuor d’acqua, trovandosi a nuotare tra scettici e diffidenti. Per anni ha dovuto fare i conti con ostacoli e difficoltà, si è scontrata con quanti le ripetevano di non essere nessuno, è stata ignorata, sminuita, retrocessa.
Tuttavia, sostenuta dalla volontà di imparare e dalla speranza di migliorare la salute delle persone, grazie alla sua curiosità ed ambizione, a quella forte convinzione che esperimento dopo esperimento, sforzo dopo sforzo, sfida dopo sfida avrebbe raggiunto i suoi obiettivi, è riuscita nella sua impresa, a dimostrazione che i grandi ideali fanno grandi le forze. Grazie alla sua competenza e alle sue idee rivoluzionarie, con la sua straordinaria scoperta nel contesto della pandemia numerose vite umane sono state salvate.
Nel raccontare gli aneddoti della sua vita, la scrittrice utilizza un linguaggio chiaro ed espressivo, pur non rinunciando alla specificità del linguaggio scientifico ed intercalando esempi articolati di biochimica, abilmente tradotti con metafore che li rendono comprensibili anche per chi ha poca familiarità con i concetti scientifici.
Mi sento di consigliarne la lettura perché l’incredibile testimonianza di successo scientifico dell’autrice e i valori che l’hanno guidata possono ispirare chiunque, soprattutto i giovani. L’espressione “nonostante tutto”, scelta non a caso per il titolo, racchiude l’essenza del messaggio del libro: un invito potente a non arrendersi mai, a credere fermamente in se stessi e nelle proprie passioni, a non mollare anche quando sembra andare tutto storto o quando intorno a noi viene meno la fiducia, ad usare il cervello per accrescere le nostre capacità.
Gli ostacoli e gli insuccessi nella vita quotidiana, nello sport, nel lavoro, nell’arte fanno parte della crescita: non devono fermarci, ma essere accettati e trasformati in nuove opportunità e nuove sfide, da affrontare ogni giorno con rinnovato impegno e dedizione. Ciò che conta è credere nei propri sogni e remare con coraggio e grinta verso di essi. In fondo la chiave della realizzazione personale e professionale sta tutta qua.

      Zambiasi Elisa Liceo Bertrand Russell ( Cles, Trentino-alto Adige )

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"Solo un'altra cosa": una frase, questa, che ha caratterizzato la vita di Katalin Karikó, la biochimica ungherese premio Nobel nel 2023 per le sue scoperte sull'mRNA che hanno permesso di creare in tempi brevissimi i vaccini contro il Covid-19.
Katalin si rivela sin da piccola una bambina con una spiccata curiosità e volontà di conoscere appieno il mondo che la circonda. Perciò, quando inizia ad andare a scuola e a studiare le scienze, nonostante le condizioni disagiate della sua famiglia, capisce che cosa vorrebbe fare per il resto della sua vita: la scienziata. Tuttavia i primi anni da ricercatrice si rivelano assai duri e per lei non è facile trovare il proprio posto in un mondo in cui la ricerca scientifica è sempre più una questione di denaro che di scienza vera e propria. Così Katalin si ritrova a dover fare i conti con pressioni sempre maggiori affinché pubblichi articoli scientifici e non sprechi gli investimenti per le ricerche studiando l’mRNA. Grazie alla sua tenacia, determinazione e volontà di svolgere in modo impeccabile ed approfondito il proprio lavoro (chiedendosi sempre "solo un'altra cosa"), Katalin riesce a dimostrare che le proprie intuizioni sul potenziale dell’mRNA nella medicina sono corrette, diventando così una scienziata di fama mondiale e insignita del premio Nobel in Fisiologia e Medicina nel 2023.
Per quanto mi riguarda, penso che Katalin Karikó in questa autobiografia sia riuscita a esprimere benissimo ciò che ha determinato il suo successo, ossia passione, sacrificio e tanto duro lavoro. Infatti, nonostante all'inizio abbia fatto molta difficoltà a scuola e successivamente ad affermarsi nel campo della ricerca scientifica, non si è mai demoralizzata e anzi, ha iniziato a studiare e ad impegnarsi sempre di più. Ciò mi ha fatto capire che non serve essere dei "geni" o i primi della classe per cambiare il mondo, ma che tutte le persone con tanto studio, dedizione e fatica possono riuscire a fare qualcosa di straordinario. Ho ammirato la determinazione e il coraggio dell'autrice di lasciarsi tutto alle spalle (Paese d'origine, casa, famiglia…) per inseguire il proprio sogno, pur non sapendo nemmeno che cosa l'avrebbe aspettata dall'altra parte del mondo. Mi ha anche colpito molto la sua determinazione ad andare avanti quando tutto sembrava remarle contro e il fatto di riuscire a imporsi nel campo della scienza che purtroppo non è ancora del tutto facilmente accessibile alle donne. Proprio riguardo a ciò, penso che sia inaccettabile che al giorno d'oggi ci siano ancora discriminazioni e sostanziali differenze di stipendio tra uomini e donne, e non solo nel campo della scienza. Mi ha inoltre stupito che la ricerca scientifica sia sempre più vincolata al denaro e che spesso vengano ascoltati solo pochi scienziati, considerati i più prestigiosi, semplicemente perché, ad esempio, pubblicano un numero maggiore di articoli scientifici rispetto ad altri ricercatori. Spero che in futuro tutti questi aspetti possano cambiare e migliorare.
Con questa autobiografia Karikó è riuscita a coinvolgermi e a farmi affezionare alla sua vicenda, per questo se dovessi dare una valutazione da 1 a 10 al libro sarebbe sicuramente positiva, quindi 9.
In conclusione, il messaggio che questo libro mi ha lasciato, e che cercherò di portare sempre con me, è che i sogni non si possono realizzare se non ci si impegna e non si lavora sodo per concretizzarli.

      Biagioli Francesco I.o. De Gasperi - Battaglia ( Norcia, Umbria )

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La storia di Katalin Karikó è un incredibile esempio di determinazione, resilienza e ostinazione. La sua vita dedicata alla ricerca sull’RNA messaggero (mRNA), nonostante gli enormi ostacoli personali e professionali, ha avuto un impatto straordinario sulla medicina moderna. Nata in Ungheria in condizioni di povertà e in un periodo segnato dalla dittatura comunista, Karikó ha proseguito il suo sogno scientifico con passione e tenacia, spesso in solitudine e senza il supporto iniziale della comunità scientifica. Il suo lavoro sull'mRNA, che inizialmente veniva considerato troppo instabile per avere applicazioni pratiche, è stato determinante per lo sviluppo dei vaccini contro il Covid-19, salvando milioni di vite in tutto il mondo. Nonostante la resistenza dei colleghi e la mancanza di fondi, Karikó ha continuato a credere nel potenziale della sua ricerca, riuscendo poi a trasformare la medicina e a portare a compimento una delle scoperte più importanti del nostro tempo.
Un passo che mi ha particolarmente colpito è quando si parla di Katalin Karikó come "figlia del macellaio" e della sua crescita in una casa "con le pareti di fango e senza acqua corrente" dell'Ungheria comunista del dopoguerra. Questo dettaglio sottolinea l’umile provenienza della scienziata che ha dovuto superare non solo le difficoltà economiche e sociali della sua infanzia, ma anche le sfide personali e professionali legate al suo essere donna e immigrata nel mondo della ricerca scientifica.
Questa narrazione mi colpisce anche per il suo valore simbolico: Karikó rappresenta la lotta contro ogni tipo di barriera, sia materiale che culturale, e il suo successo è un faro per chiunque creda che il proprio contesto di partenza non debba definire il proprio destino.
Consiglio vivamente la lettura del libro "Nonostante tutto" di Katalin Karikó a chiunque sia interessato non solo alla scienza, ma anche alle storie di resilienza, passione e determinazione. La vita di Karikó è un esempio straordinario di come, nonostante le difficoltà e l'indifferenza iniziale, la costanza possa portare a cambiamenti rivoluzionari. Karikó ci offre uno spunto di riflessione non solo sul suo lavoro scientifico, ma anche sulle sfide personali, le ingiustizie e le discriminazioni che ha affrontato come donna, immigrata e scienziata in un ambiente spesso ostile.

      Frezzini Matteo Liceo Scientifico Statale Galileo Galilei ( Perugia, Umbria )

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Salvare milioni di vite e farlo nonostante tutto. Nonostante le origini umili, l’essere donna in un ambiente dominato dagli uomini, l’essere immigrata e ricercatrice precaria per decenni. È la storia di Katalin Karikó, biochimica ungherese che ha rivoluzionato la scienza con le sue ricerche sull’mRNA, aprendo la strada ai vaccini contro il COVID-19 e a molte altre possibili cure. Una vita fatta di sacrifici, porte sbattute in faccia e scelte difficili, raccontata nella sua autobiografia Nonostante tutto. La mia vita nella scienza. Nata nel 1955 a Kisujszallas, in Ungheria, Karikó cresce in una casa di fango senza acqua corrente né riscaldamento, in un paese ancora segnato dal dopoguerra. Ma ha una passione incrollabile per la scienza, che la porta a studiare biochimica all’Università di Szeged. È lì che, a 21 anni, sente parlare per la prima volta dell’mRNA, una molecola scoperta da poco, e intuisce il suo potenziale: usarla per istruire le cellule a produrre le proteine necessarie a combattere malattie. Un’idea rivoluzionaria, ma all’epoca poco considerata. Negli anni ’80 il laboratorio ungherese in cui lavora chiude per mancanza di fondi, così Karikó decide di tentare la sorte in America. Nel 1985 parte con una borsa di studio, poche sterline cucite nell’orsacchiotto di sua figlia e una valigia piena di sogni. Arriva alla Temple University di Filadelfia e inizia il suo percorso nel mondo accademico statunitense, fatto di competizione feroce e continue delusioni. Non riesce a ottenere finanziamenti per le sue ricerche, le sue pubblicazioni vengono rifiutate, e all’Università della Pennsylvania, dove lavora per vent’anni, non riesce nemmeno a ottenere una cattedra. Anzi, viene prima demansionata, poi licenziata.
Tutto cambia alla fine degli anni ’90, quando davanti a una fotocopiatrice incontra Drew Weissman, immunologo interessato ai vaccini a RNA. I due iniziano a collaborare e riescono a superare un ostacolo chiave: l’mRNA sintetico viene normalmente attaccato dal sistema immunitario, ma loro scoprono come modificarlo per renderlo efficace. È una svolta epocale, ma nessuno sembra interessato ai loro studi. Ci vogliono anni perché il loro lavoro venga riconosciuto, e nel frattempo Karikó si trasferisce in Germania per lavorare in una start-up biotecnologica. Poi arriva il 2020. La pandemia di COVID-19 dimostra al mondo il valore delle sue scoperte: i vaccini a mRNA di Pfizer-BioNTech e Moderna si basano proprio sulle sue ricerche. Finalmente Karikó ottiene il riconoscimento che merita e nel 2023, insieme a Weissman, vince il Premio Nobel per la Medicina. La sua storia è un inno alla perseveranza. Non parla mai di “resilienza”, ma di un lavoro che va fatto, a prescindere dagli ostacoli. Il suo libro non è solo il racconto di una carriera straordinaria, ma un messaggio di speranza: il successo non è mai garantito, ma l’unico vero fallimento è smettere di cercare risposte. E, soprattutto, è un tributo agli insegnanti e agli educatori che, con il loro lavoro, possono cambiare il destino di un individuo e, forse, del mondo intero.

      Renga Gianmarco Liceo Scientifico Statale Galileo Galilei ( Perugia, Umbria )

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Katalin Karikó è un nome che fino a pochi anni fa era sconosciuto ai più, ma il suo lavoro ha cambiato radicalmente il corso della medicina moderna. “Nonostante tutto – La mia vita nella scienza” è la sua autobiografia, un'opera che racconta il percorso di una scienziata straordinaria, e rappresenta il modo con cui determinazione, passione e duro lavoro vincono sempre anche contro le ingiustizie.
Karikó è nata nel 1955 a Szolnok in Ungheria, un Paese in cui le opportunità erano limitate e il rigore accademico era una sfida continua. Fin da piccola dimostra un forte interesse per la scienza, che la porterà a intraprendere un cammino accademico di successo e di vittorie. Karikó descrive le difficoltà economiche della sua famiglia e la sua infinita attrazione per la scienza. Per questi motivi si trasferisce negli Stati Uniti negli anni ’80, portando con sé solo pochi dollari nascosti nell’orsacchiotto di sua figlia. Questo dettaglio rappresenta il sacrificio e la determinazione che hanno segnato la sua carriera. Una volta arrivata in America, però, non ha trovato subito dei miglioramenti rispetto all’Ungheria. Karikó ha dovuto affrontare la competizione feroce e la mancanza di fondi per la ricerca. Per anni lavora senza ottenere riconoscimenti, arrivando persino a essere declassata nel suo ruolo universitario. Ma nonostante le avversità, non smette mai di credere nel potenziale dell’RNA messaggero.
Karikó spiega in modo chiaro e accessibile le difficoltà che ha incontrato nel rendere stabile l’RNA messaggero per un utilizzo terapeutico, un problema che ha risolto modificando una delle basi azotate dell’mRNA per evitare la reazione immunitaria del corpo. L’incontro con Drew Weissman, il collega con cui ha sviluppato la tecnologia alla base dei vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna contro il COVID-19, segna il punto di svolta nella sua carriera. Dopo anni di ostacoli, finalmente il valore della sua ricerca viene riconosciuto. Il libro trasmette con intensità l’emozione del momento in cui il suo lavoro, a lungo ignorato, diventa improvvisamente fondamentale per la salute globale. Il culmine del suo successo arriva nel 2023, quando riceve il Premio Nobel per la Medicina.
Il suo racconto è una testimonianza di come la scienza non sia solo un insieme di formule e teorie, ma anche un viaggio fatto di difficoltà, rifiuti e incredibili soddisfazioni. Il libro mi è piaciuto molto non solo perché si rivolge agli appassionati di scienza, ma a chiunque abbia mai dovuto lottare per realizzare un sogno, invita a non arrendersi nonostante le difficoltà e sottolinea l’importanza della ricerca scientifica per il progresso dell’umanità. Questa storia mi ha insegnato che bisogna credere nei propri sogni anche quando il mondo li respinge. Questo è un manifesto sulla resilienza e sul valore della conoscenza. Katalin Karikó ci mostra che il progresso non è mai immediato, che le scoperte rivoluzionarie nascono dall’insistenza e dalla capacità di credere nelle proprie idee anche quando nessun altro lo fa. Un libro consigliato a chiunque voglia comprendere il dietro le quinte della scienza moderna e, soprattutto, il prezzo da pagare per cambiare il mondo.

      Bergamini Maddalena Liceo Statale Galileo Galilei ( Dolo, Veneto )

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"Nonostante tutto: La mia vita nella scienza”, è un libro autobiografico scritto dalla biochimica ungherese Katalin Karikò  con l’aiuto di Ali Benjamin. Racconta la vita dinamica della donna, colei che nel 2023 vinse il Premio Nobel per la Chimica grazie a un’ingegnosa e brillante intuizione: secondo Karikò, infatti, l’RNA messaggero all’interno delle cellule animali poteva essere utilizzato per trasformare queste ultime in piccole fabbriche che producessero medicinali contro il "coronavirus", una scoperta che si rivelò importantissima nel 2020, poiché contribuì alla produzione dei vaccini contro il Covid-19, che salvarono la vita di molte persone. L’arrivo al Nobel, però, non fu facile per Karikó. Essendo donna e immigrata, dovette affrontare difficoltà sociali ed economiche, oltre a combattere contro gli stereotipi della nostra società. Nata in un’Ungheria comunista, in una famiglia povera, Katalin riuscì a completare gli studi nonostante le risorse limitate, inseguita da un sogno che, inizialmente poco chiaro, la portò fino negli Stati Uniti. Lì, purtroppo, incontrò ostilità sia nei confronti della sua presenza, in quanto donna in un ambiente prevalentemente maschile, sia nei confronti del suo sogno. Molti le suggerivano di fermarsi e poche erano le risorse economiche per andare avanti. Come raccontato dalla scienziata, finanziarsi gli studi per realizzare il suo sogno non fu affatto facile. Tuttavia, grazie alla sua determinazione, praticità e intelligenza, riuscì a superare numerosi sacrifici e a raggiungere il suo obiettivo; come dice lei stessa:”...le scuse le usi solo se non ti va di fare una cosa. Se la vuoi fare veramente, un modo lo trovi sempre.” Nonostante le difficoltà, Katalin Karikò non si arrese, mantenendo una forte determinazione e desiderio di modernizzare e trasformare la medicina. Scritto con semplicità ma molto elaborato, il libro risulta avere un linguaggio efficace, che incita il lettore ad appassionarsi alla lettura del libro e a voler scoprire di più sull’autrice. Chi legge il libro, infatti, si immedesima nella storia, poiché il linguaggio utilizzato usa formule linguistiche e pensieri simili a quelli di chiunque. Dalla copertina vediamo Karikò rappresentata come una donna qualunque, semplice e ordinaria; ciò che la distingue, però, sono il suo animo, il suo carattere forte e determinato, la sua mente acuta e intelligente, Tutto ciò ci stupisce, vedendo in copertina una signora dall’aspetto così normale e materno, ma che ha fatto qualcosa di  straordinario.

Leggendo il libro, ho riscoperto le diverse dinamiche e tematiche di cui solitamente ci dimentichiamo: là fuori, oltrepassate le nostre mura di casa, vicine o lontane ci sono persone, persone con dei sogni, con delle menti geniali che si trovano in situazioni di difficoltà e che non possono permettersi il lusso di studiare in scuole prestigiose; persone che non sono nate libere di volare nel cielo, ma sono limitate a dover restare a terra. Certe persone non nascono con le ali, ma devono impegnarsi a costruirle per volare, e Katalin Karikò è stata una di queste.

      Brieda Greta Liceo Statale Galileo Galilei ( Dolo, Veneto )

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Recensione “nonostante tutto, la mia vita nella scienza “ di Katalin Kariko.

“Nonostante tutto, la mia vita nella scienza” è l’autobiografia di Katalin Karikó, una scienziata ungherese che svolse delle ricerche sull’RNA messaggero fondamentali nello sviluppo dei vaccini contro il COVID-19. Karikó racconta la sua vita fra difficoltà, sfide e trionfi, dando testimonianza della sua determinazione e del raggiungimento del suo grande desiderio che sembrava irrealizzabile.
Il libro inizia con il racconto della sua infanzia, che l’ha vista crescere in un piccolo paese in Ungheria. Karikó è sempre stata interessata alla scienza e la sua passione per la biologia l’ha spinta a studiare materie scientifiche che, all’epoca, non offrivano molte opportunità alle donne. Ecco allora una delle tematiche centrali del libro: la forza e la determinazione che l’autrice ha sempre dimostrato nella sua carriera.
Ciò che è più sottolineato nel suo libro è il fatto che nessuno credeva in lei. La sua teoria dell’uso dell’RNA messaggero per la medicina veniva ignorata, criticata e respinta dai colleghi, che non riuscivano a vedere del potenziale nella sua ricerca. Tuttavia, la sua passione per la scienza e il suo impegno, che alla fine hanno portato a risultati spettacolari e alla realizzazione del vaccino Pfizer-BioNTech contro il COVID-19, sono la dimostrazione che a volte le scoperte possono anche nascere da persone “meno significative” e non solo da grandi centri di studio.
Il libro è anche un racconto della vita personale della donna: Karikó racconta della sua famiglia, della sua decisione di emigrare negli Stati Uniti per continuare la sua carriera, e del supporto che ha ricevuto dal marito e dalla figlia, e proprio questo ci fa sentire più “vicini” alla storia che leggiamo.
La scrittura di Karikó è molto chiara, ma anche profonda. Anche se la tematica affrontata è complessa, l’autrice riesce a spiegare concetti complicati in un modo a tutti comprensibile. Questo è un aspetto che trovo particolarmente apprezzabile: Karikó è capace di rendere il suo racconto interessante e coinvolgente anche per chi non ha familiarità con la biologia molecolare.
Uno degli aspetti che mi ha colpito di più è la riflessione di Karikó sul significato della scienza e del suo lavoro. Per lei la ricerca non è solo un percorso intellettuale, ma un’opportunità di migliorare la vita delle persone. Non è solo una professione, ma una missione.
La storia di Karikó mostra quanto una persona possa fare la differenza e ispirare chiunque creda nel potere della scienza per migliorare la vita delle persone. Un esempio di come perseveranza e passione possano portare a successi che sembrano impossibili.
Leggere questo libro mi ha fatto riflettere su quanto sia importante non arrendersi mai, anche quando tutto sembra andare storto. Karikó ha dimostrato che, con determinazione e passione, si possono raggiungere risultati straordinari, anche quando nessuno ci crede. Mi ha fatto pensare a come spesso, nelle cose che vogliamo fare, ci siano ostacoli e difficoltà, ma, se crediamo veramente in ciò che facciamo, possiamo cambiare le cose. Questa storia mi ha dato speranza, perché mi ha insegnato che non importa quanto il cammino sia difficile: se ci mettiamo il cuore, possiamo fare la differenza.

      Padoan Alice Liceo Duca Degli Abruzzi ( Treviso, Veneto )

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mRNA: la ricerca di una vita

NONOSTANTE TUTTO: LA MIA VITA NELLA SCIENZA è come l’autrice, Katalin Karikó, ha deciso di definire la sua autobiografia. Penso che questo titolo riassuma perfettamente la vita, spesso difficile ma anche gratificante, di questa biochimica ungherese premio Nobel per la medicina. La sua infanzia fu messa a dura prova dal regime comunista instauratosi in Ungheria, ma ciò non le impedì di andare a scuola e imparare cose nuove ogni giorno. Ancora giovane aveva capito che, se qualcosa non andava come sperato, non bisogna dare la colpa a qualcun altro, ma concentrarsi su ciò che si poteva fare per rimediare e impegnarsi a realizzarlo; come diceva nel suo libro preferito THE STRESS OF LIFE: “Non dare colpe. Concentrati su ciò che è in tuo potere”. Finiti i suoi studi di biologia in Ungheria, dopo mille difficoltà decise di trasferirsi con la famiglia in America e proseguire lì le sue ricerche con l’mRNA. Qui lavorò notte e giorno, a volte in condizioni poco adeguate per le sue analisi e spesso in contrasto con i suoi superiori; ma nonostante questi ostacoli, nonostante fosse una donna in un campo prevalentemente maschile, nonostante abbia dovuto ricominciare la propria vita varie volte, nonostante in pochi abbiano davvero creduto in lei e nelle sue ricerche, nonostante tutto, è riuscita a fare enormi scoperte, fino a creare in pochissimo tempo un vaccino contro il COVID-19, reso possibile solo grazie ai suoi studi sull’mRNA. L’autrice voleva utilizzare l’RNA messaggero per far generare alle cellule un certo tipo di proteina, con l’obbiettivo di prevenire e/o curare delle malattie.
Di questo libro mi è piaciuto molto l’epilogo. “Non fermatevi” dice. Non fermarsi, perché se mai un giorno si decide di mollare tutto, il mondo continuerebbe a girare e nessuno se ne accorgerebbe, ma se si crede in ciò che si sta facendo e lo si coltiva, probabilmente un giorno si riuscirà a fare la differenza nel mondo.
Colpisce la sua incredibile tenacia di fronte agli ostacoli che le si sono presentati e i sacrifici cha ha dovuto sostenere per poter seguire il suo sogno, ma soprattutto la sua incredibile curiosità nell’apprendere sempre nuove nozioni, legate al suo smisurato amore per la scienza.
Il testo è scorrevole e presenta un registro medio quando vengono narrati i vari avvenimenti, e specialistico quando si descrivono le varie ricerche. Molti sono gli esempi dell’autrice in merito alla materia trattata, che però ha saputo spiegare in modo conciso senza tediare il lettore; anche se per riuscire a comprendere pienamente ciò di cui si parla, sono essenziali fondamenti di base della biologia.
Detto ciò, il libro non ha solo un valore scientifico, ma trasmette anche la forza che un individuo può dare quando crede in qualcosa, e ciò lo si evince già dalle primissime pagine; perciò lo consiglio a chiunque insegua un proprio sogno e lotta contro tutto e contro tutti per realizzarlo.

      Tieri Mario Liceo Scientifico Giuseppe Berto ( Mogliano Veneto, Veneto )

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Sarà impossibile dimenticare ciò che avvenne quasi sei anni fa.
Le strade chete, deserte e spoglie, decorate da quei coloratissimi cartelloni che recitano “andrà tutto bene” , una fragile illusione che nasconde l’ansia e la paura che alberga nella coscienza di tutti; il Covid distruggerà l’economia mondiale? quanti morti porterà con sé? per quanto tempo ancora durerà la segregazione? La risposta a questi interrogativi porta il nome di Katalin Karikò, scienziata ungherese a cui si deve la scoperta dei vaccini a mRna.
Un grande traguardo scientifico che però porta sulle spalle l’ardua vita di una donna che, emigrata dall’Ungheria verso gli Stati Uniti, conduce i propri esperimenti con determinazione e resilienza remando contro il pregiudizio, lo scetticismo e la logica del guadagno che serpeggia negli istituti di ricerca americani. Il tutto condito da teneri spaccati di vita quotidiana e retroscena sulle umili origini di Katilin, sapientemente descritti dall’autrice Benjamin Ali.
In realtà la scoperta del vaccino non risulta essere l’argomento centrale del racconto.
Ad esso vengono infatti dedicate relativamente poche pagine sul finale, mentre sono le radici e i sacrifici di Katilin a divenire i veri protagonisti della storia; dettaglio che, a costo di rendere la narrazione molto faticosa e statica, risulta fondamentale per cogliere la profondità e il significato del grande obiettivo della scienziata.
Non c’è da stupirsi se per l’interezza del racconto la metafora “Voi siete il seme” riecheggia incessantemente, sottolineando l’importanza della propria formazione e del proprio trascorso, che ha forgiato il carattere della scienziata e l’hanno portata a coronare il proprio sogno, quasi volendo richiamare la celebre espressione di Steve Jobs “Connect the dots” .
Tutte le tappe della scoperta vengono inoltre descritte in maniera chiara ed efficace, rendendo anche le nozioni tecniche più avanzate comprensibili a tutti, inserendo all’occorrenza anche prospetti grafici, permettendo di immergersi completamente nel lavoro della scienziata allontanandosi così dalla semplice analisi didascalica delle vicende, mettendo in comunicazione l’autrice anche con i lettori meno avvezzi al gergo scientifico.
È tuttavia lo spaccato sul mondo accademico "asservito" al capitalismo a colpire maggiormente: non bisogna dimenticare che i progetti di Katilin sono stati rivalutati nel momento in cui tutti i fondi di ricerca erano finalizzati al trovare una cura efficace per il Covid. È lecito domandarsi quanti progetti non abbiano avuto la stessa fortuna, o quanti altri legati ad ambiti diversi abbiano ricevuto lo stesso trattamento.
Proprio nella descrizione di un mondo accademico poco lungimirante ed estremamente attento al denaro, questo libro assume un valore di guida e di monito: mette in risalto il grande potere della curiosità senza cadere in banali cavilli morali, ammettendo anche le difficoltà di un approccio libero da ogni logica di mercato, ma dimostrandone la validità in maniera eclatante.