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Vincitori Premio Asimov Edizione VIII 2022 - 2023









Serendipità – l'inatteso nella scienza


      De Sanctis Mariateresa Istituto Omnicomprensivo " B.spaventa " ( Città Sant' Angelo, Abruzzo )

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“Serendipità- l’inatteso nella scienza “ è il libro scritto da Telmo Pievani , edito da Raffaello Cortina Editore e pubblicato nel 2021 . Nelle 254 pagine che lo compongono , il saggio, approfondisce un concetto tanto enigmatico quanto avvincente . Si tratta , come suggerisce il titolo , della serendipità, un termine eufonico , caratterizzato da una espressività delicata e graziosa ma, al tempo stesso, di un timbro esotico e bizzarro . Indica la capacità di fare scoperte , interpretando correttamente un fenomeno imprevisto cui ci si imbatte, quando si sta cercando altro. Definita in principio come sagacia accidentale , in realtà , con la sorte , condivide poco . Piuttosto , è il frutto di una una ricca combinazione che vede l'intreccio di : familiarità intuitiva con il campo di indagine , esperienza , improvvisazione , abilità nel trarre giovamento da avvenimenti non previsti, arte indiziaria e intelligenza abduttiva . Pievani ricostruisce la genesi della parola , partendo dalla Persia con la novella dedicata ai Tre Principi di Serendippo fino a giungere in Inghilterra, dove, il letterato e collezionista Horace Walpole,nelle sue lettere , conia l’espressione come la conosciamo oggi . Oltre ad approfondire l’originale storia della serendipità, fornisce esempi concreti di scoperte scientifiche che ne sono dense e hanno rivoluzionato l’umanità , spaziando dalla penicillina ai vaccini passando per i raggi X di Roentgen. Lo stile narrativo adottato è ammirevole e si evince la meticolosa ricerca che vi è dietro la stesura dell’opera . Sofisticati riferimenti storici e particolari curiosi la ingioiellano . La precisione e la ricchezza dei dati , non costituiscono un fardello tedioso per chi legge, bensì , permettono una maggiore comprensione dell’argomento. Il linguaggio non appare astruso , ma piacevole. Il saggio offre riflessioni stimolanti in molte aree del sapere, con una terminologia comprensibile e una costruzione sintattica fluida. Anche quando ci si sofferma sulle parti tecnico- scientifiche , mostra chiarezza nell’esposizione e consente una comprensione pressoché veloce , con poca necessità di rilettura . È interessante come emerga una visione innovativa del fare scienza : essa non è una mera esecuzione di protocolli e compiti che prosegue dritta e senza problemi sul binario della risoluzione , ma percorre altre strade e conduce , nell’ottica di una miscela di più fattori , a qualcosa di meraviglioso e inatteso . Soprattutto, per chi siede ancora sui banchi di scuola, “Serendipità -l’inatteso nella scienza” , si rivela prezioso perché , mostra il lato affascinante della disciplina, che va oltre le formule impresse sulle lavagne o le definizioni dei libri . È anche un insegnamento di vita . Fa capire che le cose arrivano a noi inaspettatamente, conducendo a grandi trasformazioni, soprattutto se sappiamo porci nei confronti della realtà e della natura delle cose , coltivando lo spirito di ricerca , senza rischiare di rimanere , pedantemente ingabbiati, in schemi fissi e irremovibili , o ancora sulle nostre convinzioni , aprendo noi stessi al cambiamento, provando curiosità e desiderio di esplorare . Solo così riusciamo , a crescere e a fare scoperte che migliorano la nostra esistenza . È un libro ottimo, che merita davvero di occupare un posto speciale nella libreria di ognuno !

      Sarricchio Luigi Liceo Classico " Quinto Orazio Flacco " ( Potenza, Basilicata )

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La serendipità è un concetto che non tutti conosceranno, ma che nella sua rarità rappresenta qualcosa di profondamente interessante. Si tratta di un processo mediante il quale si riesce a trovare qualcosa che non si stava cercando; forse si stava indagando altro, forse non si indagava affatto, ma ci si imbatte in una novità, che potrebbe essere scambiata per un errore di calcolo, che non dovrebbe esistere. Molti decideranno di far finta di nulla, di procedere come se niente fosse. Ebbene è proprio da questi fortuiti incidenti che, se posti davanti alle persone giuste, alle «menti preparate» (Pasteur) che con la loro curiosità e la loro sagacia decidono di entrare nel vivo di quella bizzarra novità, si sarà in grado di trovare qualcosa di assolutamente rivoluzionario e di «dirottare il treno della conoscenza su un binario inaspettato, totalmente nuovo».
Telmo Pievani va a snocciolare questo tema con grande minuziosità, partendo dalle origini di questa parola, nata tramite un fortuito fraintendimento, e dai primi esempi di serendipità nella storia letteraria, fino a svelare come dietro le invenzioni più semplici come il Post-it, o quelle più complesse come la chemioterapia o la penicillina, vi sia la serendipità. Porta per mano il lettore alla scoperta di questo strano fenomeno, di come per certi versi sia qualcosa di necessario per la scoperta. Ci dice, anzi, che per scoprire qualcosa dovremmo, paradossalmente, aspettarci l’inatteso, o, quantomeno, essere xenofili, amare lo strano, le deviazioni, le eccezioni. É per questo che, secondo l’autore, nell’ambito della ricerca i limiti entro cui operare dovrebbero essere sempre molto ampi, per dare la possibilità al caso di fare la sua parte e agli scienziate di non sottovalutarne i segni e lasciare che la loro libertà curiosa possa dare i suoi frutti.
Penso che il libro possa essere diviso in parti più riflessive e teoriche e altre parti più pratiche con gli esempi più diversi. Il tema cardine del libro è sicuramente interessante, così come molte osservazioni e curiosità. Ho apprezzato molto la riflessione nel capitolo quattro, che insieme al tre ho gradito particolarmente, che fa riferimento all’avanzamento tecnologico e al modo in cui Internet si stia prepotentemente inserendo nella nostra quotidianità più che mai; soprattutto di come questo rappresenti un grande pericolo per la scoperta serendipitosa. Il nostro è ormai un mondo in cui tutto ciò che vogliamo conoscere si trova a portata di un click, con una precisione perfetta, sempre fastidiosamente puntuale. Questo algoritmo, sebbene abbia enormemente semplificato la nostra esistenza, sta rendendo sempre più difficile trovare qualcosa che non si stava cercando, addirittura precedendo le nostre mosse e suggerendoci connessioni probabili. Perché la serendipità nasce nell’errore, nel fallimento, che è solo il modo della natura di mostrarci percorsi alternativi per raggiungere mete inaspettate.
Devo dire che l’aspetto che più ho apprezzato è proprio quello “pratico” del libro, nel quale il testo è in grado di travolgere il lettore con una raffica giocosa, varia e inattesa di esempi e storie interessanti che mi hanno colpito e divertito molto; talvolta, invece ho trovato le osservazioni dell’autore ridondanti o un po’ noiose.
Se non altro il libro rimane appassionante e mi ha dato la possibilità di vedere il fallimento e l'errore con occhi diversi.

      Assisi Giorgio Liceo Scientifico Statale " G. Berto " ( Vibo Valentia, Calabria )

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RECENSIONE
“SERENDIPITÀ : LA SCIENZA DELL’INATTESO” – TELMO PIEVANI


Incantevole viaggio alla scoperta di alcune delle più importanti conquiste scientifiche e innovazioni che hanno segnato la storia del progresso umano: da Archimede alla penicillina di Alexander Fleming, dalla radiazione cosmica di fondo ai raggi x e molto altro ancora . E tutto questo facendo emergere un elemento comune a tali scoperte : la serendipità. Termine coniato nel XVIII secolo da un intellettuale inglese, Horace Walpore, che, ispirato da una raccolta di novelle orientali e spinto dalla sua passione per i neologismi, sarà l’artefice di una rivoluzione culturale indotta dalla serendipità, parola che, una volta riemersa nel 1800-1900, è entrata in molti discorsi, venendo utilizzata in maniera sempre più considerevole e ampia. Ma che cos’è la serendipità? È un termine difficile da definire; difatti lo stesso coniatore affermerà in una lettera, indirizzata all’amico Horace Mann, “ la capirai ( la serendipità ) meglio per derivazione che per definizione”. Il fatto certamente più esilarante ed iconico risulterà essere il fraintendimento che Walpore commetterà nel citare esempi ( a parer suo ) di serendipità, che poco hanno a che vedere con la sua accezione più autentica, ovvero quella che l’autore definisce serendipità in senso forte : “quando propriamente scopriamo qualcosa di importante e prezioso mentre cerchiamo tutt’altro”.
Facendo ricorso a elementi storici, letterari, filosofici intrinsechi della cultura orientale in primo luogo, e occidentale, il lettore viene piacevolmente coinvolto nell’evoluzione subìta dal termine nel corso dei secoli . Le società delle diverse epoche si esprimeranno sulla questione mediante dibattiti e differenti interpretazioni che favoriranno le diverse accezioni del termine, i diffusi fraintendimenti e ambiguità e le discussioni sul ruolo del “caso” nelle scoperte scientifiche . Questo viaggio attraverso la storia della parola serendipità sembrerà indurre nel lettore un senso di disorientamento e di apparente incomprensione. Tuttavia , così come Socrate induceva i suoi interlocutori, confutando le tesi proposte, in uno stato di dubbio ( o aporia ) e , successivamente , con essi si inoltrava in una via di ricerca finalizzata alla scoperta della verità, così Pievani intraprende con il lettore un percorso volto a smentire i falsi esempi di serendipità nel contesto scientifico e ad avvalorare le scoperte realmente “serendipitose”. Personalmente, ritengo che la ripetitività compiuta dall’autore nel descrivere i diversi concetti non vada a rallentare la lettura del saggio , anzi , permette al lettore di metabolizzare meglio i concetti esposti. In conclusione , Pievani , come Socrate, vuole fare raggiungere al lettore una consapevolezza essenziale per favorire la serendipità : “ sapere di non sapere” . Questa è l’ignoranza socratica, nonché, come afferma l’autore , la sola forma di ignoranza realmente positiva ; la sola che deve essere realmente coltivata per contribuire al progresso scientifico .

      Maggio Asia Istituto D' Istruzione Superiore " Valentini-majorana " Di Castrolibero ( Cosenza, Calabria )

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“Serendipità, l’inatteso della scienza” è un libro di Telmo Pievani pubblicato nel novembre del 2021 da Raffaello Cortina Editore, dalla lunghezza di 254 pagine e di euro 15, di divulgazione scientifica.
Il libro aiuta a scoprire, attraverso dei racconti, il ruolo della serendipità nella scienza e, quindi, l’esperienza di manifestare e interpretare un fenomeno avvenuto in maniera totalmente accidentale nel corso di una ricerca scientifica altra ed esterna al campo d’indagine della scoperta.
Nel corso della storia è capitato svariate volte di inciampare in una nuova rivelazione mentre si era intenti a cercare tutt’altro e cosi gli scienziati hanno scoperto l’inatteso in modo casuale, rintracciando eventi assolutamente eccezionali.
In questo libro si ripercorrono cosi, passo dopo passo, degli eventi storici, mitologici o scientifici che hanno caratterizzato la nascita del termine “Serendipità”, escludendo il concetto di fortuna e parlando attraverso un’attenta analisi logica dei vari avvenimenti scientifici.
Ogni episodio cela dietro di esso arguzia, ricerca, ragionamento, casistica, spirito di osservazione e curiosità accresciuta molto spesso da una fervida immaginazione, stupendo i lettori con vari aneddoti che insegnano che la realtà è molto più complessa di quanto possiamo immaginare. Tutto quello che succede attorno a noi, sembra accadere per caso, invece una serie di eventi, indipendenti, che si combinano in soluzioni accidentali, finiscono per creare nuove sfaccettature della realtà. Nonostante ciò questo ci comunica che in realtà dietro la fatalità si nasconde sempre la logica.
Il significato denotativo riguarda tutti quegli aspetti oggettivi che nel corso della storia hanno caratterizzato la narrazione. Questi vi si rintracciano, nel linguaggio di tipo scientifico e nei personaggi, diversi nei tanti episodi e uguali per dinamicità e approccio, che ci presentano le varie vicende tramite episodi caratterizzanti la loro epoca.
Proprio quest’ultima, infatti, riguarda l’ambientazione con il quale l’autore ha deciso di descriverci le diverse storie, scegliendo come modus operandi quello di una linea temporale che non per forza deve seguire un ordine cronologico ma che basta a delineare ogni faccenda in un determinato periodo storico.
E’ questo uno degli aspetti affascinanti perché attraverso ogni racconto si ripercorrono anche tutti quelle linee temporali che caratterizzano questo libro e che rappresentano un tuffo in ogni epoca, alla scoperta dei miti e delle leggende, che nascondevano grandi e inattese scoperte.
Il narratore è onnisciente e ha un punto di vista illimitato, usato dall’autore per trattare i temi della filosofia della scienza, della divulgazione scientifica, della storia della scienza e della storia delle idee.
Questo libro insegna cos’è la serendipità delineando anche tutti quei fattori che la incrementano come la leggerezza di spirito, la curiosità e una mente aperta. Per questo io ne consiglio vivamente la lettura a tutte quante quelle persone che hanno voglia di indagare la propria realtà, riscoprire la fisica e rintracciare ciò che lungo il cammino è stato tralasciato.
E con questo riprendo una frase in cui ho rintracciato il vero senso del libro: “il tema è il piacere della libera investigazione: affrontare le incertezze del mondo e provare a interpretarle, risalendo da indizi apparentemente trascurabili a realtà nascoste non immediatamente esperibili con i sensi”.

      Tramontana Ilaria Liceo Scientifico Filolao Crotone ( Crotone, Calabria )

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Il libro è un viaggio alla scoperta del significato della parola Serendipità. L’autore suscita abilmente curiosità già attraverso il sottotitolo “L’inatteso nella scienza”, prendendo il lettore premurosamente per mano e accompagnandolo nell’esplorazione della tematica trattata, vale a dire il ruolo della serendipità nella scienza. Prima di entrare nel vivo della trattazione del tema e della classificazione delle varie tipologie di serendipità esistenti, Pievani propone nel testo un excursus storico sull’etimologia della parola, sul suo significato originario e su quelli che ha assunto nel corso dei secoli, presenta esempi concreti di come la serendipità abbia avuto un ruolo da protagonista durante alcune rivoluzionarie scoperte scientifiche.
Utilizzando uno stile chiaro e un linguaggio comprensibile che, comunque, denota la sapiente conoscenza della tematica analizzata, si sofferma su esempi concreti che mettono in evidenza il ruolo della fortuna nella scoperta scientifica. Ma la serendipità non è solo questo. È la capacità di dare una nuova interpretazione a quello che si presenta in maniera inaspettata, una lettura con occhi diversi ma competenti di un fenomeno naturale che si sta indagando o con cui si viene fortuitamente in contatto. Si deduce che la serendipità sia una soluzione casuale a un problema specifico grazie all’utilizzo creativo sia delle proprie conoscenze sia dei mezzi a propria disposizione sia del proprio intuito.
Il libro spiega in modo semplice ma originale che molto spesso è proprio lo scompaginamento dell’ordine naturale delle cose a darci la possibilità di stupirci e di scoprire l’inatteso, quello che è inaspettato ma che ci dà la possibilità di vedere le questioni da altri punti di vista e di arrivare alle scoperte più sconvolgenti. La natura sembra fornirci una visione distorta di un fenomeno che lo scienziato ha sotto gli occhi ma, proprio perché visibile attraverso un sistema di specchi deformanti, ha bisogno della giusta dose di preparazione scientifica e di fortuna per arrivare alla corretta interpretazione e alla condivisione con l’intera comunità scientifica per rendere quella scoperta insperata una conquista dell’umanità.
Il tema è trattato in modo interessante, chiaro e diretto ma a volte sembra ridursi a un elenco poco omogeneo di una serie di scoperte; questo spezza la narrazione perché ogni parte sembra non avere attinenza con l’altra se non fosse per la ripetizione continua del termine serendipità che riporta alla centralità del tema trattato.
Complessivamente, sulla base di queste valutazioni, mi sento di assegnare 7 come voto. Sicuramente ne consiglierei la lettura a chi ha una grande curiosità e cerca di trovare una risposta a tutte le cose, a chi, per dirla in maniera filosofica, sa di non sapere e proprio per questo ha l’ambizione di aggiungere pezzi sempre più numerosi all’enorme puzzle della conoscenza. Sarà proprio la serendipità a far scoprire come un risultato inatteso sia la più grande manifestazione della grandezza della natura e dei suoi meccanismi misteriosi, tutti ancora da rivelare.

      Belardo Flavia Iis Liceale " Quinto Orazio Flacco " ( Portici, Campania )

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La scienza è fatta di teorie e scoperte, di ipotesi e conferme.
Quante cose sono state scoperte fino ad oggi!
La strada per arrivare ad una conclusione fattibile, che poi diventerà un fatto certo, però, non è affatto facile.
E certe volte non si scopre neanche ciò che si stava cercando.
Detto così può sembrare strano, eppure è proprio quello che succede. È di questo che parla Telmo Pievani, filosofo specializzato in evoluzione e biologia: della serendipità.
Con questo termine non si intendono coincidenze e casi fortuiti, o almeno non solo: la serendipità è il risultato della fusione di sagacia, curiosità, capacità di cogliere le occasioni al volo e sì, anche un po’ di fortuna.
Accade, ed è accaduto in passato, più spesso di quanto immaginiamo; sulla scia di questo pensiero si struttura l’opera di Telmo Pievani, Serendipità: L’inatteso nella scienza.
Il titolo dice già molto su questo libro, facendo capire quanto la scoperta scientifica non sia un processo meccanico, ma anzi, che nel mondo ci sono più cose a noi sconosciute di quelle che conosciamo e che queste scoperte erano tutt’altro che prevedibili. Pubblicato nel 2021, Serendipità ci permette di compiere un viaggio attraverso i secoli, partendo da semplici storie e racconti fino ad arrivare a scoperte importanti della storia dell’uomo, come i raggi x o penicillina; con un linguaggio semplice e facilmente comprensibile, Telmo Pievani spiega come molto di ciò che conosciamo sia frutto di serendipità e che anche personaggi che fanno da sempre parte dell'immaginario collettivo, come Sherlock Holmes, si ricolleghino ad essa.
In questo caso, ovviamente, non si tratta dello stesso tipo di serendipità che ha permesso la scoperta del forno a microonde, ma la capacità di osservare e di trarre conclusioni di questo personaggio è pur sempre legata al tema principale di quest’opera. Perché la serendipità non è un’esclusiva dell’ambito scientifico: una serendipità può accadere anche se andiamo al supermercato con l’intenzione di comprare il pane e alla fine ci rendiamo conto di aver bisogno anche del latte.
Naturalmente sono tipi diversi di serendipità, ma pur sempre di serendipità si tratta.
È questo il punto di forza del libro: il far capire che la scienza non sempre è esatta o perfetta; che non tutti i grandi studiosi fanno scoperte importanti, che, al contrario, spesso sono fatte da chi non è di quel determinato settore; che ci sono ancora tantissime cose che non conosciamo e che, forse, verranno scoperte in futuro grazie alla serendipità.
Chissà come o quando avverranno, queste scoperte: impossibile dirlo.
Sono tantissime le cose impossibili da definire o immaginare, eppure secoli fa lo erano anche i cellulari, per fare un esempio.
L'uomo non ha mai smesso di sperimentare e inventare, di creare quello che sembra incredibile e impossibile, quello che sa di non conoscere.
Ed, in fondo, è questo l'importante: essere consapevoli di non sapere.

      Granese Laura Iiss Rinaldo D' Aquino ( Montella (av), Campania )

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Telmo Pievani insegna Filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova. È direttore di Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione e collabora con il “Corriere della Sera”, le “Scienze” e “Micromega”. Nelle nostre edizioni ha curato Le trame dell'evoluzione (2002) e pubblicato La vita inaspettata (2011), Imperfezione (2019), Finitudine (2020), Serendipità (2021) e Il giro del mondo nell'Antropocene (2022).
CLASSIFICAZIONE: saggio divulgativo scientifico-filosofico
Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote. W. Szymborska, Disattenzione

Nel corso di sette capitoli, l’autore compie una puntuale analisi di carattere scientifico-filosofico riguardo al peculiare tema della “serendipità”. Egli aspira a dimostrare che la ricerca scientifica sia, in verità, molto di più dell’esercizio illuminato di una curiosità personale. L’evento accidentale in sé non assume significato, a meno che non catturi l’attenzione di qualcuno in grado di inserirlo in un contesto scientifico, sfruttandone le opportunità serendipitose e trasformandolo in ricerca deliberata perché, alla fine, solo “chi è provvisto d’ingegno, si acquista mezzo regno” (A. Klusran)!
Per Pievani, dunque, la scoperta scientifica non è mai frutto del solo caso perché, come tanti ci hanno insegnato, il piacere della libera investigazione è sempre supportato dal sapere indiziario, da anni di studio faticoso, dall’”abduzione” dell’esperto in grado di fare le dovute differenze, di intraprendere i percorsi avventurosi degli “esperimenti apportatori di luce” (F. Bacon).
Lo scienziato investiga, ricerca, studia gli indizi; che si tratti di Serendip, Zadig, Sherlock Holmes o Newton, partendo da un evento particolare egli dipana la maglia delle variabili e risolve l’enigma per esclusione. Spesso, nello scenario a posteriori della scoperta, si fatica a riconoscere la lunga applicazione e la facoltà singolare, appannaggio di pochi, di cavalcare le vie dell’incertezza.
Per rendere più chiaro il concetto di “serendipità”, l’autore analizza l’origine del termine attraverso un viaggio tra epoche e culture differenti: dall’eureka di Archimede alle novelle di Khusrau, dall’illuministico Zadig al giovane ricercatore Ohid Yaqub, in carica presso l’ European Reception Concil. Una figura rispolverata e rivalutata in modo “serendipitoso” è quella di Horace Walpole, cultore di bizzarrie, noto alla storia come “letterato modesto”. Egli, infatti, rappresenta lo snodo della trattazione poiché, interpretando in modo originale e non moralistico le favole orientali dei principi di Serendippo, coniò il termine “serendipity”. Il principale obiettivo dell’opera è quello di andare oltre la classica aneddotica delle scoperte fortunose e casuali, che si snoda dai raggi x alla penicillina e persino al forno a microonde, per svelare la vera natura del processo conoscitivo che conduce, attraverso percorsi non sempre programmati, alla scoperta scientifica. Con uno stile chiaro e scorrevole, a tratti narrativo, un lessico tecnico e specifico ma anche molto evocativo, l’autore dipana una trattazione filosofica che appassiona ed intriga; prende per mano il lettore e lo coinvolge nel gioco complesso e caleidoscopico della ricerca e della scoperta, un gioco antico quanto l’uomo, un gioco noto “di regole ignote”.

      Sciarra Giovanna Liceo Statale Salvatore Pizzi ( Capua (ce), Campania )

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Quale ruolo ha giocato il caso nella scoperta della penicillina o nell’invenzione di un tessuto sintetico come il velcro?
Queste ed altre curiosità trovano risposta in un bel libro di Telmo Pievani, filosofo, e professore all’Università di Padova. Sto parlando di “Serendipità: L’inatteso nella scienza”. Per spiegare il concetto di serendipità occorre partire da una semplice domanda: quante volte vi è capitato di trovare qualcosa che non stavate concretamente cercando?
Pievani affronta il tema della serendipità nella scienza, offrendo molteplici esempi che hanno il pregio di essere semplici e di soddisfare allo stesso tempo la curiosità del lettore.
Il testo si apre con la storia dei tre principi di Sarandip, paragonati a odierni detective. Questi partono per un viaggio per conoscere il mondo e vivono numerose avventure dove mostrano le loro virtù abduttive, ossia la capacità di dedurre delle informazioni rilevanti a partire da un dato che si presenta in modo casuale alla loro attenzione.
Ecco allora due elementi importanti all’interno del concetto di serendipità: abduzione e caso. Tra questi due elementi ciò che definisce la forza o la debolezza della serendipità è però la casualità. Più l’inatteso è essenziale, più si parla di serendipità in senso forte. Meno l’inatteso è importante, meno la serendipità è presente.
Pievani ci fa comprendere come il progresso scientifico non sia affatto lineare e che i ragionamenti scientifici non sono solo delle catene di induzioni e di deduzioni. Il filosofo fornisce un’immagine della scienza molto diversa da quella che in genere viene data a scuola. Nella scienza il caso, la creatività e perfino la personalità degli scienziati sono fondamentali. Ecco allora perché ho trovato questa lettura coinvolgente. Pievani rompe una serie di luoghi comuni e ci aiuta a vedere con occhio diverso i reali meccanismi presenti nella scienza.
Per concludere voglio riportare un passaggio che riassume al meglio quanto ho appena detto: “Se là fuori esiste una realtà abbondante, una realtà traboccante di possibilità, senza vie maestre ma con molte strade percorribili, allora può essere esplorata in direzioni inaspettate, quelle direzioni che tutti gli altri non vedono in quel momento perché focalizzati su una realtà più piccola […]”.
Con le nostre domande e i nostri esperimenti interroghiamo una natura misteriosa e immensa. Che questa ci risponda in modo inatteso non deve sorprenderci. O meglio, il giusto modo di reagire di fronte all’inatteso è di saperlo accogliere, di lasciarsi stupire. Solo in questo modo la ricerca scientifica potrà progredire in nuove direzioni.

      Bertelli Lorenzo Liceo E. Fermi ( Bologna, Emilia Romagna )

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Recensione del libro “Serendipità. L’inatteso nella scienza”
(Telmo Pievani, Cortina, 2021)

Serendipità. L’inatteso nella scienza è un libro di saggistica pubblicato nel 2021 da Cortina editore. L’autore, Telmo Pievani, insegna Filosofia delle scienze biologiche presso l’Università di Padova. Ha pubblicato numerosi scritti che trattano di filosofia della scienza, di biologia e di evoluzionistica.
In questo libro Pievani affronta l’argomento della serendipità, spiegando innanzitutto il suo significato e mostrando in quali circostanze si è manifestata nella ricerca scientifica. Il significato della parola serendipità può essere interpretato con varie sfumature, ma la definizione più accreditata consiste nel fare una scoperta, generalmente nel campo della scienza, quando in realtà l’oggetto della ricerca era tutt’altro. Per estensione, a volte vengono definiti episodi di serendipità anche quelli in cui ciò che si scopre è effettivamente ciò che si stava cercando, ma le modalità con cui vi si giunge sono inaspettate e sorprendenti; l’autore definisce la prima tipologia serendipità “in senso forte” mentre la seconda “in senso debole”, e per entrambi i casi riporta un grande numero di esempi verificatisi nella ricerca scientifica in passato. Sulla base di queste informazioni si potrebbe pensare che la serendipità sia un fenomeno casuale e che quindi queste scoperte inaspettate siano avvenute semplicemente per un colpo di fortuna da parte dei ricercatori, ma questo non è esatto: ci sono delle condizioni in cui è più facile che si presenti questo fenomeno rispetto ad altre, in cui si può giungere a quella che Pievani chiama serendipità “mancata”, ossia quando chi conduce le ricerche non si accorge della potenziale nuova scoperta, spesso per una mancata predisposizione personale a cogliere i fenomeni inaspettati. Nella parte finale del libro l’autore prende in esame un fenomeno molto particolare che può rientrare nel campo della serendipità: una scoperta, nell’ambito della ricerca scientifica, che si rivela essere la soluzione ad un problema che l’essere umano si porrà solo successivamente.
L’autore riesce ad illustrare la sua tesi in modo chiaro ed efficace: l’etimologia e la nascita della parola serendipità sono spiegate in maniera molto dettagliata, così come le varie sfumature di significato che questo termine può assumere. La grande quantità di esempi (affiancati alle spiegazioni dell’autore) fornisce un ottimo strumento per la comprensione del fenomeno, oltre che una dimostrazione di quanto questo sia presente e determinante nella ricerca, anche in scoperte passate che oggi sono molto importanti. L’autore, infatti, non si limita a far comprendere ai lettori il significato della parola, ma evidenzia chiaramente anche l’importanza della serendipità.
Un messaggio molto importante che emerge dal testo, valido per chiunque sia coinvolto nella ricerca, è la necessità di avere sempre una mente aperta alle nuove idee, alle nuove scoperte, soprattutto a quelle inaspettate e innovative, senza fossilizzarsi sulle idee imposte dalla tradizione e allo stesso tempo senza concentrarsi troppo sull’obiettivo finale della ricerca, perché ci si potrebbe far sfuggire delle possibilità che sono invece fondamentali, come testimoniano i vari esempi nel passato.
Un libro dunque adatto a chi è interessato alla ricerca scientifica e alle storie di carattere scientifico. Lo stile del libro è prevalentemente narrativo, descrittivo e nel complesso poco tecnico.

      Calandrino Anna Liceo E. Fermi ( Bologna, Emilia Romagna )

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“Eureka!”, “ho trovato la soluzione”. Il caricaturale grido del genio archimedèo che spesso ci viene presentato per intrattenerci, può realmente scandire il significato simbolico del serendipitoso inatteso della scienza?
Telmo Pievani, evoluzionista e saggista, autore di Imperfezione(2019) e Finitudine(2020), ci presenta la serendipità come l’occasione fortuita e inattesa di fare scoperte importanti mentre si stava cercando tutt’altro. Essa ha milioni di sfaccettature e non è possibile definirla semplicemente elencando una serie di aneddoti, dalla scoperta della penicillina a quella dei raggi x, dal forno a microonde al vetro infrangibile. Tuttavia, il reale significato della serendipità nel corso dei secoli è stato travisato. Telmo Pievani incarna così la figura di un cocchiere che si appresta a tenere le redini di secoli di storie dell’idea serendipica e della tassonomia ad essa correlata. Si occupa di guidare con destrezza il carro verso la comprensione del concetto di serendipità, servendosi di un linguaggio chiaro e conciso. Il saggio prende così le fattezze ritmate di un cavallo al trotto, proponendoci una suddivisione in sette capitoli, ognuno dei quali presenta sottoparagrafi dal titolo coerente e rappresentativo, che nel complesso ne definiscono un lavoro ben strutturato e puntuale. La serendipità ci viene descritta in un certo senso come un’arte, poiché affiora sotto forma di ispirazione solo da menti preparate e da occhi allenati che non si lasciano sfuggire l’anomalia, ma, nutriti da curiosità, la approfondiscono meticolosamente, riuscendo talora ad afferrare al volo una scoperta inaspettata. Dirà infatti Medawar: “Chissà quanti grandi scoperte sono finite nel cestino!”. La scienza dell’inatteso ci parla di come funziona il metodo scientifico, e quindi della natura della mente umana, perché le scoperte serendipitose sono un amalgama intuitivo di casualità e sagacia, accidentalità ed esperienza. Inoltre, la bellezza della serendipità, non sta tanto nello svelare cose della realtà fisica che sappiamo di non sapere, quanto nel rivelare, a poco a poco (secondo il concetto dell’aletheia) cose che nemmeno sapevamo di non sapere. Lo scrittore realizza poi una critica interessante verso il cosmo digitale, che, secondo un algoritmo sempre più esperto e fastidioso uccide tutte le connessioni imprevedibili, proponendoci contenuti che presume ci piaceranno e sigillandoci in una bolla di conformismo dentro noi stessi, dalla quale è compito nostro evadere.
I temi trattati e gli aneddoti storici riportati sono efficaci al pieno intendimento del concetto di serendipità, Pievani infatti, utilizza una scrittura ripetitiva e ricorrente, che ritorna sugli stessi concetti dall’inizio alla fine del libro, tanto che il lettore, finito quest'ultimo, sarà sicuramente capace di spiegarne le fila concettuali ad un conoscente. Lo scrittore, con un linguaggio non sempre accattivante, riesce tuttavia a tenere incollato il lettore che vuole saperne sempre di più, dal momento che gli argomenti sviluppati offrono insegnamenti dai quali si può essere stimolati ad una successiva riflessione personale. E così, come una lampada targata Homo sapiens che inciampa nell’inatteso e illumina porzioni buie dell’ignoto, Telmo Pievani fa luce sulla mitica isola di Serendippo, da cui nacque tutto, e lo fa con grande maestria.

      Gilli Virginia Liceo Ludovico Ariosto ( Ferrara, Emilia Romagna )

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“Non so”, è un’affermazione che viene ponderata da Wisława Szymborska, poetessa polacca e vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 1996. Oggi mi trovo a doverla usare anche io, probabilmente non nello stesso contesto di una scrittrice da premio Nobel ma posso affermare che aiuta anche nelle piccole riflessioni come scrivere una relazione o ragionare su un problema di matematica.
Una riflessione che ha seguito la lettura di questo libro riguarda la situazione della ricerca in Italia. Mi trovo in accordo con l’autore nel pensare quanto sia importante riportare l’attenzione e quindi maggiori finanziamenti alla ricerca fine a se stessa, senza implicazioni pratiche, quella ricerca appunto che viene favorita dalla serendipità. All’inizio può sembrare una spesa inutile ma porta sicuramente molti frutti. Nel corso del libro, quindi andando indietro nel tempo, abbiamo visto come il non aver limiti prestabiliti, non aver ostacoli finanziari, non ridurre la ricerca ad un laboratorio o a rigidi concetti, abbia ugualmente portato alla scoperta di cose fondamentali con conseguente miglioramento delle condizioni di vita in ogni campo.
Chi fa nuove scoperte è “un nano sulle spalle di giganti” e come afferma l’autore: “a vedere un pizzico più lontano è stato il nano non il gigante”. Per giganti si intendono tutte le persone provenienti da varie parti del mondo che hanno conseguito ricerche in diversi campi, letterari, filosofici, scientifici. I nani partono da conoscenze già acquisite e attraverso la domanda “non so” continuano le loro ricerche.
Si sono scoperti concetti applicabili anche a cose oggettivamente parallele, si pensi ad un treno e al Martin pescatore, certo probabilmente questo non è un vero e proprio esempio di serendipità ma gli studi che ci sono dietro l’ingegneria lo sono di sicuro ed Eiji Nakatsu direttore generale del dipartimento di sviluppo tecnico dei cosiddetti treni "proiettile" del Giappone, famosi per i loro record di velocità e sicurezza, in questa storia assume il ruolo dei nostri ben conosciuti nani. E’ sicuramente partito dalla domanda “non so” per poter risolvere il problema di come ridurre il rumore provocato dal cambiamento della pressione dell’aria che emetteva il treno uscendo dai tunnel. Non si è arreso e la sua ricerca e passione l’hanno portato ad una soluzione molto arguta, modellando la locomotiva del treno nella forma del becco del volatile. Onestamente nel mio piccolo non so come abbia pensato di prendere spunto dalle strutture efficienti e quasi perfette che esistono in natura, serendipità?
La conoscenza umana ha a disposizione tantissime risorse che compongono un variegato numero di discipline tutte intrecciate tra loro; la ricerca, i progressi e le sconfitte che la caratterizzano permettono all’uomo di crescere. La ricerca sviluppata in un Paese è una vittoria per tutto il mondo.
Trovo molto articolato il saggio di Telmo Pievani e ammiro come l’autore tramite la ricerca minuziosa abbia trattato del termine serendipità fin dalla nascita della parola. Da Serendip, l’antico nome dello Sri Lanka, passando per la novella dei tre principi di Sarandib, per Walpole che coniò la sua prima definizione “serendipity” fino ai giorni nostri.
Serendipità, trovare qualcosa che non si stava cercando, qualcosa di inaspettato ma che apre la porta a nuove domande e a nuove curiosità sulla vita e sull’universo che ci circonda è un obiettivo che dobbiamo perseguire.

      Zanella Chiara Liceo Ludovico Ariosto ( Ferrara, Emilia Romagna )

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La scienza come la intendiamo oggi è la ragione per cui siamo in grado di comprendere tantissimi fenomeni che si manifestano in natura per mezzo di leggi fisiche e matematiche; nonostante non sempre siamo in grado di prevederli, comunque non siamo più allo stadio di immaginare che – per esempio – un terremoto o l’eruzione di un vulcano accadano come punizione da parte di un dio, e questo è grazie a secoli e secoli di scoperte, confutazioni e affermazioni che coloro che sono venuti prima di noi ci hanno lasciato in eredità, come per dire “noi siamo arrivati fin qui, ora tocca a voi portare avanti il genere umano nella sua evoluzione”.
Ma come si è fatto ad espandere così la nostra conoscenza, fino a quanto ne sappiamo oggi? È stato tutto frutto di ricerche che seguivano ragionamenti logici induttivi e deduttivi, come metodi cartesiani o galileiani? Certo, fior fior di scienziati, filosofi, matematici hanno dedicato gli studi di una vita a trovare ciò che cercavano (e non va di sicuro sminuito il loro lavoro, regredendo come forse stiamo iniziando a fare in certi ambiti) ma Telmo Pievani, con il suo libro "Serendipità, l’inatteso nella scienza" ci fornisce una nuova ottica per guardare al modo in cui si sono scoperte tante cose nel passato.
L’autore – filosofo, evoluzionista e professore di scienze biologiche nel dipartimento di Biologia dell’Università di Padova – elabora in questo saggio una fonte di innumerevoli spunti per riflettere su che cosa sia il fenomeno della serendipità, e su come questo faccia parte del processo di crescita del sapere umano: dall’inglese "serendipity", indica il fatto di trovare “qualcosa che non si stava cercando”, un susseguirsi di eventi fortunati e casuali combinati con le giuste dosi di intuito e lampi di genio, come partire per una strada pensando che porti in un posto e alla fine ritrovarsi da tutt’altra parte, però su una spiaggia paradisiaca di cui non ci si può proprio lamentare. Per citare gli U2, ancora non ho trovato quello che stavo cercando, ma in compenso potrei aver appena rivelato qualcosa di rivoluzionario.
All’interno del trattato si possono rintracciare sette macro-suddivisioni, dove troviamo, all’inizio di ciascuna, una citazione tratta da autori diversi, e che a loro volta sono composte da più paragrafi titolati, riguardanti tematiche ed esempi di avvenimenti serendipitosi nella storia; da evidenziare, inoltre, è la grande abilità di Pievani di rendere la lettura complessivamente molto scorrevole nonostante la complessità dei temi trattati, senza far apparire quello che è, a tutti gli effetti, un saggio di divulgazione scientifica noioso e adatto soltanto a grandi menti.
Il mio giudizio finale su questo libro, quindi, è molto positivo e lo ritengo da consigliare, perché si possa sempre essere consapevoli che non tutto è già stato scritto e stabilito, ma forse il segreto è proprio quello di “aspettarsi l’inaspettato”.

      Pessina Eva Luna Liceo Scientifico " Niccolò Copernico " ( Udine, Friuli-venezia-giulia )

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Serendipità. Con questa parola magica Telmo Pievani ci accompagna in un viaggio che, dalle origini etimologiche del termine stesso, si dirama tra grandi scienziati, epoche, citazioni ed esperimenti. Utilizzando il suo stile pacato e chiaro, Telmo ci fa da mentore all’interno dei meandri di un vocabolo dal significato molto banale, ma dalle sfaccettature ed applicazioni pressoché infinite. Di fatto, ciò che cattura l’interesse è proprio quanto questa semplice parola riesca a collegare ambiti così diversi della conoscenza, ma anche della vita. Questo è un aspetto importante, su cui l’autore mette giustamente enfasi; “serendipità” non è qualcosa di estraneo a noi, non è un concetto degli scienziati o degli inventori. Serendipità è qualcosa che, piuttosto che dividere, connette queste straordinarie persone a noi, perché l’esperienza “serendipitosa” ci accomuna prima di tutto nel nostro essere umani. Pievani sceglie di trattare un tema che riguarda l’invenzione dei finestrini delle auto ma anche le nostre più belle storie d’amore. Di cui ci parlano le favole antiche ma anche la nostra contemporaneità. Che pone punti interrogativi ma anche inattese soluzioni, che partendo da un’incredula sorpresa porta a una inattesa conclusione. Sceglie dunque di parlare del bene, delle scoperte fortunate, del contesto perfetto, del “posto giusto al momento giusto”, ma ci parla anche del male, del dettaglio che mina anni di convinzioni, del risultato insperato, dell’esperimento mal riuscito. Ci ricorda che non ogni imprevisto è un ostacolo, che una teoria studiata per anni e rivelatasi incorretta non è un fallimento, ma un trampolino di lancio, un terreno fertile, un nuovo inizio. La serendipità sta anche in questo, nei nuovi inizi fioriti dalle macerie delle nostre aspettative e sicurezze, nella capacità di non avvilirsi davanti a quello che sembra l’ennesimo tiro mancino della vita.
La bellezza del libro sta proprio nel trattare la scienza e la vita assieme, nel trovarne le analogie e nel ricordarci che sia nell’una che nell’altra, l’inatteso è nostro amico, se lo accogliamo con l’atteggiamento giusto. Perché saper accogliere l’inatteso non è da tutti, la serendipità non ci si presenta sempre con un bell’aspetto. Pievani scrive un libro su come il progresso si ottiene anche attraverso qualcosa che non si stava cercando. Ma in realtà, scrive un libro che ci ricorda come il progresso non sia lineare, ma sia alti e bassi, prove e riprove, incertezze, sconforto, delusione. Scrive un libro che ci ripete di continuare strenuamente, anche quando ci sembra che tutto ciò per cui abbiamo lavorato sodo non abbia senso. Perché la serendipità è tale solo se la vediamo come tale, oppure resterà sempre e solo un imprevisto.

      Ciuffa Angelica Liceo Bertrand Russell ( Roma, Lazio )

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Dalle pulsar al collodio: il mondo è pieno di occasioni serendipiche. Eppure, la situazione è più complicata di così. Il filosofo e biologo Telmo Pievani, attraverso il libro “Serendipità”, guida il lettore con aneddoti e racconti, indagando le dinamiche che hanno portato i grandi della scienza a lasciare per sempre un’impronta nella storia dell’uomo.
“La gente ama il caso e lo sopravvaluta per pigrizia esplicativa” (Otto Glasser): di fronte alle scoperte cruciali spesso si parla di colpi di fortuna, nel tentativo di rendere la scienza più umana e accessibile a tutti. Porre troppo l’accento sul singolo evento, sul “lampo di genio”, rischia di far dimenticare quanto l’essenza della ricerca sia la dedizione di ogni giorno, che richiede menti aperte: “un accidente resta un accidente, finché non succede alla persona giusta: a quel punto diventa una scoperta”.
L’autore del libro stila un’ accurata tassonomia intorno alla parola “serendipità”, organizzandola secondo il grado di influenza del caso nel risultato dell’indagine. Il primo livello è quello della “scoperta casuale": si vaga senza cercare nulla ma, in virtù della propria arguzia si trova qualcosa. Il secondo è quello della “serendipità in senso forte”: proprio come l’aveva sperimentata Walpole. In una pila di libri impolverati, in un negozio di antiquariato qualunque, si trova in maniera fortuita un libro molto interessante, che non si sapeva di star cercando. Al terzo c’è la serendipità del sociologo Merton: si trova qualcosa su cui si stava indagando, in un modo del tutto inaspettato. Il quarto e ultimo livello permette di incontrare Zadig e Sherlock Holmes, mentre scorgono sottigliezze e dettagli in situazioni alquanto strane e misteriose (anche ricavandone guai). Sotto questa nuova lente, crollano alcuni miti indiscussi di serendipità, come la vulcanizzazione della gomma di Goodyear, risultato invece (solo) di una tenace testardaggine; se ne scoprono di nuovi, soprattutto nel mondo della medicina: è il caso degli immunodepressivi trovati in alcuni funghi dal microbiologo belga J.F.Borel.
Il libro di Telmo Pievani offre numerosi spunti di riflessione. La scienza sembra chiedere fin troppo all’uomo: di attendere l’inatteso, di accettare che “Quanto più impariamo sul mondo, e quanto è più profondo il nostro apprendimento, tanto più consapevole, specifica e articolata sarà la conoscenza di ciò che non sappiamo, la conoscenza della nostra ignoranza” (Popper). Anche l’umanità dovrebbe migliorare il suo rapporto con la scienza: liberarla dalle angosce delle competizioni economiche, della forsennata ricerca di un risultato a tutti i costi, “per dare più importanza alle domande che alle risposte”.
“Serendipità”, attraverso un linguaggio chiaro ed espressivo è in grado di tenere per mano qualsiasi lettore - a patto che ci sia un po’ di curiosità “serendipitosa” -. Un grande punto di forza è il ricorso alle citazioni, tratte dai saggi e dai discorsi di vari scienziati, che permettono di comprendere la loro visione del mondo e renderli più vicini agli uomini.
“La scienza è un’impresa collettiva: si vedono le cose attraverso gli occhi degli altri”: questa lezione di altruismo che da sempre insegna il mondo di Newton e Bacone è certamente attuale, soprattutto nei sistemi democratici di oggi. Anche la società è un’impresa collettiva: quanto più in ognuno vi sarà predisposizione al confronto costruttivo, tanto più sarà grande la “serendipitosa” possibilità di vivere felici e, forse, in pace.

      D' Andrea Niccolò Liceo Classico Statale Ennio Quirino Visconti ( Roma, Lazio )

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Cos’è la serendipità? “Una scoperta fortunata non pianificata”, afferma Wikipedia. Basterebbe questo per definirla. Forse. O forse ci vorrebbe un libro di oltre 200 pagine?
Con “Serendipità” il biologo e filosofo Telmo Pievani propone ai lettori un avvincente viaggio enciclopedico attraverso tutto ciò che c’è di inaspettato e imprevisto nella scienza. La serendipità non rappresenta solo una scoperta fortunata non pianificata, ma costituisce la base, a molti ignota, di alcuni dei progressi più significativi della storia della scienza.
Nel libro la serendipità viene dettagliatamente illustrata, discussa, sezionata, smentita e individuata, per mezzo di racconti di ogni epoca e continente, conditi dalle esperienze di numerosi scienziati e letterati. Perché non si può cogliere l’essenza della serendipità attraverso una banale definizione trovata sul web. Si tratta di un fenomeno peculiare, tanto diffuso quanto sconosciuto, una complessa alchimia tra l’evento fortuito, la sorpresa che ne deriva e l’ingegno che ne coglie la portata.
Pievani sfrutta una narrazione lineare, che si apre con la descrizione delle origini del termine e della scoperta del fenomeno, per poi procedere con una tassonomia dei vari casi. Seguono una miriade di esempi della serendipità in tutte le sue accezioni: debole, forte, mancata, la serendipità che non è tale in quanto unicamente figlia della sagacia, la serendipità nella matematica e nella fisica, quella in natura. Le pagine sovrabbondano quindi di descrizioni di scoperte scientifiche in ogni ambito, tutte, in un modo o nell’altro, legate al nostro fenomeno. In maniera leggermente serendipitosa il lettore finisce anche per apprendere le diverse tappe di alcune importantissime innovazioni scientifiche: i raggi X di Roentgen, la struttura a doppia elica del DNA, la teoria del Big Bang e la penicillina.
L’autore si serve di un lessico curato e preciso e, pur non mancando i termini tecnici, riesce in ogni caso a non risultare ampolloso. La narrazione, sebbene talvolta diventi poco scorrevole a causa dell’agglomerarsi di nozioni scientifiche, tuttavia si rivela coinvolgente, grazie a un tono semi-colloquiale e scherzoso. Ma soprattutto come non sottolineare il coraggio dello scrittore? Pievani si carica sulle spalle l’arduo compito di delineare e diffondere l’idea di serendipità, l’intento è chiaro: conferirle notorietà e apprezzamento, cosicché ciascuno dei lettori possa riconoscerla nella vita di tutti giorni e farci affidamento. Vuole asserire la superiorità della curiosità, dell’inatteso e della fortuna su delle scontate e meccaniche previsioni. E niente… c’è riuscito.

      De Angelis Emanuele Iis Vincenzo Cardarelli ( Tarquinia, Lazio )

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Pievani con “Serendipità, l’inatteso nella scienza” accompagna il lettore in un vero e proprio viaggio all’interno della parola stessa e all’esterno di essa con la sua forte influenza nel mondo della scienza.
È un racconto che parte da lontano, pregno di scoperte ed invenzioni, che riesce ad appassionare anche i meno esperti in materia.
A rendere poi il libro ancor più avvincente è stato il sapiente uso del linguaggio: tecnico, ma insieme frizzante, in alcuni passi quasi colloquiale e non manca di ironia, sarcasmo e coinvolgimento del pubblico con allusioni al presente.
Il maggior punto di forza di Pievani però si trova nel riuscire a mettere in connessione tra loro i più disparati ambiti della conoscenza e dell’indole umana: per capire la nascita del termine “serendipità” passa dalla letteratura di mondi lontani e sempre più vicini come quella inglese, segue poi il suo uso all’interno della società sfiorando il mondo del collezionismo, dell’indagine poliziesca e dell’esplorazione, per arrivare al suo ingresso nella scienza che è sì, unica, ma al contempo l’insieme delle sue mille sfaccettature. Non riporta dunque episodi solo nel campo della fisica o della biologia, ma anche della matematica, astronomia, chimica, medicina e molti altri ancora.
Grazie al suo evidente e minuzioso lavoro di ricerca, l’autore riesce a rendere omaggio a molti scienziati e non, che hanno partecipato a questo percorso di evoluzione e ricerca grazie alla serendipità: si tratta di nomi di “giganti” con le loro grandiose scoperte, ad oggi fondamentali, come Fleming per la penicillina e Jenner per il vaccino del vaiolo; nomi di innumerevoli vincitori di Premi Nobel e altrettanti rimasti nell’ombra della fama di altri.
La loro suddivisione all’interno del libro non avviene solamente in base ad un ordine cronologico, ma secondo un criterio che riesce a fare chiarezza sul significato reale della parola “serendipità”, la quale spesso è stata usata e “abusata” in contesti a cui non apparteneva.
L’autore, infatti, distingue quattro accezioni di serendipità in base al peso che si attribuisce all’influenza del caso, della fortuna e accompagna ognuna delle quattro con una serie di esempi avvenuti nella realtà, quindi di nomi e relative scoperte: esiste la massima accidentalità, ossia la mera scoperta casuale; segue il significato autentico della parola, la “serendipità in senso forte”, ossia la scoperta di qualcosa che non si sapeva di star cercando grazie al caso e alla sagacia di coglierla; poi la “serendipità in senso debole”, con un basso grado di accidentalità, quando si scopre qualcosa che si stava effettivamente cercando ma in modo casuale e imprevedibile; infine il “processo indiziario” dove non c’è spazio per il caso ma solo per l’analisi e le capacità abduttive di chi sta cercando una risposta.
È la serendipità in senso forte la vera protagonista del libro: esiste addirittura una “serendipità inversa” ossia la mancata scoperta, il mancato risultato perché quell’intuizione casuale non è stata ascoltata o portata avanti.
Questo dimostra un punto focale del saggio: le scoperte scientifiche aiutate dal caso non possono essere per questo sminuite, in quanto anche la fortuna di un segnale necessita di un terreno fertile, pronto a recepirlo e non ignorarlo.
Proprio così come la serendipità porta alla risposta di una domanda che non ci si era posti, così Pievani permette al lettore di conoscere la storia dietro molte scoperte che non pensava di star cercando.

      Ferrari Alice Liceo Scientifico Bruno Touschek ( Grottaferrata, Lazio )

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“MAIEUTICA SERENDIPICA”

A volte mentre cerchiamo qualcosa ci capita di trovare tutt’altro, che in qualche modo si rivela incredibilmente utile e nemmeno eravamo a conoscenza dell’esistenza di tale oggetto o informazione. L’affascinante libro “Serendipità: l’inatteso della scienza” scritto da Telmo Pievani, ci presenta tramite un excursus storico la nascita di questa parola, spesso fraintesa e usata impropriamente. Veniamo catapultati al di fuori dal nostro stesso mondo e ci è concesso analizzarlo, nello spazio e nel tempo, per comprendere il concetto di serendipità in un viaggio quasi dantesco tra definizioni e aneddoti accompagnati da Pievani.
Tutto parte da una novella orientale intitolata “I tre principi di Serendippo” che racconta il viaggio e le avventure dei principi, costretti a girare il mondo per raggiungere la saggezza necessaria per salire al trono. La novella ruota intorno alla così detta “sagacia accidentale” di cui i principi si avvarranno per risolvere piccoli misteri, raccogliendo indizi ed interpretandoli in modo geniale. Questa novella, a lungo dimenticata, colpì profondamente Horace Walpole che decise di prenderne ispirazione e coniò il termine “serendipty” indicandolo come il fenomeno che permette di trovare qualcosa che non si stava cercando. Tuttavia Walpole sbagliò ad interpretare la novella, possiamo quindi dire, citando il libro stesso: che la serendipità, grazie ad un fraintendimento sviante, è nata in modo “serendipitoso”.
Nella prima metà del libro ci vengono presentate diverse opzioni tramite le quali possiamo definire la serendipità, tuttavia queste conoscenze che apprendiamo nello strato più superficiale del libro, ci vengono smontate appena comprendiamo l’essenza della serendipità e come applicarla. “E’ la serendipità che in certi frangenti cambia letteralmente la nostra visione del mondo. Ci fa capire che non sapevamo di non sapere”, quest’ultima frase ci conferma l’altezza dell’opera che abbiamo tra le mani: non solo abbiamo imparato diverse nozioni ma, senza accorgercene, le nostre conoscenze sono state smontate e ricreate. Che magnifico esempio di dialogo socratico! Questo libro non è altro che la testimonianza scritta della filosofia socratica che Pievani ha applicato abilmente facendoci rendere conto, solamente una volta terminata la lettura, di essere stati “allievi di un grande maestro”. Consiglio questo libro a tutti coloro che vogliono cimentarsi nello scoprire quanto la loro conoscenza può cambiare e che sono appassionati di curiosità, innovative e non.
Questo libro è molto interessante ma anche difficile da seguire per ragazzi come me e in alcuni punti tende ad essere dispersivo.


      Ianni Elena Liceo Tito Lucrezio Caro ( Roma, Lazio )

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Ho sempre pensato che nulla accada per caso e che quindi, al contrario, tutto accada per una ragione, ma leggendo questo libro ho dovuto rivedere la mia posizione e domandarmi quanto peso abbia nella nostra vita la serendipità, che sul vocabolario viene tradotta con “colpo di fortuna” di fare scoperte di un certo spessore per caso; ecco perché Telmo Pievani parla di inatteso nella scienza, di inaspettato.
Si tratta di sola fortuna o c’è di più? Forse è il frutto di una curiosità che, miscelata ad astuzia, acume ed ingegnosità dà luogo ad eventi impensati o inimmaginati. Così, l’autore racconta come l’inaspettato nella scienza spesso riveli profondi aspetti della logica e dell’iter della scoperta scientifica. Per farlo, parte dalle novelle di Khusran, riprese da Horace Walpole, colpito dalla storia dei tre Principi di Serendippo, perché si giungeva a scoperte inattese solo usando l’intuito e la sagacia.
Per Voltaire esiste un ignoto che va ricostruito dalle tracce, dai segni e dagli effetti, come segnali della presenza dell’ignoto stesso.
Emerge così che anche nella scienza è fondamentale saper descrivere qualcosa mai visto prima, grazie a un senso investigativo tipico del romanzo poliziesco con Sherlock Holmes, noto investigatore che, tolte le variabili, arriva alla verità con valutazioni, congetture e deduzioni, che sono alla base anche della scoperta scientifica.
Pasteur, nel dualismo tra caso e mente preparata, optava per la seconda perchè nella scienza solo quest’ultima, con un duro lavoro alle spalle, poteva essere favorita dal caso, in quanto dotata di un humus fertile in grado di accogliere il dono del caso stesso.
In seguito il termine serendipità acquistò valenza religiosa, vista come una virtù in base alla quale si può trovare il bene anche nell’imprevisto e perfino nel male. Fleming parlò di come la scoperta della penicillina fosse il frutto di una combinazione contorta e fortunata così come la scoperta dei raggi X di Roentgen e Merton diede alla parola serendipità due significati: uno come stato psicologico, talento o attitudine e uno come un insieme di condizioni tali da facilitare la probabilità che la scoperta avvenisse accidentalmente.
Pievani dapprima si concentrerà sull’ignoranza di un dato inatteso e dei presupposti della sua esistenza chiedendosi se la serendipità possa modificare la nostra concezione del mondo. Sembrerebbe di sì.
Successivamente classifica la serendipità in debole quando si giunge, grazie alla fortuna, a scoprire ciò che proprio si stava cercando ( scoperta della dinamite o quella della camera oscura); forte quando si scopre qualcosa che non si stava cercando ( scoperta dell’anidride carbonica).
In campo medico ci sono stati numerosi casi di serendipità; qualcosa di inatteso è giunto all’improvviso, pertanto non pianificabile prima! Per questo motivo si deve continuare a promuovere la libertà di ricerca, anche se incerta e talvolta malvista dall’uomo, in quanto egli dà all'alea un significato negativo, lasciando margine all’errore; esso, infatti, come ritiene Popper, può essere una via per acquisire conoscenza. Gli altri requisiti necessari sono una mente aperta, ottimismo e quella curiosità che spinge l’uomo a non fermarsi.
Chissà quanti aspetti nascosti vanno ancora svelati, quanto inatteso ci aspetta, per citare Eraclito!
L’uomo, come Diogene, dovrà illuminare con la sua lanterna nuove aree del mondo della natura che, magari, gli faranno trovare qualcosa che non stava cercando.

      Sciacovelli Alessia Liceo Scientifico Statale Augusto Righi ( Roma, Lazio )

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C’è chi crede che la serendipità sia quel fenomeno che porta due anime gemelle ad incontrarsi nel destino, ma la verità è un’altra ed è proprio questa verità che Telmo Pievani, attraverso storie e aneddoti scientifici, decide di spiegarci nel suo libro “Serendipità, l’inatteso della scienza”, pubblicato nel recente 2021.
L’autore, dedicando il libro a Giulio Giorello, filosofo e maestro di serendipità, ci racconta in modo leggero e per nulla complicato, in un percorso che va dal 400 a.C. fino ai giorni nostri, come questo fenomeno si sia originato e si sia evoluto nel tempo, di come la stessa parola sia nata “in modo serendipitoso” (Dalla novella “I tre principi di Serendippo”), come nel tempo le siano stati attribuiti significati errati e interpretazioni sommarie, ma di come alla fine due definizioni siano prevalse: quella della serendipità forte e quella della serendipità debole.
In queste 255 pagine ho fatto un viaggio, scoprendo cose che nemmeno sapevo di cercare, ho compreso come la scienza sia molto più vicina di quanto si pensi all’immaginazione e al caso.
È importante capire che bisogna partire con una premessa: “sapere di non sapere”.
Spesso la scienza, per quanto sia vasta, viene associata a mere ricerche, accumulo di dati, leggi, tuttavia, dopo aver letto questo libro, si capisce come la fantasia, il caso e l’arte dell’anticipazione siano parte integrante di questa materia, di come gli scienziati siano anche filosofi e succubi dell’imprevisto. È proprio in questo caso che si evidenzia la loro abilità: il sapersi ambientare velocemente e cogliere la palla al balzo. Al contrario di quanto molti si aspettano, la maggior parte delle scoperte sono avvenute per un avvenimento fortuito e c’è chi ha saputo leggere tra le righe e chi è stato capace di interpretare il caso è giunto a conclusioni inaspettate, che a volte hanno rivoluzionato il mondo.
Di questo ci parla Telmo Pievani: della storia di persone fortunate, intelligenti, scaltre; sono racconti di donne e uomini che hanno fatto la storia o che sono stati dimenticati nel tempo, scomparsi pian piano come polvere nell’aria.
Questo libro particolare, che parte con l’illustrare una parola e un concetto, poi racconta la nostra storia, mi ha catturato, mi ha fatto navigare tra le sue pagine portando a bordo della mia conoscenza un nuovo sapere, mi ha regalato un pezzo di questo mondo ed ha alimentato la mia curiosità.
Non è un libro specialistico, destinato ad una cerchia ristretta di persone, che corrisponda solo ai gusti di alcuni, è invece una lettura interessante che sa coinvolgere chiunque lo legga; non si limita agli appassionati di scienza, anzi, è per chiunque abbia un minimo di immaginazione, perché serve l’immaginazione per potersi appassionare alla storia di questo mondo.
Il termine serendipità rappresenta un concetto vasto e di conseguenza, ci sono diverse letture e saggi su questo tema e tra questi per ogni lettore curioso e per ogni libro, per ogni ghiotto di sapere ci sono altrettante storie, aneddoti e conoscenze da immagazzinare nelle nostre menti, bagagli che ci accompagneranno per tutta la vita.
Grazie a Telmo Pievani, scrittore, filosofo della scienza e professore, possiamo aprire una nuova finestra sul mondo e, se volessimo potremmo aprirne molte altre leggendo, perché i libri sono dei portali che ci proiettano in altre realtà, tempi e luoghi nascosti, lontani e ci fanno affrontare viaggi e avventure, che spesso nemmeno sapevamo di voler intraprendere.

      Tosi Sophia Iis Gaetano De Sanctis ( Roma, Lazio )

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Mi sono chiesta come recensire questo libro, perché più che un testo è un viaggio che inizia nell’Atene di Pericle e attraversa la storia alla ricerca del vero significato della parola serendipità e di come questo concetto si è manifestato in molteplici ambiti con scoperte che non riguardano solo la scienza ma anche ad esempio la medicina, l’archeologia, l’astronomia, la fisica e la matematica.
L’origine della parola si perde nella leggenda e può essere fatta risalire alle Novelle indiane Del Paradiso, dove sono presenti i tre principi di Sarandib. Attraversando il tempo, le imprese dei tre, diventati principi di Serendippo, arrivarono nelle mani del collezionista e intellettuale Horace Walpole che per la prima volta conia, per caso e per divertimento, il termine serendipity.
Ma qual è il vero significato di questa parola così usata e fraintesa?
Serendipità vuol dire trovare qualcosa che non si stava realmente cercando. Non si tratta dunque di puro caso né di un colpo di fortuna perché, per accadere, la serendipità ha bisogno di una mente preparata, curiosa e aperta, che sappia cogliere i segnali che qualcosa di importante si sta manifestando. Serendipitosa, dunque, è quella scoperta significativa che ha un certo grado di accidentalità, dove non si conosce il cosa, il dove e il quando.
L’autore ne individua 4 categorie in base al grado di accidentalità: la scoperta casuale in cui troviamo la massima accidentalità, la serendipità in senso forte, la più autentica, dove scopriamo qualcosa che non sapevamo neanche di cercare, la serendipità in senso debole in cui si trova qualcosa che si sta cercando, ma in maniera casuale e inattesa e il processo indiziario in cui non c’è alcuna accidentalità.
Un altro caso, forse il più interessante, emerge da una classificazione fatta da un ricercatore di Brighton, che per primo ufficializza la serendipità all’interno della ricerca scientifica: la scoperta casuale, frutto di una ricerca non mirata, che a posteriori si rivela essere la soluzione a un problema che all’epoca della scoperta non si sapeva nemmeno di avere.
Pievani ci accompagna poi in un nuovo viaggio nel mare delle molteplici scoperte considerate serendipitose per capire quali si perdono nella leggenda e quali sono realmente frutto di una scoperta inattesa.
Con una prosa scorrevole e avvincente, l’autore rende la scienza godibile e accessibile anche ai non addetti ai lavori, facendoci conoscere i retroscena di alcune delle scoperte più incredibili dell’umanità e, in alcuni casi, restituendo i suoi meriti a chi è stato ingiustamente escluso.
Il concetto stesso di serendipità cambia la nostra visione e la espande, perché ci fa capire quanto ancora non sappiamo. Ci sono tantissime cose che possono rivelarsi a noi improvvisamente, senza che le stiamo cercando. Ecco perché lo scienziato dovrebbe essere libero di indagare, di seguire la sua immaginazione e le sue intuizioni e soprattutto essere preparato ad accogliere ciò che ad occhi inesperti può sembrare un fallimento o un incidente.
Questo libro mi ha dato la misura di quanto il nostro mondo sia più complesso di quanto possiamo immaginare e ho percepito quanta meraviglia è pronta a rivelarsi a noi se solo sappiamo guardarla con occhi curiosi, con la mente aperta e l’animo predisposto a cogliere qualunque evento serendipitoso che possa svelarci un altro dei meravigliosi misteri della Vita.

      Mataloni Samuele Fermi Polo Montale ( Ventimiglia, Liguria )

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Quante volte vi è capitato di bere una Coca-Cola? Oppure di pranzare con un bel risotto allo zafferano? O ancora di ritrovarvi a dover riscaldare il vostro pasto nel forno a microonde? Se avete mai fatto anche solo una di queste cose, allora sappiate di aver usufruito di invenzioni nate grazie alla serendipità dei loro ideatori.

Ma che cosa indica il termine serendipità, quando e da chi fu coniato? Per definizione, la serendipità si traduce nella capacità di un individuo di interpretare correttamente un fenomeno occorso casualmente durante una ricerca scientifica orientata verso altri campi di indagine; o in altre parole, si riferisce alla capacità di una persona, di effettuare, tramite la corretta interpretazione di indizi colti in maniera casuale, una vera e propria scoperta scientifica. Proprio di questo tratta il libro “Serendipità, l’inatteso nella scienza”. Scritto dal filosofo e biologo italiano Telmo Pievani e pubblicato nel 2021 dalla casa editrice milanese Raffaello Cortina Editore; questo saggio esplora la storia del fenomeno della serendipità, ripercorrendo, anche tramite l’utilizzo di aneddoti ed esempi, alcune tra le più importanti scoperte ed invenzioni frutto di inattesi sviluppi della ricerca scientifica. Nell’esordio del libro l’autore si sofferma sull’analisi dell’etimologia e sulla definizione stessa della parola serendipità, che affonda le radici del suo nome nella novellistica medievale orientale e più precisamente nel mito dei tre prìncipi di Serendippo. Nel racconto, il re di Serendib (nome persiano antico dello Sri Lanka) esilia i suoi tre figli dal regno, affinché essi possano scoprire il mondo e acquisire una conoscenza ed una maturità tale da poter permettere loro di essere in grado di regnare in futuro. I principi reagiscono positivamente allo sprono del padre, partendo alla scoperta del mondo mossi da un forte senso di interesse e finendo per imbattersi in una serie di indizi, colti in maniera totalmente casuale, che porteranno i tre fratelli a risolvere un mistero unicamente grazie alle loro capacità deduttive ed alla loro curiosità. Dalla scoperta dell’America da parte del genovese Cristoforo Colombo, agli studi sulla penicillina condotti dal medico scozzese Alexander Fleming, Pievani esplora nel suo saggio i diversi tipi di serendipità tramite un’attenta variazione degli esempi forniti al lettore, passando dal parlare di scoperte relegate al campo scientifico, a trattare esempi estrapolati dall’ambito sociologico, storico ed anche etimologico. Il libro è ben articolato e dagli approfondimenti trattati nello scritto si evincono le ricerche e gli studi svolti dall’autore. Tra i punti di forza del libro ritroviamo sicuramente l’accuratezza del saggio sugli argomenti trattati dal punto di vista storico, scientifico e letterario. Personalmente, ho trovato il libro molto profondo e significativo. Questo elaborato sottolinea impeccabilmente l’importanza e l’impatto positivo della curiosità, che ci permette, anche se inserita nel contesto sbagliato, di ragionare, indagare e di trarre conclusioni che possono ampliare o modificare del tutto le nostre conoscenze. In conclusione, ho trovato particolarmente interessante il saggio di Pievani, che mi ha aiutato a comprendere come noi stessi altro non siamo che il frutto di un processo evolutivo che non avrebbe mai portato a tali risultati se non associato all’innato senso di curiosità che da sempre caratterizza e contraddistingue la specie umana.

      Palcau Maria Magdalena Fermi Polo Montale ( Ventimiglia, Liguria )

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Telmo Pievani, filosofo e biologo specializzato in evoluzione, ci ha portato nel suo nuovo libro, Serendipità. L’inatteso nella scienza, pubblicato da Cortina Raffaello il 4 novembre 2021, in un viaggio partito diverse centinaia d’anni prima in Oriente ripreso un paio di secoli fa e che continua ancora oggi alla ricerca della profonda comprensione del concetto che dà il titolo al libro.

Cercando la parola serendipity su Google spuntano fuori milioni di risultati, ma da dove deriva questa parola, coniata da Horace Walpole nel 1754? Per rispondere a questa domanda bisogna tornare indietro nel tempo in un Oriente dove i racconti erano molto in voga e uno di questi ebbe per protagonisti i tre principi di Sarandib, italianizzato in Serendippo, che partirono all’esplorazione del mondo. Un giorno, mentre vagavano senza meta, dettero sfoggio della loro maestria nell’arte dell’abduzione, procedendo a ritroso dagli effetti alle cause, raccogliendo e interpretando indizi apparentemente casuali. Quei principi, però, non stavano cercando nulla perciò non si può dire che la loro fosse la messa in atto della vera serendipità, intesa come il trovare qualcosa mentre si sta cercando tutt’altro. Spostando l’asse in area europea questo termine viene ripreso dopo un periodo di latenza, applicato alla scienza e diventato poi una moda. L’autore si concentra soprattutto su come la serendipità nella scienza permetta di cogliere sia elementi di continuità nella crescita delle conoscenze scientifiche che elementi di rottura, di slancio verso l’ignoto, che potrebbe farci cambiare la nostra visione del mondo. Questo slancio non deve essere ingabbiato nei confini delle proprie conoscenze, per quanto queste siano importanti, ma bisogna aprirsi verso nuove strade, guardare oltre e per certi versi anche trovarsi nel posto giusto al momento giusto. “Ogni scienziato è come un nano sulle spalle dei giganti e a un certo punto, date le circostanze giuste, a vedere un pizzico più lontano è stato il nano, non il gigante!”, scrive Pievani. L’ignoranza dello scienziato è proficua quando non cerca di inquadrare ogni novità in preconcetti perché più facile, ma prende atto del proprio non sapere e continua a fare ricerca, imparando dai suoi errori. In questo modo “la scoperta serendipitosa sottrae e scalfisce una porzione di ignoto, ma ne illumina un’altra”. La penicillina, i raggi X, il pacemaker, il gas esilarante sono solo l’1% di tutti gli esempi presenti nel libro.

Questo libro merita di essere letto soprattutto perché ci sono molte curiosità interessanti che ti fanno vedere le cose da un altro punto di vista, per quanto la loro quantità sia veramente esagerata. Ho notato che spesso la sua specializzazione in evoluzione fa capolino; inoltre per quanto avesse iniziato a trattare il discorso della serendipità tramite delle storielle, queste non erano affatto spiacevoli e hanno dato un tocco orientaleggiante e intrigante, che invogliava a continuare a leggere per scoprire dove l’autore sarebbe andato a parare.

In conclusione si potrebbe comparare questo saggio a un concentrato multivitaminico che fa bene anche se è dura da mandare giù perché l’autore sembra non riuscire a fare a meno di informarci riguardo a tutte le scoperte scientifiche a cui si è arrivati tramite la serendipità. Se non dispiace questo genere allora la lettura è consigliata, ma se si è alle prime armi meglio scegliere qualcosa di più scorrevole.

      Raimondo Giulia Liceo G.p. Vieusseux ( Imperia, Liguria )

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“SCELTO PER TE”, “TI PIACERA’ ANCHE”
La nostra è la società dell’oracolo digitale: vive di applicazioni che credono di sapere quale sarà il nostro prossimo acquisto, che tipo di musica o quale vacanza ci è più congeniale. Ma come può progredire la scienza se crediamo di sapere tutto?
Telmo Pievani, nel suo saggio Serendipità (Milano, 2021), con passione e maestria persuade i lettori che, invece, solo se consci di non sapere e autenticamente interessati a dare risposte alla congerie di domande che la natura propone, espandiamo i confini del sapere. La serendipità è infatti tanto nemica dell’algoritmo del web quanto amica dell’errore, della curiosità, della libertà, dell’interdisciplinarità. L’origine del termine serendipità è insolita come il nome stesso. Risale a una novella persiana intitolata “I tre principi di Serendippo” di A. Khusrau, poeta del XIV secolo, in cui un re caccia i suoi tre figli dalla corte per educarli all’esperienza del mondo. I tre partono non avendo altro obiettivo che l’osservazione e, proprio grazie alla capacità di osservare gli indizi, mentono a un uomo che ha perso il cammello dicendogli di averlo visto, ma poggiando la bugia su una serie di supposizioni esatte. La sagacia dei tre protagonisti brilla anche nella traduzione italiana del XVI secolo ad opera di Cristoforo Armeno. Una traduzione inglese, due secoli dopo, capita nelle mani di Horace Walpole, scrittore londinese che, nonostante ne alteri il senso, conia il nome giunto fino a noi.
Cos’è dunque la serendipità? Trovare ciò che non si stava cercando. Vero! Ma la fortuna capita alla mente “dello scienziato che, come fertile humus, accoglie il dono del caso”.
Le sfumature della serendipità emergono argutamente dai racconti delle numerose scoperte avvenute inciampando nell’inatteso ma in cui la fortuna, pur presente, ha un ruolo marginale. È lo scienziato, allenato all’osservazione, che dà senso all’accidente. Nel tempo quanti avranno visto cadere oggetti: solo Newton li collegò alla gravitazione! Ad ogni pagina è sempre più chiaro: il genio creativo prevale.
L’autore, forte di tale premessa e superando i confini dello spazio e del tempo, racconta le storie della mente umana a confronto con gli eventi della natura e ci dischiude un mondo di scoperte serendipiche come la penicillina, i raggi x, il pap-test, i post-it…E non lo fa mediante un elenco di aneddoti, ma in una continuità narrativa risoluta e seducente che lega storie diverse e lontane con un filo immaginario che intreccia persone, eventi e discipline del sapere. Una di queste è la storia del premio Nobel 2008 per la chimica Shimomura che, come scrive Pievani, “aveva la serendipità nel sangue”. Da ragazzino vide sganciare la bomba atomica. Sotto la pioggia radioattiva corse dalla nonna che gli fece subito un bagno caldo e gli sfregò la pelle salvandogli la vita. Poiché la facoltà di medicina a Nagasaki era stata rasa al suolo, si iscrisse alla facoltà di farmacia vicino a casa. Cominciò così un’eccezionale carriera che lo portò alla scoperta del tutto imprevedibile della proteina della fluorescenza, marcatore cellulare essenziale in biologia.
Questa e le tante altre storie ci insegnano che, con la serendipità, “perturbiamo un sistema che conosciamo molto limitatamente”. È l’avventura della mente nell’immenso mondo da scoprire che ci circonda. Un mondo in cui la dittatura dell’algoritmo dovrebbe cedere alla democratica serendipità! Coltiviamola!



      Allievi Camilla Ist. Paolo Carcano ( Como, Lombardia )

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TELMO PIEVANI
“SERENDIPITÀ. L’INATTESO DELLA SCIENZA”

“Serendipità. L’inatteso della scienza” è un inno alla curiosità umana come motore della conoscenza a firma di Telmo Pievani, filosofo e biologo italiano specializzato in evoluzione, attualmente docente di Filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova.
Nel corso delle 254 pagine l’autore smonta sapientemente i preconcetti, ricorrendo all’etimologia e all’epistemologia di un termine comunemente usato, ma sporadicamente compreso fino in fondo; Pievani prende per mano il lettore perplesso, quello curioso e quello provetto, accompagnandoli in un viaggio di conoscenza nella storia e nella lingua, partendo da un antico racconto persiano ambientato in terre lontane, incorniciati da un’atmosfera alla “Le mille e una notte”.

“La capacità o fortuna di fare per caso inattese e felici scoperte, mentre si sta cercando altro” questa la definizione della serendipità che ci riporta l‘inequivocabile dizionario Treccani, accezione che il nostro autore analizza in lungo e in largo, coinvolgendo il lettore che, pagina per pagina, ripercorre come un segugio le origini romanzate della parola, fino a comprendere con chiarezza quel fenomeno curioso per cui si trova qualcosa di inatteso, mentre si era alla ricerca di tutt’altro.
Spesso tendiamo a semplificare il cammino della conoscenza, giustificando grandi scoperte come l’intuizione geniale di menti sopraffine; ed è proprio in questo contesto che si inserisce l’autore, dimostrando che la scienza è fatica ed è costituita di percorsi non lineari e idee disordinate, in cui spesso l’intuizione giusta germoglia da strade inaspettate.
Pievani ripercorre il fil rouge di una tortuosa storia, che affonda le radici nelle leggende della novellistica medievale dell’Oriente, in particolare dalla settima delle otto novelle del paradiso, nei racconti dei tre principi di Sarandib, il nome persiano antico dello Sri Lanka. La novella narra del re a capo del regno di Sarandib, che si estendeva nella regione dall’Afghanistan all’oceano, il quale esilierà i suoi tre figli affinché comprendano e conoscano il mondo, per poi ritornare e governare al suo posto.
Giungiamo così alla concezione di serendipità a noi più vicina, che si deve allo studioso dell’Inghilterra settecentesca Horace Walpole, che conia la parola “serendipity” ancorandola a una scorretta interpretazione della favola dei tre principi di Serendippo. Ciò che colpisce a questo punto del libro è proprio l’origine “serendipitosa” di tale parola, poiché nasce da un errore generativo di Walpole.

In una società in cui tutto sembra puntare alla ricerca spasmodica della verità del mondo, Pievani ricorda come la scienza sia frutto di un processo sperimentale caratterizzato da serendipità, la quale è per definizione «l’inatteso che irrompe, non potrà mai essere costruita, pianificata a tavolino” (p. 54).
Un libro dunque, in cui uno scrittore come Telmo Pievani, passa analiticamente sotto la sua lente d’ingrandimento tutte le molteplici sfaccettature e manifestazioni della serendipità, coinvolgendo anche chi, pur privo di un background culturale sull’argomento, si ritrova interessato a conoscere sempre più a fondo questa materia, anche a costo di sradicare le proprie opinioni e cambiarle.
Ma attenzione: “Serendipità. L’inatteso della scienza” di Telmo Pievani non dà risposte semplici perché è la realtà a essere strutturalmente incerta, come è aleatorio e sfumato il processo della conoscenza.

      Lo Pinto Fabio Liceo Scientifico Statale Galileo Ferraris ( Varese, Lombardia )

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In un mondo dove il web ci suggerisce, sulla base dei siti in cui navighiamo, quali azioni fare e dove l’algoritmo di Facebook sceglie per noi le persone con cui dovremmo fare amicizia, quella di Pievani è una voce fuori dal coro che ha determinato in me prima diffidenza e poi curiosità.
Il mio atteggiamento, nella lettura di questo testo, è stato, come dire, “serendipitoso”.
A mio modo, cercavo qualcosa, ovvero scoprire il significato di un termine che non conoscevo, e con esso anche quello di abduzione incontrato già nelle prime pagine, ed ho scoperto un “mondo” nel vero senso della parola.
Un’affascinante carrellata di scoperte, di avvenimenti, dai più “scientifici” ai più casuali, dal bosone di Higgs ai Kellogg’s, in maniera chiara ed esaustiva che hanno avuto la capacità di tenere alta la mia soglia di attenzione durante la lettura e di generare in me l’entusiasmo di pensare che un giorno, potrebbe capitare anche ad un ragazzo come me, non certo per complicità del caso ma perché avrò un mente predisposta e pronta a cogliere quello che viene definito nel testo “inatteso della scienza”, forse inatteso, ma certo sperato.
L’abbondanza di racconti ed aneddoti portati ad esempio, trovo che sia la modalità più pratica per far comprendere al meglio il concetto chiave e ciò che emerge da questo testo è il profilo che ogni persona serendipitosa dovrebbe possedere: attenzione e spirito di osservazione, ma anche capacità di distrarsi, sagacità e tenacia, saper guardare in alto (perché guardare in basso lo sanno fare tutti) e guardare oltre, possedere doti anticipatorie ed anche una certa insoddisfazione tale da scatenare il desiderio di andare oltre il consueto.
Se ci penso…è un po' quel tipo di persona cui i nostri professori ci invitano ad assomigliare!
Mi sono piaciuti molto i passaggi dove Pievani ha esortato anche senza dirlo in maniera esplicita ad investire sulla propria curiosità e a far tesoro dei propri errori in maniera proattiva, dando anche un valore positivo al verbo sbagliare. Il messaggio lanciato è molto positivo ed è applicabile in quasi ogni contesto e diventa uno stimolo, qualcosa cui tendere, quasi un sogno.
Una nota che mi ha fatto riflettere è stato scoprire che questo testo è stato scritto durante il periodo di pandemia dove c’era una forte pressione da parte dei media e la scienza e i suoi uomini avevano la necessità di trovare la soluzione ad un problema grave e contingente e sopra a tutto c’era la speranza di arrivare ad una soluzione “serendipitosa” che potesse portare termine alla disperazione che si era generata in quel particolare contesto ancor più aggravata dalla grande perdita di vite umane. Tali sentimenti hanno favorito la serendipità che ha portato ad utilizzare i vaccini RNA che altrimenti non sarebbero mai stati utilizzati nei confronti di un virus.
Leggere questo testo è stata per me un’esperienza positiva e propositiva, un viaggio affascinante con sapore di scoperta e se, forse, volessi trovarne un punto debole potrei citare il linguaggio di qualche particolare esempio scientifico non sempre alla portata di tutti.

      Pagliocca Antonio Liceo Classico E Scientifico Alessandro Volta ( Como, Lombardia )

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Serendipità: L’inatteso della scienza” è il titolo di un saggio, pubblicato nel 2021, scritto da Telmo Pievani, che ricopre la cattedra di Filosofia delle Scienze Biologiche presso l’Università degli studi di Padova. Nel libro infatti, l’autore si preoccupa di trattare in ottica filosofica gli argomenti che approfondisce, esaminando il rapporto tra la matematica e il mondo fisico, tra l’uomo e la conoscenza.
inizialmente, nel libro viene narrata la storia della serendipità, secondo argomentazioni che riconducono alla Filosofia della Scienza, Divulgazione Scientifica e Storia della Scienza. Pievani narra di quando, nel 1754, Horace Walpole scrisse una lettera all’amico Horace Mann, nella quale conia la parola “serendipity” ma ne fraintende il significato intendendola come “scoperta accidentale“. L’autore spiega immediatamente come non sia così perché gli avvenimenti che si verificano casualmente favoriscono unicamente le menti eclettiche. Inoltre, chiarisce come sia fondamentale non ignorare fenomeni che emergono durante una ricerca, nonostante l’oggetto d’indagine di partenza non corrisponda propriamente all’evento manifestatosi. Per Pievani la serendipità sboccia con l’uso del ragionamento abduttivo, il quale consiste nel trovare l’interpretazione più plausibile di un fenomeno usufruendo dei dati che si hanno a disposizione. L’autore crede anche che la serendipità sia un effetto farfalla nel quale l’uomo perturba un sistema che padroneggia in modo limitato e, in questo modo, si relaziona con porzioni inesplorate di un ignoto potenzialmente infinito, che sappiamo di non conoscere o che non sappiamo nemmeno di non conoscere. Nell’ultimo capitolo del saggio, si tratta della natura serendipitosa del rapporto tra l’uomo e la matematica: una tesi forgiata per essere applicata a un certo tipo di questioni si rivela spesso l’unica strada per risolvere altri problemi completamente diversi. Telmo Pievani conclude chiarendo come gli esseri umani elaborino teorie per adattarsi meglio al mondo, nonostante non si rendano conto di comprendere esclusivamente una minima parte dell’universo: quella matematizzabile.
Nonostante nel redigere questo libro pievani utilizzi periodi complessi, spesso fitti e colmi di subordinate, l’argomentazione è convincente e il contenuto e le riflessioni risultano chiari, interessanti e scorrevoli; questo effetto è probabilmente conferito da un lessico tutto sommato semplice che non toglie però dignità all’esposizione, costantemente armoniosa e rigorosa. Con "Serendipità", Telmo Pievani argomenta una stimolante affascinante descrizione dell’ignoto (affermazione che risulta apparentemente ossimorica) e dell’immensità della nostra ignoranza tramite la serendipità. Raggiunge questo obiettivo elaborando un percorso conseguito ideato in maniera eccelsa e arricchito da una produzione stilistica curata minuziosamente che, man mano ci si avvicini alla tesi, suscita nella mente del lettore una nitida consapevolezza dell’entità solenne e grandiosa della tematica trattata; a sua volta, quest’ultima instilla al lettore un sentimento di inquietudine che le parole dell’autore riescono a convertire in uno stimolo volto a conseguire il soddisfacimento di un obiettivo utopisticamente comune: la conoscenza. Per chi ritiene altamente suggestivo indagare le ragioni dell’onnipresenza della serendipità, attraverso lo studio delle più intime corde del rapporto tra mente e mondo, questo libro è assolutamente da leggere.

      Piacentini Alessandra Liceo Scientifico Galileo Galilei ( Erba (como), Lombardia )

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Serendipità – capacità o fortuna di fare per caso inattese e felici scoperte, in campo scientifico. Fortuna, caso o segreto? E’ la domanda alla quale il filosofo della biologia Telmo Pievani cerca di rispondere con questo libro.
Quante volte ci è capitato di cercare qualcosa e trovare tutt'altro? Una compagna, un compagno, un lavoro, un oggetto. Agli scienziati succede spesso: progettano un esperimento e scoprono l'inatteso, che di solito si rivela assai importante. Questa cosa si chiama serendipità, dal nome della mitica Serendippo da cui, secondo una favola persiana, tre principi partirono all'esplorazione del mondo. Nella storia della scienza molte grandi scoperte sono avvenute così. Qui però non troverete la solita lista di aneddoti, dalla penicillina ai raggi X, da Cristoforo Colombo al forno a microonde. Le più sorprendenti storie di serendipità svelano infatti aspetti profondi della logica della scoperta scientifica. Non è solo fortuna: la serendipità nasce da un intreccio di astuzia e curiosità, di sagacia, immaginazione e accidenti colti al volo. La serendipità, soprattutto, ci svela che non sapevamo di non sapere. Insomma, qualcosa di molto più interessante di una semplice parola filosofica.
Chiarita la natura polisignificante di serendipità, l’autore si occupa di descrivere alcune delle più importanti esperienze scientifiche casuali della storia. I frutti della serendipità si vedono anche in grandi scoperte. Come il continente americano. Una parola alla base di secoli di storia di un paese. Ma Colombo non è stato portato alle Bahamas dalle onde del fato, bensì da una volontà di raggiungere luoghi lontani che è stata deviata dall’errore. Come lui, Wilhelm Röntgen, Joseph Priestley, Sherlock Holmes, Jocelyn Bell, la dottoranda del radioastronomo Antony Hewish che ha scoperto le pulsar. Il caso Bell, inoltre, è allo stesso tempo una delle prime manifestazioni di serendipità in senso forte e di donna nella scienza, due situazioni piuttosto rare al tempo.
In seguito lo scrittore distingue un’ignoranza buona, che è frutto di consapevolezza e che potrebbe essere utile allo studio e alla ricerca, e un’ignoranza cattiva, per sottolineare che ruolo davvero ha la fortuna in campo scientifico.
Con l’alternarsi di una descrizione scientifica e di una riflessione filosofica Pievani affronta l’argomento, in modo interessante e intrigante. Scienza e caso: entrambi fondamentali per il progredire della scienza.
Inoltre il saggio non si limita a descrivere il processo di un esperimento o l’etimologia di serendipità, ma interfaccia il lettore a una riflessione filosofica, suggerendo al lettore di cogliere sempre l’inaspettato.

      Amicuzi Riccardo Iis “da Vinci” ( Civitanova Marche, Marche )

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“Serendipità” del filosofo e biologo Telmo Pievani si apre in terre lontane: sfogliando le pagine iniziali si possono percepire il profumo delle spezie, il frusciare delle sete, i colori accecanti dei fiori e del cielo terso. Il lettore percorre le vicende di personaggi di un mondo ancestrale ed atavico, sospeso tra mitologia e leggenda, fino a quando non incontra sul cammino tre signori erranti…
Umili e brillanti, vagando per il mondo in una sorta di viaggio iniziatico, i tre principi di Serendib possiedono una capacità osservativa così fuori dal comune da arrivare a compiere intuizioni intriganti. Dalla voce calda e misteriosa dei novellieri orientali la loro storia arriva in Occidente e, in pieno Settecento, entra in un grande palazzo inglese colmo di chincaglierie evocanti le Wunderkammer: è la casa del Conte Horace Walpole. L’intellettuale britannico legge la fiaba e, probabilmente, ne fraintende il significato: all’intelligenza ed alla sagacia dei principi egli sostituisce il caso e conia un neologismo giocoso e brillante: serendipità. Alea iacta est: una nuova parola entra ad arricchire il vocabolario del mondo, un termine ampio, ἀκμή (akme) di un concetto tanto sfaccettato da apparire difficilmente afferrabile.
Il libro prende il via proprio dall’ideazione serendipitosa del termine stesso che funge da titolo, nato da un’incomprensione di una novella orientale. Dopo molte avventure, gli scienziati intuiscono che le grandi scoperte dovute al caso hanno un nome ben preciso: ed ecco, la serendipità entra nella scienza con una simbiosi tormentata ed affascinante coniugata dal Pievani nelle sue forme più disparate. Lungo il vasto percorso della lettura si sfateranno luoghi comuni, si incontreranno i personaggi più inattesi (da Guglielmo da Baskerville a Sherlock Holmes), in un viaggio che, partendo da undici, semplici lettere, spazia per il mondo in modo sincronico e diacronico, trascendendo i confini immaginabili.

Scrivere un intero saggio su una sola parola può sembrare un paradosso quasi parossistico: eppure, l’autore è capace di attualizzare i temi che tratta, tanto che ci si sente trascinati da una forza magnetica all’interno delle pagine. Questo grazie al fatto che il lessico è sagace, mai banale e neppure complesso, la sintassi è limpida, l’organizzazione del discorso pacata e meticolosa. “Serendipità” è un’opera intelligente e rara, capace di arricchire il bagaglio culturale del lettore facendo al contempo divertire e riflettere. Il libro scorre con serena leggerezza (calvinianamente intesa), in una maniera tanto amena quanto intrigante: racchiude significati profondi che superano la limitatezza della pagina. L’autore ci fa comprendere come, dopotutto, noi “non sappiamo di non sapere”: persino nella scienza (e nei contesti della vita in cui ogni cosa ci sembra programmata) non tutto è dominato dalla ragione; incombe sempre l’inestricabile mistero dell’inatteso che va colto con pronta apertura mentale: la serendipità è una risposta inaspettata della natura a domande così profonde che a volte non sono ancora state poste.
Il volume, quindi, non tratta solo di storia e scienza, ma anche di come esse entrano nella vita, diventano attuali, tessono un serico fil rouge che si intreccia col mondo e con ognuno di noi.

Chissà dunque se anche voi, leggendo “Serendipità”, non arriviate a scoprire, serendipicamente, il senso di verità ulteriori che non sapevate neppure di cercare.
Basta solo prendere il libro e lasciarvi rapire…

      Iommi Elia Liceo Scientifico G. Galilei ( Macerata, Marche )

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Diciotto agosto. A molti questa data non dirà niente, eppure già dal 2010 il 18 agosto è la giornata mondiale dedicata alla serendipità, il Serendipity day appunto. In effetti negli ultimi anni la parola ha avuto una grande fortuna, campeggia in molti tatuaggi, scritta in grafie più o meno apprezzabili, viene usata e abusata in televisione, in articoli di giornali e riviste. Ma siamo sicuri che tutti questi estimatori del termine ne abbiano compreso il significato? Ad ognuno di loro consiglio di correre in libreria e acquistare l’ottimo saggio di Telmo Pievani. L’autore, con la chiarezza che contraddistingue il suo decennale lavoro di divulgatore scientifico, ha ricostruito con dovizia di particolari, non solo la lunga storia della parola, ma anche e soprattutto la sua reale presenza ed incidenza in ambito scientifico. A ben vedere la storia del significato di tale termine è quella di un fraintendimento, segno che fin dalla sua comparsa questa parola non è stata ben compresa. Pievani ci racconta come il suo creatore, il poliedrico intellettuale inglese Walpole, l’abbia inventata proprio fraintendendo il significato di una novella orientale che ha come sfondo la mitica Seredib/Serendippo. Ma la parola da lui coniata giace nel dimenticatoio fino a quando, nel 1833 non tornano ad essere pubblicate le sue lettere e con loro anche la serendipità; da quel momento su riviste di nicchia inglesi si riaccende la curiosità su quale sia il significato più autentico del termine: fortuna di qualcuno che prima o poi ottiene ciò che cerca, fortunata scoperta di qualcosa che non si cercava, speranza di trovare qualcosa che per coincidenza davvero si trova…Solo a metà del Novecento però la parola compie il salto ed entra a far parte del lessico scientifico grazie a Walter Cannon, ma è nel 1949 che assistiamo alla sua consacrazione, quando viene utilizzata addirittura da Flemming in un discorso nel quale racconta la tortuosa e avventurosa scoperta della penicillina. Da questo momento in poi, osserva l’autore, ben si evidenziano le differenza tra serendipità “umanistica” e “scientifica”: con la prima accezione si intende la scoperta casuale di oggetti preziosi quasi fine a se stessa, con la seconda invece si evidenzia un aspetto, sfuggente ma fondamentale della ricerca. Arriviamo così al nocciolo della questione: cosa intendiamo quando diciamo serendipità in ambito scientifico? “Trovare qualcosa che nemmeno sapevi di stare cercando, grazie al caso e alla sagacia, senza nessuna intenzionalità”, questa è la serendipità in senso forte che costituisce il cuore del saggio di Pievani che la ritiene la più interessante di tutte perché apre un bel varco sul velo della nostra ignoranza, “ci fa capire che non sapevamo di non sapere” . I capitoli centrali passano in rassegna molti ed affascinati esempi di serendipità, o presunta serendipità, nella scienza e ci guidano alla conclusione che la serendipità in senso forte è tanto rara quanto preziosa, così preziosa da costituire oggetto di ricerca di un biochimico, tale Yaqub, che a fronte di un congruo finanziamento ha l’arduo compito di carpire i segreti del suo funzionamento. Per il momento ha prodotto anche lui una classifica delle manifestazioni più o meno congruenti del fenomeno che dimostra che una serendipità, più o meno forte, è riscontrabile quasi in ogni scoperta scientifica ed è quindi lecita la definizione che l’autore utilizza come sottotitolo: “ scienza dell’inatteso”.

      Olimpi Giulia Liceo Scientifico G. Galilei ( Macerata, Marche )

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Ci immaginiamo spesso l’evolversi di fatti e azioni basandoci su ciò che desideriamo, altrettanto spesso architettiamo articolati progetti e ci convinciamo che andranno a buon fine: ma quante volte capita che queste aspettative rimangano disattese? Quante volte ci troviamo davanti a imprevisti che sconvolgono ogni cosa destabilizzandoci? Ovviamente si tratta di un’esperienza frequentissima, che ci vede tutti coinvolti: la vita quotidiana comprende anche questo, è una strada disseminata di casi, probabili o inaspettati, sconvolgenti e al contempo meravigliosi. Dal libro "Serendipità", di Telmo Pievani, sono riuscita a ricavare anche questo, ovvero l’insegnamento a lasciarsi sorprendere e a non fermarsi davanti agli eventi inattesi, a osservare e non guardare semplicemente alla realtà, con la consapevolezza che dalle occasioni più inaspettate possono nascere le cose più preziose.
Si dà dunque nome di serendipità a questa “imprevedibilità” dei casi. Ci viene, infatti, illustrata l’origine della parola, derivante da Sarandib, nome di un’isola che funse da teatro per le avventure di tre giovani príncipi, vaganti alla ricerca, seppur inconsapevole, della propria identità e alle prese con avventure inattese. Si tratta in realtà di parte di un racconto di origine orientale, e si dà il caso che lo stesso termine sia stato coniato dallo studioso Walpole per mezzo di una - non del tutto corretta - comprensione della storia, e dunque da un caso quasi fortuito.
È, però, doveroso precisare il vero senso della parola che, pur presentando varie sfumature di significato, nel concreto rimane fermamente legata a un binomio caratteristico: caso e mente preparata. Così dicendo si parla dunque di eventi inattesi che non possono essere tradotti in semplice fortuna; è necessario infatti saper cogliere le occasioni: esistono, a tal proposito, menti ben preparate che hanno imparato a sfruttare alcuni errori e, partendo da essi, a raggiungere obiettivi inimmaginabili.
Lo scrittore, in base a queste premesse, ci conduce in un viaggio che vede la scienza come protagonista e la serendipità come suo fattore caratterizzante: realizza con esatta precisione un excursus, di casi per lo più storici, volto a rappresentare la scienza come un libro, del quale nessuno sa il numero di pagine, ma che aspetta di essere decifrato. L'autore mostra una scienza che è viva - capace addirittura di offrirci risposte a domande che ancora dobbiamo porci - e che attende di essere esplorata. Pievani ci lascia con questo invito a non scoraggiarci, a candidarci per la serendipità come ci si ‹‹candida›› alla vincita della lotteria, acquistando un biglietto che forse ci porterà a esclamare il nostro eureka! D’altronde, la serendipità fa parte di noi, è il collante che ci mette in relazione con ciò che ci circonda e che, in fondo, ci rende parte stessa della scienza.

      Pierucci Paolo Liceo Scientifico G. Galilei ( Macerata, Marche )

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Un viaggio serendipitoso! Così si potrebbe definire la lettura di questo libro, un diario di bordo della serendipità, che inizia dalla notte dei tempi, attraversa le tappe scientifiche che hanno scolpito l’umanità per proiettarsi verso il futuro e oltre, nella infinita sfida all’ignoto, perché nella scienza non c’è né una fine né una meta precisa.
Dopo tante novelle, qualche film e citazioni, Telmo Pievani fa chiarezza e permette di staccarsi dagli stereotipi di una serendipità legata solo a caso e fortuna, ma allarga l’orizzonte e delinea lo scienziato come artefice di scoperte sensazionali utilizzando fatalità, sagacia, intuito, tolleranza, resilienza: come proiettarsi in un caleidoscopio di emozioni, esperienze, intuito e, ovviamente, un pizzico di buona sorte.
Si sale a bordo e inizia tutto con le novelle di Amir Khusrau, il Dante Orientale; poi troviamo le traduzioni di Cristoforo Armeno, passando quindi attraverso la restrittiva definizione di Horace Walpole, per arrivare a Voltaire con Zadig, Arthur Conan Doyle con Sherlock Holmes e quindi Umberto Eco con Il Nome della Rosa: esempi di utilizzo ancestrale della serendipità come origine per conoscere la verità.
La novella orientale dei Tre PrÍncipi di Serendippo incuriosisce il lettore e lo rende affamato di serendipità, come per i tre figli del re procedere nella narrazione diventa una sorta di rito d’ iniziazione nel magico regno del “paradigma indiziario” e “abduzione indiziaria” dove la minuziosa e creativa osservazione porta indizi per elaborare teorie con utile riscontro nella realtà.
Ogni capitolo è munito nell'incipit di poesie di Wislawa Szymborska che fanno da eco in questa impegnativa esplorazione con una rotta ben tracciata, si va a vele spiegate con Louis Pasteur che fa da bussola ribadendo che «Il caso aiuta le menti preparate»: lo scienziato diventa investigatore, anticipa le domande, trova la soluzione prima che il problema si presenti, conosce il metodo e può permettersi di uscire dal tracciato.
Vengono delineati diversi tipi di serendipità in base al mix di ingegno e fortuna; spiccano in particolar modo la serendipità debole, cioè trovare in modo accidentale qualcosa che si stava cercando -come avviene per la penicillina, i raggi X, la gomma, la dinamite, gli anestetici, i vaccini rna…- e la serendipità forte, cioè trovare qualcosa mentre si cerca tutt'altro –come accade per il velcro, il nylon i cornflackes, il viagra, l’insulina…- ed è proprio quest’ultima che ha il carattere dell’eccezionalità.
Si naviga anche nel mondo del “Non so di non sapere”, sulle tracce del mitico "So di non sapere" di Socrate, diventando creatori di assurdità, ma che un giorno forse saranno ovvie realtà. La scienza è un atto creativo che anticipa il futuro, proprio come un pittore che entra in una stanza con una tela, dipinge un paesaggio in base a tutti i panorami presenti nella sua memoria visiva e nella sua immaginazione e, solo dopo aver terminato, apre la finestra per vedere se la sua fantasia trova riscontro nella realtà.
Concludo dicendo che in futuro bisognerebbe dare sempre più spazio alla serendipità, e soprattutto elevarla a modus operandi e modus vivendi.
Consiglio questo libro non solo agli appassionati di materie scientifiche, ma a chiunque sia convinto che ogni sentiero buio possa essere illuminato dalla "lampada della conoscenza" e che inciampare in un ostacolo sia quell'evento inatteso capace di mostrarci qualcosa di eccezionale!

      Piervittori Sofia Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci ( Jesi, Marche )

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Serendipity. Serendipità. E’ con questo curioso nome ed una copertina bianca e verde che Telmo Pievani, evoluzionista e saggista che insegna Filosofia delle scienze biologiche, ci presenta il suo libro (intitolato "Serendipità: l’inatteso nella scienza"; edito Raffaello Cortina Editore, 2021). Ad accoglierci al di fuori della copertina è un grande quadrifoglio che, adeguatamente a come dice la credenza popolare, è un portatore di fortuna: la fortuna di trovare qualcosa che non stavamo cercando. E’ proprio questa la definizione di serendipità che cercando in internet viene data. Il saggio di Pievani, però, non si limita alla semplice definizione, in quanto, nonostante il libro possa sembrare un elenco di storielle con personaggi fortunati, in realtà si trasforma nel racconto dell’evoluzione di una parola, che si dimostrerà più complessa di quel che sembra. Pievani narra la storia della parola arricchendola di esempi e di paradossi che mostrano altri lati dello scontato significato della parola “serendipità”: a partire dalla nascita serendipitosa della parola sino ad arrivare alle interpretazioni e ricerche dei nostri giorni, cosa che mostra come la serendipità non sia un concetto banale e astratto, ma concreto e fulmineo, che spesso si dimostra cruciale nelle nostre innovazioni.
Dopotutto ognuno di noi è portato, a primo impatto, a concepire la serendipità come una serie di fortune e di coincidenze: Pievani spiega chiaramente che non (sempre) è così. Visto che, allora, la serendipità riveste un ruolo rilevante nelle scoperte, si analizza anche la ricerca delle circostanze necessarie affinché la serendipità si verifichi, seppure, come ci spiega bene l’autore, già il solo fatto di esaminare delle caratteristiche che ci portino ad una scoperta serendipitosa, è una contraddizione al concetto di serendipità.
Il saggio si dimostra, per giunta, anche un elogio all’intraprendenza e all’apertura mentale affinché si evitino quelle che lui chiama “serendipità inverse”, o comunemente “occasioni mancate”, dal momento che a tutti possono capitare fenomeni serendipitosi, e tutto sta nel riconoscerli e nell'accoglierli: “Ci vuole insomma apertura mentale mista a un inguaribile ottimismo. In effetti sono queste qualità a scongiurare la serendipità inversa e a permettere di capitalizzare l’imprevisto”.
L’intero saggio è, inoltre, attraversato da uno stile di scrittura considerevole, scrittura con cui Pievani riesce a far scorrere gli argomenti attraverso le duecentocinquanta pagine con una naturalezza veramente rara: si discutono questioni diverse con una spontaneità e autenticità che rendono le pagine del libro una piacevole passeggiata alla scoperta di scoperte. E’ stato proprio lo stile dell’autore assieme, ovviamente, ai contenuti che trovo molto interessanti, che hanno reso per me il libro oltremodo affascinante, e mi sento per questo di consigliarlo a tutti: da coloro che vogliono scoprire semplicemente una nuova parola, a coloro che vogliono comprendere come, spesso, le parole non rappresentano soltanto sé stesse, ma aprono mondi di appassionanti storie, a volte inaspettatamente serendipitose, che ci mostrano come il riconsiderare i propri sbagli e dare valore alle piccole cose può rivelarsi essenziale.

      Cammarota Clara I.i.s.s. Bojano " L. Radice " ( Bojano, Molise )

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"Winston Churchill diceva che gli uomini occasionalmente inciampano nella verità, ma gran parte di loro si rialza subito e si rimette a camminare come se nulla fosse".
La citazione del primo ministro inglese, riportata da Telmo Pievani nel suo libro “Serendipità: l’inatteso nella scienza”, spiega l’essenza e l'importanza della "serendipità", ovvero la capacità di fare scoperte mentre si sta cercando qualcosa di completamente diverso.
L’autore pone questo concetto al centro della sua opera, in cui analizza l'origine e il significato della parola, trasportando i suoi lettori in un viaggio di sfumature di significati diversi, dall'antichità fino ad arrivare ai giorni nostri.
Dopo aver indagato su come questo termine sia stato coniato, egli fornisce esempi di scoperte da lui definite “Serendipitose”.
Grazie all’autore riusciamo a comprendere non solo il significato di questa espressione, ma anche quanto questo “fenomeno” abbia contribuito alle maggiori scoperte scientifiche: dalla scoperta dei pesi specifici di Archimede alla penicillina di Fleming.
Inoltriamoci ora nel vero e proprio significato del concetto di “Serendipità”. Quando in un laboratorio, durante un esperimento, avviene un imprevisto, lo scienziato deve in quel momento saperlo cogliere per arrivare ad una scoperta. Dunque dietro ad un fenomeno “Serendipitoso” non c’è solo fortuna ma anche intelletto e capacità di saper trarre vantaggio da situazioni non pianificate. Perché come afferma Pievani: “Ciò che vale nella scienza è l’idea che ti muove”. Se lo scienziato non avesse fatto un esperimento per raggiungere un determinato obiettivo, la scoperta a seguito di un imprevisto non ci sarebbe stata.
Dunque nell’opera sono evidenziati i vari significati assunti nel tempo dalla parola, che ha assunto diverse interpretazioni: la “serendipità” del politico britannico Robert Wallpole, il cercare qualcosa che non si stava cercando; quella del sociologo statunitense Robert Merton, il cercare qualcosa che si stava cercando ma per strade non programmate; l’interpretazione di Vannevar Bush (ingegnere statunitense), secondo cui questo fenomeno è completamente casuale; infine quella dell’economista Paula Stephan, che pensa che sia una soluzione trovata casualmente ad un problema venuto a scoprirsi a posteriori.
Ci si aspetterebbe che questo libro tratti principalmente di scienza ma, in realtà, essa sembra restare sullo sfondo, dando al lettore l'impressione che il concetto sia esaminato più etimologicamente che scientificamente.
Nell’introduzione ci sono innumerevoli dettagli su scrittori che hanno interpretato e utilizzato questo termine e ciò forse rende inizialmente il testo poco scorrevole; poi, andando avanti con la lettura, il tutto diventa più chiaro e il ritmo della lettura più veloce.
Stilisticamente il registro non è troppo alto, con periodi prevalentemente ipotattici. L’idea creativa a favore dell'opera è stata quella di citare versi della poetessa polacca Wisława Szymborska all'inizio dei capitoli, che forniscono un'introduzione umanistica a ciò che verrà detto successivamente. Nel complesso l’opera è interessante ma a mio parere non è adatta ad adolescenti, vista l’eccessiva presenza di contenuti specifici, relativi al significato della parola “serendipità, e la scarsa presenza di veri e propri esempi relativi al fenomeno.

      Doganiero Manuela I.i.s.s. Bojano " L. Radice " ( Bojano, Molise )

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Divulgazione scientifica sotto forma di narrazione: ecco lo scopo del libro di Telmo Pievani," Serendipità. L’inatteso nella scienza", pubblicato nel 2021, che approfondisce il tema della scoperta inaspettata e di quanto essa si sia dimostrata utile per il raggiungimento di importanti risultati a livello scientifico.
L’autore fa compiere al lettore un itinerario ideale partendo dall’ etimologia della parola, passando per la semantica ed arrivando ad una serie di aneddoti e scoperte scientifiche.
È un libro adatto a tutti e permette, anche a coloro che si ritengono molto lontani dal campo di riferimento, di avvicinarsi ad un ambito che appare spesso complesso, quello scientifico, a cui sono associati innumerevoli riferimenti di tipo letterario, filosofico, storico e di attualità, in grado di evidenziare l’interdisciplinarietà del tema.
Curiosa è l’origine del termine, che proviene da una novella orientale, in cui il poeta indiano Khusrau racconta la storia dei tre principi di Sarandib, l’antico nome persiano dello Sri Lanka, che scoprono realtà nascoste grazie alla loro sagacia ed alla capacità di saper cogliere indizi, interpretandoli correttamente. I protagonisti del racconto di Khusrau non sono scienziati e tantomeno alla ricerca di qualcosa, ma hanno quella componente tipica delle scoperte "serendipitose" che Pievani riprende.
Il termine sarà coniato solo successivamente da Horace Walpole, che si ispirò alla storia, ma ne fraintese il significato.
Data la vaghezza della parola Serendipità e l’infinità di interpretazioni date, Pievani decide di ricapitolare le sue principali accezioni in base all’ accidentalità della scoperta: casuale, futile e fortuita, quando avviene mentre non si sta cercando nulla e si procede per tentativi; in senso debole; in senso forte, quando si trova qualcosa mentre si sta cercando tutt’altro o, in modo casuale e inatteso, si scopre qualcosa che si stava effettivamente cercando.
L’autore attraverso le sue pagine ci fa riflettere, portandoci a comprendere che non è possibile pianificare qualcosa che è di per sé inaspettato, ma che talvolta ci sono degli “ingredienti” che rendono la scoperta inattesa possibile: il primo ed essenziale è la fortuna (intesa come caso), l’accidente che apre la porta alla scoperta; il secondo è la curiosità, la voglia di conoscere senza porre dei limiti al sapere; e per finire c’è il metodo. Le scoperte "serendipitose" infatti non vanno interpretate come qualcosa di fortuito capitato a qualcuno senza talento e senza conoscenze preesistenti, ma come l’occasione giusta colta dalla persona giusta.
Il libro quindi nasconde infiniti spunti di riflessione, ci richiede di analizzare più approfonditamente la realtà e ci invita a non vivere solo su internet, che nonostante sia un portale ricco di informazioni super accessibili, rende le scoperte inattese quasi impossibili «Nel cosmo digitale è sempre più raro che si trovi qualcosa che non si stava cercando, tanto più che a ogni passo l’algoritmo ci propone connessioni prevedibili, scontate, ovvie, fastidiosamente fondate sul pregresso cumulativo delle nostre navigazioni”.
Per noi nativi digitali ciò potrebbe rappresentare uno shock ma forse anche un’opportunità…

      Bellomo Benedetta Istituto Superiore Lagrangia ( Vercelli, Piemonte )

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Interessante e piacevole viaggio in un mondo sospeso tra letteratura e scienza, tra Oriente e Occidente, tra accidenti cercati e voluti, colti o gettati nel cestino, il cui cammino è guidato costantemente da un’unica parola: “serendipità”.
Cosa significa? Dal momento che questo termine racchiude un significato complesso, l’autore accompagna il lettore alla scoperta delle origini del termine, origini contorte e alcune volte fraintese e/o travisate.
Il lettore viene preso per mano e accompagnato in un itinerario che lo conduce nel mondo delle scoperte, o meglio nel mondo della mente umana mentre si accinge a fare scoperte sotto l’influsso della serendipità. Per meglio comprenderne il significato l’autore parte dall’origine stessa di tale parola che non deve i natali all’ambito scientifico ma a quello letterario. A partire da una novella dell’ autore persiano Amir Khusrau (1253-1325) che racconta la storia dei tre principi di Sarandib (Serendippo) i quali, pur non cercando nulla, rappresentano il puro piacere dell’investigazione, si passa all’ interpretazione che due secoli e mezzo dopo ne dà il veneziano Cristoforo Armeno, per giungere al concetto di “serendipità” dell’inglese Horace Walpole (autore del primo romanzo gotico, Il castello di Otranto, 1764). Da qui un lungo excursus storico di autori che hanno usato, con varie accezioni e sfumature, il termine serendipità, per poi soffermarsi sui vari gradi e tipi di serendipità. Pievani cita molti aneddoti tratti dalle scoperte in vari ambiti: medicina, scienza, archeologia, paleontologia, per giungere ad una conclusione: non tutto può essere rimesso al caso, la “fortuità” può guidare solo una mente preparata, in grado di cogliere anche particolari apparentemente insignificanti. Non è pertanto solo fortuna, l’essenza vera della serendipità è nel giusto equilibrio tra astuzia, curiosità, acume, immaginazione, intuizione e competenze e conoscenze pregresse.
Durante il viaggio al lettore vengono proposte infinite storie di scoperte di ogni genere, alcune rimangono impresse (personalmente ricordo la fiaschetta rotta nel laboratorio di E. Bénédictus, e la scoperta della penicillina da parte di A. Fleming), altre passano senza lasciare tracce particolari, probabilmente per scarse conoscenze del lettore stesso.
Al di là delle dettagliate analisi sul termine “serendipità” e della corretta interpretazione del suo significato applicato alle varie scoperte che di volta in volta vengono presentate al lettore, colpisce un concetto espresso verso la fine della narrazione: la serendipità ci dimostra “...che non sappiamo di non sapere”. Il “non sapere” deve essere il punto di partenza, quindi un invito a conoscere, indagare, sperimentare, tornare sulle prime ipotesi, cogliere i dettagli, osservare indizi non previsti e saperli collegare tra loro. Ogni nuova scoperta spalanca una finestra su tutto ciò che ancora non si conosce, più si scopre più c’è ancora da scoprire. Mi piace concludere riportando quello che ritengo una sorta di augurio per il futuro di Pievani stesso: “...i nostri figli e nipoti faranno scoperte sconcertanti e spiazzanti…proprio grazie alla serendipità e alla creatività che nascono dal lasciarsi sorprendere, dal saper cambiare idea…se sapremo coltivare la serendipità, le occasioni fortuite continueranno a capitare alle menti preparate e nuove risposte genereranno sempre nuove domande….Se vogliamo continuare l’avventura della conoscenza, aspettiamoci l’inatteso”

      Magini Lodovica Liceo Scientifico Galileo Ferraris ( Torino, Piemonte )

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Quante volte abbiamo sentito citare la parola “caso” durante le premiazioni delle menti più geniali al mondo? “Semplice fortuna” e “propizi incidenti” sembrano essere i veri autori dell’evoluzione umana. C’è una bizzarra parola, ormai sulla bocca di tutti, accusata di essere complice del progresso: la serendipità. Ma quanto può il caso influenzare la scoperta? Gli scienziati hanno guadagnato il proprio camice? O sono nati con la camicia? Grazie all’aiuto di Telmo Pievani, evoluzionista e saggista, ci incamminiamo al fianco dei tre prìncipi di Serendippo alla scoperta del ragionato imprevisto.
La serendipità, “l’inatteso nella scienza” che dà il titolo all’opera, è un concetto il cui significato si spiega con la sua stessa storia: un'avventura iniziata tra vecchi racconti orientali, arrivati all’orecchio di Horace Walpole, che, in una delle sue bizzarre epistole all’amico Horace Mann, conia un termine dalla musicalità accattivante per non usarlo mai più, ignaro che quel suo capriccio creativo avrebbe ricevuto una spropositata fama, finendo nei dizionari di Oxford e sotto i post di Instagram. Giocata come jolly per spiegare quel misterioso fattore della scoperta (o semplicemente per abbellire la didascalia di un tramonto), la serendipità ha assunto di volta in volta un significato diverso: è stata descritta come “sagacia accidentale” dal suo inconscio creatore, ma anche “arte indiziaria”, sfoggio di abduzione basata sulla fredda necessarietà delle cose dello Zadig di Voltaire, o “qualità auspicabile” dal chirurgo Elliott Cutler. Un così ambiguo termine, nato involontariamente, è stato in grado di mettere per iscritto l'enigmatico rapporto che sussiste tra lo scienziato e la casualità: questa è la serendipità.
Le combinazioni fortunate sono molteplici nella scienza ed hanno permesso ad originali incidenti di essere la causa di scoperte rivoluzionarie. Il maltempo e la radioattività naturale, la perdita da un flacone e la prima fotografia positiva diretta, una macchia trascurata ed il rayon, una camminata in montagna ed il velcro, i canti di chiesa ed i Post-it, la malaria ed i coloranti artificiali, delle mani di pastafrolla ed i parabrezza, sono tutti abbinamenti fortuiti con gradevoli sviluppi. Telmo Pievani, rimanendo fedele al proprio intento di andare oltre la narrazione di aneddoti per studiare la logica che si cela dietro la scoperta scientifica, ha studiato e suddiviso i più famosi esempi di serendipità in un’analisi metodica di questa variabile apparentemente incontrollabile; con spirito critico ha ripreso gli studi del sociologo americano Robert K. Merton e si è interrogato su quale sia la vera natura della scoperta accidentale.
Con un linguaggio ricco e chiaro l’opera ci rivela un’evoluzione influenzata dalla contingenza, precedentemente trattata dall’autore nel 2019 nell’opera “Imperfezione. Una storia naturale”, qui analizzata per comprendere la relazione che lega l’incerto con il calcolato. Negli ultimi capitoli del libro il saggista si sofferma a ragionare sull’impatto sociale della serendipità e il suo peso politico, riflettendo sul se e sul come lo Stato possa usare il fattore casuale della ricerca scientifica a suo favore.
Dalla lettura dell’opera si evince che la serendipità permette all’uomo di sfruttare le sue più grandi capacità di immaginazione ed astrazione. Essa è causa e conseguenza della nostra sete di conoscenza, il punto esclamativo nell’”Eureka!” di Archimede.

      Perotto Bianca Maria Liceo Scientifico Galileo Ferraris ( Torino, Piemonte )

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Siamo nel 1951. L'inventore svizzero Georges de Mestral sta passeggiando in montagna quando nota che sul pelo del suo cane sono rimasti attaccati alcuni fiori della pianta bardana. Li osserva al microscopio e individua sulla superficie uncini piccolissimi. Si mette a ragionare su questa proprietà peculiare e ipotizza che si possano sovrapporre una superficie simile e una con anse, in modo che si dividano con uno strappo: nasce così il velcro, in modo apparentemente casuale. Ma ciò non basta, perché come ci spiega Telmo Pievani, filosofo e biologo specializzato nell'evoluzione, non una persona qualunque sarebbe stata capace di inventare, a partire da una pianta fastidiosa, il sistema di chiusura a strappo che oggi viene applicato a ogni tipo di tessuto.
Lo afferma Louis Pasteur: «La fortuna favorisce solo le menti preparate».
Questo tipo di scoperta, detta accidentale, è un misto tra caso e sagacia, e ha permesso nel corso della storia grandi evoluzioni nel campo della ricerca.
Il fenomeno è ben più frequente di quanto si creda ed è favorito da perseveranza, esperienza, ottimismo. Perfino gli errori, le trascuratezze che si rilevano durante la sperimentazione, possono essere considerati ottimi suoi alleati se, una volta individuati, si ha l'ostinazione di cercarne la causa e non occultarli.
Tramite un approfondito viaggio nel tempo da Archimede ai giorni nostri, compresi gli ultimi eventi legati alla pandemia, il libro di Pievani permette di cogliere questa componente nascosta tuttavia assai rilevante propria di ogni disciplina scientifica, che prende il nome di serendipità.
Si noti che lo scrittore non si limita a descrivere una serie di eventi insoliti:
ogni aneddoto riportato permette al lettore di comprendere ciò che sta dietro ad una quantità innumerevole di scoperte, una qualità propria degli uomini e strettamente legata alla storia dell’evoluzione.
Il tema innovativo, il linguaggio colloquiale e la presenza di esempi chiari volti a semplificare la comprensione dell'enunciato rendono la lettura, pur complessa e impegnativa, piuttosto scorrevole. Un saggio, insomma, che apre la mente, che permette di vedere il mondo in modo diverso e di far sperare al lettore di cogliere, anche solo una volta nella vita, una serendipità.

      Rinaudo Francesco Liceo Scientifico Galileo Ferraris ( Torino, Piemonte )

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Trovare quello che non si stava cercando, o giungere a ciò che si cercava per tramiti inaspettati. Questa è, semplificata, la serendipità. Sembra incredibile come qualcuno abbia potuto derivarne un libro, eppure Telmo Pievani, filosofo della biologia e saggista, quest’impresa l’ha compiuta.
“Serendipità”, l’inatteso nella scienza, si propone proprio questo: affrontare in maniera sistematica quanto più sappiamo della parola “serendipity”, inclusa la sua coniazione, il suo ambiguo significato e i diversi gradi in cui si manifesta nelle scienze; esplorare, inoltre, ogni possibile spunto di riflessione o fraintendimento che questa idea apparentemente semplice possa stimolarci.
Borel che cerca un antibiotico nei funghi e scopre un potente antidepressivo. Priestley che, osservando la fermentazione della birra, scopre l’anidride carbonica. Penzias e Wilson che, cercando onde radio dal cosmo, captano il Big Bang.
Pievani ci confonde con un universo di esempi, nomi, scientifici e non, ondeggiando nella scienza con naturalezza; e, nel fare ciò, talvolta richiama la precisione e le categorie degli scienziati, talvolta l’esuberanza e lo spirito dei poeti.
La serendipità tuttavia non è solo uno squisito neologismo, non un tedioso elenco di aneddoti, ma un concetto che ci permette di comprendere meglio la figura dello scienziato ideale e la vastità della nostra ignoranza. Per cogliere le serendipità, guizzi di carpa nel mare dell’ignoto, gli scienziati devono infatti presentarsi al mondo non solo muniti di un bagaglio teorico, ma anche di una buona dose di sogno, di fiuto per i collegamenti inconsci; per dettagli che, nonostante l’errore e lo sviamento - anzi soprattutto per l’errore e lo sviamento! - devono essere egualmente tenuti in considerazione.
La serendipità, prevedere l’imprevedibile, se dunque non si può determinare, si può almeno coltivare, incoraggiare con un atteggiamento ostinato, faticoso, tutto xenofilo che consta nell’aggrapparsi all’anormalità, alle minime deformazioni che semplicemente non si dirigono in nessun luogo, contrarie alle leggi di efficienza, produzione e concretezza che vanno tristemente imperando nel mondo di oggi.
La serendipità non è che un monito fortissimo alla ricerca spassionata, o meglio, alla ricerca che, pur assegnandosi un obiettivo, non trascura risultati avulsi dai paradigmi odierni, sconnessi dal resto e apparentemente da cestinare. Così, dunque, dovremmo vagare per il mondo: pronti ad accettare la realtà che ci si prospetta senza pregiudizi di sorta; ardui ricercatori inclini a barattare i loro preconcetti, i dogmi, per rincorrere il divaricamento, l’ammissione di umiltà e di ignoranza; la verità per come ci si presenta, con tutto ciò che questo ne comporta.

Pievani si ritrova infine a discutere della principale ragione dell’onnipresenza di serendipità nella scienza: la nostra ignoranza. Forse quanto abbiamo studiato fino ad ora rappresenta meno del 5% dell’Universo.
Dati turbanti: allora a cosa servono la ricerca, i finanziamenti, i secoli spesi a inseguire idee? Eppure l’ignoranza non è la condanna della scienza, ma il suo fomite. Ci sarà sempre antro in cui addentrarci, serendipità da rincorrere nell’incanto dei sogni che non hanno arrivo.
E, alla fine, non è questa una bella idea? Lottare perennemente per uno scopo inarrivabile, in un viaggio di conoscenze, errori, epifanie e ostinazione?
Non è forse simile, questa grande idea della scienza, tanto umana, alle nostre esigue, commoventi vite?

      Altomare Teodora Liceo Classico Statale Socrate ( Bari, Puglia Nord )

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“Serendipità” è un saggio scritto da Telmo Pievani e pubblicato nel 2021 dalla Raffaello Cortina Editore. Il libro è strutturato in sette capitoli, ciascuno dei quali diviso a sua volta in sottocapitoli. Al centro dell’indagine dell’autore vi è il concetto di “serendipità”. Questa parola dal significato sfuggente è oggi largamente utilizzata nella cultura popolare, spesso impropriamente. Dunque, per chiarire ogni dubbio, lo scrittore apre il suo libro ripercorrendo la sua bizzarra storia: dai caldi deserti dell’India dove tre principi vagano erranti fino alla biblioteca polverosa di un incallito collezionista inglese, la serendipità attraversa epoche e culture apparentemente distanti, fino a giungere all’età contemporanea. I numerosi esempi di serendipità verificatisi nella storia della scienza diventano uno spunto per riflettere sul senso di questa parola e sulla filosofia di vita ad essa sottesa. Pievani si propone innanzitutto di scardinare la convinzione che un avvenimento serendipitoso sia da definirsi del tutto fortuito e casuale, affermando che soltanto una mente preparata ed allenata all’inaspettato è capace di cogliere i segni e le coincidenze che la natura gli presenta. Nelle scoperte scientifiche sarebbe sbagliato attribuire il merito unicamente alla serendipità, poiché non è da tutti, sostiene l’autore, saper cogliere gli indizi e trarre delle conclusioni, attraverso collegamenti impensabili e una buona dose di fiducia. Prima fra tutte le qualità dello scienziato è l'attitudine e l’umiltà di mettere in discussione tutte le proprie certezze, il coraggio di scardinare i fondamenti della scienza e di ammettere la propria inferiorità rispetto all’immensità della Natura. A mio parere, viviamo in una società che crede di essere il punto finale di una lunga evoluzione, di aver svelato ogni mistero dell’universo e di essere finalmente padrona delle leggi che lo governano: lo dimostrano i sempre più esigui fondi stanziati alla ricerca, la subordinazione delle scienze naturali a quelle tecnologiche e meccaniche, sintomo di una mentalità che, ora come in passato, costituisce il più grande nemico della serendipità. La bravura dello scienziato (o genialità, se così la si vuol chiamare) sta invece proprio nel mettere in discussione ogni cosa, dinanzi ai segni di serendipità che gli si presentano. Ho apprezzato inoltre la decisione da parte dell’autore di introdurre ciascun capitolo attraverso un pensiero o una poesia della scrittrice polacca Wisława Szymborska: essa è segno evidente che l’autore ritenga esservi uno stretto legame fra le cosiddette “scienze umanistiche” e le “scienze naturali”, idea che verrà espressa più volte nel libro, attraverso riferimenti a scrittori, artisti, poeti e filosofi. Al giorno d’oggi ritengo sia di fondamentale importanza sottolineare questo indissolubile rapporto tra queste due aree di interesse che, se apparentemente sono poste in contrasto fra loro, in realtà sono due facce della stessa medaglia. E’ anche grazie alla cultura e alla letteratura, che educano la nostra mente a rimanere sempre aperta e pronta ad accogliere stimoli esterni, che riusciremo a cogliere la serendipità, quando essa deciderà di rivelarsi a noi. Nel complesso ho trovato questo libro molto interessante e ricco di spunti per riflettere sulla scienza, sul nostro rapporto con la natura e sull’incomprensibile forza del caso.

      Legrottaglie Giulio Liceo Classico Statale Socrate ( Bari, Puglia Nord )

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Il saggio Serendipità. L’inatteso nella scienza, edito nel 2021 da Raffaello Cortina Editore, è opera di Telmo Pievani, filosofo, divulgatore della scienza, docente universitario e autore di numerose pubblicazioni. Nell’attuale momento storico “post pandemia”, si può forse comprendere meglio l’importanza e la necessità di un’adeguata comunicazione dei frutti della scienza, che restituisca anche ai non addetti ai lavori il senso del lavoro degli studiosi. Il saggio di Pievani ha un carattere e uno stile al tempo stesso scientifico, filosofico, narrativo: spiccano un lessico ricercato, citazioni, richiami storici, un uso alternato di discorso diretto e narrazione, un’attualizzazione delle tematiche che ne rendono stimolante la lettura. Partendo dall’origine del termine “serendipità”, Pievani intende indagare quel fenomeno per cui, nelle scienze, cercando qualcosa, si trova ben altro! L’origine viene ricondotta ad una delle novelle medievali dal poeta indiano Amir Khusrau, in cui si narra dei tre principi di Sarandib, antico nome dello Sri Lanka, esiliati dal padre affinché viaggino per il mondo e conquistino la saggezza necessaria al governo del regno: i tre principi non cercano nulla, ma portano con sé il piacere della “investigazione”. Se questo è il senso della loro ricerca, che non viene condotta per mero caso, si comprende quanto sia differente l’accezione attuale del termine serendipità, dovuta allo scrittore inglese Horace Walpole che la coniò nel ‘700. Pievani propone poi una classificazione dalla quale emerge che la vera serendipità è solo quella da lui definita come “serendipità forte” e che consiste nel “trovare qualcosa che nemmeno sapevi di star cercando, grazie al caso e alla sagacia, senza alcuna intenzionalità” (v. Serendipità. L’inatteso nella scienza p.75). L’autore si sofferma anche su una “scienza dell’inatteso” che indaghi l’importanza della serendipità nella scienza e che ci induca a comprendere quali siano le condizioni che favoriscono la serendipità, anche per promuoverla adeguatamente. In vari momenti del saggio, in cui si descrivono vari casi di scoperte “serendipitose” (per es. i raggi x e la penicillina), emergono diverse condizioni fondamentali della serendipità, quali la capacità di cogliere un fattore non previsto da parte di studiosi competenti; saper lavorare in gruppi composti da elementi eterogenei; essere in grado di rilevare il “valore generativo dell’errore” come, per esempio, avviene nel caso di un errore che consente di risolvere un problema differente da quello inizialmente osservato. Tra le riflessioni di Pievani trovo di particolare attualità quella relativa al cosiddetto “paradosso di Internet”: Internet, infatti, è uno strumento che, pur essendo un portentoso mezzo di conoscenza e pur fornendo soluzioni veloci, minimizza la ricerca, non spinge verso nuovi orizzonti, non stimola la curiosità e, di conseguenza, appiattisce la ricerca su risultati già raggiunti, magari sostenuti da pressanti logiche di mercato. Alla ricerca, invece, serve autonomia, oltre al tempo ovvero una lentezza fisiologica che consenta di cogliere, per esempio, “l’errore generativo”, fruendo di adeguati tempi di indagine e analisi oltre che delle esperienze di studio pregresse. Il saggio è di certo ottimo spunto di riflessione e approfondimento, anche se maggiore sistematicità nell’organizzazione dei capitoli e l’uso di un periodare meno articolato avrebbe reso la lettura più agevole.

      Lorusso Davide Pasquale Liceo Statale Enrico Fermi ( Canosa Di Puglia - Minervino, Puglia Nord )

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RECENSIONE SERENDIPITA'- L'inatteso nella scienza (Telmo Pievani, 2021)

Il libro “Serendipità- L’inatteso nella scienza” è stato scritto da Telmo Pievani, filosofo della biologia, evoluzionista, saggista, presentatore e autore televisivo e teatrale.
E’ autore di moltissime pubblicazioni nell’ambito della divulgazione scientifica, nello specifico sulla Filosofia delle Scienze biologiche, cattedra di cui è professore all’Università degli studi di Padova.
Il libro in questione tratta il tema della Serendipità, che, come da definizione dell’autore, è quell’elemento che caratterizza molte scoperte scientifiche, l’inatteso nella scienza, la capacità da parte dello scienziato di raccogliere segnali che, se trascurati, porterebbero alla serendipità inversa.
All’interno del libro, l’autore disegna una sorta di percorso nei meandri della scienza, legandola strettamente alla filosofia. Il percorso inizia con l’origine della serendipità, con le gesta dei tre principi di Serendippo, che grazie alla sagacia risolvettero l’enigma del cammello, l’interpretazione di Walpole, collezionista inglese che per primo diede una definizione di serendipità, anche se è considerata sbagliata dall’autore.
E ancora, le avventure di Zadig e la rinascita della serendipità grazie ad Edward Solly, chimico e antiquario. Poi l’elenco delle scoperte serendipitose, classificate grazie a Yaqub e le sue quattro tipologie della serendipità:
La serendipità forte, che si manifesta quando si trova qualcosa che non si sta cercando; la serendipità debole, cioè quando si trova qualcosa che effettivamente si stava cercando ma per vie inaspettate; la serendipità di Bush, cioè quando si trova qualcosa senza nemmeno cercarla e infine la serendipità di Stephan, ovvero quelle scoperte casuali che solo a posteriori si riveleranno utili, come il vetro infrangibile scoperto da Benedictus, chimico francese, che verrà utilizzato sui parabrezza delle auto.
Il libro si conclude con la filosofia della serendipità, come essa può essere stimolata grazie a processi mentali e alla rimozione delle barriere che ci impediscono di osservare l’inaspettato, che è quello che gli scienziati, con il loro allenamento dopo numerosi fallimenti, riescono a fare alla perfezione.
Pievani usa un linguaggio ricco di termini tecnici, preferendo quindi il linguaggio settoriale, tipico dei libri di divulgazione scientifica.
Alterna , inoltre, periodi lunghi e più complessi quando spiega filosoficamente la serendipità, a periodi più brevi e diretti quando elenca i vari esempi di scoperte serendipitose, come per sottolineare la sequenza dei passaggi che hanno portato alle varie scoperte.
Ho trovato sorprendente il resoconto su alcune delle scoperte scientifiche più importanti e di come esse abbiano subito un’importante impronta serendipitosa anche se a volte è stato più complesso decifrare alcune delle definizioni date alla serendipità all’interno del libro.
Nel complesso il libro offre spunti riflessivi su come la nostra mente sia allenata o meno a ricevere quegli stimoli che la natura ci consegna quando più ne abbiamo bisogno e risulta essere un interessante percorso nella storia della serendipità, di come essa abbia caratterizzato la nostra evoluzione, le scoperte scientifiche e in generale tutto ciò che ci circonda.


      Mariani Sabrina Liceo " C. Poerio " ( Foggia, Puglia Nord )

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Quando ho visto le copertine dei diversi testi proposti per la lettura, immediatamente i miei occhi sono caduti, per la curiosità e la sorpresa, sulla copertina di questo libro. Essa è tutta bianca, con un grande quadrifoglio verde che richiama il colore del titolo “Serendipità”
Subito mi sono chiesta come potessero mai incontrarsi un quadrifoglio, da sempre simbolo di fortuna, con lo studio della scienza richiamata nel sottotitolo: sembrava quasi un controsenso. Comincia così l’avventura di questa lettura. Il testo è interessante e di lettura agevole, a tratti quasi investigativo.
Lo scrittore parte dalle novelle dell’autore persiano Amir Khusrau “Le otto novelle del paradiso” del 1301, esaminando le varie riedizioni e interpretazioni corrette o sbagliate. Proprio tra di esse, ”La novella del sabato”, vi è l’origine della parola serendipità.
In realtà questo racconto era un inno al conoscere “per abduzione”, tipico per capirci dell’investigatore Sherlock Holmes, e in realtà del metodo scientifico stesso. Ma Mr. Horace Walpole, nobiluomo inglese con la passione dei neologismi, in una conversazione epistolare col suo amico diplomatico Horace Mann usò la parola “serendipity” nell’accezione di scoprire “per caso e per sagacia” cose che non si stanno cercando, equivocando il senso della novella. È divertente che l’origine della parola serendipità sia stata essa stessa una serendipità.
Si scopre andando avanti nella lettura, esplorando innumerevoli esempi, che questa serendipità ha in effetti costellato l’evoluzione della scienza tanto da farci studi specifici in proposito, proprio per favorire l’evoluzione di nuove scoperte e il cambiamento della nostra visione del mondo.
In particolare l’autore presenta una sua personale tassonomia della serendipità per poi analizzare quella prodotta dagli studi del biochimico Ohid Yaqub: entrambe classificano i vari tipi di casualità che possono interferire nella ricerca scientifica.
Il quadro si fa sempre più chiaro: allora la fortuna è davvero collegata con la scienza. Per cui potremmo chiederci: “Che studiamo a fare?”
Sembra facile, ma in realtà scopriamo poi che la serendipità appare agli occhi di scienziati non solo estremamente preparati e motivati, ma anche con una mente aperta e senza preconcetti, che reti e relazioni tra diversi scienziati e discipline aumentano la possibilità di queste scoperte e infine, che la serendipità accade perché siamo ignoranti di fronte alla vastità della realtà. Citando pagina 219 “(la storia della scienza) …è una sfida perenne, e commovente per dignità, a una natura che è molto più grande delle nostre conoscenze…”.
E quando pensi di essere arrivato alla fine dei fuochi d’artificio, nell’ultimo capitolo ti ritrovi di fronte ai botti finali simboleggiati dal sorriso dello Stregatto, personaggio della storia di “Alice nel paese delle meraviglie”.
Nella storia della scienza compaiono “sorrisi senza gatto”, cioè studi di puri mondi matematici senza alcuna apparente applicazione che rispuntano però quando meno ce lo si aspetta “un po’ clandestini, un po’ nomadi”.
In conclusione, citando pagina 250, “Se sapremo coltivare la serendipità, le occasioni fortuite continueranno a capitare alle menti preparate e nuove risposte genereranno sempre nuove domande”.
Questo testo mi ha stupito ed affascinato, ne consiglio assolutamente la lettura e certamente quando aprirò il mio libro di matematica, non potrò fare a meno di immaginare il sorriso dello Stregatto che mi fa l’occhiolino

      Marvulli Elena Liceo Cagnazzi ( Altamura, Puglia Nord )

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Sono stata attratta dal titolo di questo libro di Telmo Pievani. Serendipità: parola affascinante ma dal significato sfuggente. Mi sembrava, dunque, l’occasione per poterne comprendere definitivamente il senso più profondo. Ma, dopo aver letto le prime pagine, ecco l’inatteso. Ci si ritrova in un turbinio di storie che vanno da aneddoti del mondo classico alle fiabe della tradizione orientale e ci si domanda “Dove vorrà condurci l’autore?”. Poi pian piano tutto si chiarisce: Pievani vuole spiegarci l’etimologia, da ricondurre alla novella dei “Tre principi di Sarandib”, e il significato della parola “serendipity”, coniata nel 1754 da Horace Walpole, che definisce con questo termine una scoperta avvenuta quando si stava cercando tutt’altro. Da quel punto in poi la narrazione di Pievani, chiara ma a tratti ripetitiva, sarà tesa a illustrarci, con molteplici esempi, che la serendipità è una costante della scienza, ma che, oltre alla fortuna e al caso, affinché un evento accidentale possa trasformarsi in una scoperta scientifica sensazionale, assume un ruolo fondamentale anche la preparazione, la sagacia dello scienziato, che deve cogliere l’avvenimento e non ignorarlo.
Interessante è anche l’enunciazione delle quattro accezioni della serendipità che vengono poi esemplificate nelle pagine che seguono.
L’autore esprime, inoltre, il bisogno di comprendere le circostanze in cui la serendipità fiorisce e la necessità di riprodurle, così che si possano verificare sempre nuove scoperte. Innanzitutto, bisognerebbe rinunciare a qualsiasi programmazione della ricerca e favorire una ricerca libera. A tal proposito importante è la riflessione sul “cosmo digitale” che ostacola la serendipità con l’algoritmo che ci propone ciò che ci interessa, che impedisce il “fiorire dell’inatteso” e ci consegna al conformismo. Come pure significativa è la riflessione che il pregiudizio, il preconcetto, la saccenteria siano i nemici acerrimi della serendipità.
L’inatteso, per il nostro autore, è parte integrante della natura umana: è il collegamento tra la mente dell’uomo e il mondo, è il principio indispensabile per continuare l’avventura della conoscenza che Homo sapiens ha intrapreso dopo la sua comparsa sulla Terra. E allora più serendipità per tutti!

      Mavelli Elena Liceo Scientifico “gaetano Salvemini “ ( Bari, Puglia Nord )

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Telmo Pievani: Serendipità
“È malattia naturale dell’uomo quella di credere di possedere la verità”, questo ipotizzava fermamente Blaise Pascal che avrebbe probabilmente molto apprezzato il fenomeno protagonista del libro. In un mondo in cui la presunzione è il rifugio più sicuro da noi conosciuto, “Serendipità. L’inatteso nella scienza.” di Telmo Pievani si staglia con autorevolezza e incutendo timore al nostro fragile ego. L’autore non lascia scampo alle nostre presuntuose convinzioni, mostrando come persino le considerate invincibili “auctoritates” siano in grado di sbagliare, e come sia il modo di comportarsi a seguito di un errore a determinare il genio, non la capacità di arginarlo. Proveniamo da anni in cui ognuno si è sentito in diritto di esprimere la proprio opinione sulla scienza ponendola come verità incontrovertibile senza nemmeno conoscere l’argomento di cui si trattava e appesantendo questa nobile disciplina di appendici a lei estranee. Il filosofo biologico spiega nei giusti termini in cosa consisa la scienza e quali siano i suoi obiettivi; ci propone un itinerario che come punto di partenza ha la Grecia antica, che serve quasi da monito come fosse l’oracolo di Delfi, con la sua austera iscrizione che si impone davanti al nostro sguardo, ricordandoci di conoscere noi stessi. Pievani ci conduce alla scoperta del significato di una parola spesso sottovalutata come “serendipità” e della sua origine collocata nella Persia antica, ma ci induce anche ad interrogarci su un nuovo modo di comporre la scienza e sul vantaggio che l’inatteso può offrire. L’obiettivo del viaggio intrapreso è slegarci dalla convinzione, stupendoci con la verità che spesso non coincide con l’aspettativa, ed il libro stesso ne è un esempio. L’autore definisce come serendipità forte il “Trovare qualcosa che nemmeno sapevi di star cercando, grazie al caso e alla sagacia, senza alcuna intenzionalità” (p. 75). L’esperienza della lettura di questa opera è perfettamente rispondente a questa definizione. Tutto fuorché una banalità, il libro, dinamico ma generoso nei confronti del tempo necessario alla riflessione, non solo permette un affaccio sul mondo scientifico ma consente di osservare l’esistenza umana da una prospettiva privilegiata.

      Menga Bianca Liceo Classico Statale Socrate ( Bari, Puglia Nord )

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Il viaggio attraverso la serendipità, ad opera di Telmo Piovani, ha come premessa un rito di iniziazione alla vita adulta dei tre principi di Sarandib “viaggiatori stranieri alla ricerca del nutrimento della sorte” che, muovendosi senza una direzione precisa nella conoscenza del mondo, incontrano un cammelliere che ha perso il suo cammello e gli dicono di averlo visto. Grazie alla loro capacità di osservazione di elementi apparentemente insignificanti, gli indicano alcune caratteristiche del cammello: è cieco da un occhio, gli manca un dente, ha una gamba zoppa, porta olio da un lato e miele dall’altro, ha una donna gravida in groppa. Tali elementi scaturiscono dall’osservazione delle tracce lasciate sul suo passaggio e, quindi, dalla sagacia investigativa dei principi che, come Sherlock Holmes, decifrano orme, segni e indizi e conquistano la verità. Il caso o la pura sorte non hanno un peso determinante nella scoperta dell’ignoto mentre la sua presenza è rivelata da elementi indiretti che vengono colti soltanto da un attento osservatore, la cui mente è libera da pregiudizi e disponibile ad ascoltarne il richiamo.
La serendipità in relazione all’influenza del caso viene classificata in:
-Scoperta casuale caratterizzata dal massimo grado di accidentalità: stavo andando in giro senza una meta e faccio una scoperta del tutto inaspettata;
-Scoperta caratterizzata da un grado medio di accidentalità: stavo cercando una cosa ma ne scopro una nuova e diversa (serendipità in senso forte);
-Scoperta caratterizzata da un basso grado di accidentalità: stavo cercando un oggetto identificato ma la scoperta avviene incidentalmente (serendipità in senso debole):
Scoperta caratterizzata da un grado di accidentalità nullo: sto indagando una situazione ben identificata ma la scoperta avviene grazie alla mia capacità di lettura degli indizi.
Il percorso compiuto dall’autore, oltre ad individuare i numerosi contesti in cui la serendipità trova la sua naturale espressione ed affermazione, si sviluppa approfondendo gli elementi che ne determinano il significato e in questo modo guida, aspetto da premiare a mio parere, il lettore, quasi prendendolo per mano . Ma ciò che più mi ha affascinata in questa sapiente ricerca dell’autore è la sua capacità di trovare, in contesti diversi, il significato di serendipità. Nello sviluppo delle situazioni “serendipitose”, suggerisce e aggiunge elementi di riflessione sempre nuovi: l’accidentalità della scoperta accompagnata dall’astuzia, la capacità di decodificare gli indizi apparentemente più insignificanti per ricostruire l’ignoto, l’influenza del caso sull’occhio allenato dello scienziato, l’umiltà che favorisce la scoperta, la perseveranza, la capacità di scoprire connessioni, il valore dell’incertezza, l’irrequietezza e la curiosità, il valore dell’errore, la libertà della scienza di essere “indisciplinata”.

      Miglietta Rossana Liceo Simone Morea ( Conversano, Puglia Nord )

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Recensione del saggio "Serendipitá, l'inatteso della scienza".

Il saggio 'Serendipità, l'inatteso della scienza' è un libro edito nel 2021 da Cortina Raffaello scritto dal filosofo e biologo Telmo Pievani.
Classe 1970, è stato il primo docente italiano di Filosofia delle Scienze Biologiche e ancora il primo filosofo della scienza a divenire Presidente della Società Italiana di Biologia Evoluzionistica. Dal 2017 è Presidente della stessa SIBE.
Dell'autore si contano più di duecentotrenta pubblicazioni di tema scientifico soprattutto inerenti all'ambito della biologia evoluzionistica e della filosofia della scienza. Alcuni titoli sono "La vita inaspettata" (2011) e "Imperfezione" (2019)
Serendipità, un termine dalle mille sfaccettature, deriva dall’equivalente ‘serendipity’, coniato per la prima volta dallo scrittore inglese Horace Walpole nel 1754 il quale fece riferimento al nome di "Serendip", antica denominazione dell’isola dello Sri Lanka. Questo è a sua volta un riferimento alla fiaba di origine persiana “I tre principi di Serendippo” nella quale tre principi mostrano la capacità di arrivare a dedurre delle verità attraverso l'analisi di semplici indizi. L'opera descrive la possibilità che in qualsiasi ambito di ricerca, in ultimo la scoperta si riveli completamente avulsa dall'oggetto e dalle finalità originarie dello studio e se possibile ci porta a comprendere quanto una manifestazione inattesa spesso presenti una particolare rilevanza tanto per la rivelazione in sé quanto per la sua natura d' imprevisto. Accade anche e soprattutto nell'ambito della scienza: i ricercatori nel tentativo di dimostrare un dato fenomeno o una determinata ipotesi spesso finiscono per trovarsi dinanzi a qualcosa di totalmente imponderato. Questa è la serendipità. In questo scritto l'autore si sofferma nella descrizione della grande varietà di momenti della storia dell'umanità nei quali si è manifestata questa dinamica, dando vita ad una vera e propria fenomenologia della serendipità. Introduce infatti una serie di aneddoti che provengono soprattutto dal mondo della tecnica e della scienza a partire da Archimede per terminare con Newton, passando attraverso la scoperta del velcro, della penicillina e perfino dei raggi x. In ultimo riporta esempi di serendipità in ambiti anche esterni alla ricerca scientifica, un esempio è il capitolo dedicato all'analisi della celebre figura di Sherlock Holmes e della sua arte della deduzione.

Pur non essendo una cultrice di Filosofia della scienza ho da subito reputato l'argomento decisamente stimolante, accingendomi con entusiasmo alla lettura. Tuttavia sfogliando il testo non ho sempre avvertito la medesima sensazione. Benchè infatti l'opera sia certamente ben organizzata, gli esempi ben localizzati e anche la classificazione degli episodi risulti chiara, ho da subito percepito una tendenza alla ripetitività. Chiaramente si tratta di un'opera che affronta un argomento in tutte le sue sfaccettature, ma avrei sicuramente ridotto di lunghezza diversi passi il cui messaggio finiva monotonamente per ripetersi sciupando la linearità del ragionamento che l'autore ha delineato.
Ho molto apprezzato tuttavia la scelta di spaziare negli ambiti, in quanto mi ha permesso di ricondurre il fenomeno anche a contesti a me certamente più familiari come quello della letteratura. In definitiva però l'opera mi ha colpito nel suo fine: trasmettere quanto poco conosciamo e soprattutto osserviamo della realtà che ci circonda.

      Piccolo Luca Ferdinando Liceo Classico Statale Socrate ( Bari, Puglia Nord )

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Nel novembre 2021 la casa editrice Raffaello Cortina pubblica il saggio Serendipità, l’inatteso nella conoscenza, scritto da Telmo Pievani docente di Scienze Biologiche all’Università di Padova.
In questa sua opera dal chiaro intento didascalico e divulgativo, l’evoluzionista, novello Virgilio, conduce il lettore in un viaggio lungo 7 capitoli alla scoperta della multiforme natura della serendipità, trascendendo la canonica definizione presente su ogni vocabolario e riflettendo a partire dall’etimologia alla deformazione del significato originario, dall’uso nel vocabolario comune sino ad una lunga casistica in cui la serendipità ha alimentato la ricerca scientifica. Per introdurre ciascun capitolo, l’autore ha scelto brevi componimenti della poetessa polacca Wisława Szymborska.
Nei primi due capitoli, Pievani volge il suo attento sguardo al passato e, riportata la prima novella orientale a carattere serendipitoso, ne segue le tormentate vicende successive che, accompagnando la novella nella letteratura occidentale, hanno determinato un sostanziale mutamento nella trama. Non può mancare il richiamo all’intellettuale settecentesco Horace Walpole, cui si deve, pur condizionata da una scorrettezza, la paternità del termine “serendipità”.
Conscio dunque dello scollamento tra i vari significati attribuiti alla serendipità, l’autore propone, a partire dal terzo capitolo, una classificazione in quattro diverse accezioni “[…]in base al peso che ciascuna di esse attribuisce al caso[…]” (cap. 2, pag. 73). In ordine decrescente di casualità esse sono: la “scoperta casuale”, la “serendipità in senso forte”, la “serendipità in senso debole” ed il “processo indiziario”.
A partire dal terzo capitolo, l’autore si dedica ad un’attenta descrizione dell’influenza della serendipità sullo sviluppo della scienza contemporanea. Con minuzia, egli illustra il significativo contributo della serendipità nel progresso di svariate discipline: farmacia, chimica, astronomia, matematica, ecologia. Non manca però l’attenzione al ruolo giocato dall’inatteso anche nella letteratura- ed in particolare nell’affermazione dei romanzi “gialli”.
Molteplici-le digressioni dal biologo evoluzionista all’interno del saggio. Traendo spunto dal tema principale dell’opera, l’autore propone numerose riflessioni con implicazioni politiche e filosofiche. Per esempio Pievani sottolinea la necessità di finanziamenti per la ricerca che siano svincolati dal conseguimento di un risultato e fa propria la teoria di scienziati come I. Langmuir e V. Bush, evidenziando la necessità di “[…]investire in ricerca di base libera e non pianificata[…]” (cap. 4, pag. 132).
I punti di forza dell’opera coesistono tuttavia con alcune debolezze. Il percorso nella serendipità prevede alcune ardite associazioni di idee, necessarie per lo sviluppo del libro, ma - difficili ai fini della comprensione immediata del lettore. Inoltre, pur animato dalla lodevole volontà di tenere vivo l’interesse del lettore, si eccede in formule ripetitive (es: “[…]come vedremo[…], cap. 3, pag. 105), che risultano ridondanti.
Nonostante tali limiti, l’opera di Pievani è davvero coinvolgente e merita di essere acquistata e letta.

      Vitti Nicola Liceo Simone Morea ( Conversano, Puglia Nord )

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“Serendipità. L’inatteso della scienza” è un libro affascinante di Telmo Pievani, docente di Filosofia delle scienze biologiche presso l’Università di Padova, narra dell’”archeologia” della serendipità.
Il concetto di serendipità, interessante ma complesso, stimola la riflessione del lettore sugli aspetti profondi della logica imprevedibile della scoperta scientifica, sull’appassionante avventura della conoscenza il cui presupposto è dato dalla consapevolezza del non sapere, che Pievani, riprendendo Popper, chiama “ignoranza buona”, che quanto più è profonda tanto più spinge a farsi domande. La scienza è un metodo, un processo, un insieme di attività imperfette che ci portano a conoscere ed anche a rivedere ciò che ci è già noto. La serendipità banalmente si associa con la scoperta casuale, per buona fortuna, ma per Pievani non c’è solo il caso fortuito. La serendipità è intreccio tra casualità, eventi fortuiti, sempre rilevanti nella scienza, sagacia, intuito, capacità di imparare dagli errori, tolleranza nei confronti delle deviazioni. La novella persiana de “I tre principi di Serendippo” che riescono attraverso l’attenta lettura degli indizi sparsi nella realtà a riconoscere oggetti mai visti, per Pievani ha in sé la radice della serendipità. Si parla di abduzione, ossia osservare degli indizi della realtà esterna, associarli gli uni agli altri e fare delle ipotesi rischiose, ipotizzare l’esistenza di un oggetto mai visto, ma del quale dedurne le caratteristiche. Le onde gravitazionali, nessuno le aveva osservate: Einstein le aveva previste, immaginate, successivamente gli scienziati le hanno studiate. Si parla di paradigma indiziario, imparare a leggere il mondo attraverso indizi, segni.
Pievani offre al lettore molteplici esempi di serendipità, con uno stile chiaro, sollecitando la curiosità e l’interesse. secondo l’autore vi è una serendipità debole, si pensi alla scoperta della penicillina, risultato cui Fleming giunge nella sua ricerca ossessiva dell’antibiotico, grazie ad alcuni casi ed osservazioni fortuite ed alla sua mente “preparata”. Egli aveva una domanda di ricerca ed ha scoperto quello che cercava in modo fortuito. E come la penicillina nella storia vi sono molti esempi di scoperta serendipitosa, si pensi al vaccino RNA contro il Coronavirus, pensato e realizzato per la lotta contro i tumori e non contro i virus.
La serendipità forte per Pievani si realizza, invece, quando qualcuno intraprende una ricerca perché ha una domanda, una aspettativa e poi strada facendo trova e scopre qualcosa che invece non stava cercando, qualcosa che non sapeva di poter sapere. Dunque bisogna essere preparati a cogliere la serendipità e pronti a capire di avere tra le mani la possibilità di una scoperta sorprendente. Curiosità che spinge ad interrogarsi a non fermarsi, ad avere astuzia osservativa, capacità di capitalizzare i risultati non attesi ed inaspettati, la capacità di non focalizzarsi su un solo obiettivo, saper comprendere e leggere le anomalie rivelatrici e le deviazioni rispetto ai presupposti teorici con i quali si intraprende la ricerca. Il lavoro di gruppo agevola l’osservazione e moltiplica così le occasioni di scoperta, così come l’assenza di condizionamenti e pressioni dettate ad esempio dal dover conseguire nel più breve tempo possibile risultati. Un libro che apre la mente, che avvicina a concetti complessi in modo chiaro e soprattutto che incuriosisce e aiuta a porsi domande su tutto ciò che ci circonda.

      Zitarosa Rosa Liceo Cagnazzi ( Altamura, Puglia Nord )

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Vi siete mai chiesti cosa sia la serendipità?
Questa parola, dal nome dei tre prìncipi di Serendippo che esplorarono il mondo, indica il cercare qualcosa, e il trovare qualcos’altro. Si guardi al caso di Archimede, che partendo dalla necessità di sapere se la quantità d’oro presente in una ghirlanda fosse equivalente a quella concordata con l’artigiano, arrivò a determinare uno dei principi più importanti della fisica: “ogni corpo immerso in un fluido subisce una forza diretta dal basso verso l'alto di intensità equiparabile alla forza-peso del fluido spostato”. Un altro caso è quello di Newton, che osservando una mela cadere verso il basso, comprese la forza che vi agiva: scoprì così la legge gravitazionale. In molti non riconoscono agli scopritori i meriti delle proprie scoperte serendipitose, riconducendole, sbagliando, al caso. Uno scopritore deve essere preparato, ha dietro anni di esperienza, è capace di uscire fuori dagli schemi in cui tutti gli altri sono imprigionati; eppure sono in molti quelli pronti a minimizzare questo background. “Ogni scoperta consiste nel vedere ciò che tutti hanno visto e nel pensare ciò a cui nessuno ha mai pensato” -è il caso di Newton-. Ricercare significa essere curiosi, ed essere curiosi vuol dire avvicinarsi al nuovo combattendo ogni timore; è un atto coraggioso, poiché è di gran lunga più comodo cristallizzarsi nelle proprie convinzioni perché pavidi della brutalità dell’incertezza.
Il libro “Serendipità”, scritto da Telmo Pievani, fa pensare a tutto questo. Nella semplicità della sua sintassi e nella cura e ricerca lessicale mira alla duplice funzione di lasciare al lettore contenuti tecnici precisi e dettagliati, ma anche di regalare spazi di immaginazione tramite gli eventi esemplari descritti, il cui obiettivo è quello di portare il lettore alla riflessione. Si rileva un forte coinvolgimento dato da una scorrevole narrazione, caratterizzata da frasi medio-brevi, nella quale si intersecano tantissimi ambiti diversi: la letteratura, la storia, la scienza, e molti altri. L’obiettivo principale rimane sempre quello di descrivere le varie scoperte che hanno stravolto la storia dell’umanità. L’uso costante del sostantivo “serendipità” e del suo aggettivo, “serendipitoso”, è volto alla perpetua volontà di ricordare lo spirito con cui vengono fatte le scoperte che portano al successo. Gli stessi principi valgono nella letteratura: le parole sono a disposizione di tutti, ma solo alcuni sono, furono e saranno in grado di segnare il tempo, e di far rimbombare le stesse nelle coscienze dei posteri, ogni volta scatenando nuove vibrazioni…certamente non appartiene a questa categoria chi non si è mai messo in gioco: quello ha già perso in partenza. I testi riportati nelle antologie, che sono i fiori della letteratura, sono frutto di ingegno, passione, dedizione, sperimentazioni, errori, e un pizzico di talento. Queste caratteristiche sono anche proprie dello scienziato: letteratura e scienza sono due mondi più vicini di quanto si possa immaginare, e Pievani lo dimostra scrivendo di scienza dando un taglio caratteristico ad ogni frase attraverso l'uso attento della parola.
Questo libro è, infine, uno stimolo a mettersi in gioco, ad affrontare le sfide per ridurre i vasti orizzonti di ignoto che ci avvolgono, per il bene del singolo e di tutta la comunità, che ha bisogno di individui attivi e autonomi, quindi prim’ancora consapevoli.

      Camastra Chiara Liceo Statale " F. Ribezzo " ( Francavilla Fontana, Puglia Sud )

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SERENDIPITA’ di Telmo Pievani. Il libro è un viaggio attraverso la serendipità. Cos’è la serendipità: è cercare qualcosa e …scoprire tutt’altro. Il libro si può pensare diviso in più parti. Nella prima l’autore ripercorre la genesi di questo particolarissimo vocabolo: si parte dalle otto novelle dello scrittore indiano Khurau del 1300, in particolare quella dei tre Principi di Sarandib, abilissimi giovani che attraverso tecniche abduttive riescono a ricostruire e descrivere eventi, oggetti e persone che non hanno mai visto prima. Si passa al testo di Cristoforo Armeno, scrittore ed editore veneziano del 1550 che ripropone per i lettori europei, riscrivendolo, l’antico testo indiano. Si arrivare ad Horace Walpole, talentuoso scrittore inglese che intorno al 1750 conia, un po’ per gioco, un po’ per capriccio, il vocabolo “serendipity”. Scopriremo come il significato che Walpole dà alla parola che lui stesso ha inventato è frutto di un malinteso e i diversi significati che accompagneranno questo neologismo per almeno un altro secolo ancora.
Una volta fissato il significato di questa nuova parola, l’autore ci guida in una interessante classificazione dei diversi gradi di serendipità che accompagnano una scoperta inattesa; entriamo così nella seconda parte del libro: scopriremo serendipità deboli…quando le nuove scoperte sono nell’aria e sono la conseguenza di ricerche ed esperimenti scientifici; serendipità forti…quando le scoperte sono davvero nuove ed inattese, fino ad arrivare alle scoperte così "serendipitose", e a tal punto, che sono la soluzione di problemi o questioni che gli scienziati stessi, allora, non si erano ancora posti.
Il libro non vuole essere un elenco di scoperte serendipitose, nei diversi gradi descritti prima, ma è piuttosto una riflessione sul rapporto tra scienza e ricerca, tra metodi ipotetici deduttivi e metodi puramente sperimentali, tra ricerca scientifica di base finanziata dagli enti governativi (molto serendipitosa) e ricerca specializzata finalizzata dalle aziende (poco serendipitosa). Lo scrittore analizza gli ambiti scientifici in cui è più facile vedere proliferare scoperte serendipitose, dalla biologia alla medicina, alla chimica inorganica, alla radioastronomia, riportando innumerevoli testimonianze degli scienziati autori di scoperte “serendipitose”… la maggior parte di questi, tutti premi Nobel. L’autore analizza inoltre quali sono, indipendentemente dall’ambito disciplinare, le condizioni che permettono allo scienziato di arrivare a scoperte inattese: scopriamo che non bastano sagacia e spirito di osservazione, …alla fine si rivelano fondamentali la preparazione specifica personale, la capacità di lavorare in gruppi con competenze multidisciplinari, la capacità di accogliere teorie nuove che potrebbero anche contraddire quelle di riferimento.
Nell’ultima parte del libro l’autore analizza gli aspetti che legano la serendipità, alla scienza e alla conoscenza. In particolare, si affronta il tema della conoscenza sotto diversi aspetti: quella che ha l’uomo da quando si è formato “nell’università della natura”; la conoscenza ed il suo rapporto con l’evoluzione umana; la conoscenza che si viene a costruire con teorie, esperimenti e scoperte serendipitose e, infine, la conoscenza che non abbiamo, e che… il più delle volte non “sappiamo neanche che possa esistere”.

      Cito Gemma Liceo Scientifico E Linguistico Antonio Vallone ( Galatina (le), Puglia Sud )

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Siamo tutti alla ricerca di qualcosa.
Dell’ amore, delle parole giuste, del nostro posto nel mondo, del perché della vita.
Aspettiamo con ansia di vivere un momento eureka, come quello vissuto da Archimede, che sostituisca i nostri punti interrogativi con un punto fermo.
Ma un’ intuizione è davvero così improvvisa? Quale strana catena di eventi ci porta ad esclamare tutto d’un tratto: “Ho trovato!”?
Telmo Pievani, filosofo, evoluzionista e docente presso il dipartimento di biologia dell’università di Padova, con il suo libro “Serendipità. L’ inatteso della scienza” (Raffaello Cortina Editore, pp 250, €15,00) riesce a smontare il mito dell’ eureka evidenziando come l’imprevedibilità della ricerca a volte sia decisiva -e più significativa- della scoperta stessa.
Con una scrittura scorrevole, a tratti retorica, ma sempre intrigante, l’autore dona ai suoi lettori la definizione storica e culturale della serendipità, cioè il trovare qualcosa che non si stava cercando, grazie a perspicacia e spirito d’osservazione.
Il termine, le cui origini risalgono all’India musulmana del 1300, respira per la prima volta grazie alla penna di Horace Walpole, padre della corrente gotica ottocentesca, e subisce un lungo processo di metamorfosi. Il chimico e biologo Pasteur basò su di esso il famoso “tema della mente preparata che, come fertile humus, accoglie il dono del caso”, donando un'immagine allora innovativa della scienza la quale, come un bellissimo fiore, sboccia dal seme della serendipità (e dello studio teorico).
In questa cornice multi-etnica che abbraccia ogni tempo e cultura, fino ad arrivare ai giorni nostri, risulta evidente la dettagliata ricerca sottesa alla stesura del libro, che anche per questo diventa un tascabile tesoro di cultura per il lettore, la cui curiosità generata dall’ attraente titolo viene nutrita da una chiara, esplicativa e incalzante narrativa.
Inestimabile il messaggio di speranza e fiducia che pervade il testo dalla prima all’ultima pagina: la serendipity altro non è che la polvere magica della scienza e dell’ esistenza, è lo stupore della scoperta, è la capacità di immaginare un futuro sempre più brillante.
Siamo tutti alla ricerca di qualcosa, ma la lettura di questo libro ci insegna ad esserne grati perché, per citare le parole dell’ autore, “come il vento, lo spirito dell’invenzione soffia dove e quando gli aggrada, è imprevedibile, bisogna vagare per inseguirlo”.

      Spedicato Sofia Liceo Virgilio Redi ( Lecce, Puglia Sud )

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Cerchi qualcosa e incappi in una scoperta inaspettata, o addirittura sorprendente. La serendipità si può verificare quotidianamente, ma soprattutto in ambito scientifico. E’ ciò che ci racconta il libro di Telmo Pievani, filosofo e docente presso l’Università di Padova, intitolato appunto “Serendipità. L’inatteso nella scienza”. Un viaggio tra le più rilevanti scoperte dell’umanità, dall’antichità fino ad oggi, che spazia tra scienze, storia e filosofia in maniera molto affascinante o, per restare in tema, “serendipica”. A volte si pensa che “serendipità” significhi solo fortuna, scoprire qualcosa per caso ma in realtà, come sostiene l’autore, bisogna candidarsi alla fortuna, attraverso l’esperienza, lo studio, l’astuzia, ed occorre saper tollerare l’errore. Nel suo libro Pievani ci racconta dunque l’origine di questa parola, che ai giorni nostri si carica di un significato pop. Essa nasce da un fraintendimento dello scrittore inglese Horace Walpole che intorno al 1750 interpreta male un’antichissima favola persiana intitolata “Tre principi di Serendippo”, i quali partono all'esplorazione del mondo e sulla base di osservazioni quasi casuali, interpretano indizi e ricostruiscono eventi attraverso opportune associazioni abduttive. Nella storia della scienza molte grandi scoperte sono avvenute proprio in questo modo. Nel libro però non troviamo la semplice lista delle varie scoperte serendipiche quali la penicillina, i raggi X, il forno a microonde. L’autore infatti differenzia quattro tipi di serendipità in base al peso che il caso assume in esse: la massima accidentalità; scoprire qualcosa di importante cercando altro (Walpole); scoprire quasi in modo fortuito qualcosa di importante cercandolo altrove; nessuna accidentalità, ma abduzione, cioè lavoro logico di indagine sulle cause e gli effetti dei fenomeni (Voltaire). Per esaminare le varie accezioni l’autore fa riferimento a tutta la letteratura scientifica, contesti sociali, vicende reali, e aneddoti di casi di scoperte in ogni campo. Riusciamo così a capire la storia sociale delle indagini, il rilievo degli interrogativi del ricercatore, il peso di eventuali errori e irregolarità, insomma tutto ciò che concerne la serendipità. Verso la fine del libro Pievani riflette sul monito che possiamo trarre dagli eventi serendipici in ambito della ricerca scientifica: data la rilevanza delle scoperte serendipiche l’autore si chiede se esse possano essere favorite da un certo metodo di indagine. Lo scambio di idee, la collaborazione e la voglia di conoscere sarebbero sicuramente delle condizioni vantaggiose. Ma come per il campo delle scienze e della ricerca, ciò vale anche per la quotidianità. Vivere in maniera impostata e restare ancorati alle proprie convinzioni non aiuta. La serendipità ci spinge al contrario a vivere senza schemi fissi. L’imprevedibile può diventare una risorsa se sfruttiamo il caso a nostro favore e l'anomalia può trasformarsi in circostanze positive solo se noi siamo pronti a farlo. Solo questo ci porterà a crescere ed arricchirci giorno per giorno. Possiamo dire quindi che la serendipità va coltivata, in ogni ambito. Concludo consigliando vivamente la lettura di questo libro in quanto è molto interessante dal punto di vista sia letterario che scientifico, lo stile è agile e molto comunicativo per cui lo definirei adatto a tutti ma soprattutto fornisce una chiave di lettura nuova per osservare il mondo in modo diverso

      Spinetta Irene Liceo Virgilio Redi ( Lecce, Puglia Sud )

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In un viaggio tra epoche, civiltà e stati l’autore Telmo Pievani spiega con una scrittura scorrevole e semplice la casualità nel campo scientifico. Un misto di genialità e istintività è ciò che caratterizza ogni storia raccontata nel libro. L'autore dimostra come il susseguirsi dei fatti e la casualità possano portare a scoperte inaspettate e spesso rivoluzionarie. È proprio questo il significato di serendipità, che dà il nome al libro. È interessante capire attraverso queste storie come anche negli altri ambiti della vita il caso sia dominante (per esempio quando si vengono a scoprire tresche o coalizioni nascoste alle spalle del sovrano). In “I tre príncipi di Sarandib” i personaggi, grazie al loro intuito, fanno delle supposizioni attraverso l’osservazione e la deduzione, conformi alla realtà, cioè “azzeccano il vero”.
Dopo aver fatto vari esempi, l’autore spiega l'etimologia del termine “serendipità”. Però, che ha a che fare la serendipità con la scienza? L’autore invita a tenere la mente aperta, quando si conducono delle ricerche: perché, se ci si focalizza su un determinato aspetto, si rischia poi di non cogliere quegli aspetti che potrebbero portare alla soluzione. Spesso, un caso fortunato porta a scoperte sensazionali, come per la penicillina, i raggi X, la radiazione cosmica di fondo e via dicendo, anche per le più inaspettate.
Ciò che ha un ruolo dominante è proprio la fortuna. La serendipità non è caso puro, perché bisogna saper aggirare la scoperta nel caso risulti fallimentare, magari si deve solo cambiare strada. Porterà, comunque, a un risultato avvincente. Ciò che Pievani sottolinea è che nelle scoperte scientifiche non sempre è necessaria una metodologia, perché il caso la maggior parte delle volte ha la meglio. Quella della scoperta è una dimensione più psicologica che metodologica.
Dopodiché entra in gioco il ruolo fondamentale della matematica. Spiega come un singolo numero possa cambiare totalmente il risultato della ricerca.
Le scoperte date dalla serendipità sono anche frutto della nostra ignoranza, è grazie a quest’ultima se ogni giorno in tutte le discipline scientifiche ci si addentra in una realtà ignota... e nessuno sa quanto questa realtà sia grande.
D’altra parte l'autore dimostra anche che serendipità non vuol dire solo caso, ma è un misto di intelligenza, fortuna, circostanze favorevoli e soprattutto di conoscenze di fondo dello scienziato, che ha trovato la propria via per quella scoperta a cui anche un altro sarebbe potuto arrivare, anche se magari in modo diverso.
Consiglio il libro a chi ha voglia di lasciarsi affascinare dalla casualità della vita. Ogni sera ci addormentiamo con l’interrogativo di ciò che possa essere domani, di cosa possa accadere, e questo libro insegna e spiega che anche nel campo delle scoperte è così. Che sia la scienza, la matematica o addirittura l’arte, la realtà che ci circonda è infinita, perché nessuno potrà mai sapere da cosa è composta e ciò che effettivamente accade.
Questo è il motivo per cui vale la pena vivere, altrimenti sarebbe una noia mortale!
“Lasciamoci sorprendere, aspettiamoci l’inatteso”.

      Costa Beatrice Liceo Scientifico E Linguistico " E.fermi " ( Nuoro, Sardegna )

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Galileo è considerato il padre della scienza moderna per aver inventato il metodo scientifico. L’applicazione della metodologia è una condizione indispensabile ma non sufficiente se non è accompagnata da un mix di altre componenti motivazionali del ricercatore come perseveranza, tenacia, intuito, sagacia, astuzia, curiosità, immaginazione, etc.
Talvolta, una scoperta nasce da una semplice casualità: capita di cercare qualcosa e trovare tutt’altro che si rivela assai più importante.
Il fenomeno prende il nome di serendipità, termine che trae spunto da una novella indiana ambientata nell’isola di Sarandib, nome antico dello Sri Lanka o Ceylon. Il re esilia i figli affinchè acquisiscano l’esperienza necessaria ad amministrare il regno. Essi si salvano da situazioni complicate grazie alla capacità di osservazione dei particolari: per questo la novella è un esempio di serendipità. I protagonisti del racconto non hanno un obiettivo preliminare, non cercano alcunché ma hanno un atteggiamento volto alla libera ricerca che li porta a cogliere piccoli particolari nei fenomeni osservati e ad elaborare interessanti deduzioni.
Il termine serendipità significa “trovare qualcosa di inaspettato mentre si cerca tutt’altro” e deriva da un errore di traduzione nell’Inghilterra del ‘700 dove si conia la parola serendipity accostata alla sagacia della ricerca dei principi di Sarandib.
La parola nata per errore esalta l’importanza dell’errore per arrivare a nuove conoscenze. Esso può essere tollerato o addirittura favorito con una trascuratezza controllata dell’esperimento che con un po' di fortuna può dare un risultato inatteso. L’importante è essere in grado di percorrere a ritroso i vari passaggi per poter ripetere l’esperimento e riprodurre il risultato.
Anche in natura gli errori hanno grande importanza, come ad esempio le mutazioni genetiche che stanno alla base dell’evoluzione degli esseri viventi e della biodiversità sul nostro pianeta.
Spesso la scienza, purtroppo, è sottoposta alle pressioni della società che esige risposte veloci per rispondere a sollecitazioni di interessi economici di mercato o ad ansie sociali emergenziali, senza lasciare spazio ai risultati inaspettati.
La serendipità preferisce lentezza, ama percorrere piste poco battute su argomenti scelti dal ricercatore, con scadenze dilatate senza l’oppressione di avere subito un risultato spendibile. E’ in questo contesto che fioriscono le scoperte serendipitose.
La serendipità va a braccetto con la libertà di ricerca, ma entrambe sono vulnerabili. I nemici si nascondono innanzitutto sulla rete, uno spazio in cui anche la ricerca ha trasferito molte delle sue attività. Agli inizi, il web era un territorio immenso di esplorazione e di condivisione delle informazioni, una biblioteca ipertestuale, dunque intrinsecamente serendipitosa, poi col passare del tempo gli algoritmi dei motori di ricerca e le piattaforme hanno spento il fascino dell’inatteso a fini commerciali. L’algoritmo ci propone connessioni prevedibili, scontate, fastidiosamente fondate sulle ricerche pregresse, sulle nostre scelte (“forse cercavi questo” e “forse ti interessa quello”), che ti propina articoli simili a quelli ordinati in precedenza. In definitiva affidarsi ad una facile e comoda “googlata” per trovare un qualcosa a colpo sicuro prosciuga la scienza dell’inatteso che sta alla base della serendipità.

      Deiana Elena Liceo Scientifico " A.pacinotti " ( Cagliari, Sardegna )

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Quello che mi ha spinto a leggere questo libro è stato il suo curioso e per me prima sconosciuto titolo: Serendipità. Ciò significa la ricerca di un qualcosa che ti porta a scoprire l’inaspettato. L’autore T.Pievani spiega questo termine in maniera insolita mescolando la scoperta del grande matematico Archimede con le novelle del poeta persiano Amir Khusraw, contemporaneo di Dante. La scienza qui, si fonde e danza con la letteratura. Non avrei mai pensato che le novelle potessero contenere la serendipità. I tre principi di Serendippo, protagonisti di questi racconti, vanno in giro per il mondo e casualmente scoprono degli indizi che li porterà alla conoscenza di cose che non stavano cercando.
Il libro è ricco di aneddoti intrinsi di serendipità: basta pensare alla scoperte dell’America, in cui Cristoforo Colombo si imbattè per caso in quanto partì per andare alla ricerca delle Indie. Il mondo scientifico è traboccante di scoperte serendipitose: molti scienziati hanno intrapreso una ricerca e poi cammin facendo scoprono qualcosa che non si aspettavano. Un esempio classico è rappresentato da Fleming, che stava lavorando sugli antibiotici e la sua intenzione era quella di trovare antisettici per i soldati in guerra per combattere le infezioni. Poi arrivò in maniera casuale, grazie al fatto che, dopo essere tornato da una lunga vacanza, una delle sue capsule presentava uno strato di alone bianco, all’interno del quale le colonie di batteri che lui aveva inoculato non cresceva. Era il prodotto di una muffa che inibiva la crescita dei batteri. Certo fu una scoperta aiutata dalla fortuna ma in effetti lui stava cercando proprio quello.
Una delle più affascinanti scoperte fu quella che riguardava i rapporti tra fisica-matematica e l’Universo di Einstein ne fu protagonista. Con la sua immaginazione e l’aiuto di giochi matematici di alcuni suoi amici, trasformò in una semplice equazione l’Universo in cui viviamo nella sua realtà. Sono d’accordo con Pievani nell’affermare che serendipità non è solo fortuna e neppure semplice coincidenza bensì un insieme di tutto: bisogna studiare, ampliare le proprie conoscenze per prendere in considerazione dei dati. E’ necessaria una grande elasticità mentale ed anche un inguaribile ottimismo. Se l’obbiettivo è cercare di scoprire qualcosa che non si conosce non si può partire dall’ignoto perché non si sa nulla: bisogna prendere come base di partenza ciò che si conosce. Insomma l’illuminazione del pensiero è importante si improvvisa e si scopre sbagliando ma da professionisti, infatti non si può navigare nell’incertezza.
Anche la paleontologia e l’archeologia non sono immuni alla serendipità: qui non si trova quasi mai quello che ci si aspetta di trovare.
Ci sono anche degli elementi in cui la serendipità rischia di annegare come il pregiudizio, l’autocelebrazione che vuole dominare sulla creatività che invece è un terreno fertile per far fiorire la serendipità. Come anche l’eccessiva programmazione, la fretta di trovare e scoprire qualcosa sono di ostacolo alla serendipità.
Piacevole, curiosa è la lettura di questo libro, dove a tratti ci si sente protagonisti di un viaggio affascinante: questo succede quando vaghiamo tra le bancarelle di un mercato e come per magia scopri un qualcosa che non vai cercando, che ci illumina i pensieri rendendoli felici.

      Pinna Chiara Liceo Scientifico " A.pacinotti " ( Cagliari, Sardegna )

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Telmo Pievani, filosofo e biologo specializzato in evoluzione, con “Serendipità” – l’inatteso della scienza-, ritorna in libreria per Cortina editore e ci accompagna lungo le tracce degli imprevedibili esiti di una scoperta o non prevista scoperta scientifica, se così può essere definita quella fortunata circostanza per cui si cerca qualcosa e si trova tutt’altro, quando l’imprevisto incrocia i destini umani e quasi miracolosamente la Natura si mostra nella sua segretissima essenza.
Incornicia la narrazione la poesia della grande Szymborska, che, ad ogni incipit di capitolo, si fa interprete del senso del caso, del mistero che avvolge la Natura e, nella fitta trama di eventi casuali, offre spunti di riflessione e comparazione tra i destini umani e l’ignoto circostante: da una parte le istanze della parola poetica, dall’altra quelle scientifiche.
Come parola benedicente, la creatività poetica fa da sfondo alla creatività scientifica, inaugurando una visione della Scienza che poco ha a che fare con il rigore, la logica e altri principi scientifici, e molto con l’intuito e l’istinto che guidano la percezione ben oltre i confini dell’immaginabile e imperscrutabile.
Partendo dalla mitica leggenda dei tre principi di Serendippo, Pievani spiega come sia possibile interpretare la realtà e quali coincidenze siano ravvisabili tra i protagonisti di antiche novelle iniziatiche e chi affronta i misteri del creato. Serendipità, infatti, è qualcosa a cui può tendere l’iniziato che si affida alla sfida che la conoscenza impone a chi ancora non conosce, a chi ignora ancora.
Tra i tanti iniziati, ecco Colombo e i suoi calcoli sbagliati; la scoperta del velcro e del nylon; il primo colorante artificiale e il dolcificante.
Anche in campo medico le scoperte “serendipitose” hanno segnato la storia, basti pensare ai vaccini: risultato ottenuto erroneamente grazie all’esperimento del dottor Edward Jenner, che scopre l’immunizzazione tramite la precedente inoculazione del batterio indebolito.
Nel campo scientifico, per essere pronti a cogliere serendipità che potrebbero rivelarsi scoperte meritevoli del premio Nobel, bisogna possedere un’elevata capacità percettiva, un’ apertura mentale e l’amore verso i dettagli e le variazioni: trascurando queste cose, infatti, potremmo rischiare di ignorare eventi potenzialmente importanti.
Come diceva Socrate, più sappiamo e più ci rendiamo conto di non sapere: ecco il proliferare di quesiti nella scienza, che aumentano con l’aumento delle scoperte scientifiche. Questa consapevolezza non deve generare sfiducia nella scienza, anzi l’opposto, perché la sola lotta contro l’ignoranza è ciò che conferisce importanza alla vita umana. Ma siamo noi ad ignorare o la Natura a non comunicare?
Nella carrellata di esempi serendipitosi e di riflessioni scientifiche proposte, è facile perdersi e riuscire a seguire un filo logico lineare, perché, come le cornici poetiche suggeriscono, anche una scoperta scientifica nasce dall’intuito. Sembra che Pievani si limiti a citare argomenti scollegati tra loro, ma, semplicemente, ripropone la difficoltà di trovare, nel mistero della serendipità, dei procedimenti logici ripetibili “matematicamente”.
L’inatteso della scienza è, dunque, quell’alone di mistero che la Natura non ha fretta di svelare se non tra le pieghe di un errore in cui pochi possono intravedere una verità.

      Saddi Angela Aurora Liceo Scientifico E Linguistico «alberti» ( Cagliari, Sardegna )

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Serendipità, l'inatteso della scienza (Raffaello Cortina Editore, 2021) di Telmo Pievani, un esperto di biologia evoluzionistica dedito alla stesura di opere di carattere scientifico, candidato per la seconda volta come finalista del premio Asimov per l’editoria scientifica divulgativa. Attraverso “Serendipità, l'inatteso della scienza” Telmo Pievani, ci trasporta nel mondo della scienza, fatto di "errori", ci porta nell’”inaspettato della scienza”, in tutte quelle situazioni nelle quali, grazie ad un’incongruenza con le tesi fatte, si è dato una svolta a questo affascinante mondo. Ma è stato per sagacia o per casualità? Se si fosse trovata un'altra persona ad osservare lo stesso fenomeno avrebbe colto la genialità? All’interno del libro di Telmo Pievani vengono poste diverse situazioni di "serendipità". Telmo Pievani affianca situazioni nelle quali si ritrovano diversi modi, attraverso i quali si è arrivati ad inaspettate scoperte, aprendo una vasta gamma di spunti di riflessione che lo scrittore nel corso del libro analizza e paragona tra loro. Solo grazie all'unione di tutti i casi isolati, egli riuscirà a ricostruire il puzzle e riuscire a dare una nitida spiegazione alla tanta fraintesa serendipità. Questo libro appassiona chi sa trovare fascino nella genialità della casualità, che lo scrittore definisce come "sagacia accidentale". Sa rapire con una scrittura semplice e ironica, al contempo leggera e scorrevole. E’ capace di comunicare in modo completo il complesso mondo della serendipità a chi si avventura nel suo vasto mondo, senza annoiare il lettore. Ci si ritrova travolti dalla semplicità con cui è capace di condurre su un filo conduttore che accomuna tutte le situazioni proposte e che susciteranno nel lettore la curiosità di voler continuare la lettura, per avere una visuale completa su questo argomento. L’autore in quest'opera riesce a trasmettere la sua passione e la sua dedizione per questo tema. Un tema molto amato non solo da Telmo Pievani, ma condiviso anche dai web writer, come sottolineato nel libro stesso: “Una ricerca su Google della parola serendipity nel 2021 dà all’incirca 80 milioni di risultati”. Quest’opera è un importante tributo ai grandi della scienza, persone comuni, che hanno stravolto il mondo grazie alla serendipità.

      Bertocchi Chiara Liceo Enriques ( Livorno, Toscana )

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Avete mai sentito la parola Serendipità? E sapreste definirla? Pensate che all’inizio del XXI secolo era il termine inglese più popolare in inglese dopo “Gesù” e “denaro”, sebbene la sua origine sia molto più antica. A pensarci sembra un termine inventato per sbaglio e proprio di questo ci parla il libro di Pievani. Il 28 gennaio 1754 l’eccentrico e ironico Walpole, autore del primo romanzo gotico, scrive una lunga lettera ad un amico per rivelargli una scoperta accidentale che definisce Serendipità, ma cosa intendeva? Nei suoi scritti non userà mai più questo termine, ma in quella semplice epistola, scritta in una serata un po’ più noiosa inventa un neologismo, come era solito fare, che diventerà una pietra miliare della ricerca moderna. In un periodo imprecisato durante un viaggio lontano dal proprio regno, tre giovani principi un po’ scanzonati senza nessun intento giocano a far previsioni e casualmente scoprono fatti realmente accaduti. Nel 1964, casualmente cercando altro, Wilson e Pezias con la loro parabola ascoltano il suono della radiazione cosmica di fondo. A Siracusa nel III secolo a.C. Archimede si concede una pausa nella sua vasca da bagno, mentre ancora si arrovella a cercare una soluzione per una truffa ai danni di Ierone II, e scopre il suo Eureka. Benedictus, chimico e pittore francese, agli inizi del ‘900 ha un banale incidente in laboratorio: cade una fialetta; diversamente da altri conserva quei cocci che sono rimasti insolitamente uniti e anni dopo saranno la soluzione ad un problema inaspettato. Pievani spiega che la Serendipity, ossia trovare una cosa non cercata mentre se ne stava cerando un’altra, si mostra nel mondo scientifico in gradi diversi e trasporta il lettore in una piacevole e curiosa carrellata di scoperte che hanno cambiato la storia dell’uomo e il suo modo di concepire il mondo. Così il lettore si trova a viaggiare nel tempo e nello spazio, assaporando discipline molto diverse tra loro: radioastronomia, biologia, chimica, medicina …un vero e proprio tesoro di storia della scienza. Il libro però non ha come obiettivo portare sotto i riflettori tutti questi episodi, più o meno noti, ma è una sagace riflessione del rapporto tra scienza e casualità. Pievani analizza quanto l’accidentalità entri in gioco nelle scoperte e quali siano le caratteristiche di cui ha bisogno la ricerca per innovare e comprendere il mondo in cui viviamo. Partendo da una semplice fiaba, l’autore porta il proprio pubblico a ragionare sull’importanza della libertà di ricerca, sulla costanza, sulla necessità di finanziarla e di apertura al non sapere. Forse avete preso questo libro in mano senza volerlo ma potrebbe essere il caso di leggerlo in modo serendipitoso Impossibile sapere se, dove o quando colpirà la serendipità ma, come Telmo Pievani insegna, è un elemento indispensabile per la ricerca scientifica e, forse, fa parte di noi.

      Bolettieri Francesca Liceo Scientifico " Ulisse Dini " ( Pisa, Toscana )

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Nel momento in cui ho deciso di intraprendere la lettura di questo libro non avevo la minima idea del significato della parola ‘serendipità’ che ho scoperto pagina dopo pagina. Non solo questo libro è adatto a tutti, persino ai più ignoranti in materie scientifiche, ma è capace di far sentire chiunque parte della scienza, e parte della realtà in cui viviamo tutti i giorni. Infatti l’autore mette in evidenza come gli scienziati, anche quelli più famosi, siano arrivati a fare scoperte nonostante stessero cercando qualcosa di diverso o addirittura non essendo proprio alla ricerca di qualcosa. Nel corso dei capitoli si può fare un vero e proprio viaggio tra le scoperte ‘per caso’ ma anche tra argomenti pluridisciplinari: si passa dalla letteratura,alla storia, dalla chimica alla medicina, dalla fisica all’astronomia, si ripercorre il tempo e la storia della scienza. Un aspetto di questo libro che ho particolarmente apprezzato è la capacità dell’autore di saper approfondire molti ambiti non solo scientifici, di saper riportare storie e aneddoti che inizialmente sembrano solo superflui al tema del libro, di saper traslare da un argomento all’altro con facilità e mai risultando fuori luogo, infatti gli stessi racconti letterari si riveleranno necessari alla comprensione del significato del libro. Consiglio questa lettura a tutti coloro che non vedono l’ora di essere colti di sorpresa da un libro,che vogliono scoprire cose nuove e che non hanno timore di rimanere colpiti dai segreti che la scienza serba. Proprio come gli scienziati partono da un’ipotesi per trovare una tesi differente da quella prefissata, così il lettore parte da un’idea di ciò che starà per leggere per poi rendersi conto una volta terminata la lettura di essersi informato su molti più argomenti del previsto. L’autore mi ha permesso di capire come senza volerlo tutte le discipline sono sempre collegate tra loro in un intreccio quasi inimmaginabile ma sorprendente come tutte le ricerche e scoperte inaspettate narrate nel corso del libro.

      Finamore Martina Istituto Istruzione Superiore Chini-michelangelo ( Camaiore, Toscana )

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“Serendipità. L’inatteso della scienza”, saggio scientifico scritto da Telmo Pievani, evoluzionista e saggista, insegnante di Filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova.

Pensiamo veramente che gli scienziati facciano tutte le loro scoperte in seguito ad esperimenti mirati, progettati solo con il fine di quella medesima rivelazione? Probabilmente in alcuni casi può essere andata così, ma questo libro ci insegna che nella storia della scienza molte delle più grandi scoperte sono avvenute grazie alla serendipità, un fenomeno che ha luogo quando, cercando tutt’altro, si giunge a scoprire qualcosa di completamente inaspettato, che molto spesso si rivela essenziale, specialmente se rinvenuto in ambito scientifico.
Ma da cosa nasce la serendipità? Pievani ci insegna che questo fenomeno ha origine dalle ricerche mirate e dai conseguenti risultati che esse forniscono; il suo nome proviene da Serendippo, città persiana da cui tre principi partirono per completare la loro formazione, facendo nuove esperienze ed esplorando il mondo.
Sia che si giunga alla soluzione auspicata per vie inaspettate, sia che si giunga a una scoperta del tutto fuori luogo, si raggiunge un obiettivo, poiché “tutte le strade portano alla serendipità”.
Grazie alla lettura di queste pagine, che mi hanno lasciata inaspettatamente affascinata, sono riuscita a capire che non bisogna temere l’ignoto, anzi! La scienza è un mondo tutto da scoprire e per comprenderla bisogna essere xenofili, amare lo strano e non lasciarsi scoraggiare dall’errore, che, come citato nel libro, è anche “un modo per acquisire conoscenza”.
La lettura è molto scorrevole e per niente scontata; l’autore, inserendo degli aneddoti accattivanti e coinvolgenti, fa sì che il lettore si immedesimi totalmente nei personaggi e nel momento storico trattato, prendendo parte alla gioia delle nuove scoperte che, prima di leggere questo libro, non avrei mai pensato fossero state realizzate in un modo così inaspettato.
Il testo, che ha un intento divulgativo, è ricco di termini specialistici e appartenenti al campo della medicina e della scienza; ma grazie agli interventi ironici dell’autore la lettura risulta piacevole e comprensibile.
Dalla penicillina alla fotosintesi, dalla radioastronomia alla chemioterapia, passando per i raggi X fino ad arrivare alla scoperta del vaccino contro il vaiolo, Pievani ci accompagna in questo viaggio caratterizzato dalla fortuna, dall’astuzia e dalla sagacia di chi ha saputo cogliere degli accidenti al volo, dimostrando che la vera ignoranza consiste nel rifiuto di acquisire la conoscenza e non nell’assenza di essa. Al contrario, colui che è consapevole di non sapere condurrà una vita dedita alla ricerca e allo studio di fenomeni inaspettati, ottenendo nuove risposte che genereranno sempre nuove domande. Dunque, come disse Eraclito, “se vogliamo continuare l’avventura della conoscenza, aspettiamoci l’inatteso”.

      Terreni Sara Liceo Scientifico Istituto Calasanzio ( Empoli, Toscana )

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Scritto da: Telmo Pievani, autore italiano Anno di pubblicazione: 2021
Casa Editrice: Raffaello Cortina Editore
In questo libro scritto da Telmo Pievani, un’evoluzionista e saggista che insegna Filosofia delle Scienze Biologiche all’Università di Padova e che è stato presidente della società italiana di Biologia Evoluzionistica, viene affrontato l’argomento della serendipità in ambito scientifico. Il concetto di serendipità è cambiato numerose volte nel corso della storia e anche oggi ci sono molti dubbi sul suo significato nei vari ambiti. In pratica la serendipità significa “scoprire cose importanti che lo scopritore non andava cercando”. È un concetto astratto con cui tanti scienziati sono riusciti a fare delle scoperte mentre stavano cercando altro, giungendo a dei risultati che non si aspettavano di trovare quando hanno cominciato la loro ricerca. Il libro è un saggio che racconta l’evoluzione, dal punto di vista storico, della serendipità, a partire dall’antica novella dei Principi di Serendippo, passando per il primo utilizzo della parola serendipity a cura del letterato inglese Horace Walpole avvenuta tramite una lettera del 1754, fino ad arrivare ai numerosi esempi applicati nella scienza moderna in materie come chimica e medicina. Numerosi sono gli aneddoti che all’interno del libro vengono raccontati: a partire da quelli letterari come il romanzo “Zadig” di Voltaire e lo “Sherlock Holmes” di Artur Conan Doyle, proseguendo con quelli storici come l’accidentale scoperta dell’America di Cristoforo Colombo, fino ad arrivare al racconto della scoperta della penicillina e dei raggi X, dell’insulina e delle microonde. Il libro poi affronta una classificazione suddivisa in quattro parti del significato di serendipità: quella di Walpole, ovvero “trovare qualcosa che non si stava cercando”, la serendipità di Merton, quella dove “si trova qualcosa o si risolve un problema pregresso ma per vie inaspettate”, la serendipità di Bush, cioè “le scoperte frutto di un’indagine non mirata, libera e senza alcun obbiettivo prefissato”, ed infine quella di Stephan, ovvero “le scoperte casuali che si riveleranno essere la soluzione ad un problema futuro”. Una tematica che viene affrontata all’interno del libro è come la serendipità possa essere utile oggi. Infatti per Pievani la serendipità è un atteggiamento mentale che molti scienziati-ricercatori dovrebbero avere, in quanto da una parte si deve avere la costanza e la capacità continua di cercare qualcosa di nuovo ma allo stesso tempo avere la sagacia di capire, facendo collegamenti, quando ci si imbatte in qualcos’altro che può portare ad una nuova scoperta utile all’umanità. Lo stile dell’autore è molto diretto e chiaro ed utilizza numerosi aneddoti e dati a supporto delle sue idee.
Il libro è pieno di spunti e riflessioni molto interessanti che danno una visione della scienza molto diversa da come viene raccontata normalmente; in alcune parti però il libro è un po’ prolisso e tende a ripetersi in certi momenti. Spesso utilizza dei termini il cui significato non è accessibile per tutti. Super consigliato agli appassionati delle scienze.

      Volpe Emma Iis Galilei-pacinotti ( Pisa, Toscana )

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Del libro mi ha colpito subito il titolo: "Serendipità, l'inatteso della scienza". Serendipità, una parola dal suono brioso, fiabesco. Ed in effetti, un che di fiabesco ce l’ha veramente: coniato da Horace Walpole, scrittore inglese, il termine fu estrapolato dal titolo di una fiaba vera e propria, "i tre princìpi di Serendip”, di cui si parla ampiamente anche nel libro stesso. Quest’ultimo e il racconto hanno molti più tratti in comune di quanto si possa immaginare.
In primo luogo il topos letterario di entrambi è la serendipità, e se i princìpi trovano ciò che non cercano, allo stesso modo gli scienziati scoprono un principio, una teoria imprevista.
In secondo luogo condividono, inaspettatamente, la medesima cifra stilistica, in quanto lo scritto si configura senza dubbio, nella migliore delle accezioni, come una fiaba di stampo scientifico. Grazie allo stile narrativo utilizzato il libro non risulta quindi un noioso saggio, ma si dimostra in grado di spiegare alcuni concetti scientifici veicolandoli attraverso racconti che si susseguono organicamente, con un’esposizione lineare e affabulatoria, pur narrando di fatti realmente accaduti.
Il tessuto narrativo quindi trae beneficio dall'uso di questo stile senza così cadere nel banale, ma anzi, invogliando il lettore a continuare la lettura, a voltare pagina dopo pagina. In una società dove la scienza viene reputata inaccessibile se non a menti particolarmente brillanti, la penna di Telmo Pievani confuta questo luogo comune: la scienza può essere accessibile a tutti. Non servono conoscenze pregresse per apprezzare il testo, il lettore è guidato abilmente tra tutte le storie di casi fortuiti e non solo attraverso i meandri delle varie teorie scientifiche. Infatti anche il contesto storico, che costituisce parte integrante dei racconti, viene sempre spiegato e approfondito rispetto al caso di serendipità protagonista. Ciò aggiunge valore alla narrazione e fa sì che il pubblico diventi più ampio, senza che sia ristretto agli esperti della materia. Per questo il libro è più che adatto ai disinteressati, a chi è spavento da una lettura di tipo scientifico. Ed è quello di cui il panorama letterario italiano aveva bisogno: una lettura, una fiaba scientifica alla portata di esperti e non.

      Boarini Andrea Liceo Galileo Galilei ( Trento, Trentino-alto Adige )

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Nel 2001 il regista Peter Chelsom si avvale della grandiosa espressività cinematografica per dare vita ad un capolavoro che nel tempo rimarrà impresso nella mente degli spettatori, più o meno appassionati, non tanto per la romantica trama, quanto più per l’insolito titolo: Serendipity. Il nome della commedia che vede come protagonisti John Cusack e la bellissima Kate Beckinsale vagare nella caotica metropoli newyorkese per poi finire, come per destino, nelle braccia dell’uno e dell’altro, diede vita alla vastissima notorietà del termine, portando alla esorbitante cifra di 80 milioni i soli risultati che si possono ottenere da una banale ricerca in internet con come criterio di ricerca la parola in questione. Ironicamente il titolo e la trama condividono una visione opposta del vero senso del termine. Quindi a cosa realmente ci riferiamo quando parliamo di Serendipità? Fortunatamente accorre in nostro aiuto Telmo Pievani, evoluzionista e filosofo delle scienze biologiche nonché autore del libro in analisi. Il saggista ci fa attentamente notare che definire il fenomeno della serendipità generalmente come quell’evento, raro nel verificarsi e spesso idolatrato, che consiste nel giungere ad un risultato che non era l'obiettivo finale della ricerca e quindi scoprendo qualcosa di “inaspettato”, è spesso fuorviante. La serendipità, da complessa ma al tempo stesso affascinante dinamica sociale, è invece articolata in diversi livelli, più o meno influenzati dal caso e dalle abilità del ricercatore. Molteplici personaggi della storia, facendo riferimento soprattutto ai racconti e alle novelle del passato, il caso più eclatante è quello della storia dei Tre Principi di Serendippo, cercarono di classificare le diverse sfumature di Serendipità. Iniziamo dalla condizione in cui si verifica il massimo grado di accidentalità: la scoperta casuale. Quest’ultima si posiziona prima dei tre livelli designati e combacia perfettamente con la trama dei Tre Principi di Serendippo nella quale, banalmente, il vagabondaggio esplorativo dei protagonisti porta a scoperte fortuite, futili e soprattutto casuali.
Entriamo quindi nella scala vera e propria che classifica il fenomeno. Al primo gradino, imbattendosi in una vera e propria assenza di accidentalità, il soggetto è condotto dalle sue capacità abduttive ad una soluzione finale semplicemente unendo quei punti che sono il risultato di una ricerca graduale. Salendo si incontra una serendipità nel senso debole del termine, accompagnata da un grado basso di accidentalità. In questo caso sì, il risultato trovato è inaspettato, ma simultaneamente esso rientra nel campo di ricerca iniziale. Giungiamo quindi al grado più affascinante della scala, la serendipità forte. Questo è il senso più autentico del termine e coincide con il trovare qualcosa di prezioso, potenziale scatenatore di nuove scoperte e nuovi percorsi scientifici, mentre si ricerca tutt’altro. Lo scienziato ricercatore che fa esperienza di questa sfumatura è aiutato dalla fortuna solo parzialmente. Lo slancio verso la scoperta effettuata è avvenuto grazie all’utilizzo della sagacia. L’apertura mentale verso i nuovi orizzonti che si presentano e la lungimiranza nel dare valore ai nuovi rinvenimenti sono qualità che l’uomo dovrebbe fare proprie in qualsiasi tipo di ricerca perché, come ci testimonia il solido legame tra fisica, matematica e natura, tutto, ricollegandosi, può sia essere un punto d’arrivo sia un vero e proprio punto di partenza.

      Paternoster Lisa Liceo Bertrand Russell ( Cles, Trentino-alto Adige )

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Telmo Pievani nel testo “Serendipità” attraverso l’analisi e l’approfondimento di alcune scoperte scientifiche avvenute nel corso degli anni, introduce l’affascinante fenomeno della serendipità. La scoperta dell’inatteso è il filo conduttore di tutto il saggio che ci accompagna gradualmente nella comprensione dei profondi aspetti della logica della scoperta scientifica. Il “trovare quello che non si stava cercando” implica la casualità degli eventi, ma questa non è solo fortuna: la serendipità nasce da una mente aperta e pronta ad accogliere gli eventi inaspettati con curiosità, determinazione e intraprendenza. Anche se quasi in modo incomprensibile, molte delle più importanti scoperte scientifiche sono avvenute secondo questa logica. Gli scienziati spesso progettano un esperimento e scoprono l’inatteso. Si pensi alla scoperta dei raggi x. “Si trattò, certo, di un risultato accidentale, ma nel contesto di uno studio sui raggi catodici”. Wilhelm Conrad Roentgen, mentre compie un esperimento sui raggi catodici, si imbatte casualmente nella serendipità della storia, una luce verde nebulosa compare in un punto della stanza in cui stava lavorando. Subito intuisce di essere di fronte ad un fenomeno inaspettato, una nuova forma di radiazione e grazie alle sue conoscenze seppe immediatamente “interpretare in modo corretto un’osservazione casuale”. Una scoperta che subito divenne utile in campo medico. Cito una frase dello scrittore che penso rispecchi perfettamente il concetto che ho appena approfondito: “La fiamma di genio deve appiccare un incendio su un terreno propizio, altrimenti si spegne subito”. Infatti il terreno perfetto per la scoperta è la giusta apertura mentale intrecciata ad ampie e approfondite conoscenze.
Questo è solo uno degli innumerevoli esempi che lo scrittore ci propone. Un testo puntiglioso e preciso, ricco di informazioni teoriche e pratiche che hanno lo scopo di avvicinare il lettore al metodo di scoperta riconducibile ad una favola persiana nella quale tre principi di Serendippo viaggiano per il mondo “alla ricerca del nutrimento della sorte, con la sola meta dell’osservazione”, facendo così delle scoperte per caso e per sagacia, non ricercate ma per ragionamenti di analogia. Proprio dalla città Serendippo, antico nome dello Sri Lanka, prende il nome serendipità, un termine scelto dal letterato Walpole principalmente per il suono della parola stessa, per la sua espressività e delicatezza.
Una lettura interessante e allo stesso tempo impegnativa che riesce a conciliare vari ambiti: scientifico, matematico, fisico, filosofico e umano. La natura è molto più grande delle conoscenze che non sapevamo di non sapere.

      Brugnoni Giorgio Liceo Scientifico Galileo Galilei ( Perugia , Umbria )

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Serendipità, libro scritto da Telmo Pievani.
Un personaggio sempre più conosciuto al pubblico nel mondo accademico, settore dove è impegnato fin dagli anni Novanta.
Oggi insegna filosofia delle scienze biologiche presso l’università di Padova.
Le sue conoscenze derivano molto da Giulio Giorello, infatti grazie alla sua guida si è laureato in filosofia della scienza.
Nel libro dice scherzosamente che il suo lavoro consiste nello “spiare il lavoro degli scienziati”, il che vuol dire analizzare il metodo e i procedimenti, per capire cos’è che fa della scienza uno dei pilastri su cui poggia il mondo moderno fin dai tempi di Galileo Galilei.
Il termine serendipità viene dalla favola orientale dei tre principi di Serendippo, alla narrativa poliziesca di Edgar Allan Poe e di Conan Doyle.
Come magari si pensa, arrivare a una scoperta importante per caso, essendo partiti da presupposti del tutto diversi, ma è soprattutto applicazione del metodo abduttivo, che circa 150 anni fa il filosofo americano Peirce definì “il primo passo del ragionamento scientifico”: è mettere insieme metodo e intuizione.
C’entra qualcosa anche un'altra immagine cara a Pievani, ovvero quella del bricolage: come un bravo cultore dei lavoretti fai-da-te si industria con quello che ha in casa, infatti, così lo scienziato che applica la serendipità lavora talvolta anche per tentativi.
L’abilità di Pievani sta però nel far sì che il libro vada al di là della semplice galleria di racconti simpatici e piacevoli, per arrivare ordinatamente a conclusioni precise e attendibili.
Un altro tema più attuale di cui parla è quello dei vaccini anti-Covid: il nostro autore è piuttosto ironico nei confronti di una delle argomentazioni care ai no-vax, ovvero che tali vaccini fossero sperimentali e quindi cinicamente testati sulla pelle di milioni di cittadini.
L’idea vincente, quella di ricorrere all’Rna messaggero, circolava già dagli anni Ottanta, ma poi gli scienziati non ci avevano creduto; sotto l’enorme pressione scaturita dalla ben nota pandemia, tale idea è poi tornata a galla e ha così dato ottimi frutti.
Questo libro lo consiglio in particolare a chi ama la scienza, ma comunque data la sua simpatica struttura va bene un po’ per tutti.

      Montelione Maria Ginevra Liceo Scientifico Galileo Galilei ( Perugia , Umbria )

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Serendipità: l’inatteso nella scienza

Telmo Pievani, attraverso un viaggio nelle scoperte scientifiche fatte senza essere state cercate dallo scienziato creatore, vuole farci meglio cogliere il vero significato e le varie sfumature che può assumere il termine Serendipità, ovvero quella capacità che uno scienziato, durante un esperimento, è in grado di mettere in atto in occasione di un incidente di laboratorio, o in caso di errore dovuto a “trascuratezza controllata” da parte del ricercatore.
La storia del termine, creato nel ‘700 da Horace Walpole, ha corsi e ricorsi, sfortune e risvegli, ed è segnata da una continua diversa interpretazione del suo significato. A momenti assume i tratti della fortuna, a tratti quelli della sagacia di colui che se la ritrova davanti.
Il testo ha un approccio stilistico abile che non si snoda sempre facilmente ma che ci trasporta, incuriosendoci, attraverso le innumerevoli e serendipitose scoperte del ‘900 e dei secoli precedenti.
Telmo Pievani, che a tratti con ironia riesce qua e là a rubarci un sorriso, ci parla di esperimenti chimici, fisici e matematici, di intrecci di elementi e teorie complesse con la sicurezza di chi conosce profondamente la materia di cui sta parlando: la scienza e il suo inatteso universo di regole che possono anche essere non ancora state scritte.
È proprio questo ultimo universo il terreno fertile per la serendipità che lo scienziato preparato, ma anche attento e pronto a riconoscere qualcosa di speciale che sta accadendo per caso sotto ai suoi occhi allenati, sa cogliere e far fruttare; un perfetto collage di fortuna e sagacia che lo scienziato usa e coglie nel momento in cui la natura manda indizi imperscrutabili facendogli scoprire cose che non solo non andava cercando, ma che spesso non sapeva nemmeno di non sapere.
La serendipità per Pievani è il fondamento della scienza dell’inatteso e lo scrittore ne fa una classificazione basandosi sul grado di accidentalità della scoperta, ne studia i casi in cui è apparsa stravolgendo gli esperimenti in corso; caso per caso ne segue il percorso, i vicoli nascosti che lo scienziato ha preso, e si chiede se sia una capacità da poter coltivare per coglierne i frutti. A tal proposito Pievani crede che solo nella piena e totale libertà di movimento da parte dello scienziato si potrà avere la massima espressione della serendipità.
Alla fine di questo viaggio conosceremo meglio questa parola dal suono così magico e aperto, aperto al mondo dell’ignoto, il cui concetto e quello che si porta appresso sono riconoscibili, utili e utilizzabili solo a chi ha una mente preparata e teorica, dotata di sagacia e spirito di osservazione, una mente investigativa, aperta a stimoli e sollecitazioni, come quella di Sherlock Holmes o dei tre principi di Sarandib da cui la parola serendipità prende il nome.
Ogni capitolo del libro di Pievani è presentato e in qualche modo rappresentato dalle parole della grande poetessa polacca Wislawa Szymborska. La poesia “Tutto” apre le porte del capitolo conclusivo in cui mi è piaciuto intendere che tutto quello che finora è stato scoperto non sia che una parte infinitesimale, “un brandello di bufera” per dirla con Szymborska, di quello che si può ancora scoprire grazie anche alla serendipità.