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Vincitori Premio Asimov Edizione VI 2020 - 2021








L'albero Intricato


      Di Timoteo Vincenzo Convitto Nazionale " D. Cotugno " Liceo Classico ( L' Aquila, Abruzzo )

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L’Albero Intricato è un saggio a carattere storico-scientifico scritto da David Quammen, divulgatore statunitense che deve la propria fama a Spillover (2014), trattato anch’esso scientifico nel quale si mettono in campo, con una sorta di virtù profetica, probabili cause della diffusione dell’attuale pandemia SARS-CoV-2. Pubblicato già nel 2018 negli Stati Uniti con il titolo The Tangled Tree: A Radical New History of Life, è stato tradotto e pubblicato dalla casa editrice Adelphi di Milano nel 2020.
Il titolo del saggio deriva da un archetipo fondamentale: l’albero della vita. Quammen, pertanto, ripercorre le storie dei diversi biologi che si sono succeduti negli anni sullo studio dell’evoluzione degli esseri viventi, riportando persino i loro grafici, come, ad esempio, quello “paleontologico” di Edward Hitchcock. La narrazione si incentra inizialmente su Charles Darwin, il padre del pensiero evolutivo, essendo l’evoluzione uno dei principi fondanti della biologia. La particolare importanza del biologo inglese sta proprio nel fatto di essere stato l’ideatore del primo albero filogenetico, definito inizialmente “corallo della vita” per il venir meno delle ramificazioni della base: era una figura più complessa di quanto si possa credere, con un tronco da cui nascevano diversi rami minori e quattro maggiori divisi in gruppi, all’interno di ciascuno dei quali un ramo era etichettato con le prime quattro lettere dell’alfabeto. Questo schizzo del 1837, ritrovato sul taccuino B, definisce proprio l’idea evoluzionistica darwiniana, ossia la discendenza comune di tutti gli esseri viventi da un solo organismo. Pilastro della teoria evoluzionistica di Darwin, inoltre, è lo spostamento dei geni solo verticale, ossia da una generazione alla successiva. Senonché, a confutare e a stravolgere il dogma darwiniano con nuove idee radicalmente diverse, ci sarà Carl Woese, microbiologo statunitense e secondo studioso, ma non per importanza, su cui David Quammen pone la propria attenzione. Per lo scienziato, infatti, i geni posso essere passati e trasferiti da una specie all’altra e, persino, da un regno della vita ad un altro - da qui, appunto, l’immagine dei rami dell’albero che si confondono in modo confuso, “intricato” -. Oltre ad aver mappato tutte le trasformazioni e le ramificazioni delle specie viventi attraverso la filogenetica molecolare, Woese è l’artefice di una scoperta che ha motivato lo studio di un nuovo capitolo della biologia: già conosciuti il Bacteria e l’Eucarea, scoprì il terzo dominio della vita, l’Archea.
Ho trovato il saggio di Quammen un perfetto connubio tra la scienza con la “S” maiuscola e la sua divulgazione delle idee scientifiche ad una platea più ampia possibile. Rispetto ai manuali scolastici, questo libro è caratterizzato dalla specificità e dagli approfondimenti dei temi trattati, che portano, però, ad un frequente uso di un linguaggio tecnico e scientifico talora difficile da comprendere per un lettore medio. Ho apprezzato, invece, il rapporto creato tra il lettore e l’autore, che si rivolge direttamente a colui che legge con tono simpatico e, alcune volte, anche scherzoso, quasi come un amico. L’Albero intricato mi ha trasportato nel mondo sconosciuto della scienza, allontanandomi dalla triste e problematica realtà che oggi affligge tutti noi. Lo raccomando a tutti coloro che sono appassionati alla biologia e a studenti che già ne conoscono i tratti essenziali.

      Incani Chiara Liceo Scientifico E. Fermi ( Sulmona, Abruzzo )

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È sin dalla copertina che si avverte il sentore di un romanzo enigmatico, ermetico: in quel vermiglio, l’imperscrutabilità risiede a incidere nel lettore il desiderio di delineare meglio i contorni di quell’albero. L’albero della vita si staglia così come il grande protagonista della scena narrativa, in un tracciato ricco di dettagli e fatti scientifici in cui il lettore è catapultato, all’insegna di una scoperta affascinante dei misteri che si celano all’interno della scienza evoluzionistica e dell’ingegneria genetica. È così che il lettore si trasforma in un personaggio integrato all’interno della scena, continuamente richiamato dallo stesso Quammen attraverso domande, dubbi, nessi e riflessioni che inducono a ragionamenti e supposizioni, oltre che a continue sorprese per i fatti scientifici presentati. Sin dalle prime pagine non fa che realizzarsi un pieno coinvolgimento, che conduce il lettore a continuare necessariamente la lettura al fine di giungere allo sbroglio della questione: la cosa si realizza mediante una ben ragionata e pensata presentazione delle teorie scientifiche, per cui l’autore realizza un dipinto variopinto e omnicomprensivo. Annotazioni, schemi, immagini, date, nomi, biografie, fatti, aneddoti, battute: le diverse pennellate si integrano a restituire al lettore non una visione cruda e asettica dei fatti scientifici e degli scienziati, ma coinvolgente e ben soppesata tra divulgazione e informazione tecnicista. Gli scienziati non sono statue di sale sgretolanti ed effimere, bensì sono vivacemente incorniciati dalle loro storture più umane, tra paure, ambizioni, stati d’animo, gelosie, amicizie fatti di odi et amo, (come nel caso di Woese e Doolittle), competizioni: si tratta di un quadro che contribuisce non semplicemente, dunque, a presentare i fatti, ma a condurre il lettore all’interno di questi, comprendendo i reali retroscena dietro il mondo della ricerca scientifica e della scienza in sé. Un quadro, tuttavia, non di facile commissione, che potrebbe realmente godere del Virgiliano “Haud Mollia Iussa”: è una vera opera di collazione e reinterpretazione delle più variegate riviste scientifiche, cui si aggiungerebbero, addirittura, gli incontri con gli scienziati in carne ed ossa, intervistati da Quammen ad hoc, in un’attenzione ai dettagli lodevole, punto forte dell’opera.
Il punto nevralgico del romanzo, l’albero della vita, è presentato mediante più pennellate, in cui il lettore è accolto e condotto amorevolmente, a partire dal primissimo schizzo dell’albero della vita, offerto da Darwin, fatto, che viene, accerchiato da infinite pennellate, legate allo scenario ideologico, religioso, scientifico e culturale del tempo, in una fotografia ad alta risoluzione delle dinamiche della comunità scientifica del tempo. Una prima fotografia a partire dal quale Quammen costruisce un’impalcatura fatta di scienziati, geologi, microbiologi, descritti quasi nel loro impeto di sviluppare il fantasmagorico schizzo Darwiniano: è così che svettano Margulis, Woese, Fox, Watson, Crick. Il lettore ripercorre i ritmi delle scoperte del tempo, in uno stupore continuo: la teoria endosimbiotica, i trasposoni, RNA S16, RNA S18 e infinite strade. Tutto contribuisce ad instradare, tuttavia, verso altri orizzonti, ben differenti, che portano al sovvertimento dello stesso albero della vita tanto acclamato, in un’infinita sorpesa, e il lettore è così preparato, durante le prime 200-300 pagine ad assaporare il cuore della teoria del HTG.

      Visioni Beatrice Convitto Nazionale " D. Cotugno " Liceo Classico ( L' Aquila, Abruzzo )

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L’albero intricato (The tangled tree) – David Quammen - Adelphi , 2018.
Nell’Albero intricato David Quammen propone un modo nuovo e accattivante di raccontare la storia profonda della vita attraverso la filogenetica molecolare, ossia attraverso l’osservazione delle variazioni delle molecole proteiche presenti negli organismi viventi. Gli studi molecolari, infatti, hanno chiarito che le relazioni evolutive tra organismi viventi - definite da Darwin solo in linea verticale nel “grande albero della vita” con grandi rami ben distinti - sono in realtà una rete ingarbugliata in cui, ad esempio, l’8% del genoma umano non deriva secondo eredità tradizionale, ma per linea laterale o infezione virale, tramite trasferimento genico orizzontale (HGT).
Quammen racconta queste scoperte della biologia attraverso le vite dei ricercatori che le hanno realizzate: Lynn Margulis, la biologa anticonformista le cui idee sulle creature del mosaico esposte nella teoria endosimbiotica si sono poi rivelate vere; George Fox, Mitchell Sogin e Linda Bonen e la “leggenda del sequenziamento del DNA” Norman Pace; gli studiosi del trasferimento genico William Martin, Jeffrey Lawrence, Peter Gogarten e Ford Doolittle; Tsutomu Watanabe che ha scoperto come il flagello dei batteri resistenti agli antibiotici sia solo un risultato diretto del trasferimento genico orizzontale. Nella narrazione è tuttavia centrale la figura di Carl Woese - scopritore degli Archaebacteria, “terzo dominio della vita” - poiché il Woese Laboratory dell'Università dell'Illinois si dedicò alla filogenetica molecolare sin dagli albori e durante gli anni '60 e '70 creò tecniche per desumere informazioni sulla sequenza da molecole di RNA ribosomiale (componenti principali del ribosoma, sorgente della sintesi delle proteine della cellula), utilizzando poi le sequenze ricavate da diversi microbi come parametri di valutazione molecolare per verificare se e in che modo gli organismi viventi fossero in relazione tra loro e con animali e piante. Dagli anni ’80 l'albero dei "tre domini" di Woese - che comprende archaea, batteri ed eucarioti contenenti nucleo - è diventato una vera e propria mappa per il campo della genomica comparativa, superando la vecchia concezione per cui la vita poteva essere raggruppata in due categorie principali (batteri e non batteri).
Quammen ripercorre oltre 150 anni di importanti scoperte della microbiologia con chiarezza e spesso con umorismo (ad esempio, paragonando alcuni ribosomi a papere di gomma o raccontando episodi bizzarri, come quello in cui Woese fu raccolto alticcio ad un barbecue dal suo collaboratore Charles Vossbrinck che poi lo gettò tra i cespugli), cercando di rispondere alla domanda se l’albero della vita disegnato da Darwin sia espressione di una concezione scientificamente errata o abbia bisogno solo di una revisione, una potatura in una forma diversa: come rete o come un albero con rami intrecciati.
Col solo limite del fatto che la narrazione della vita dei microbiologi e delle scoperte diventa, a volte e per il gran numero di informazioni fornite, dispersiva per il lettore, L’albero intricato è un libro indispensabile per comprendere i progressi della filogenetica molecolare e trovare, con questa, la giusta collocazione dell’evoluzione della vita.

      Campanaro Cristina Liceo Scientifico " E. Fermi " ( Cosenza, Calabria )

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L’autore David Quammen, nell’opera intitolata, “L'albero intricato”, pubblicata dalla casa editrice Adelphi, ci propone un viaggio attraverso l'evoluzione del sapere scientifico in cui l'autore dimostra conoscenza e padronanza dei contenuti, ciò si esplica nel percorso da lui delineato attraverso grandi menti e le loro straordinarie intuizioni.
La sensazione che ho avuto nel leggere il libro è paragonabile a quella che si ha quando si osserva e contempla un’opera d’arte: meraviglia. E’ davvero straordinario come l’autore riesca a rendere capibili argomenti davvero difficili. Immaginate di essere all'interno di un tunnel, lungo circa due secoli, costituito da pareti di vetro trasparente ed osservare l’evoluzione, nella forma e nel contenuto, della rappresentazione della vita.
In corrispondenza dell'ingresso, troverete Charles Darwin intento a scribacchiare sul suo taccuino. L’autore accanto alle grandi menti inserisce personalità a livello scientifico meno rilevanti, mettendo il luce come le varie teorie non siano nate dal nulla ma siano il risultato di un processo. Niente di reale nasce da sé e perfetto ma tutto ciò che è reale è destinato ad evolversi e perfezionarsi nel corso del tempo. Questo non vale solo per il mondo organico ma anche per qualcosa di meno tangibile come le idee o le varie teorie susseguitesi. Leggendo, avrete modo di comprendere che l'espressione "Albero della vita" non è stata coniata da Darwin, ma ha origini antichissime. Darwin ha però avuto il merito di aver dato a questa espressione un significato totalmente nuovo e rivoluzionario. Proseguendo lungo il “tunnel della biologia molecolare”, l'autore introduce una delle più grandi personalità in campo della filogenetica molecolare: Carl Woese. Voglio, però, soffermarmi su come l'autore riesce a coinvolgere emotivamente il lettore in ciò che sta narrando. Woese, viene presentato non solo come vincitore di un Nobel, ma proprio come persona. L'autore mette il luce il suo carattere, le sue paure, la sua voglia di rivincita. Questo è sicuramente il frutto di un meticoloso lavoro di ricerca. Più in generale l'autore utilizza questo metodo un po' con tutte le personalità che inserisce nella narrazione e ciò contribuisce ad inquadrare in modo abbastanza completo la rete di amicizie, di comunicazioni e di conseguenza della diffusione di materiale. L'opera sottolinea l'importanza fondamentale della comunicazione fra i vari scienziati, come miglior metodo per giungere a risultati ottimali in un tempo relativamente minore. Proseguendo lungo il tunnel, vedremo l’albero della vita complicarsi, piegarsi sotto il peso delle varie scoperte. Una figura che tengo, particolarmente a mettere in luce è quella di Lynn Margulis, presentata nella sua totalità e non soltanto da un punto di vista scientifico: l'autore sottolinea la sua condizione familiare il suo essere combattuta tra l'essere una brava moglie, essere una brava madre o una brava scienziata. L'autore, quindi, mette in luce quella che è la difficoltà che la donna ha all'affermarsi, in questo caso nell'ambito scientifico, perché per la donna non esiste solo il lavoro, come può essere per un uomo. Personalmente trovo che immergersi nella lettura di questo libro sia sicuramente un'esperienza coinvolgente.

      Falzea Giuseppe Liceo Scientifico “a. Volta” ( Reggio Calabria , Calabria )

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Il libro, quasi un trattato, ripercorre la storia della genetica evolutiva e della biologia molecolare. Sul finire degli anni '70, un gruppo di ricerca dell'Università dell'Illinois, guidato dallo scienziato americano Carl Woese, annunciò di aver identificato un "terzo regno" della vita costituito da microbi unicellulari che chiamarono Archaea. Erano geneticamente distinti da quelli che allora erano gli unici due lignaggi di vita riconosciuti: procarioti, che includono batteri, ed eucarioti, che includono piante e animali. Quammen si sofferma molto sul lavoro - di una vita - di Woese, a tratti ne sembra il biografo ufficiale. Del resto lo scienziato americano ha dato uno dei maggiori contributi alla scienza della filogenetica molecolare, che descrive, essenzialmente, come l'evoluzione avviene a livello molecolare e non è solo verticale tra genitori e figli, ma può anche essere orizzontale, tra le specie, attraverso qualcosa chiamato Trasferimento genico orizzontale.
L’aspetto più intrigante di questa nuova teoria è la rivoluzione dei vecchi concetti di specie, individui e albero evolutivo della vita, darwinianamente parlando. Prima di tutto specie: pensiamo che le specie siano discrete, separate, identificabili. In realtà, ogni specie è un mosaico di specie. Ogni essere vivente non è tanto una specie ma una comunità di specie che convivono in relazioni simbiotiche. Il che ci porta all'individuo: secondo le stime della ricerca, ogni corpo umano contiene cellule umane e cellule batteriche e, inoltre, ospitiamo anche altri “compagni di viaggio”: microbi non batterici come particelle virali, cellule fungine, archeobatteri e altri piccoli frammenti di vita. Tutti hanno il compito importante di aiutarci a funzionare. Consentendoci, in pratica, di essere umani.
A proposito di “albero”: come l'ha disegnato Darwin, ha rami e ramoscelli distinti, ma non è così che funziona l'evoluzione. In effetti, i rami e i ramoscelli sono tutti aggrovigliati e cresciuti insieme, in modo che una specie, ad esempio quella umana, possa essere composta da più di diecimila specie reali che vivono nelle nostre viscere, nei nostri capelli, nelle nostre mucose, nella nostra pelle...
Questa è davvero una storia straordinaria e Quammen fa uno splendido lavoro nel raccontarla con uno stile che, almeno in parte, può essere compreso anche da un lettore con scarsa formazione scientifica. Ci fornisce anche descrizioni sulle bizzarrie delle personalità degli scienziati che hanno intrapreso questa nuova ricerca: Woese divenne piuttosto paranoico in tarda età e iniziò a odiare Charles Darwin, sentendo che Darwin stava guadagnando tutto il plauso che, in realtà, era lui a meritare. E poi c'è Lynn Margulis, una delle ricercatrici che ha un posto di rilievo nel libro. Ha dato contributi importanti all'inizio, ma anche lei è diventata piuttosto discussa per aver criticato la centralità dell’uomo nel sistema “terra” e per opinioni azzardate, non proprio politically correct, sulle religioni.
Tornando al libro l’ho trovato senza dubbio affascinante, risulta ben strutturato in capitoli costituiti da paragrafi, umanamente brevi, che ne facilitano la metabolizzazione. Inoltre, tutti i capitoli finiscono lasciando in suspense il lettore… il che ti fa venir voglia di continuare a sfogliare le pagine. Così ho fatto e ci sono rimasto un po’ male quando un bel po’ prima di girare l’ultima pagina ho capito che il libro vero era finito e il resto era tutto riconoscimenti, note e bibliografia.

      Socarras Joaquin Liceo Scientifico " E. Fermi " ( Cosenza, Calabria )

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L’albero intricato è l’ultimo libro di David Quammen, divulgatore scientifico, scrittore e giornalista del «National Geographic», pubblicato da Adelphi nel maggio 2020. L’opera non è proprio un libro di facile lettura, perché è denso e scritto con scrupolosità. L’argomento è decisamente interessante, anche se l’autore sembra indugiare, molto spesso, su descrizioni ripetitive e non del tutto funzionali all’economia della narrazione. Il testo ne esce appesantito, dilatato, a tratti prolisso, nella trattazione degli eventi scientifici. Ma Quammen sa il fatto suo e un insieme apparentemente confusionario nasconde risvolti sorprendenti.
L’albero intricato va ad inserirsi in quel filone scientifico-narrativo, che inquadra il mondo raccontandolo da un’angolazione inedita, anche grazie alla centralità del personaggio di Carl Woese.
Carl Woese è forse il più importante biologo molecolare del XX secolo che, negli anni settanta, grazie al suo lavoro su batteri e archei, ricorrendo a tecniche avanzate di filogenetica molecolare ha dimostrato che l’albero della vita - cui fa riferimento il titolo - è più intricato di quanto si potesse pensare quando, nel 1700, furono formulati i primi, ingenui ed eretici, tentativi di descrivere la vita secondo uno schema ad albero, suggerendo già nella forma qualcosa di diversificato (rami e foglie) da una base comune (il tronco).
Il viaggio parte ideologicamente da Darwin che, nel 1837, tracciava in un taccuino privato il primo schizzo del suo «albero della vita» con in testa l’idea che la discendenza delle diverse specie partisse da un antenato comune.
L’albero intricato racconta come le cose si sono però complicate: frammenti di codice genetico possono fare salti tra una cellula e l’altra, si chiama «trasferimento genico orizzontale». Di fatto, nell’albero finora rappresentato, da un tronco comune (una forma di vita primordiale), gli esseri viventi cominciarono a differenziarsi dividendosi in due grossi rami: i batteri su un ramo e gli eucarioti su un altro. Carl Woese aggiunse all’albero un terzo ramo portante: studiando infatti l’Rna ribosomiale di alcuni batteri, scoprì un ordine di esseri viventi che non appartenevano né all’uno né all’altro gruppo, quello degli archeobatteri. E così, se «l'albero della vita» si sviluppava, nella concezione classica, sempre verso l’alto e i rami - come negli alberi veri - non potevano mai convergere, la scoperta del trasferimento genico orizzontale, invece, ha complicato di molto la figura, fino a renderla pressoché impossibile da rappresentare. «L’albero della vita non è un albero. I rami s’intrecciano e si fondono in continuazione». È piuttosto una rete, spiega lo stesso autore.
Ed ecco che il libro può anche essere letto in prospettiva filosofica: Quammen lascia intendere che noi stessi siamo un mosaico di forme e di vita in perfetta simbiosi; basti pensare che l’8% del genoma umano consiste infatti in residui di retrovirus che hanno invaso il DNA dei nostri antenati, sbaragliando ogni dubbio sul come il nostro organismo sia la fusione più bella presente in natura.
L’albero intricato richiede pazienza e la necessità di districarsi nei meandri della teoria scientifica. Ma la ricompensa è commensurata allo sforzo. Si scardinano certezze, si insinuano dubbi: viene messa in discussione, insieme all’albero, la nozione stessa di specie. Cos’è una specie se i geni possono passare liberamente da una all’altra?

      Bossis Denise Liceo Calamandrei ( Napoli, Campania )

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Il libro ripercorre la storia evolutiva dell’uomo sul pianeta Terra sotto il filtro della filogenetica molecolare, articolando il discorso in tre filoni principali: il primo che riguarda la categoria tassonomica degli Archea, il secondo che tratta del cosiddetto HGT, horizontal gene transfer (trasferimento genico orizzontale) e il terzo che si focalizza sull’antenato dell’uomo.
Pubblicato con il titolo The Tangled Tree, L’albero intricato si struttura in 751 pagine ripartite in 84 capitoli. Il libro non risulta però essere una semplice giustapposizione di fonti ricavate da articoli scientifici, come potrebbe emergere da una lettura superficiale dell’opera, ma similmente a Spillover - altro scritto dello stesso autore che si sarebbe poi rivelato una sorta di predizione relativa allo stato pandemico in cui tuttora persistiamo – ben si presta ad assolvere allo scopo divulgativo, profilandosi come un vero e proprio capolavoro della saggistica degli ultimi anni.
Sicuramente ai fini della lettura non risulterebbe possibile essere a digiuno di conoscenze scientifiche dal momento che, nonostante Quammen offra una spiegazione analitica di ogni tema trattato, vengono toccate varie teorie non di facile comprensione, quali la filogenetica molecolare, la simbiogenesi, l’endosimbiosi, il trasferimento orizzontale di geni e l’antibiotico-resistenza. Le varie teorie risultano però inframmezzate da inserti biografici e da una serie di aneddoti che, a mio dire, si dimostrano funzionali alla scorrevolezza del testo, rendendo più agevole la lettura dell’opera e attenuando la ponderosità della materia trattata.
L’intero scritto si snoda intorno a un unico filo conduttore che vede protagonista e fulcro delle scoperte nel campo della genetica Woese, punto di partenza dal quale deriverà la rettifica dell’intero pensiero biologico: dalla scala naturae di Aristotele all’arbre botanique di Augier, dallo Stammbaum di Haeckel fino a pervenire alle più moderne forme di schematizzazione delle divergenze evolutive, mettendo il lettore al corrente della dialettica tra tassonomisti numerici e cladistici che ha attraversato l’intera filogenesi umana e delle modalità dell’avvenuto distacco dalle teorie creazioniste, tese a individuare nel catastrofismo e negli sconvolgimenti cataclismatici, dovuti a un’entità divina, la serie di epurazioni compiute sul pianeta per effetto della selezione naturale.
Quammen ci mostra dunque che le ramificazioni dell’albero della vita, considerate divergenti da Darwin, in realtà convergono più di quanto pensassimo, intrecciandosi in una complessa trama e rendendo il modello stesso dell’albero inadatto a rappresentare la storia evolutiva, giacché quest’ultima non consta di tappe isolate, ma di una concatenazione di eventi che hanno portato l’uomo a divenire tale.

      Punzo Maria Denise Liceo Calamandrei ( Napoli, Campania )

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“Gli esseri organizzati rappresentano un albero”: questa è la frase celebre
che ci riporta Darwin nel suo famoso taccuino B, una frase che può far
riferimento a tante cose, in particolare a quanto possa spingersi la mente
organizzatrice degli uomini, tanto da unificare tutte le specie in un unico
frammento di vita quale l’albero. In “L’albero intricato” Charles Darwin ci
viene presentato come il punto di inizio di tutto quello che verrà dopo, la
bozza a disposizione da cui prendere ispirazione per riuscire a spiegare
come si ramifica la vita. Darwin, come tanti altri scienziati, amava
osservare, anche se non aveva a disposizione altro che un taccuino, ma gli
occhi di una persona curiosa riescono a viaggiare oltre il tempo e lo
spazio. L’idea iniziale di un albero era partita per spiegare la sua
osservazione, cioè che alcune specie erano in grado di evolversi in altre
simili, e la connessione che c’era tra piante e animali. È da queste
osservazioni che parte lo schizzo di uno schema che, dal basso verso
l’alto, partendo da un punto 1, ipotizzando ci fosse una specie comune, si
ramifica sempre di più. Contemporaneamente a Darwin, anche Alfred
Russel Wallace, umile geografo e naturalista, aveva abbozzato la teoria
della selezione naturale, cioè della progressiva evoluzione di specie in
base all’ambiente, idea molto simile a quella dell’amico, criticata
fortemente dal paleontologo Edward Hitchcock. Il vero protagonista di
questo intrigante percorso è però Carl Richard Woese, un personaggio
“diverso da tutti gli altri”, che con le sue scoperte ha rivoluzionato l’albero
filogenetico introducendo gli “archaea”. Il punto di arrivo della scoperta
di Woese è stata proprio la sua costanza e l’interesse nei confronti del
DNA e delle proteine ad esso connesse. Incuriosito anche dal progetto
pubblicato da Emile Zuckerkandl e Linus Pauling sotto il nome di “orologio
molecolare”, Woese seguì la propria strada, mettendo in luce una nuova
scoperta da mozzare il fiato: l’esistenza di un nuovo dominio, simile ai
batteri, quale gli “archaea”, l’organismo originario, il punto di partenza,
da cui tutti deriviamo. Questo libro è un’avventura non solo tra le radici di
questo albero filogenetico in continua evoluzione, che passa dall'essere
uno schema ad un diagramma intrigante, all'inesistenza dell'albero
stesso, ma la vera capacità dell'autore è stata quella di teletrasportarci
nei pensieri intimi dei naturalisti, e di come queste persone comuni come
noi, con il solo pensiero, sono arrivate ad accumulare come pezzi di
puzzle tutte queste scoperte incredibili, che al tempo venivano anche
criticate erroneamente. In fondo siamo dei punti nell’universo e, come
aveva ipotizzato Woese, in ognuno di noi c’è indubbiamente un inizio
comune, come potrebbe esserci una fine.

      Frisoni Vanessa Liceo Statale Volta-fellini ( Riccione, Emilia Romagna )

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“L’albero Intricato”, David Quammen

“Non siamo esattamente quelli che pensavamo di essere. [...] L’evoluzione è più complessa, e ben più tortuosa di quanto pensiamo. L’albero della vita è più intricato”.
È proprio il bisogno di conoscersi, di capire qual è la nostra storia evolutiva, di comprendere le nostre origini, che spinge l’attenzione del lettore ad inoltrarsi tra le oltre 500 pagine del libro di David Quammen: “L’Albero Intricato”. Saggio pubblicato dalla casa editrice Adelphi nel 2018 e tradotto in italiano da Milena Zemira Ciccimarra.

Queste domande di origine filosofica, ne “L’Albero Intricato” trovano le loro risposte nella filogenetica molecolare, che in parole povere non è altro che la storia evolutiva degli organismi viventi, narrata a partire dall’analisi della struttura di alcune molecole come DNA e RNA. Quammen dà inizio al saggio con quelle che definisce “tre grandi sorprese rispetto a chi siamo e cosa siamo”: la scoperta dell’esistenza degli Archaea, il trasferimento genico orizzontale (HGT, horizontal gene transfer),la discendenza dagli Archaea di tutte le creature complesse e dotate di DNA.
Dopo questa breve introduzione, l’autore ripercorre tutti gli studi e le più grandi scoperte degli ultimi 200 anni. Leggere quest’opera è come fare un viaggio nel passato, partendo dai primi appunti sulla teoria evoluzionistica di Darwin, passando attraverso gli studi di Watson e Crick, per poi giungere alla scoperta del dominio degli archei grazie a Carl Woese, fino ad arrivare alla spiegazione del come anche l’uomo è coinvolto nel trasferimento orizzontale di geni.
“È uno shock, un po’ come scoprire che il proprio bis-bis-bis-bisnonno non veniva dalla Lituania ma da Marte”.

Quammen in questo saggio si rivela abile nel mescolare resoconti del tutto scientifici alle vite di coloro che, in certi casi, la storia l’hanno scritta. Vengono raccontate le vicende personali dei grandi studiosi, i loro rapporti con le famiglie, i loro punti di forza e le loro più grandi debolezze.
D’altra parte, spesso Quammen scrive in modo prolisso, fornendo una moltitudine di informazioni troppo difficili da poter essere assimilate durante la lettura. Il lettore si trova dunque costretto a rileggere lo stesso concetto più volte, per poterlo acquisire pienamente. Questo rende la lettura poco scorrevole, lenta e macchinosa.

In conclusione, anche se il saggio risulta molto impegnativo, vengono trattate tematiche estremamente interessanti. Inoltre è innegabile che sia un concentrato di nozioni e cultura che, seppure non di semplice comprensione, stimola interesse. Quammen scrive un libro dedicato a qualsiasi genere di lettore: l’indomabile fame di sapere che caratterizza sia gli amanti delle scienze sia coloro che non lo sono, spinge a leggere la sua opera fino alla fine.

      Menozzi Lorenzo Istituto Superiore Statale Silvio D' Arzo ( Montecchio Emilia , Emilia Romagna )

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Il sapere scientifico è stato costruito su ipotesi, intuizioni, tentativi, errori e ogni tanto, rivoluzioni.
È di quest’ultime che David Quammen scrive, guidandoci attraverso lo sconvolgimento, iniziato durante gli anni ’70, della filogenetica, del ruolo dei virus e della storia dell’evoluzione in genere.

“L’albero intricato” è il titolo dell’opera: L’albero è quello della vita e della sua rappresentazione grafica, che è stata discussa, rivisitata e infine abbandonata. Intricato, invece, è l’aggettivo che meglio descrive l’intreccio di eventi, lo scontro di posizioni opposte e il lungo processo che hanno caratterizzato la sua storia.

L’autore, per sbrogliare questo nodo all’apparenza complesso fa uso di un linguaggio semplice e suddivide la narrazione in parti distinte, ma collegate tra loro, che espongono la genesi, lo sviluppo e l’affermazione di alcune teorie, come il trasferimento genico orizzontale, l’endosimbiosi e l’esistenza di una “terza forma di vita”.
Nonostante il modo di scrivere semplice, la lettura del testo può risultare difficoltosa, la quantità di dettaglio comporta un ritmo lento, lo scrittore se ne dichiara cosciente, attraverso uno dei molti dialoghi col lettore presenti nel testo, ed esplicitamente decide di tralasciare ciò che risulterebbe superfluo e pesante. Il metateatro, instaurato tra scrittore e lettore, vivacizza e alleggerisce la narrazione donandole un tocco ironico o riflessivo, così facendo per gran parte del libro essa risulta piacevole. A favorire quest’ultimo punto sono anche le interviste fatte dall’autore ad alcuni scienziati e ricercatori protagonisti del libro, che sono riportate sotto forma di dialogo
Non mancano nozioni e tecnicismi, che però risultano facilmente comprensibili, in primo per la modalità in cui vengono presentati e in secondo luogo per la presenza di svariate immagini illustrate.
Il valore divulgativo dell’opera è quindi di rilievo, alla lettura nascono domande e riflessioni e vengono forniti i mezzi per trovarne risposte adeguate, grazie ai concetti del testo stesso e a una bibliografia completa ed esaustiva.
In definitiva questo libro è consigliato sia a chi ha conoscenze di base e sta cercando nuovi stimoli, sia a chi è completamente nuovo al tema dell’evoluzione, in ogni caso non vedrete più la vita e il rapporto che abbiamo con i virus come li vedevate prima

      Perini Elena Liceo Copernico ( Bologna, Emilia Romagna )

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Il libro che ho letto tra i cinque finalisti del Premio Asimov si intitola "L’albero intricato" ed è stato scritto da David Quammen, noto ai più per essere l’autore di Spillover.
Il sottotitolo, "Una nuova e radicale storia della vita", fa dedurre al lettore che il saggio è incentrato sulla storia della vita e quindi sulla sua evoluzione.
La vita, un fenomeno singolare e per ora circoscritto al pianeta Terra poiché non si hanno prove che dimostrino la presenza di forme di vita alternative, ha una sua storia caratterizzata dal fatto che si sia svolta solo sul nostro pianeta e, per quanto ne sappiamo, solamente una volta. La storia evolutiva è stata segnata da molti eventi eterogenei e gli scienziati, nel corso degli anni, hanno cercato di ricostruirli e comprendere cosa li abbia scatenati. Quammen, con l’aggettivo nuova nel sottotitolo, si riferisce e tratta nello specifico la filogenetica molecolare, ovvero il metodo che descrive la storia evolutiva partendo da DNA, RNA e alcune proteine.
La filogenetica stessa ha portato a delle grandi scoperte quali quelle degli Archaea, del trasferimento genetico orizzontale (meglio noto come HGT, dall’inglese Horizontal Gene Transfer) e dell’origine microbica delle creature complesse, tutte trattate approfonditamente nel saggio.
I protagonisti di tali scoperte sono molti scienziati, che si sono influenzati a vicenda e che hanno permesso la collaborazione di diverse branche della scienza per arrivare a comprendere a fondo l’evoluzione della vita. I più citati da Quammen sono senza dubbio Charles Darwin e Carl Woese. Il primo usò l’espressione “albero della vita” in maniera totalmente inedita e sconvolse la società scientifica del tempo con le sue teorie sull’evoluzione della vita (esposte nello specifico ne L’origine delle specie), mentre il secondo, affiancato da vari collaboratori che si susseguirono negli anni, scoprì gli archei, portando quindi alla revisione dell’albero della vita.
L'autore analizza nel dettaglio tutte le ipotesi e le scoperte fatte finora in questo campo, dalle osservazioni di mutazioni impreviste (fatte da Fred Griffith mentre studiava lo pneumococco) all’identificazione delle sostanze che causano questi cambiamenti (il DNA, scoperta di Oswald Avery da cui deriva l’ereditarietà infettiva e l’HGT) alla dimostrazione della loro importanza e del fatto che sia un processo abituale (con Joshua Lederberg). Nel mezzo si passa per l’elenco di molti degli alberi della vita prodotti da scienziati con visioni diverse della classificazione delle specie e per l’endosimbiosi riesumata da Lynn Margulis, per citare una delle purtroppo poche scienziate coinvolte in questo campo.
L’autore accompagna passo dopo passo il lettore, spiegando in maniera chiara e non prolissa i termini scientifici utilizzati e i procedimenti seguiti dagli scienziati nel svolgere i loro studi. Il tutto è accompagnato da metafore calzanti, una sottile ironia onnipresente e la trascrizione delle conversazioni avute dall’autore coi protagonisti di queste scoperte incontrati nel corso degli anni. Proprio queste ultime caratteristiche mi hanno fatto apprezzare la lettura, rendendola scorrevole e raramente pesante nonostante la mole non indifferente del volume.
Ho potuto quindi approfondire enormemente le mie conoscenze in materia evolutiva facendo anche qualche risata e sono felice del libro che ho scelto.

      Corsini Bartolomeo Neri Liceo Ginnasio Statale Virgilio ( Roma, Lazio )

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L’albero intricato di David Quammen ripercorre duecento anni di storia dell’evoluzionismo e l’intero corso della genetica molecolare, più recente, a partire dal 1953, dando una prospettiva d’insieme dell’evoluzione e della lettura che ne dà l’uomo. All’interno di un complesso sistema di personaggi, che vede le vite di decine dei più importanti scienziati dell’età moderna riassunte brevemente, ’unico protagonista di questo libro dalla prima all’ultima pagina è proprio quell’albero indicato nel titolo, il diagramma delle parentele fra specie, sempre più complesso e intricato col procedere degli anni.
La scelta di descrivere l’evoluzione di un modello teorico e di renderlo il solo protagonista di un’opera così dinamica riflette la volontà dell’autore di rendere viva la tassonomia, una branca della scienza che può sembrare sterile poiché non descrive il mondo naturale, bensì organizza le conoscenze accumulate, senza compiere alcuna ricerca; eppure, proprio per la sua funzione di riassumere e riorganizzare tutto il sapere accumulato dalla biologia nelle diverse branche, la tassonomia si rivela la cartina al tornasole delle grandi scoperte in ambito biologico, la prima a mostrarne la rilevanza e le implicazioni, in base ai propri mutamenti. Per via di questa impostazione, il libro spende ben poche pagine per illustrare teorie attualmente ritenute valide, preferendo dedicarsi a tutte le numerose teorie del tutto o in parte confutate e, soprattutto, sui loro ideatori. Il susseguirsi di personaggi è frenetico, al punto che è introdotto almeno uno in ogni capitolo, talvolta anche tre o quattro; su tutti l’autore non manca di fornire informazioni biografiche ed almeno un aneddoto che permetta di immaginare la personalità dello scienziato in questione. Questa enorme mole di informazioni biografiche e nomi, troppo concentrata perché il lettore possa assimilarla per intero, è tuttavia perfettamente ordinata, grazie a una forte gerarchia tra i personaggi, che vede solo un protagonista sorgere in ognuna delle sette parti, e Carl Woese unico a mantenere un ruolo dominante per la maggior parte del libro.
Il lettore non può che essere catturato dalla dimensione umana che Quammen dà alla scienza, dal susseguirsi di personaggi dal forte carattere e dallo scorrevole procedimento per digressione come dal linguaggio colloquiale e amichevole presente in tutta l’opera. Se anche non è possibile rammentare la totalità delle informazioni così sintetizzate, il libro riesce chiaramente nel suo intento di guidare il pubblico a una conoscenza della biologia moderna arricchita dai precedenti storici che ne aumentano la chiarezza.
La traduzione italiana operata da Milena Zemira Ciccimarra merita purtroppo una nota non del tutto positiva: stando esclusivamente ad essa, senza purtroppo conoscere il testo originale, lo stile è scorrevole e di piacevole lettura, ma saltano all’occhio alcuni singoli evidenti errori di traduzione, di cui un buon esempio è la citazione del celeberrimo film “a qualcuno piace caldo” nel capitolo 21, resa come “ad alcuni piace caldo”.

      Covelli Elena Iis Giulio Casiraghi ( Cinisello Balsamo, Lombardia )

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“A partire dal luglio 1837, Charles Darwin tenne un piccolo taccuino, che etichettò con la lettera ‹‹B››, dedicato all’idea più bizzarra che gli fosse mai venuta. Era qualcosa non solo di privato ma di segreto, dove riportava i suoi più stravaganti pensieri.”: così si apre la prima parte de “L’albero intricato”, intitolata “Il piccolo schizzo di Darwin”, e comincia il viaggio alla scoperta dell’evoluzione e di tutte le sue forme.
David Quammen, classe 1948, è un saggista e divulgatore scientifico statunitense; autore di numerose opere, tra cui spicca “Spillover”, libro che ha riscosso molto successo, soprattutto nell’ultimo anno caratterizzato dalla pandemia di Covid-19.
In questo saggio scientifico Quammen propone la storia della scienza evolutiva a partire da Darwin fino agli studi degli ultimi decenni, soffermandosi sulla genetica degli esseri viventi, compresi anche noi umani.
Nel corso dei capitoli vengono presentate e illustrate le teorie di diversi scienziati, studiosi e biologi; tra questi indubbiamente è di grande rilievo Carl Woese, un biologo statunitense, a cui è attribuita la scoperta del dominio degli Archea, ovvero organismi procariotici.
Le teorie esposte e la materia trattata sono strettamente scientifiche e sicuramente non alla portata di tutti: infatti, personalmente, conoscevo alcuni argomenti, affrontati durante i miei anni di studio, ma non possedevo una conoscenza approfondita.
L’autore, tuttavia, usa uno stile efficace e avvincente: la lettura risulta scorrevole e piacevole, anche per chi non è esperto in materia; l’attenzione del lettore viene tenuta viva, soprattutto grazie ad alcuni incisi o riferimenti esterni (“Perché queste cose risalgono sempre ad Aristotele? Be’, perché è Aristotele”).
Inoltre nell’esposizione Quammen mette in evidenza le riflessioni, i giudizi e le vicende che ruotano attorno a questi scienziati: questa caratteristica rende la lettura ancora più intrigante e gradevole.
Il lettore viene catturato anche dai disegni o dalle immagini che esplicitano le varie idee.
È dunque un libro certamente consigliato a chi conosce i processi evolutivi e le teorie scientifiche annesse e vuole approfondire i suoi studi; allo stesso modo, però, è caldamente suggerito per coloro i quali sono pronti ad immergersi in una lettura complessa, ma ricca di dettagli, di prove, di scoperte, di pensieri, di conoscenze, di certezze che presto vengono smentite e si trasformano in dubbi.
Il taccuino di Darwin e i viaggi che il biologo compie suscitano un’estrema curiosità e un grande coinvolgimento: l’apertura del libro si rivela già un'avventura all’insegna della scoperta e della conoscenza, che è davvero travolgente per il lettore.
È interessante notare l’’evoluzione’ stessa che avviene nelle teorie nel corso dei secoli: le riflessioni degli autori precedenti vengono riprese, messe in discussione, accertate o meno, e rielaborate alla luce delle conoscenze e degli strumenti nuovi; d’altronde, così funziona il metodo scientifico.
Intrigante e stimolante è il concetto di albero intricato: come afferma Quammen, “l’albero della vita è un’antica immagine poetica, un’espressione risonante di echi, variamente interpretabile, presente da lungo tempo nel pensiero occidentale”.
Ogni autore ha dato la sua concezione di albero della vita, ma rimane una domanda: l’albero della vita è davvero un albero?

      De Rosa Anna Liceo Classico E Scientifico " A. Volta " ( Como, Lombardia )

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Umberto Eco nelle "Postille" al suo capolavoro "Il nome della rosa" ha scritto: <<Il titolo [di un libro] è purtroppo già una chiave interpretativa […] Forse bisognerebbe essere onestamente disonesti come Dumas, poiché è chiaro che "I tre moschettieri" è in verità la storia del quarto>>. David Quammen è così, “onestamente disonesto”, perché "L’albero intricato" parla in realtà di una rete, di un intreccio complesso e inestricabile: l’albero della vita, la rappresentazione grafica per eccellenza dell’evoluzione, che in realtà un albero non è. Con un racconto coinvolgente, l’autore ci introduce a quella che lui stesso chiama “la saga dell’albero intricato”, nata con Aristotele e proseguita da Linneo, Darwin, Francis Crick, Lynn Margulis, Carl Woese e che ancora oggi non ha trovato il suo finale.

Il libro riesce a far immergere il lettore nel flusso inarrestabile della scienza fino a farlo arrivare agli sviluppi più recenti, aprendo la strada a tanti giovani lettori, forse futuri ricercatori, sulle possibilità che ha in serbo la scienza per il futuro. Quammen offre una visione d’insieme inedita sull’evoluzione, piena di interconnessioni, salti in avanti, balzi all’indietro, con una struttura reticolare che riflette abilmente la complessità di un fenomeno non ancora perfettamente compreso, i cui elementi diventano più chiari solo a fronte di un approccio critico e aperto, lontano da pregiudizi e rigidità intellettuali. In più luoghi si parla della “buona società biologica” e delle chiusure che spesso hanno dovuto affrontare scienziati brillanti con rivelazioni inaspettate, al punto che le categorie dell’ortodossia e dell’eterodossia diventano applicabili anche al lessico della scienza. D’altra parte, c’è anche una comunità scientifica che ha fame di verità: Quammen nella sua appassionata obiettività fa sempre emergere i meriti del singolo e l’importanza del gruppo, la genialità dell’intuizione e la necessità del sostegno e del lavoro di molte parti.

La scienza stessa mostra che la collaborazione è parte della natura, che è la simbiosi, o meglio l’endosimbiosi, a creare nuove opportunità evolutive, e che la più importante forma di variazione non è la mutazione casuale, ma lo scambio di geni, il “trasferimento genico orizzontale”: Aristotele ci definì “animali sociali” e a quanto pare anche le nostre cellule sono il frutto di molteplici intrecci e storie. Quammen spesso racconta di questi “incontri biologici” con le parole degli scienziati, tratte dalle testimonianze raccolte da lui stesso grazie a numerose interviste con i ricercatori che in prima persona conobbero e aiutarono protagonisti come Carl Woese, uno dei personaggi principali del libro, forse il più importante, nonostante la sua preponderanza sia abilmente controbilanciata dalla molteplicità di figure che compaiono nel racconto. La pluralità di voci, cruciale nel mondo scientifico per innovare e scoprire, è uno degli elementi che rende viva la storia, che fa conoscere i suoi attori da vicino, con un tratteggio a colori che definisce le linee essenziali per cercare di comprenderli. Quammen è così riuscito a creare un incrocio fra un romanzo e un saggio: dei ricercatori ci sono le storie e le scoperte, i discorsi scientifici e i momenti umani. In questo modo la storia dell’evoluzione non è un discorso asetticamente didascalico ma diventa per il lettore una progressiva conquista degli elementi che compongono l’albero intricato della vita.

      Donati Filippo Liceo Scientifico E Linguistico Statale Paolo Giovio ( Como, Lombardia )

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Quammen, nel suo libro "L'albero intricato" ci descrive il lento e complesso meccanismo che porta alla realizzazione di un capolavoro, di un quadro di novella bellezza e inestimabile fattura, un dipinto dalle forme intricate e interconnesse che parla a tutti noi, raccontandoci la nostra storia, la storia della vita, dalle sue origini fino ad arrivare all'uomo ed a tutte le specie che ci circondano, un affresco della "Genesi" della vita capace di superare in bellezza perfino Michelangelo.
E come tutti le migliori opere, la sua storia è complessa, costellata da diverse mani, diversi contributi tutti unici, impressi da uomini con personalità differenti che impregnano ogni singola pennellata del loro carattere. E l'abilità dell'autore sta proprio nel descrivere ogni singolo contributo e contributore nei minimi particolari, restituendoci una perfetta sintesi del processo creativo che ha portato a questa esatta composizione, dal primo schizzo di Darwin, spaventato dalla rivoluzione che la sua mano delineava, ai tratti di Carl Woese che delineano a fatica i tre protagonisti dell'opera: gli Archea, i Bacteria ed gli Eucarya, senza dimenticarsi i recenti contributi delle teorie sulla trasmissione orizzontale dei geni che mostrano ad un pubblico riluttante come le figure siano in realtà molto più complesse, ed interconnesse di quanto si pensasse.
Ed è proprio questa la genialità del libro, il non limitarsi a descrivere una teoria, che per quanto avanzata ed elegante rimane soggetta a mutamento, ad aggiustamenti e correzioni, ma piuttosto di soffermarsi sui singoli passaggi che hanno portato alla nostra attuale conoscenza, descrivendo le fatiche e i momenti di crisi, dandoci uno spaccato della storia e del percorso che ci ha portato fino a qua, mostrandoci la lunga strada che ancora ci separa dalla meta. In questo senso Quammen è riuscito a imprimere nella carta l'essenza della scienza, di un opera incompleta e soggetta a continue revisioni ed aggiustamenti o perfino completi rifacimenti, una forma d'arte che intrinsecamente è caratterizzata da una instabilità e attitudine verso il cambiamento.
"L'albero intricato" è quindi un opera che scava a fondo, ricercando le radici profonde della nostra conoscenza, un libro che non si limita a descriverci una teoria, ma che si premura di guidare il lettore attraverso quel lungo e difficile percorso che chiamiamo scienza fino a giungere ad una verità intermedia, incoraggiandolo ad imbracciare lui stesso tavolozza e pennelli, per contribuire con pennellate, più o meno ampie, a quest'opera magnifica.

      Cocci Claudia Iis Orsini Licini ( Ascoli Piceno, Marche )

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CHIAREZZA ESPOSITIVA 9
CAPACITÀ DI COINVOLGERE IL LETTORE 8
ATTUALITÀ DEL TEMA 9
ORIGINALITÀ 9
VALUTAZIONE COMPLESSIVA 9


“L’irresistibile impulso a scavare sempre più a fondo nella narrazione della vita” è il tronco da cui si dirama “L’Albero intricato” di David Quammen, attraverso le figure di coloro che, animati da tale impulso, spinti egualmente da collaborazione e competizione, ci hanno consentito di fare ordine nel mondo della biologia, di dipanare la complessità della realtà naturale.
Con uno stile cristallino e pragmatico, alleggerito da toni a tratti scherzosi e ironici, l'autore ripercorre nel dettaglio le numerosissime tappe che hanno consentito di “sondare i misteri dell’evoluzione”; proietta il lettore all'interno di un’appassionante sfida alla classificazione, un viaggio dalla meta incerta che si va definendo gradualmente, attraverso la ricerca delle profonde radici dell'albero della vita e delle relazioni tra vari rami.
L'ordine naturale, però, si svela più complesso scoperta dopo scoperta, con rami tanto intricati da convergere, che finiscono per deformare l‘albero in una sorta di rete, in cui i confini tra specie risultano sfocati, e il concetto stesso di specie assume una precarietà destabilizzante.
È così che la rappresentazione arborea si dimostra inadatta, insufficiente a rendere la complessità di una realtà fluida, in cui non c'è niente di stabile o assolutamente immutabile: l’eredità non scorre soltanto in senso verticale, da un antenato ai suoi discendenti, ma è costantemente influenzata dal trasferimento genico orizzontale.
"Trasferimento genico orizzontale": ecco le parole chiave affidateci da Carl Woese, figura centrale di tutta l'opera, che, sotto diversi aspetti, tenne ben a mente la teoria dell'evoluzione darwiniana, superandola, affiancando alla selezione naturale anche una sorta di “infezione” naturale, che abbatte l'albero del naturalista ottocentesco, perché i suoi rami divergono soltanto, alla ricerca di luce per le proprie foglie, senza mai fondersi o convergere.
Il genoma di ogni individuo diventa, pertanto, un “mosaico”, frutto dell'assimilazione di retrovirus endogeni, batteri catturati e poi trasformati, geni provenienti fin dai nostri più antichi antenati (a partire da centinaia di migliaia di anni fa).
È possibile, dunque, rintracciare le radici e discernere le ramificazioni della realtà biologica?
Considerando che la classificazione non è che lo sforzo umano di mettere ordine alla matassa avviluppata delle creature viventi, e non la struttura tangibile della realtà, non sarà un'impresa facile; appare lungimirante abbandonare le certezze che vengono via via sradicate da nuove scoperte.
Ecco allora, che, messo in discussione il modello arboreo, si arriva ad affermare che “la storia della vita non assomiglia ad un albero”: così progredisce la scienza, superando sempre se stessa.

      De Lucia Daniele Girolamo Polo Scolastico 2 " Torelli " ( Fano, Marche )

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Imbattersi per la prima volta in un saggio di divulgazione scientifica significa, tra le altre cose, scoprire l’enorme fascino delle metafore, figure retoriche utilizzate per spiegare ai lettori i più disparati concetti, fondamentali in letteratura quanto in scienza. La vera protagonista dell’Albero Intricato, nonostante l’interessante e complessa figura di Carl Woese, è infatti proprio un’immagine, una metafora: l’albero della vita.
Questa rappresentazione proviene da lontano, dalla Bibbia e da Aristotele (“perché queste cose provengono sempre da Aristotele? Be’, perché è Aristotele”, p. 30), e nei secoli muta, si evolve, entrando nell’immaginario collettivo prima per classificare e disporre in maniera più semplice le creature viventi, poi per spiegare l’evoluzione delle specie. David Quammen, nel raccontare una storia di recenti scoperte, decide quindi di partire da molto lontano: dal piccolo taccuino B, dedicato all’idea “più bizzarra” che fosse mai venuta a Charles Darwin, il suo “Io penso” preceduto dal primo schizzo di albero, ed illustrando i suoi predecessori, i suoi dubbi e, soprattutto, la sua influenza. E’ solo dopo la conclusione della Parte Prima, probabilmente una delle più riuscite e coinvolgenti, quando ormai il lettore crede di aver compreso al meglio l’importanza di questa immagine, che l’autore impugna l’accetta e comincia a farla a pezzi sotto i nostri occhi attraverso il racconto di tre importanti “sorprese” scientifiche che rivelano un albero così intricato, così complesso, da non poter essere più definito tale: la scoperta e l’identificazione degli archei, organismi unicellulari e antichissimi non appartenenti a nessuno dei due grandi rami dell’albero, procarioti ed eucarioti; l’accreditata ipotesi secondo cui da questi stessi archei, di cui prima degli anni ‘70 la scienza era all’oscuro, provengano piante, animali, funghi; e infine il fenomeno dell’HGT, il trasferimento genico orizzontale, probabilmente la notizia che più risulterà incredibile ad ogni neofita.
L’autore arriva però a questi concetti con la giusta cautela, rendendo abilmente ben chiaro il “lento” progredire della scienza, il suo procedere a piccoli passi. In questo lungo cammino alcune delle pagine più interessanti e coinvolgenti riguardano proprio argomenti “secondari” ma strettamente connessi al tema centrale del libro, come la minaccia dell’antibiotico-resistenza, problematica conseguenza dell’HGT, o la nuova affascinante visione cooperativa della vita che si scopre attraverso la teoria dell’endosimbiosi, esposta da Lynn Margulis nel 1975: “la vita non prese il sopravvento sul globo con la lotta ma istituendo inter-relazioni”. Facendo uso di interviste, aneddoti, lettere personali e informazioni biografiche, il racconto diventa una vera e propria storia di scienziati, tutti accuratamente presentati e contestualizzati: tra i tanti, Francis Crick, Ford Doolittle, Lynn Margulis e soprattutto Carl Woese, definito come "il più importante biologo del ventesimo secolo di cui non avete mai sentito parlare". Questa mole di informazioni può determinare alcuni momenti di lentezza o pesantezza, che però contribuiscono, a lettura terminata, alla chiarezza dei concetti.
Per lo stile attento e coinvolgente, il fascino e l'attualità degli argomenti trattati e per le domande che suscita circa la reale natura dell’essere umano, L’albero intricato è un libro che mi sento di consigliare, ottimo primo approccio col mondo della divulgazione scientifica.

      Torcellini Ludovico Polo Scolastico 2 " Torelli " ( Fano, Marche )

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David Quammen, autore del libro“ L’albero intricato”, testo che ho scelto di recensire per il concorso al Premio Asimov, è un saggista che si è occupato, nella sua carriera di scrittore, di ricerche scientifiche in vari campi ma recentemente è approdato a temi quali le teorie evoluzionistiche e la microbiologia, temi che hanno caratterizzato alcuni dei suoi lavori più recenti come il testo oggetto della presente recensione.
Affrontando il testo, l’aspetto che mi ha più colpito è la chiarezza con cui l’autore riesce a esporre concetti complessi, come la filogenetica molecolare o il trasferimento orizzontale di geni, rendendoli, se non proprio facilmente comprensibili, almeno più “digeribili” anche a chi, come il sottoscritto, non è certo un esperto di tali branche della biologia; quindi anche un lettore digiuno di tali nozioni può comprendere la portata e la genialità delle intuizioni e delle scoperte di tanti studiosi come C. Woese, F. Crick o J. Watson, scoperte che sono poi sfociate in applicazioni pratiche in campo biomedico che hanno migliorato la vita di tutti noi e delle quali forse non si sono ancora ben comprese tutte le possibili implicazioni e potenzialità.,
Inoltre, l’autore, inserendo esempi ed aneddoti inerenti sia alla vita dei protagonisti sia ai temi trattati riesce sempre a mantenere viva l’attenzione di chi legge e lo coinvolge nella ricerca invitandolo a percorrere insieme a lui quella strada, spesso irta di ostacoli e disseminata di errori e fallimenti, che ha poi portato ricercatori come Watson e Crick a risultati insperati ed ha dato loro la possibilità di aggiungere importanti tasselli al misterioso mosaico dell’evoluzione della vita sul nostro pianeta.
Non può sfuggire inoltre, come i temi trattati da David Quammen siano particolarmente attuali e non mi riferisco solo al saggio “Spillover” che è stato in un certo senso profetico, in quanto l’autore aveva previsto una pandemia dovuta ad un virus trasmesso all’uomo dagli animali, pandemia nella sostanza del tutto simile a quella del virus COVID19 che gli esperti affermano essere stato trasmesso all’uomo dai pipistrelli, ma soprattutto mi riferisco al saggio oggetto della presente recensione; infatti, tutte le ricerche menzionate nel testo, un esempio per tutte la scoperta del DNA di Watson e Crick e la decodificazione del genoma umano, non sono state inutili e infruttuose perché ci hanno poi fornito le conoscenze, gli strumenti per fronteggiare malattie causate da agenti patogeni, la possibilità di “correggere” difetti del nostro genoma causa di malattie e la possibilità di sintetizzare vaccini che ci consentono di superare malattie spesso letali.
In sintesi debbo dire che il libro mi è molto piaciuto poiché mi ha fatto capire che la scienza non obbedisce a rigide regole ma progredisce a piccoli passi, spesso si fanno degli errori e si è costretti a tornare indietro ma comunque il processo porta ad una avanzamento della conoscenza. Inizialmente per spiegare l’evoluzione si è ricorsi all’immagine di un albero ramificato i cui rami divergono continuamente ma alla fine del viaggio ci siamo resi conto che l’albero è molto più complesso ed intricato. Tutto ciò ci ha portato a capire che l’uomo deve più che mai rispettare e proteggere la natura che lo circonda poiché esso stesso è solo un tassello della vita sulla terra e non è altro che il risultato del contributo di tanti esseri viventi dagli albori della vita ad oggi.

      Aschieri Bianca Liceo Scientifico Galileo Ferraris ( Torino, Piemonte )

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Se mi dicessero che l’origine della vita è stata finalmente compresa, che i dubbi che circondavano questo dilemma sono stati dissipati, ci rimarrei male. Ho due motivazioni per affermare ciò: primo, perché l’avrei voluto capire io; secondo (meno infantile), perché non saprei che altro quesito potremmo porci dopo questo. La scoperta infatti presupporrebbe due cose: che il genere umano abbia accumulato un bagaglio di conoscenze ormai completo; e che ogni possibile futuro avanzamento scientifico sia un corollario di quella Scoperta con la s maiuscola. Possono sembrare un po’ azzardate queste mie affermazioni e probabilmente in parte lo sono; infatti potrebbe accadere che un genio, disponendo solo delle conoscenze attuali, riuscisse con l’intuizione a svelare un bel giorno il mistero della vita e io non potrei che costatare il mio errore. Ma il mio iniziare con queste considerazioni non aveva come fine quello di intavolare una discussione al limite della filosofia, piuttosto quello di dimostrare che L’albero intricato di David Quammen si è meritato il bel voto che gli ho dato. Il libro, infatti, mi ha stimolato a tal punto da interrogarmi su cosa ci aspetti dopo aver compreso l’origine della vita, a dimostrazione che non frena, ma tira i lettori; ha spinto anche una principiante come me a teorizzare, progettare e formulare nuove teorie scientifiche, a immaginarmi un po’ scienziata e un po’ biologa. E non è per nulla facile; soprattutto in un testo come questo di divulgazione scientifica. L’albero intricato racconta, infatti, l’evoluzione dell’evoluzione: da Darwin, che immaginava che la differenziazione delle specie fosse rappresentabile con la struttura di un albero, alla controversa teoria dell’endosimbiosi diffusa da Lynn Margulis, alla scoperta, da parte di Carl Woese, degli archea - organismi distinguibili sia dai procarioti che dagli eucarioti solo attraverso lo studio del loro genoma -, per finire con l’affascinante fenomeno del trasferimento genico orizzontale (horizontal gene transfer, o HGT) . L’autore insegue la ricerca di un albero definitivo e realistico che rappresenti la vita, finendo col constatare, però, come questo sia molto più astruso e complesso rispetto a quello che Darwin immaginava. Quammen sa bene che questi contenuti devono essere spiegati nella loro integrità ma, allo stesso tempo, non devono risultare troppo ostici alla comprensione. E devo dire che in questo è molto bravo: ha infatti uno stile giornalistico, chiaro e diretto, per cui riesce bene ad evidenziare gli elementi rilevanti e utili da ricordare senza fare del libro un testo arido e distante. Quammen rivela una certa vivacità riportando simpatici incontri (spesso a tavola: si direbbe che il suo lavoro paghi in quanto a succulenti pranzetti!) con interessanti e particolari scienziati. La biologia, così come viene fuori dal suo racconto, è una disciplina per sognatori, donne e uomini che sognano risposte, che si arrampicano su un altro albero, quello della conoscenza, per plasmare quello dell’evoluzione.


      Dell' Acqua Davide Liceo Scientifico Galileo Ferraris ( Torino, Piemonte )

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David Quammen, divulgatore scientifico statunitense e scrittore di importanti libri, tra cui figurano “Spillover” e “Alla ricerca del predatore alfa”, è anche autore di questo saggio concernente la storia delle teorie evoluzionistiche e i tentativi da parte dell’uomo di rappresentarle attraverso gli alberi della vita, rivelatosi successivamente inadeguati.
Il libro si articola in 7 macro-capitoli, nei quali Quammen ci guida abilmente tra le più grandi scoperte genetiche, a partire dalle prime teorie evoluzionistiche di Lamarck, Hitchcock e Darwin, fino ad arrivare alle più recenti conquiste scientifiche. Ci spiega come Carl Woese, figura centrale nel saggio, abbia rivelato l’esistenza degli Archei e illustra il processo per cui si sia arrivati a dubitare di Darwin e degli stessi alberi della vita, a causa della scoperta dell’HGT (trasferimento genico orizzontale). L’HGT, che prima si pensava avvenisse solo nei procarioti, è possibile anche tra gli organismi eucarioti: a causa del trasferimento di geni, un batterio può inserire il suo DNA all’interno del genoma dell’organismo colpito, provocando mutazioni ereditabili se le cellule infette sono germinali, ed eventuali tumori in quelle somatiche.
È interessante osservare come sia complesso accettare scoperte che sconvolgono tutto ciò che si considerava dogma fino a poco prima, o eliminare dal pensiero collettivo alcune immagini radicate come quella dell’albero della vita, abbandonato con estrema fatica negli anni ‘90, o quella di individuo, a lungo considerato organismo distinto e caratterizzato da una propria identità. Oggi sappiamo che in realtà gran parte dei nostri geni e delle nostre cellule sono batterici. Questo potrebbe sembrare a prima vista spaventoso, ma spesso non lo è: tra i numerosi retrovirus endogeni del genoma umano vi è ad esempio la sincitina-2, responsabile della creazione di una membrana tra placenta e feto fondamentale per la gravidanza.
Tra gli argomenti che possono maggiormente colpire il lettore vi è il fatto che l’HGT provochi una pressione evolutiva tanto grande da spingere i virus ad acquisire resistenza agli antibiotici, problema che si rivela una delle principali minacce alla salute globale, in quanto potenziale fonte di diffusione di nuove epidemie causate da infezioni batteriche.
Una scoperta risalente al 2015 legata al sistema CRISPR-cas9 renderebbe possibile apportare modifiche al genoma dei mammiferi, individuando le singole mutazioni e correggendole. Questa innovazione, particolarmente affascinante, è solo una delle molte descritte nel libro, che sembra riempirsi costantemente di nuove pagine, riflettendo il progresso esponenziale che la scienza sta attraversando negli ultimi decenni.
Ciò che ha reso certamente più scorrevole questo saggio è il fatto che Quammen abbia inserito spesso immagini, metafore o similitudini per spiegare alcuni processi scientifico-biologici o genetici. La trattazione accurata di nozioni anche molto basilari ha reso più chiari i contenuti anche ad un lettore che non conosce approfonditamente questi temi, ma senza mai ricadere nella superficialità. Nonostante molti possano ritenere poco accattivanti questi argomenti, l’autore rende più appetibile la lettura introducendo lettere, dati inediti, storie ed aspetti della vita privata degli scienziati, rendendo estremamente interessanti le loro figure e romanzando le loro scoperte, senza trattare in modo freddo e distaccato articoli e conquiste scientifiche.

      Ferraro Giorgia Istituto Istruzione Superiore P. Martinetti ( Caluso , Piemonte )

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David Quammen, noto giornalista statunitense riconosciuto con diversi premi letterari, ha conquistato il pubblico di tutto il mondo grazie al suo famoso saggio pubblicato nel 2012, Spillover, in cui descrive il salto di specie come causa principale dell’origine delle epidemie umane, preannunciando la pandemia di SARS Cov2 scoppiata nel 2019.
L’albero intricato è un’importante opera pubblicata per la prima volta nel 2018 da Simon & Schuster e tradotto e ripubblicato in italiano nel 2020 da Adelphi. Il libro parte dall’idea rivoluzionaria anti-creazionista di Darwin, spiegata tramite un semplice schizzo a forma di albero della vita, passando ad alberi sempre più complicati proposti da Augier, Hitchcock, Margulis e Whittaker per arrivare ai complessi alberi filogenetici senza radici, sempre più intricati a causa dell’intrecciarsi dei rami tra loro.
Con gli anni, infatti, nuove scoperte sui procarioti e i moderni dati molecolari hanno portato alla luce che gli organismi, nel corso dell’evoluzione, sono stati capaci di scambiarsi parti di genoma non solo verticalmente ma anche orizzontalmente tramite processi come la trasformazione, la coniugazione e la trasduzione che portano a una ricombinazione genetica nei batteri, oppure attraverso i retrovirus e i trasposoni negli eucarioti. Inoltre, molti biologi evoluzionisti molecolari, sulle orme di Carl Woese, sono arrivati alla conclusione che per ricostruire l’origine della vita l’idea dell’albero sarebbe superata. I dati molecolari dell’rRNA dei mitocondri, grazie ai quali è stata dimostrata anche la teoria endosimbiontica sulla nascita delle cellule eucariotiche, mettono ulteriormente in crisi l’idea di un albero della vita.
I protagonisti de L’albero intricato non sono solo gli scienziati e le loro scoperte scientifiche, ma anche i documenti come disegni autografi o vicende ordinarie delle loro vite, che agli occhi di un lettore comune potrebbero sembrare secondari ma che si rivelano di grande interesse e arricchimento della narrazione. Tali episodi vanno da preziose interviste, come quella di Fox su Woese che mostra un inedito punto di vista sullo scienziato, a episodi di vita quotidiana, come quello in cui Thierry Heidmann offre il pranzo all'autore. Queste peculiarità rendono l’opera di Quammen diversa da altri saggi scientifici divulgativi.
Con questo libro, il lettore riesce efficacemente a percepire quanto sia difficile collaborare, anche quando si parla di uomini di scienza, per trovare un punto di incontro, a causa delle diverse idee e opinioni influenzate dal bagaglio culturale di ognuno e di quanto sia lungo il processo di analisi dei dati ottenuti per arrivare a una conclusione. Ne è un esempio il dibattito tra Carl Woese e Lynn Margulis che ignoravano ognuno le scoperte dell’altra per antipatia reciproca nonostante fosse controproducente, oppure quello tra Woese e Fox che scoprirono insieme gli Archaea, ma che, a causa di un litigio, smisero di collaborare e il primo si prese tutto il merito.
Durante tutta la lettura ci si sente accompagnati nel viaggio lungo la grande storia della vita attraverso un percorso che parte idealmente da un albero semplice che si ramifica senza mai convergere i suoi rami, come quello pensato da Darwin, a un albero intricato in seguito alle scoperte rivoluzionarie del trasferimento genico orizzontale di Fred Griffith, Joshua Lederberg, ai dendrogrammi di Carl Woese che sfidò la concezione generale di specie, individuo e dello stesso albero della vita.

      Corallo Aureliano Marco Liceo Scientifico G. Banzi Bazoli ( Lecce, Puglia )

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L’Albero Intricato
"L'albero intricato" di David Quammen è un'opera che spiega ed esamina le teorie e gli studi riguardanti l'evoluzione, a partire dalla formulazione della teoria di Darwin fino ad arrivare alla filogenetica molecolare, e in cui si spiegano e si discutono le motivazioni per per le quali l'albero della vita ideato dall’evoluzionista inglese è in realtà più complesso(intricato come lo stesso titolo dell'opera) di quanto sembri.
Infatti il libro presenta sin dalle prime pagine di introduzione una verità sconvolgente: la scoperta di alcune forme di vita denominate "archei", apre la prospettiva ad un nuovo modo di interpretare l'evoluzione in cui il trasferimento dei geni da una specie ad un'altra non avviene soltanto per via ereditaria. Questa nuova teoria ci introduce alla possibilità di un trasferimento genico orizzontale tra le specie e all'eventualità che l’uomo, fino a prima di questa scoperta, ignorasse le sue stesse origini. Questi dubbi assalgono il lettore sin dall'inizio dell'opera e lo accompagneranno fino all'ultima pagina portandolo a interrogarsi sul vero significato dell'evoluzione.
La narrazione è costruita attraverso un resoconto delle biografie di tutti gli scienziati che hanno contribuito a questa grande scoperta. Tutti gli scienziati sono opportunamente contestualizzati nel loro periodo storico e, per ognuno di questi, vengono messi in luce gli aspetti più eccentrici delle loro personalità. Queste caratteristiche della narrazione, ottenute sia attraverso l'inserimento di citazioni a opere e disegni degli stessi scienziati, sia attraverso l'aggiunta di alcuni aneddoti sulle loro vite, hanno un duplice impatto sul lettore: il primo è quello di intrattenerlo rendendo la narrazione più interessante e variegata, il secondo di far percepire a quest'ultimo la rilevanza storica e il carattere rivoluzionario di alcune scoperte scientifiche le quali, se decontestualizzate, potrebbero apparire scontate e banali.
Nonostante si tratti di un'opera di divulgazione scientifica, che fa uso di un linguaggio tecnico e specifico per descrivere i suoi passaggi più complessi, l’esposizione risulta abbastanza semplice e chiara, anche per chi non ha particolari conoscenze in ambito scientifico.
Il tema trattato, nonostante di primo acchito possa sembrare obsoleto, è in realtà molto attuale, anzi il libro è un vero e proprio esempio di come spesso siamo proprio noi ad essere un passo indietro rispetto alla scienza: difatti, prima della lettura di questo libro, penso che pochi fossero a conoscenza di ulteriori sviluppi della teoria di Darwin, e che nessuno potesse immaginare una serie di scoperte così rivoluzionarie. La stessa teoria dell'evoluzionista inglese viene presentata sotto una prospettiva nuova ed originale: quello che, fino a poco prima della lettura, molti credevano essere il punto d'arrivo, si è dimostrato essere tutto il contrario, ovvero il presupposto per una serie di nuove teorie altrettanto importanti e rivoluzionarie.
In conclusione questo è un libro che sa sorprendere il lettore, che lo accompagna, pagina dopo pagina, portandolo a interrogarsi sugli stessi dilemmi che hanno dato filo da torcere ai grandi della scienza prima di lui, e introducendolo, attraverso una narrazione lenta e graduale, all'albero intricato: una nuova e sconvolgente teoria evolutiva che non può lasciare indifferenti.

      Resta Benedetta Liceo Scientifico Statale " F. Ribezzo " ( Francavilla Fontana, Puglia )

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Com’è nata la vita? Cosa esisteva prima di essa?
E l’uomo? come si colloca in quell’ intricato intreccio di linee evolutive che chiamiamo “albero della vita”?
Quando si pensa alle circostanze che hanno portato alla nascita e allo sviluppo di creature come l’uomo vengono in mente eventi di portata immensa, spesso catastrofici: glaciazioni, piogge di meteoriti, collisioni di stelle… ma la storia evolutiva, pur essendo il frutto di “transizioni cruciali, improbabili episodi di convergenza, vicoli ciechi, estinzioni di massa e avvenimenti grandi”, è piuttosto la risultante di tanti piccoli passi: un gene che con un saltello oltrepassa la barriera tra due specie, un piccolo virus che si insedia in un batterio di cui diventerà parte e altri microscopici eventi che ci hanno portati ad essere quello che siamo oggi.
Il maestoso albero che siamo abituati a immaginare per visualizzare l’evoluzione delle forme di vita terrestri non ha niente a che vedere con l’intricatissima selva a cui “L’albero intricato” di David Quammen ci pone davanti: è scioccante, oscura, estremamente complessa. C’è addirittura qualcosa di “inquietante e innaturale in un albero i cui rami si fondono anziché separarsi”. Le linee evolutive non si sviluppano solo diramandosi elegantemente verso l’alto ma aggrovigliandosi piuttosto le une sulle altre, attraverso sovrapposizioni di geni o genomi interi, trasferimenti orizzontali e verticali, salti e intrecci, creando una mescolanza di elementi diversi che esplode nell’eterogenea e bellissima varietà di forme di vita che conosciamo.
“Dipanare le autentiche relazioni tra organismi viventi servendosi di prove molecolari e risalire, andando a ritroso nel tempo, alle origini di quelle relazioni per chiarire la vera storia di tutta la vita sul pianeta” era l’obiettivo di Carl Woese, eccelso biologo statunitense riconosciuto oggi come uno dei padri della filogenetica molecolare. La sua figura, che fin dalle prime pagine si impone come indiscusso protagonista del libro, è quanto mai contraddittoria e interessante: vissuto all’ombra del suo più celebre rivale Charles Darwin, ciò che lo spinse ad arrampicarsi fino in cima all’albero della vita -o forse dovrei dire fino alle sue radici- furono la sua ostinata voglia di riscatto e quella curiosità che da sempre costituisce il motore del progresso.
Eppure, la scoperta del terzo regno sembrava non aver riscosso l’interesse dell’uomo del 1977, come se quelle microscopiche e antichissime creature chiamate archei non fossero sufficientemente interessanti per smuovere la comunità scientifica dal torpore dei suoi dogmatismi.
Oggi, finalmente, riconosciamo proprio negli archeobatteri i nostri più lontani antenati e la storia evolutiva che ci ha condotti fino a qui si dispiega davanti a noi in tutta la sua complessità, creando quello che viene definito un mosaico della vita ricchissimo in cui i confini tra regni, specie e creature vengono abbattuti.
Il modo in cui forme di vita antichissime, addirittura primordiali, e quelle più avanzate entrano in contatto continuamente, avvinghiando i loro genomi indissolubilmente, appare attraverso le parole di Quammen un fenomeno tanto contorto quanto affascinante, capace di ricollegare ognuno di noi alle origini di una vita che, per quanto ci sforziamo di comprendere o spiegare, forse è destinata a restare un oscuro mistero che miliardi di anni di storia hanno sepolto per sempre.

      Sicuro Maria Lucia I.i.s.s. " S. Trinchese " ( Martano, Puglia )

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“L’impulso a classificare gli organismi è antico” e l’albero della vita di Darwin fu solo il primo di una lunga serie di schemi arborei proposti per rappresentare la storia dell’evoluzione. Significativo è quello avanzato da Woese, grande protagonista del libro, che introdusse un nuovo regno: Archea. Ancora oggi il dibattito sui regni è particolarmente sentito nella comunità scientifica: quali sono? Quanti sono?
Sorge, quindi, spontanea una domanda: quale dei molteplici alberi proposti è quello “corretto”? La risposta è: nessuno, perché “la storia della vita semplicemente non assomiglia a un albero”. I geni, infatti, non si spostano solo verticalmente ma anche lateralmente. Cosa? Questa è stata la mia reazione quando ho letto dell’HGT (horizontal gene transfer) e non solo la mia. Quando gli esperimenti di Griffith mostrarono che c’era un pabulum (come lo chiamava lui) in grado di trasformare la forma S dello Streptococcus pneumoniae nella forma R perfino Griffith rimase esterrefatto, eppure aveva ragione.
Il trasferimento genico orizzontale gioca un ruolo di primaria importanza nella storia dell’evoluzione…e non solo! È responsabile, ad esempio, della resistenza batterica agli antibiotici. L’OMS “considera la resistenza agli antibiotici una delle più grandi minacce alla salute pubblica del ventunesimo secolo” e questo dipende dall’abuso che se ne fa: quando un medico prescrive un antibiotico a un paziente con un’infezione virale contribuisce a rendere i batteri più resistenti. Già, perché l’intero corpo umano contiene tante cellule batteriche, almeno quante sono quelle umane: nell’intestino, sulla pelle, nella bocca e tra i batteri dello stesso sito si verifica frequentemente l’HGT.
I batteri, però, non sono gli unici microbi ad albergare dentro di noi: “una grossa percentuale del nostro stesso DNA è di origine virale”. Heidmann, analizzando HERV (human endogenous retrovirus), scoprì che alcuni “hanno effettivamente acquisito il ruolo di geni umani”: in particolare, uno di questi geni produce un involucro virale, parte della placenta. Sensazionale: non sempre i virus sono nostri nemici! In questo momento storico è difficile crederlo soprattutto se pensiamo che lo stesso HGT può rendere un virus alleato o avversario: anche il Coronavirus è un retrovirus e l’HGT è uno dei motivi per cui si diffonde così facilmente.
Il risultato dell’HGT fu “il sorgere di un codice universale”. Le implicazioni che questo avrà nelle nostre vite future sono straordinarie: se prima isolavamo l’insulina dai suini “adesso possiamo prendere il gene, inserirlo nell’E. coli, e produrne a vagonate”. Lo scenario che si prospetta è quello di poter eliminare o sostituire un gene difettoso in maniera economica. Ma, il mondo della scienza è molto cauto perché ad una modificazione genetica a scopo terapeutico potrebbe affiancarsi una volontaria, attraverso cui dotare il feto di un gene che promette maggiori abilità psico-fisiche. “Vivremo in un mondo simile a Lake Wobegon?”. Chissà.
Quammen illustra i rapporti filogenetici e guida un lettore con una buona base scientifica a districarsi tra rami che convergono e a maturare la consapevolezza che un albero filogenetico non è un vero albero. L’argomento è complesso, ma l’inserimento di aneddoti e la descrizione dei laboratori, sede degli esperimenti, coinvolge il lettore che finisce per simpatizzare con i protagonisti del libro e, dopo 436 pagine, annovererà tra i suoi amici scienziati dalle personalità talvolta eccentriche.

      Deiana Ilaria Liceo Scientifico " Antonio Pacinotti " ( Cagliari, Sardegna )

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L’albero intricato
Nulla spinge l’uomo alla conoscenza più della sua necessità di dare a se stesso, e quindi al mondo che lo circonda e al quale è indissolubilmente correlato in ogni aspetto, un’identità definita, matematica, che gli permetta di sentirsi un po’ meno fragile rispetto all’immensità dell’Universo. È esattamente questo che David Quemmen cerca di mostrarci, attraverso un viaggio impervio (e non privo di contraddizioni ancora irrisolte) attraverso le varie tappe del pensiero evoluzionista.
Sulla base di questo, non può sorprenderci una primaria e fondamentale introduzione di Darwin, che diventa però, sin dalle prime righe, polifonica, connubio inscindibile dei vari scienziati che a partire da lui hanno collaborato, combattuto e difeso le proprie idee, a volte esatte, a volte erronee, ma sempre testimonianza di una passione e una dedizione assoluto per la Scienza. Come suggerisce il titolo, l’intero volume si incentra sull’evoluzione del concetto di albero. Mentre ci si addentra e si prende dimestichezza con l’argomento, Quemmen mostra come il concetto di albero sia partito come rivoluzionario nell’800 fino a divenire il simbolo della filogenetica, a partire dalla sua genesi con Zukerkandl e Pauling e la loro ‘’paleogenetica chimica’’ sino ad arrivare a Woese, personaggio tra l’altro chiave e in qualche modo filo conduttore dell’intero libro, in quanto sintetizzatore di tutti i frammenti del puzzle della genetica. Ma l’autore non si limita a esporci il processo evolutivo del concetto della trasmissione genica, in maniera esaustiva sebbene non prolissa o troppo tecnica, ci introduce nel mondo dell’endosimbiosi, del trasferimento genico orizzontale e della tassonomia, rendendoci partecipi quasi in prima persona, con una discreta capacità icastica, delle piccole “magie chimiche” che permettono la vita.
La complessità dell’argomento è inoltre mitigata da vari accorgimenti che rendono la lettura scorrevole e intrigante. In primo luogo, senza ombra di dubbio, vi è la capacità dello scrittore di dipingere le varie personalità incontrate lungo le pagine non come semplici unità intellettuali, bensì come persone a trecentosessanta gradi. A partire dalla descrizione diretta delle interviste svolte sino all’inserzione di particolari teoricamente irrilevanti, l’autore ci fa scoprire la personalità di queste menti brillanti: la tenacia e la superbia della Margulis, la sofferenza di Haekel, il carattere unico Woese, la follia di Merezkovskij e così altri ancora.
In secondo luogo, è apprezzabile il saltuario coinvolgimento in prima persona di Quemmen, con il suo umorismo leggero e la sua attenzione nella ripresa costante (ma necessaria) dei concetti fondamentali dei vari capitoli.
Nel complesso, dunque, l’Albero intricato è senza dubbio il libro perfetto per chiunque non abbia conoscenze approfondite rispetto all’argomento, per capire un po’ di più che cos’è la vita, da dove nasce e come la sua costante evoluzione determina chi siamo e cosa diventeremo in futuro.

      Genovese Giulia Liceo Scientifico " Antonio Pacinotti " ( Cagliari, Sardegna )

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Devo ammettere che non è facile scrivere una recensione su uno scritto del genere, esporre il proprio parere su un libro dedicato alla microbiologia degli ultimi duecento anni, mi rincuora sapere che nemmeno per l'autore è stato facile scriverlo. David Quammen, già famoso in precedenza per altre sue pubblicazioni divulgative, si presenta sul mercato editoriale del 2018 con un lavoro al quale ha dedicato diversi anni della sua vita, spesi sulle tracce di tutti coloro il cui operato ci ha condotto alle attuali conoscenze che oggigiorno possediamo in ambito biologico.
"L'albero Intricato", a mio modesto parere, ha un'importanza inestimabile sia a livello divulgativo che editoriale, raccoglie le conoscenze microbiologiche degli ultimi duecento anni, e le presenta in chiave informale e, particolarmente sagace, ad un pubblico piuttosto eterogeneo. Non oso quantificare la straordinaria capacità organizzativa che ci dev'essere dietro ad un libro del genere, mi limito ad immaginare l'autore dietro ad una scrivania, quando, agli albori del suo progetto, si scervellava alla ricerca di tutte le fonti e le notizie necessarie per la redazione di un libro simile.
Sono molte le cose che, da quest'opera, si potrebbero cogliere sulla personalità e sul modus operandi dello scrittore, ed è proprio da qui che voglio partire. Quammen mostra quasi una morbosa attenzione ai dettagli: non tralascia niente. Per tutti coloro che dovessero accingersi alla lettura di questo libro, è bene che sappiate che, alla fine, sarete a conoscenza perfino dell'osceno senso dell'umorismo di Carl Woese. Costui altro non è che il vero protagonista del romanzo, nonché una delle menti scientifiche più influenti della scienza del secolo scorso. Ma la storia non comincia con lui, no, comincia molto prima, con Charles Robert Darwin. Tutti, bene o male, sappiamo chi è e cosa ha fatto per la scienza, ma in pochi sanno che, in parte, si sbagliava. Quammen ci dice tutto questo, si addentra nella biologia degli ultimi duecento anni: parte dall'albero della vita di Darwin, passa per il DNA di Francis Crick, per la traduzione di Brenner, fino a giungere a Woese, il vero protagonista di tutto, che ha scoperto l'esistenza di un terzo regno, quello degli archei, ponendo le basi che ci hanno condotto al concetto di evoluzione orizzontale.
Potremmo dire che Quammen ci presenta Carl Woese per quello che è, una mente tanto geniale quanto contorta, un rivoluzionario il cui operato non è mai stato equamente riconosciuto, ma la cui scoperta ha rivoluzionato il concetto di specie e di individuo, nonché del sacro graal della biologia, l'albero della vita.
In conclusione si, consiglierei questo libro, ma di certo non a tutti, perché se la lettura non è accompagnata da delle conoscenze personali, di base, si rischia di perdersi in itinere. In più, bisogna avere pazienza, le prime cinquanta pagine sono estremamente lente, per cui occorre tener duro per iniziare veramente a godersi il libro. Ciò nonostante, a mio modestissimo parere, è veramente un bel lavoro, Quammen prende per mano il lettore e lo accompagna passo passo nel mondo della microbiologia. Una passeggiata che consiglierei a molti, la compagnia non è affatto cattiva.

      Consoli Alessia Iis Concetto Marchesi ( Mascalucia (ct), Sicilia )

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“L’albero intricato’’ di David Quammen, autore americano del celebre ‘Spillover’,
è un testo di divulgazione scientifica i cui temi principali ruotano intorno la storia della scienza e la branca della Biologia, piú nello specifico la filogenetica molecolare.
Pubblicato per la prima volta nell’Agosto del 2018, venne ripubblicato dalla nota casa editrice Adelphi a distanza di pochi anni, nel 2020; ma la sua progettazione risale al 2013, anno in cui l’autore scoprí i lavori dell’evoluzionista e biologo molecolare Ford Doolittle, i quali lo portarono a loro volta ai lavori del biologo Carl Woese, poco prima scomparso.
Tramite un profondo studio della materia e grazie alla cooperazione diretta ed indiretta di numerose figure di spicco nella comunitá scientifica, David Quammen poté arricchire il proprio pensiero e maturare la stesura di un libro tanto innovativo quanto accessibile ed immediato, che trasporterá il lettore passo per passo, attraverso la storia e le evoluzioni, in un mondo parallelo in realtá concreto, animando la curiositá e la voglia di saper di piú su un argomento vasto, meraviglioso ed ancora tutto da scoprire quale il mondo delle scienze.
La novitá trattata nello scritto riguarda un processo fondamentale alla comprensione dell’evoluzione della specie. Riallacciandosi agli studi di Darwin, fulcro delle scoperte di Woese, venne alla luce come, il cosí detto ‘albero della vita’, fosse molto piú intricato di quanto non si pensasse, e che non facesse che espandersi, arrivando cosí al nucleo tematico principale del lavoro di Quammen: il trasferimento genico orizzontale (HGT).
É infatti una delle principali scoperte scientifiche del secolo. I geni appunto non si sostano solo verticalmente, quindi da una generazione ad un’altra, ma anche lateralmente, tra i confini delle specie e dei regni tassonomici.
Noi in prima persona siamo l’esempio vivente di quanto scoperto: invero circa l’otto percento del nostro genoma è costituito da residui significativi di retrovirus che nei secoli, sono diventati parte costitutiva ed intrascendibile del nostro DNA.
Ritengo che nel libro sia presente un connubio perfetto tra divulgazione scientifica e parti narrate, quale lo rende altamente scorrevole ed efficace.
É un libro attuale, innovativo; offre una visione su un mondo affascinante, di cui si parla fin troppo poco e la bravura dello scrittore nel narrare i fatti è innegabile.
Sicuramente un libro che vale la pena di leggere.

      Scuderi Edoardo Liceo Scientifico Galileo Galilei ( Catania, Sicilia )

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David Quammen è un divulgatore scientifico, scrittore e giornalista del “National Geographic” nonché autore del libro l’Albero Intricato, pubblicato in Italia nel 2018.

Il libro ha riscosso notevoli consensi tra i numerosi lettori che lo hanno letto.
Si tratta di un volume di non semplice lettura e comprensione per chi si approccia, come me, a testi su tali argomenti di natura scientifica, poiché indaga sull’albero della vita, cioè sull’inizio e sulla evoluzione della vita sul pianeta.

David Quammen comincia a descrivere il primo albero della vita tratteggiato da Charles Darwin, nel 1837 con uno schizzo su un piccolo taccuino, che lo scienziato etichettò con la lettera B. Si tratta di un quaderno privato, nel quale Darwin aveva annotato e custodito le sue riflessioni e i pensieri che lo agitavano dopo essere tornato a casa dal viaggio sul HMS Beagle, un’esplorazione per mare e per terra durata quasi cinque anni.Lo schizzo di Darwin prendeva vita dall’idea della discendenza della specie da un antenato comune, il che stabiliva una continuità tra gli esseri umani.A pagina 26 del taccuino, Darwin traccia uno schizzo a penna, una sorte di tronco in cui alcuni rami sono più lunghi di altri e generano braccia di diversa direzione e importanza: un Albero a testimoniare che la vita si ramificasse, tesi che ovviamente andava contro il dogma creazionista.
L’albero di cui parla Quammen è l’albero della vita, l’idea dell’evoluzione della vita sulla Terra, dalle forme unicellulari primordiali fino all’uomo, la scoperta dei grandi domini della vita, il continuo interrogarsi su cos’è la vita, di come si trasmettono le informazioni genetiche sia per via verticale ereditaria ma anche orizzontale.Partendo dall’immagine di un albero, le cui radici e i cui rami si propagano all’infinito, l’autore cerca di rendere alla portata di tutti un argomento complesso come quello appunto evolutivo, argomento che ci riguarda da vicino poiché affronta la storia della genetica moderna.
Quammen sceglie di parlare di questo rinnovamento attraverso la voce degli scienziati e ricercatori che hanno operato in questo campo.
Grande importanza nel libro è riservata a Carl Woese, microbiologo statunitense noto per aver scoperto i procarioti e gli eucarioti e allo scienziato Ford Doolittle autore del trasferimento genico orizzontale fenomeno che ha stravolto il modo con cui la scienza concepisce l’evoluzione.
L’albero della vita o albero filogenetico rappresenta la varietà e l’evoluzione della vita sulla Terra. Da allora è stato continuamente modificato, attraverso le nuove scoperte che ne hanno stravolto la struttura. Le punte dei rami rappresentano gli organismi attuali, mentre le biforcazioni indicano le separazioni evolutive, le più antiche si trovano vicino al tronco.

A tutt’oggi altri autori usano la forma dell’albero per rappresentare l’evoluzione della specie.

L’albero intricato è un libro complesso e interessante che esorta alla continua ricerca per il benessere dell’umanità che si trova a dovere affrontare continuamente nuove sfide per contrastare il crescente e rapido diffondersi di continui VIRUS.

      Bertolini Martina Liceo Enriques ( Livorno, Toscana )

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L'evoluzione

David Quammen è nato il 24 febbraio 1948 a Cincinnati negli Stati Uniti ed è uno scrittore e divulgatore scientifico. Si è laureato a Yale ed ha studiato letteratura durante i suoi studi ad Oxford.
I suoi articoli sulla natura sono comparsi sul National Geographic, sul New York Times ed altri periodici.
La sua fama deriva dal fatto che aveva predetto nel suo libro Spillover, una pandemia zoonotica con focolaio in Cina, proprio come è successo per il COVID-19.
David Quammen è autore del libro “L’albero intricato” in cui narra che nel 1837 Darwin elaborò un’idea secondo la quale le specie esistenti sulla Terra fossero discendenti da un unico antenato comune, rappresentato da un albero, che si intreccerà sempre di più con il succedersi delle generazioni; anche se questo era in contrasto con il dogma creazionista, che stabiliva la continuità tra gli esseri umani e le creature primitive.
Successivamente negli anni Settanta Carl Woese riuscì a dimostrare che probabilmente questo “albero della vita” è molto più intricato di quello che possa sembrare, infatti si scoprì che i geni sono portati a muoversi, oltre che in senso verticale, anche orizzontalmente, e così possono attraversare generazioni, regni e i confini delle specie.
Anche l’essere umano può essere identificato come un “collage” di esseri viventi, infatti è stato scoperto che l’8% del genoma umano è composto da piccoli residui di retrovirus che sono entrati nel DNA dei nostri antenati e Quammen nel suo libro esplica che è “l’equivalente genetico di una trasfusione di sangue”.
Ciò significa che i donatori sono organismi primordiali che hanno vissuto sulla terra miliardi di anni fa e adesso vivono dentro il nostro organismo. Nella sua opera l’autore vuole illustrare il mistero dei rapporti filogenetici tra tutti gli esseri viventi che vivono sulla Terra, e per farlo usa come mezzo il racconto di una moltitudine di storie.
Questo libro può avere diverse chiavi di lettura: la prima ci è fornita dal racconto stesso, ossia chiedendoci in che cosa consiste la vita, come si disegnano gli alberi al tempo della filogenesi molecolare, o in che modo si trasmettono le informazioni genetiche; tuttavia esso può essere anche interpretato come un manuale di disegno, grazie agli schizzi sui taccuini e alle infografiche, a una meditazione sul rapporto tra la realtà e come questa viene rappresentata e dove si ponga la verità tra questi due estremi.
Inoltre può essere visto come una riflessione sulla trasmissione delle metafore sia nei campi specialistici sia in modo generale nella cultura, e sul cambiamento e l’evoluzione di queste immagini culturali, influendo in questo modo sulle visioni del mondo di un’epoca storica.
Un’ulteriore chiave di lettura è un punto di vista modernista e corale, volto verso un’approfondita riflessione filosofica sul concetto di individuo.
Personalmente questo libro mi è piaciuto molto, nonostante in qualche passo abbia fatto fatica a comprendere a fondo il testo data la sua complessità. Il libro parla di molti fatti interessanti che spesso non vengono insegnati sui banchi di scuola, infatti è stato molto utile per la mia conoscenza. Consiglio questa opera a tutti gli appassionati di scienza che vogliono saper qualcosa di più.

      Comito Fiorella Liceo Scientifico Ulisse Dini ( Pisa, Toscana )

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Lo straordinario mosaico vivente
Ciascuno di noi si sarà chiesto, almeno una volta nella vita, quali siano le sue radici e scavando nel proprio passato, avrà provato a ricostruire un albero genealogico , anche relativo a diversi secoli di storia familiare, che gli appare come lo schema più completo delle sue origini. Tuttavia è sorprendente e inquietante scoprire che la storia di ogni singolo individuo non si esaurisce e schematizza in un quadretto degli antenati, perché la realtà, è molto più complessa e aggrovigliata di quanto ci appare. Molti grandi pensatori del passato si sono impegnati a sciogliere i nodi della conoscenza, come ci dimostra il divulgatore scientifico e saggista David Quammen, nel suo saggio ‘L’albero intricato’. Prendendoci per mano, lo scrittore ci guida lungo il percorso storico della teoria evoluzionista partendo da Darwin, fino ai moderni scienziati, che ancora indagano sui misteriosi legami tra esseri viventi. Già nel 1837, infatti l’attento osservatore C.Darwin, si era accorto di sottili mutamenti all’interno di una stessa specie che lo indussero a dubitare della loro stabilità e a proporre, insieme al naturalista inglese Wallace, la teoria della ‘selezione naturale’ come principale meccanismo alla base dell’evoluzione delle specie. Si aprì così un dibattito, tutt’oggi ancora acceso, con i creazionisti, convinti sostenitori dell’ immutabilità delle specie. Uno di questi era C.Linneus, il quale illustrò la sua classificazione dei viventi, ordinandoli in base alla sistema della ‘nomenclatura binomiale’. Al contrario Darwin si servì di un modello tutt’altro che ordinato, per schematizzare la sua teoria: l'albero della vita . Tale struttura si diffuse ben presto tra molti scienziati, poiché le sue ramificazioni permettevano di realizzare un quadro genealogico sempre più esaustivo ed articolato. Entrarono a far parte della grande famiglia dei viventi esseri molto piccoli come i batteri ,scoperti da Leeuwenhoek nel 1676 . Ma la scoperta più scioccante, descritta da Quammen, riguarda la scoperta nel 1977 del ‘terzo regno’ degli Archei, da parte del biologo statunitense Carl Woese. A questo scienziato, dalla personalità introversa e complicata, è attribuito l’onore di aver individuato i progenitori di funghi, piante e in generale di qualunque essere vivente dotato di DNA nel nucleo. Tale notizia sconvolgente, che ci induce tutt’oggi a riplasmare le nostre conoscenze sulla ‘storia della vita’, è accompagnata da un’ altra stravolgente notizia, a cui si deve anche il titolo del saggio: il trasferimento dei geni dai genitori alla prole, non è soltanto verticale, ma anche orizzontale. Ciò significa che i confini tra le specie, che fino a qualche tempo fa sembravano netti e invalicabili, diventano i ponti di connessione tra le specie viventi apparentemente più distanti nell’ albero della vita. La straordinarietà di queste notizie e la semplicità dello stile dell’ autore inducono il lettore a rimanere incollato alle pagine del saggio, per scoprire di più sulle novità straordinarie della scienza. Posso inoltre concludere, dicendo che la bravura dell’ autore consiste nell’ aver saputo condensare con grande chiarezza secoli di indagine scientifica, fatti di intuizioni brillanti e buchi nell’acqua. Da secoli la natura ci insegna a mettere in discussione le nostre certezze, rivalutando con occhio critico ogni singolo esserino alla ricerca risposte di fronte ai misteriosi spettacoli della natura.

      Lanè Teresa Liceo Scientifico Statale " Barsanti E Matteucci " ( Viareggio, Toscana )

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Nella vostra vita giornaliera avete mai affrontato una discussione sull’RNA ribosomiale, sul DNA o sulla biologia molecolare? Forse, ma generalmente rimangono parole distanti anni luce dal quotidiano. Così distanti eppure così vicine, anche perché è proprio la biologia molecolare che si occupa dell’organismo vivente, comprendendo lo studio della natura delle molecole stesse. Può darsi che non abbiate mai trattato questi argomenti ma, se siete interessati, tutto quello che bisogna sapere può essere appreso con la lettura approfondita di questo singolare libro. Una lettura che non si limita alla scienza ma si interessa pure dell’uomo e di come la voglia di conoscere, la stessa voglia che ha portato grandi personaggi a grandi intuizioni, sia in grado di aprire gli occhi e la mente del lettore introducendoli in un mondo spesso dato per scontato e/o attribuito al nome di Darwin… l’evoluzione!
Certo, bisogna partire dai diari di viaggio di Darwin ma non ci si può fermare lì. Il libro ci illustra con chiarezza tutte le tematiche che, nel corso del vari alberi filogenetici, non sono state prese in considerazione a partire dai batteri, per poi arrivare a Carl Woese e agli studi a lui successivi . Egli si occupò di costruire un “albero” basandosi proprio su di essi ma le cose non andarono come previsto.
“Wolfe, questi cosi non sono nemmeno batteri” disse lo stesso Carl all’amico microbiologo Ralph Wolfe. No, chiaramente non lo erano. Ciò che stava esaminando, tramite lastre luminose, si comportava diversamente e non era strutturato come un batterio. Non era un procariote ne tanto meno un eucariote. E così, un anno dopo quell’affermazione, nel 1977 pubblicò un articolo, in collaborazione con George Fox, che parlava degli Archea, un terzo regno ricollegabile al brodo primordiale. Da qui Carl era convinto di poter risalire al vero albero dell’evoluzione dell’uomo, accantonando tutti quelli che ne corso del tempo si erano andati ad accumulare. E così nel 1990, in seguito ad una bozza, delineò la raffigurazione schematica del suo “albero della vita”.
Inoltre l’autore David Quammen racconta ogni sfaccettatura della vita del protagonista e dei suoi esperimenti, come l’elettroforesi (tecnica con cui è possibile dividere le macromolecole dalle proteine), tramite gli occhi di chi ne ha fatto parte, grazie a delle interviste che a volte cadono nel comico. Dopo la schematizzazione dell’albero filogenetico di Carl, l’autore si focalizza su un fattore importante, nonché la possibilità che qualche gene si sia trasferito da un regno a un altro orizzontalmente.
A questo punto è normale che sorgano un po’ di dubbi, dubbi ai quali io non posso rispondere. L’unica cosa che posso fare è consigliarvi due cose; armatevi di un dizionario aggiornato e leggete questo libro per rispondere a tutte le domande che avete. Sono sicura che successivamente sarete in grado di sostenere qualunque discussione a riguardo!
È comunque necessario ricordarsi sempre che la storia è fatta da questi uomini e queste donne che hanno collaborato, ognuno a suo modo, nella scoperta della novità e che hanno trovato la notorietà facendo ciò che più amavano e amano. Il loro abbandono delle certezze, la forza di alcuni contro lo scetticismo di altri. Tutti questi alberi intricati che inconsapevolmente possono essere racchiusi nel “Grande Albero dell’Evoluzione delle Scienze”.

      Bersiani Emma Istituto Di Istruzione Superiore Classico E Artistico Di Terni ( Terni, Umbria )

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L’albero intricato è un libro di David Quammen, un saggista e divulgatore scientifico statunitense, il quale riesce ad illustrare al lettore, in modo semplice e accattivante, la storia delle più importanti scoperte avvenute in un nuovo campo della scienza: la filogenetica molecolare.
Questo ambito scientifico, dal nome singolare, indica l’analisi minuziosa della sequenza delle unità costitutive di alcune molecole lunghe, in particolare quella del DNA e del RNA, e da queste comprendere e delineare la storia profonda della vita sulla Terra, ma non solo, infatti, grazie a questi studi, gli scienziati sono riusciti ad individuare anche i rapporti di parentela che ci sono tra specie che ad un’osservazione superficiale potrebbero sembrare completamente differenti.
L’albero della vita, da cui lo scrittore prende spunto per il titolo di questo libro, è la rappresentazione dell’evoluzione di tutti gli esseri viventi, chiamato così proprio per la sua forma ad “albero”, infatti si ipotizza che vi sia un antenato comune da cui derivi la vita stessa. Questa espressione in realtà nel corso degli anni ha assunto vari significati, ma le prime testimonianze che abbiamo dell’utilizzo di essa le possiamo trovare nella Bibbia e negli scritti di Aristotele, dunque possiamo affermare che “l’albero della vita” è un’immagine variamente interpretabile e presente da lungo tempo nella nostra mente.
La filogenetica studia la struttura di questo “albero” e nel corso degli anni ha compiuto grandi scoperte in risposta alle frequenti domande che ci poniamo, del tipo: ”Chi siamo? Cosa siamo? Da chi o cosa discendiamo? Come si è evoluta negli anni la vita sulla Terra?”. Ebbene, gli scienziati hanno individuato delle possibili risposte a tutti questi interrogativi grazie a tre principali rivelazioni: la prima fu l’individuazione di una nuova categoria di forme di vita, oggi note con il nome di archei; un’altra è il trasferimento genico orizzontale, una modalità di cambiamento ereditario, attraverso il quale si arrivò alla conclusione che lo spostamento di un carattere da un individuo ad un altro non avviene solo verticalmente, dunque “l’albero della vita” non risulta più avere l’aspetto proprio di un albero “normale”, infatti i suoi rami si andrebbero anche a legare orizzontalmente, da ciò risulta che esso è molto più intricato di quanto si immaginasse; l’ultima è un’ipotesi, molto probabile, che riguarda l’uomo e afferma che esso ha come più remoti antenati proprio quelle creature di cui, poco più di quarant’anni fa, ignoravamo l’esistenza, quella terza categoria di forme di vita primordiale chiamata Archea.
Lo scrittore non riporta le singole scoperte in modo meccanico e freddo, ma va più a fondo, raccontando la vita e il carattere di tutti gli studiosi che nomina, passando per Darwin e arrivando fino a Carl Woese, in quanto per il saggista se si discute di scienza si deve parlare anche di chi fa la scienza, così facendo rende la lettura molto piacevole e interessante.

      Merli Marco Liceo Renato Donatelli ( Terni, Umbria )

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Cosa si intende quando si parla di "essere umano"? Quali sono i criteri grazie ai quali si può definire un essere vivente appartenente ad una determinata specie rispetto ad un'altra? Quali sono le origini dell'evoluzione?
Sono tutte domande che potrebbero sembrare ad un primo impatto puramente accademiche e di scarso interesse se non per chi è appassionato di biologia o di scienze evolutive. Tuttavia dopo aver sfogliato anche solo il primo capitolo de "L'albero intricato" di David Quammen, questi interrogativi diventeranno pensieri ricorrenti per la maggior parte dei lettori, arrivando talvolta ad inquietare per il risvolti che determinate scoperte scientifiche avrebbero - ed hanno già avuto - sulla nostra concezione di ciò che ci circonda.
Il viaggio che intraprende l'autore - divulgatore scientifico statunitense laureato a Yale e inviato "National Geographic" - va a ritroso nella storia, analizzando le teorie evolutive ed il loro sviluppo nel corso degli anni a seguito di scoperte come quella di Darwin e dell'elaborazione del suo "albero della vita". È proprio attorno a questo concetto che si struttura gran parte del libro; l'autore, trattando branche della scienza come la tassonomia batterica, la microbiologia e l'evoluzionismo, mano a mano affermerà la tesi secondo la quale l'idea di classificare tutta la vita terrestre tramite un albero, in maniera ordinata e precisa, è una pazzia. Altro cardine importantissimo nella trattazione è la figura del biologo statunitense Carl Woese che, oltre ad aver "aggiunto" un ramo all'albero di Darwin (scoprendo il regno degli Archea che prima venivano raggruppati insieme ai batteri), mise in atto per primo un particolare metodo di filogenesi legato all'rRNA presente nelle cellule, che in seguito ha consentito di fare molti progressi nel campo della biologia. Seguendo la vita di Woese e di molti altri biologi, come ad esempio Lynn Margulis e Ford Doolittle, Quammen riesce anche a narrare in maniera parallela la scoperta dell'HGT - Horizontal gene transfer - che ha condotto molti studiosi ad una rivalutazione della definizione di specie e regni della vita.
L'autore approfondisce in maniera esauriente tutte le personalità di cui tratta, talvolta riportando interviste e dialoghi intrattenuti con loro, presentando per i più importanti oltre che un quadro professionale, anche un affresco personale. Ciò attribuisce umanità a molte sezioni del libro nelle quali il lettore si trova ancora più coinvolto. Gli argomenti scientifici, quindi l'oggetto del saggio, vengono trattati in maniera chiara e semplice, non risultando mai noiosi o troppo specifici per essere compresi solo da professori universitari di biologia. I temi, infine, sono stati esposti tutti in maniera adeguata, approfondendo quando c'era necessità ed omettendo quando invece si rischiava di cadere in tecnicismi inutili alla comprensione ultima del testo. Parlando della traduzione italiana del saggio, a cura di Milena Zemira Ciccimarra, si può convenire sul fatto che il linguaggio usato riesce ad essere quasi sempre pienamente comprensibile e la struttura del periodo si presenta molto dinamica - mai monotona - ed equilibrata.
Tutte queste caratteristiche, unite allo stile limpido di Quammen e al desiderio di fare chiarezza sull'argomento, capitolo dopo capitolo, come in un giallo, rendono la lettura piacevole ed interessante, lasciando sempre però quella punta di timore ed inquietudine riguardo a quello che si legge.

      Savoia Valentina Iis Gandhi ( Narni, Terni, Umbria )

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David Quammen, saggista statunitense, nel 2018 pubblica con la casa editrice Adelphi un libro che identificarlo come appartenente ad un genere letterario in particolare ne sminuirebbe il contenuto; leggendolo infatti, ci si rende conto di come in realtà esso somigli di più ad una strada piena di svincoli, di dossi e di incroci che permette al lettore di ripercorrere tutta la storia evolutiva e soprattutto di analizzarla con metodologie diverse. Quammen ci porta per mano e ci guida in ogni più piccolo sentiero della storia, facendo capire l’importanza e l’influenza che l’epoca e le vicende storiche hanno avuto su ogni minima intuizione dei vari personaggi scientifici che, a volte seguendosi a volte ostacolandosi, hanno creato un filo che seppur contorto o per meglio dire “intricato” ci consente di capire al meglio il legame che ci connette con gli inizi. In effetti è proprio l’aggettivo del titolo che aiuta il lettore a farsi una prima idea di quello che incontrerà in questo viaggio: una serie di eventi, idee e personaggi che susseguendosi hanno raggiunto una serie di scoperte partendo da lì dove riscontravano un maggiore ostacolo.
Se si parla di evoluzione non si può non partire da Darwin, da colui che in seguito ai suoi lunghi viaggi, buttando giù qualche schizzo sul suo famoso taccuino mise in crisi quello che fino ad allora era considerato il fondamento della storia naturale: la stabilità della specie. Tale idea oltre che dagli scienziati del tempo era sostenuta dalla Chiesa, che rivedeva in tale concezione quella perfezione che Dio avrebbe riprodotto nell’Universo. Ma Darwin non ne era più tanto convinto, ed è proprio da una serie di schizzi che venne ripreso e reinterpretato il concetto di “albero della vita”, che rappresentava graficamente la derivazione delle specie l’una dall’altra e la loro conseguente evoluzione.
Questa rappresentazione semplice e lineare della scena evolutiva venne però messa in crisi da personaggi successivi e soprattutto da Carl Woese che anche prendendo spunto dalle idee di biologi a lui precedenti cominciò a studiare un collegamento tra le varie specie non più basato sulle somiglianze fisiche ma sui rapporti genetici. A partire dalle prove codificate dall’RNA ribosomiale e quindi attraverso studi di filogenetica molecolare, si arrivò a definire gruppi di organismi viventi difficili da individuare ma che hanno avuto un ruolo essenziale nel modificare “internamente” le specie precedenti dalle successive; al centro di questo discorso si trovano soprattutto i batteri.
Ma Quammen nel suo libro non si limita solo a definire in modo brillante le varie scoperte che hanno portato alle nostre attuali conoscenze; vediamo infatti nel corso dei capitoli una crescente attenzione ai singoli personaggi, alle loro storie, tanto che nella parte finale del libro troviamo un vero e proprio excursus sugli ultimi anni del personaggio più brillantemente descritto nel libro: Carl Woese.
Si può quindi dire che “L’albero intricato” non si legge solo come un saggio di divulgazione scientifica, ma come un romanzo, un’avventura avvincente in grado di far entrare chiunque a contatto con argomenti che seppur possano sembrare difficili, sono fondamentali ed applicabili ad ogni ambito scientifico.