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Vincitori Premio Asimov Edizione VI 2020 - 2021








L'ultimo orizzonte


      Pili Matteo Liceo Scientifico " Leonardo Da Vinci " ( Pescara, Abruzzo )

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Cosa sappiamo dell'universo? Come è nato? Chi siamo noi? Ognuno di noi nella propria vita si è posto una di queste domande, senza però trovare un responso soddisfacente.
Amedeo Balbi (Roma, 6 maggio 1971), uno dei più rilevanti astrofisici italiani, professore presso l'università di Roma Tor Vergata e vincitore del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica nel 2015, ci aiuta a trovare le risposte che ci occorrono e a comprendere il vero concetto dell'esistenza. “Amedeo Balbi riflette sulle reali possibilità della scienza di rispondere a quelle domande esistenziali che ci tormentano da millenni: come è nato il cosmo? Perché è proprio così? Come e quando finirà?” Alex Saragosa (Il Venerdì).
Il testo ci fornisce una sintesi della moderna cosmologia, descrivendo sia i risultati raggiunti che i limiti riscontrati nell'indagine conoscitiva dell'universo, presentando il panorama delle conoscenze di cui disponiamo riguardo ad esso, alla sua nascita e alle sue dinamiche di funzionamento; ne viene fuori un discorso preciso e coeso, che non tralascia il minimo dettaglio, con la spiegazione passo dopo passo di ogni scoperta passata e contemporanea che ha dato un essenziale contributo per l'avanzamento della comprensione dei misteri del cosmo: dai primi modelli di crescita delle distanze nell'universo escogitate da Hoyle, Gold e Hermann, le considerazioni fatte per distinguere il significato della parola “big bang”, che viene molto spesso usata in maniera equivoca, fino alla teoria della relatività (il “capolavoro scientifico”) di Albert Einstein... . Balbi, molto attento ed equilibrato in ciò che espone, riesce, con uno stile prettamente colloquiale, a far emergere gradualmente ogni concetto con un impeccabile rigore espositivo e a infondere nel lettore la curiosità di sapere ciò che lo attende nella pagina seguente, senza cedere alla tentazione di “romanzare” l'argomento, creando suggestioni tramite la combinazione di ciò che appartiene alla scienza empirica e ciò che invece è ipotesi e congettura, o addirittura riflessione filosofica (“La vera natura della scienza non è convincere gli altri che l'universo è assurdo e privo di significato”). Egli considera come buona parte di questo sapere sia stato elaborato nel secolo scorso, quando furono formulate le grandi teorie della fisica moderna. Normalmente sarei del tutto diffidente nei riguardi dei libri di pura divulgazione, ma al giorno d'oggi è veramente raro trovare un testo scientifico tanto avvincente, chiaro e profondo: non è possibile banalizzare teorie e modelli fisici complessi, com'è d'altronde inutile cercare di far capire concetti e formule a chi non se ne intende. Questo libro ti cattura in un modo in cui nessun altro è capace, riuscendo a farti restare letteralmente incollato ad esso per ore e ore, con l'interesse sempre crescente che non ti abbandona neanche per un secondo; lo consiglio a tutti coloro che sono interessati a scoprire i lati più ignoti del cosmo tramite una lettura che riporta il tutto al livello più elementare e comprensibile che esista. Voto 10/10.

      Rapposelli Leonardo Liceo Classico G B Vico ( Chieti, Abruzzo )

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La consapevolezza dei nostri limiti

Per la terza edizione (2021) de “L’Ultimo orizzonte: cosa sappiamo dell’universo” la casa editrice UTET ha voluto proporre sulla copertina un carnevale di formule e grafici, simili a disordinati appunti di un altrettanto disordinato scienziato. Dietro questi segni quasi mistici si nasconde qualcosa di straordinario: il nostro tentativo di chiederci il perché e il come di ciò che esiste, di capire i caratteri dietro i quali si cela la natura. Amedeo Balbi si prefigge di spiegare come tutti questi simboli ci abbiano guidato verso ciò che oggi conosciamo della realtà, e di esplorare quella nebulosa frontiera che stiamo ancora cercando di capire: presenta un ricco excursus su cosa sappiamo, come lo sappiamo, e cosa potremo o meno sapere, architettando una riflessione a tratti filosofica alla ricerca di un’accurata visione dell’Universo.

L’autore organizza la propria analisi in quattro sezioni: parte da "Il mondo conosciuto" e descrive quali sono le nostre più salde convinzioni sulla realtà; cerca poi di attraversare "La linea d’ombra" tipica delle teorie incerte e non ancora confermate. Nella terza parte analizza i limiti de "Le colonne d’Ercole", discutendo fino a che punto è possibile conoscere la realtà naturale, per poi "Spingersi oltre" e analizzare quelle questioni che sfidano i limiti della scienza.

A chiunque si sia mai interessato di filosofia saranno evidenti i riferimenti ai grandi pensatori occidentali. I filosofi più noti sono stati esplicitamente nominati, con rimandi al motore immobile di Aristotele e all’argomento cosmologico di San Tommaso, ma nella gran parte dei casi Balbi preferisce non citare i pensatori ai quali si ispira, riportandone solo le idee: è una brillante strategia per alleggerire il saggio e per non riversare sul testo troppi tecnicismi; eppure a un lettore attento i velati riferimenti alle teorie di Avicenna, ai fisici pluralisti, al metodo induttivo-deduttivo di Galilei e alla dotta ignoranza di von Kues rivelano la gravità del discorso senza rischiare di rallentare chi è digiuno del settore.

La fluidità del saggio, che tende alla paratassi, è un altro fattore che alleggerisce la lettura. L’autore stesso si rivolge poi più volte al lettore, pone domande, usa intercalari piuttosto informali e condivide esperienze personali, col fine di sorprenderlo ed evitarne distrazioni.

Questo viaggio si conclude con un’analisi del nostro ruolo nell'Universo e dell’eventuale esistenza di un creatore, riguardo alla quale l’autore propone un persuasivo agnosticismo. Balbi ricorda al lettore che
“[…] il ricorso a un intervento soprannaturale non è mai […] una spiegazione migliore di “Non lo sappiamo ancora” (o anche di “Potremmo non saperlo mai”).”

Proprio per la ricchezza dei temi toccati il libro è consigliato a chiunque, seppure in alcuni punti i lettori più superficiali potrebbero riscontrare un certo tecnicismo. Il saggio si è rivelato una preziosa esperienza di confronto con la realtà scientifica, un’ottima guida per riuscire a cogliere i nessi tra le formule in copertina e il bizzarro mondo che descrivono. Ne potrebbe risultare la prospettiva di un cosmo caotico e a tratti crudele, eppure, riprendendo le parole di Balbi,
“Credo si possa vivere […] apprezzando il semplice fatto di essere un minuscolo frammento di universo che illumina l’universo stesso, e lo rende reale. In un certo senso, lo crea.”

      Ricci Valentina Liceo Scientifico " G. Galilei " ( Pescara, Abruzzo )

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Universo. Quante volte ne abbiamo sentito parlare, figurandoci nella mente uno spazio infinito pullulante di stelle, galassie, pianeti? Quante volte ci siamo arrovellati sin da bambini su questioni del tipo “come si è originato tutto” o “qual è lo scopo della vita” tentando di saziare le curiosità ma arrivando soltanto all’amaro scontro con l’evidenza di non possedere risposte esaustive o quantomeno verosimili? È a questo punto che la nostra immaginazione si blocca e cede alla scienza il compito di alleviare la sete di conoscenza che da sempre caratterizza la specie umana. Il saggio L’ultimo orizzonte di Amedeo Balbi, cosmologo e divulgatore scientifico nonché professore universitario, si propone di far luce sugli enormi passi compiuti dall’umanità nell’ultimo secolo nel campo dell’indagine conoscitiva del cosmo che ha permesso di solcare nuove prospettive e conoscere, seppur non nei minimi dettagli, la struttura e le caratteristiche generali di quello che è l’universo osservabile. Con la formulazione della teoria della relatività di Einstein, della meccanica quantistica, fino ad arrivare alla scoperta della radiazione cosmica di fondo che descrive i primordi dell’intero cosmo, l’uomo ha costantemente ridisegnato e perfezionato i confini della mappa delle sue conoscenze rimanendo consapevole della limitatezza e imperfezione della propria natura. Di fatto Balbi tende a sottolineare con insistenza come la scienza non sia dispensatrice di certezze inconfutabili ma nasca proprio dall’incertezza delle sue osservazioni. D’altro canto il bello della ricerca scientifica risiede proprio nell’indagare territori ancora inesplorati per poi scrivere, cancellare, riscrivere quelle che sono semplici ipotesi e deduzioni di una realtà molto più complessa che mette a dura prova ogni nostro strumento o preconcetto. Dimostrando grande padronanza della materia, l’autore abbatte ogni tipo di convinzione sul sapere assoluto dell’uomo: siamo esseri difettosi e manchevoli e per questo non possiamo avere la presunzione di sapere tutto dell’universo. Alla domanda dunque cosa sappiamo realmente del cosmo, che pungola l’interesse del lettore sin dall’esordio del libro, Balbi risponde conducendo la narrazione verso l’ultimo orizzonte, la frontiera che non ci è possibile valicare e che separa il nostro “territorio familiare” dall’Universo precluso alle osservazioni dirette, dove tutti gli straordinari e geniali teoremi fino ad oggi elaborati potrebbero non valere più. In sostanza siamo ben lungi dall’arrivare a comprendere o anche soltanto a osservare quello che è il cosmo nel suo complesso, possiamo solo limitarci a semplici ragionamenti filosofici, che Balbi apre al lettore, suscitandone sempre più l’interesse e aumentandone le domande.
Senza dubbio il mio non può che essere un riscontro positivo del saggio di Balbi: da studentessa di liceo ho notato grandi doti divulgative nell’autore che ha avuto la capacità di esporre concetti anche molto impegnativi in modo fluido e chiaro navigando tra la vera speculazione scientifica e ciò che è semplice congettura o riflessione filosofica. Seppur alcuni concetti siano di difficile interpretazione per cui sarebbe preferibile una minima conoscenza pregressa, pagina dopo pagina l’esposizione si fa sempre più incalzante e suggestiva e non può fare a meno di generare nel lettore quel senso di stupore e meraviglia che accomuna qualsiasi scienziato nella sua instancabile esplorazione della realtà.

      Valentini Elena Liceo Scientifico Filippo Masci ( Chieti, Abruzzo )

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“L’ultimo orizzonte”, pubblicato per la prima volta nel 2019 dalla casa editrice UTET, è uno degli scritti più famosi di Amedeo Balbi, astrofisico e divulgatore scientifico italiano. Nato a Roma, il 6 maggio 1971, nel corso della sua giovane carriera partecipa a diversi progetti e collabora nell’esperimento MAXIMA, uno dei più rivoluzionari avvenimenti scientifici degli ultimi decenni, che ha contribuito a fornire immagini ad alta risoluzione della cosiddetta radiazione cosmica di fondo, argomento ampiamente trattato nella sua opera.
Come facilmente intuibile dal sottotitolo “Cosa sappiamo sull’Universo”, essa si presenta come un testo divulgativo suddiviso in quattro parti, ognuna delle quali affronta una serie di temi, che spaziano dalle domande più frequenti alle grandi scoperte scientifiche che hanno rivoluzionato la storia della fisica. Esse sono suddivise in una maniera ben precisa, ordinate in modo tale da facilitare la comprensione dell’opera e seguendo una linea narrativa non solo conveniente per quanto concerne l’ordine cronologico delle scoperte scientifiche citate, ma fondamentale per stabilire una progressione di pensiero del lettore più lineare e chiara possibile. La gamma di temi trattati è vastissima, ma sono abilmente riepilogati dall’autore, il quale riesce a riassumere in appena duecento pagine oltre diciannove secoli di cosmologia con incredibile precisione.
Uno dei maggiori crediti che vanno attribuiti a Balbi è quello di aver illustrato con chiarezza argomenti incredibilmente complessi, sia dal punto di vista fisico-matematico che filosofico, utilizzando una terminologia sì appropriato e consona ad un testo di divulgazione scientifica, ma anche idonea e comprensibile a coloro che desiderano cimentarsi nella lettura pur non avendo le basi scientifiche. I termini specifici non mancano, ma il ragionamento che porta alla loro comprensione è reso in maniera semplificata, ed è agevolato dall’uso di numerosi esempi; i brevi periodi e il lessico medio-alto, inoltre, rendono la narrazione scorrevole e affatto pesante. Questa notevole semplificazione, tuttavia, non toglie nulla al fascino e alla curiosità generate dall’argomento, che non viene, perciò, sminuito in alcun modo o reso meno interessante.
Definire quest’opera un semplice testo divulgativo, tuttavia, è a parer mio un grande errore di valutazione. Essa non si limita, infatti, alla mera osservazione e trascrizione di nozioni, ma apre la strada a profonde riflessioni sulla nostra condizione di uomini nell’Universo, facendo riflettere su quanto minuscoli siamo in confronto a quella piccola porzione di cielo che vediamo di notte. Il concetto stesso di scienza è posto sotto una nuova luce, in quanto l’autore non ne inneggia l’infallibilità, ma ne rimarca i limiti e le incertezze. Egli, infine, riflette su come, probabilmente, non conosceremo mai l’intera storia dell’Universo: per quanti progressi e scoperte potremmo mai fare, avremo sempre orizzonti limitati. Il compito dello scienziato, conclude Balbi, non è di sapere tutto, ma di cercare di capire il più possibile sulla realtà che ci circonda, perché è proprio il bisogno di sapere che distingue l’uomo dagli altri animali. In definitiva, dobbiamo accettare la nostra conoscenza limitata, ma senza smettere di cercare nuovi confini verso cui guardare, perché la scienza non sta nel trovare le risposte, ma nel cercarle.
Anche se sei bloccato da una barriera, nulla può impedirti di guardare oltre l’orizzonte.

      Cerverizzo Liliana Liceo Scientifico " Pasolini " ( Potenza, Basilicata )

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“L’Ultimo Orizzonte” è un opera dell’astrofisico e divulgatore Amedeo Balbi, nonché Docente dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. L’opera è stata pubblicata nel 2019, dalla Casa Editrice UTET ed è un saggio il cui scopo è quello di farci scoprire tutto ciò che conosciamo sull’Universo.
Il libro, come indica già nel prologo lo stesso autore, è un viaggio in quattro tappe, che, partendo dalle basi della conoscenza scientifica e dalla storia di come si è evoluta negli anni, ha come meta finale quella di farci ragionare sulla domanda: “Si può avere una conoscenza completa del Cosmo? E qual è l’Ultimo Orizzonte di esso?”.
Partendo dai punti certi della visione dell’Universo, cominciando con la Teoria di Relatività di Einstein e poi addentrandosi nella Teoria del Big Bang e nei suoi particolari, giunge, nella seconda parte, in ciò che è meno conosciuto e di cui non si ha certezza. Successivamente, nella terza parte l’autore riflette sui limiti della conoscenza scientifica e della comprensione dell’Universo, per poi “spingersi oltre”, nel tentativo di capire il perché della nostra realtà.
Balbi, con grande abilità, dovuta alla sua evidente passione, ci porta per mano in un mondo pressoché sconosciuto, raccontandoci teorie complicate ed enormemente approfondite, attraverso un linguaggio adatto a tutti, semplice e discorsivo. I concetti emergono pian piano e la lettura risulta piacevole, anche se a volte, data la complessità degli argomenti, è necessario tornare indietro per riflettere ancora.
Il titolo “L’Ultimo Orizzonte” racchiude in sé tutta la narrazione, che ha portato anche me, pagina dopo pagina, a riflettere sul significato profondo della vita e dell’Universo, e sulla necessità che c’è in ognuno di noi di conoscerne l’essenza, oltrepassando i suoi “orizzonti”.
L’autore, con l’umiltà dello scienziato e l’arte dello scrittore, ci fa “rendere conto di quanto siamo fortunati ad essere i primi esseri umani ad avere una storia dell’Universo coerente e basata sull’evidenza”, ma ci dice anche che la scienza è sì “ il modo migliore per arrivare a conclusioni universali e condivise”, tuttavia essa non ha la presunzione di spiegarci e darci il senso del tutto.
Non avendo mai letto un libro di questo genere, ho incontrato qui e lì qualche difficoltà nel capire a fondo i concetti principali, ma, andando avanti nella lettura, mi sono appassionata e ho ritrovato in esso molte domande che mi sono posta spesso, nella mia semplicità. Mi sono ritrovata perfettamente con il punto di vista dell’autore che, senza conoscermi, ha espresso nel modo migliore e più poetico anche i miei pensieri: “Ognuno di noi è una breve scintilla che accende l’intera realtà… qui per un tempo fugace, con gli occhi della mente aperti su ciò che c’è”.

      Genovese Antonella Liceo Scientifico Statale Galileo Galilei ( Potenza, Basilicata )

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“L’ultimo orizzonte. Cosa sappiamo dell’universo” è un libro scritto da Amedeo Balbi e pubblicato dalla casa editrice UTET nel maggio del 2019.
Balbi è un giovane astrofisico, divulgatore scientifico, saggista e professore all’Università di Tor Vegata a Roma. I suoi studi si concentrano sull’origine e sull’evoluzione dell’universo e sulla ricerca di vita al suo interno. Egli si occupa di cosmologia, in particolare dello studio della radiazione di fondo e della materia oscura.
Durante il suo dottorato dal 1998 al 2001 ha collaborato con il premio Nobel G. Smoot al progetto del satellite ESA Plank, presso l’università della California.
Balbi è autore di diversi libri divulgativi come “Gli uomini che scoprirono il Big Bang” e “Cosmicomic”. Ha collaborato con alcune testate giornalistiche come “il Post” e “la Repubblica”. Come esperto astronomo ha preso parte a vari programmi televisivi.
Nel 2015 vince il Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica con il libro “Cercatori di meraviglia. Storie di grandi scienziati curiosi del mondo”.
“L’ultimo orizzonte. Cosa sappiamo dell’universo” è un libro di divulgazione scientifica in cui l’autore parla di tutto ciò che sappiamo dell’universo e dei limiti della ricerca. Partendo dalla formulazione della relatività generale di Einstein, descrive i grandi passi fatti dall’uomo nella conoscenza dell’universo fino ad arrivare alla scoperta della radiazione di fondo, che ha dato un ulteriore contributo alla teoria dell’inflazione del Big Bang. Nonostante ciò, non abbiamo la certezza che all’origine dell’universo ci sia il Big Bang e non sappiamo se questo abbia avuto veramente un’origine o meno.
Probabilmente l’uomo non riuscirà mai a spiegare a pieno l’universo ma, come sostiene l’autore, “Se ci fermiamo vuol dire che abbiamo perso in partenza”, ogni singola ricerca ci può far avvicinare alla verità.
Noi non siamo in grado di spiegare tutto perché le nostre teorie si basano solo su ciò che vediamo o immaginiamo.
“Siamo intrappolati in una bolla sferica di informazioni” perché possiamo guardare solo lo spazio che è stato attraversato dalla luce. Possiamo dire quindi che l’universo ha un orizzonte al di là del quale noi uomini non potremo mai vedere. Non sapremo mai se al di là di esso o tra milioni di anni le leggi da noi formulate varranno ancora.
Queste ci spiegano veramente ciò che accade nell’Universo oppure siamo noi che le creiamo per avere una visione più chiara della realtà?
Per Balbi le leggi non possono spiegare l’universo, l’uomo prova a capire quello che può, “costruisce mappe della realtà e se ne serve finché funzionano”. Ciò che affascina l’autore è “la possibilità che le leggi evaporino man mano che guardiamo le cose più in profondità”.
Nulla ci vieta di pensare che oltre l’orizzonte ci siano altre realtà diverse dalla nostra, che si basano sulle nostre stesse leggi. Sulla base di questo è stata formulata la teoria del multiverso, anche se molti scienziati l’hanno scartata perché non si hanno delle evidenze scientifiche a riguardo.
E’ un libro che consiglio di leggere in quanto Balbi riesce a riassumere in modo chiaro e semplice le complesse teorie che sono alla base del mondo che ci circonda. Non dà mai una risposta precisa ai vari quesiti dell’universo, lascia sempre “una porta aperta” alle possibili risposte. Ci esorta ad andare oltre ciò che vediamo o che possiamo immaginare; la curiosità è il motore della conoscenza. Questo è ciò che mi ha affascinato maggiormente del libro!

      Telesca Miriana I.i.s. G. Fortunato ( Rionero In Vulture, Basilicata )

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L’uomo e l’universo intero.Esistono i limiti?

" L’ultimo orizzonte "di Amedeo Balbi è un vero e proprio libro di divulgazione scientifica che resta coerente con quelli che sono gli interessi e la professione dello scrittore. Egli è infatti un astrofisico nonché professore dell'Università di Roma Tor Vergata ,che nel 2015 vinse il Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica con il libro "Cercatori di meraviglia" .Nel libro è presente un perfetto e distinguibile equilibrio tra le scoperte raggiunte mediante studi scientifici e riflessioni filosofiche che inducono il lettore a riconoscere l’incapacità del mondo reale di fornire la certezza assoluta riguardo a ciò che lo caratterizza. Balbi affronta varie tematiche, dalla teoria della relatività di Einstein alla scoperta dell’espansione dell’universo, dalla forma di quest’ultimo alla materia che esso contiene e che ,per via della sua natura imperscrutabile viene definita “oscura” .A rendere la lettura più interessante e “concreta” è la menzione di uomini ma anche donne, tra le quali viene ricordata l'astronoma Vera Rubin, che si sono distinti grazie alle loro scoperte e che dunque meritano un posto all’interno di un panorama illuminato dalla scienze e dalla fisica, quale quello descritto da Balbi. Le questioni affrontate sono ben organizzate giacché durante la lettura dei capitoli lo scrittore anticipa le domande che nascono spontanee nel corso della lettura, dando loro una risposta che molto spesso lascia trasparire il limite che vi è tra ciò che è accessibile allo scibile umano e ciò che invece è intrinseco nel mistero. «Non sappiamo perché esista l’universo, né perché contenga la coscienza e dubito che lo sapremo mai. Ma in fondo va bene così» Un dettaglio, che va a favore dello scrittore e del modo in cui ha scelto di strutturare il libro, è la disposizione nelle ultime pagine di alcune letture di approfondimento e il rimando ai luoghi e ai siti nei quali possono essere reperite .Il libro, nonostante la complessità del tuo tema, la cosmologia, è caratterizzato da un linguaggio semplice e da una chiarezza nell’esposizione che rendono la lettura più scorrevole ma non meno interessante. Il libro risulta diviso in tre parti e alla fine di ognuna di esse, Balbi fa un resoconto delle tematiche affrontate così da permettere al lettore di interiorizzarle e comprenderle al meglio. Personalmente la parte che più ha suscitato in me interesse e che ha offerto maggiori spunti di riflessione è stata l’ultima, la quale risulta essere più conforme ad un trattato filosofico e che, a mio parere traduce sulle pagine del libro le reali domande esistenziali che da sempre attanagliano l’animo dell’uomo; ma come scrive anche lo stesso Balbi «dobbiamo anche accettare la possibilità che esistano domande senza risposta.» Mi sento di consigliarlo a chiunque abbia interesse nel conoscere non solo la storia del cosmo ma anche la propria ,perché l’uomo non è altro che un piccolo dettaglio in un’immensa e straordinaria opera d’arte intitolata “Universo”.

      Cosoleto Francesco Iis Nicola Pizi ( Palmi, Calabria )

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Un viaggio cronologico che ci guida tra le principali scoperte cosmologiche degli ultimi due secoli: ecco come Balbi col suo libro, L’ultimo orizzonte, conduce i lettori ad avere una visione completa di ciò che sappiamo sull’universo e sulla sua storia.
L’excursus dell’autore sui modelli cosmologici parte dalla teoria della relatività generale di Einstein e giunge fino ai modelli fondati su basi teoriche che hanno come scopo primario quello di far quadrare il tutto, ne è un esempio la teoria dell’inflazione.
Non c’è modo migliore di intraprendere la lettura di un saggio che tratti argomenti scientifici di tale spessore che sentirsi coinvolti attraverso domande esistenziali a cui tutti pensiamo e cerchiamo di dare una risposta.
Inoltre, Balbi alimenta la fiamma della curiosità, il desiderio di conoscere e di sapere sempre qualcosa in più, anche se come lui stesso afferma: “Esistono limiti a ciò che possiamo conoscere sull’universo? E se esistono, li abbiamo già raggiunti?”.
Grazie all’utilizzo di un linguaggio semplice ma allo stesso tempo tecnico e settoriale, l’autore riesce ad instaurare fin da subito un rapporto col lettore e a condurlo alla comprensione della risposta che egli ha dato a queste due domande.
Inizialmente, si potrebbe pensare ad una spiegazione definitiva ed esaustiva che colmi i nostri dubbi, in realtà, Balbi ci fa capire che tendiamo ad avere una visione antropica dell’universo credendo di essere qui con uno scopo: risolvere il più grande e complesso puzzle mai esistito. A volte colleghiamo tasselli che non combaciano perfettamente tra di loro e, là dove ne mancano, cerchiamo di ricostruirli grazie alle conoscenze che possediamo, senza avere una visione completa del disegno di cui il pezzo fa parte, alterando così quello che poi potrebbe essere il quadro generale.
Quindi, non sarebbe meglio fermarci un attimo e riflettere su ciò che sappiamo realmente in modo da non confondere la scienza con la metafisica, come sostiene Balbi nella conclusione: “Non sappiamo perché esista l’universo, né perché contenga la coscienza, e dubito che lo sapremo mai. Ma in fondo va bene così”.
L’affermazione dello scrittore non è una rinuncia al dovere di ricerca, bensì un riferimento all’imperativo socratico “So di non sapere”, e si pone l’obiettivo di farci raggiungere la consapevolezza che l’uomo non possiede ancora i mezzi necessari per comprendere pienamente la complessità dell’universo.

      De Bartolo Paola Liceo Classico Gioacchino Da Fiore ( Cosenza, Calabria )

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Descrivere le più recenti e complesse teorie astrofisiche sull’origine e sulle caratteristiche dell’universo è arduo, rendere questo argomento chiaro, e persino interessante, è un’impresa titanica. La cosa rincuorante, però, è che ci sia qualcuno in grado di farlo. Il professor Amedeo Balbi è riuscito, in appena 209 pagine, nell’intento di appassionare, coinvolgere e divertire il lettore, dibattendo sulle massime teorie di una non semplice scienza come la cosmologia.
Il libro risulta intrigante già dal titolo. "L’ultimo orizzonte". Quale orizzonte? Questo interrogativo iniziale getta un velo di mistero sull’argomento e crea la giusta suspense, necessaria a incuriosire il lettore.
Fin dalle prime pagine del libro, addirittura dal sommario, si deduce la formazione scientifica dello scrittore, che ha sapientemente sviluppato i quattro macro argomenti in parti ben distinte, introdotte ognuna da un’appropriata citazione.
Anche la divisione interna delle parti stesse è vincente, l’idea di sintetizzare, nel capitolo finale di ciascuna, tutti gli argomenti illustrati ci permette di avere una visione globale di quello che si è precedentemente trattato. La scelta risulta ancora più funzionale alla fine della seconda parte, dove l'autore riepiloga tutte le caratteristiche del nostro universo, dandoci quasi la possibilità di vederlo, di immaginarlo: eccolo l’universo con tutte le sue peculiarità e, cosa più importante, le sue incognite.
Il quadro generale dell’universo e, ancora prima, gli studi che ci hanno permesso di descriverlo occupano solo metà del libro; viene spontaneo chiedersi cosa ci sarà ancora da dire se quello che sappiamo è confinato nelle pagine iniziali, ed è proprio lì che arriva la vera rivelazione. L’effettiva domanda, difatti, non è cosa sappiamo, ma cosa c’è ancora da scoprire. L’“ultimo orizzonte”, dunque, comincia ad assumere un significato più chiaro, fisico, in primis, e poi anche profetico: la stagnazione della cosmologia e del suo progresso, che come ogni cosa si avvia forse al suo declino, si affianca ai limiti naturali dell’uomo dovuti alla sua condizione esistenziale. Ma in tutto ciò l’autore non vuole scoraggiare il lettore, al contrario si potrebbe parlare del manuale del nuovo fisico. Il professore, alla conclusione di un’era, si avvia a passare il testimone ai nuovi astrofisici, scienziati, matematici, cosmologi, che insieme, nei prossimi anni, continueranno quello che la sua generazione ha brillantemente iniziato.
Alla fine del libro il lettore si scopre diverso, forse ha trovato il senso di quello che tentava di indagare: voleva conoscere la fine dell’orizzonte dell’universo e, invece, ha scoperto che l’orizzonte limitato è proprio il suo, quello dell’intera umanità.
Sebbene ci siano dei tratti in cui la lettura risulta essere un po’ difficoltosa e occorrono brevi riletture, il testo scorre in maniera molto gradevole, anche con una giusta dose di ironia e con uno stile chiaro e comprensibile che alcuni letterati avrebbero definito quasi galileiano.
Pensavamo di essere arrivati ai confini del cosmo e, al contrario, ci troviamo a fare i conti con la nostra finitezza. Eppure è questa la cosa più accattivante, il fascino del “e se fosse solo una nostra presunzione?!”.
Tutto ciò ha un non so che di estremamente sconfortante, ma allo stesso tempo romanticamente poetico, e forse era proprio quello che ci occorreva.
Tornare coi piedi per Terra così da comprendere meglio l'Universo.

      Martucci Anastasia Liceo Scientifico " E. Fermi " ( Cosenza, Calabria )

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L’ultimo orizzonte di Amedeo Balbi è una lettura davvero illuminante. Tra le grandi questioni filosofiche che pervadono la mente degli uomini sin dai tempi più antichi (e che oggi suscitano ancor più curiosità), l’autore ci pone di fronte alla incommensurabile domanda: “cos’è l’universo?”. Nel tentativo di rispondere, Balbi attraversa i secoli e le teorie scientifiche, portandoci per mano nel mondo, che, dall’esterno, appare così lontano ed inaccessibile, dell’astronomia.
L’opera di Balbi è un viaggio squisitamente fluido, capace di condurre la nostra mente in un cammino che parte dal mondo conosciuto e dai suoi capisaldi, come la celebre teoria dello spaziotempo di Albert Einstein o la costante per l’espansione dell’universo di Hubble, per giungere a mete ancora inesplorate, le colonne d’Ercole della nostra conoscenza sul cosmo, come l’età dell’universo, la sua densità o cosa ci sia esattamente al suo interno.
L’originalità della scrittura di Balbi non si riscontra semplicemente nel contenuto, di cui, alle nuove esplorazioni e all’avanzata ricerca scientifica, si sta tracciando una mappa sempre più dettagliata e definita, ma anche nel presentarlo: non ci vengono proposte formule ermetiche o calcoli astrusi, ma esperienze, che si trasformano in narrazioni, vissute tramite gli occhi di uno scienziato. La sua passione ci trascina con facilità nel mondo dell’astrofisica, ponendoci, pagina dopo pagina, dinnanzi a problemi sempre più complessi, alcuni dei quali ancora irrisolti.
Questo percorso è in grado di mostrarci il progresso che l’umanità è riuscita a compiere nel campo della conoscenza dell’universo in cui ci troviamo: dal metodo scientifico all’idea di multiverso, dalla concezione dell’atomismo greco sino alla ricerca delle leggi più profonde che regolano la natura. Al contempo, però, Balbi riesce anche a svelarci quanto siamo infinitesimamente piccoli di fronte ai misteri del cosmo.
L’invito dell’autore, dunque, è quello a continuare a ricercare, nonostante la consapevolezza dell’infimità del genere umano, e a non smettere mai di provare stupore e meraviglia, poiché il vero motore della ricerca scientifica non risiede in altro che non sia la curiosità.

      Ricca Maria Liceo Classico Statale Bernardino Telesio Cosenza ( Cosenza, Calabria )

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Recensione

“L'ultimo orizzonte. Cosa sappiamo davvero dell'universo” di Amedeo Balbi (UTET, 2019)

Amedeo Balbi è Dottore di ricerca in Astronomia e Professore associato presso l'Università degli Studi di Roma Tor Vergata. I contenuti riflettono quesiti profondi, formulati cercando di travalicare i recinti di territori familiari, tiepidi e insipidi. Nonostante l’oscurità spesso ci irretisca, l’umanità, animata dalla sete di sapere, ha compiuto passi che sembravano inimmaginabili. Riecheggia fra le pagine il concetto di dubbio, alle prese con l’ignoto. Difatti si tenta di dare responsi plausibili, partendo da conoscenze pregresse, cercando di strappare piccoli pezzi di verità all’esoterico. Preponderante è, perciò, il ruolo dell’incertezza, valore in contrasto con la visione comune e semplicistica del mondo scientifico, detentore di verità assolute. Occorre il coraggio di dubitare, mettersi in discussione, oltrepassare i propri porti sicuri, allontanandoci dalle nostre carezzevoli garanzie e conferme. Le affermazioni sono accompagnate dall’etichetta della probabilità e l’universo è forse il più misterioso e criptico e procede oltre l’osservabile e il tangibile, precludendo a occhi indifferenti e disinteressati nuovi elementi ambientati nella sua vastità. Le certezze sembrano non bastare mai nella complessità. Travalicare le proprie Colonne d’Ercole alle volte appare impensabile, ma forse è proprio ciò che il cosmo ci richiede. Oltrepassare la nostra ottusa finitezza, per tentare di comprendere i misteri della conoscenza. La scienza ambisce allo sguardo non legato a un punto di osservazione in particolare, uno sguardo oggettivo, disinibito e immune da pregiudizi e desideri. Il binomio dei limiti percettivi e cognitivi costituisce un campanello d’allarme. Il fatto stesso che l’universo sia comprensibile è stupefacente, ma non ci offre la sicurezza di essere capaci di capire ciò che è là fuori. Sarebbe un delirio di antropocentrismo pensare il contrario. Le nostre percezioni, in quanto esseri umani, sono ingannevoli, fallaci, ma, nonostante ciò, la curiosità di guardare oltre è inestinguibile. Alle volte ci si chiede se valga la pena porsi dei dubbi con la finalità di avere risposte, ma la scienza pone i propri fondamenti non sul perché, ma sul come. L’arrendevolezza non trova spazio negli animi governati da ostinata immaginazione e creatività, anche se alle volte il senso di vertigine, che provocano pensieri e quesiti, è inevitabile. Universo e indagine sono elementi variabili e volubili, in costante evoluzione e diametralmente distanti da una condizione di staticità. Ciò che apporta conforto alla ricerca è il dinamismo di menti curiose, fameliche di intercessione e scoperta, silenti compagne di viaggio di leggi naturali eterne, assolute, trascendentali. Forse, come suggerisce l’autore, dobbiamo accettare la possibilità che esistano interrogativi privi di confutazioni, il nostro essere umani, incompleti e mortali. Siamo scintille fugaci e vulnerabili, intenzionate a bruciare per più tempo possibile e aspirando a risposte definitive.

      Ascione Alessandro Liceo Scientifico Statale Alfred Nobel ( Torre Del Greco, Campania )

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Amedeo Baldi, L’ultimo orizzonte. Cosa sappiamo dell’universo, Utet, Milano, 2019, pp. 182

La lettura del saggio L’ultimo orizzonte richiama alla mente il galileiano stupore de Il Saggiatore e da simili curiosità speculative sembra spinto Amedeo Baldi, astrofisico e saggista di fama internazionale. Attraverso i suoi dilemmi e le sue ambizioni conoscitive, sin dalle prime battute, l’autore suggerisce l’immagine della scienza come di una “mappa del mondo”: l’orizzonte diventa metafora dei limiti della conoscenza tra gli ambiti scientifici già noti, che assumono contorni definiti, e gli aspetti su cui non vi è ancora alcuna evidenza osservativa e sperimentale, delineati con tinte via via più tenui. Scopo del saggio non è fornire risposte, ma invitare a cogliere il discrimine tra il campo investigativo della cosmologia moderna e il patrimonio già consolidato delle scoperte scientifiche.

Una assoluta centralità è, dunque, affidata proprio a quella “linea d’ombra”, quella zona ancora inesplorata, in cui lo scienziato pioniere si addentra per scoprirne densità e composizione, funzione e persino esistenza; ed è l’incertezza a fare da guida tra suggerimenti condivisi e inquietanti prospettive.
Già dalle prime pagine, sostenuti da un linguaggio chiaro e uno stile accattivante, si è intrigati da una serie di riferimenti filosofici e scientifici che si intrecciano a riflessioni bibliche e a interviste ai più disparati destinatari, persino agli abitanti della tribù amazzonica dei pirahã. I vari step della ricerca sono presentati in maniera propedeutica e il lettore vede aprire di fronte a sé una serie di “finestre”, ora esemplificative ora conclusive, in una logica reticolare, che tuttavia non provoca smarrimento perché sostenuta dalla rassicurante strutturazione in sezioni e paragrafi.
Il viaggio prosegue poi in un crescendo di coinvolgimento alla scoperta del mondo, al di là delle colonne d’Ercole e «verso l’infinito e oltre!». Attenzione, però: il giovane Ulisse che è in ciascun lettore non ha alcuna garanzia di un viaggio confortevole. Nella lettura, indicibili dubbi si impadroniscono della sua mente; dubbi che, lungi dal trovare una vera risposta, si amplificano sempre più: da quando si è chiamati ad interrogarsi sulla singolarità iniziale del Big Bang e della densità infinità dell’universo primordiale, a quando si riflette sull’inflazione; dalla riflessione su quanto inesplorata sia la ”materia oscura” alla questione del “multiverso”; dalla possibilità di infiniti mondi alla dimostrabilità dell’esistenza di Dio. Di incognita in incognita, di falsificazione in falsificazione, si è travolti in una spirale di sollecitazioni e poi si è addirittura esortati dall’autore ad addentrarsi nella «complessa organizzazione fisica necessaria all’attività biologica».

Le modalità comunicative del saggio perseguono lo stesso scopo divulgativo dei blog dell’autore, ma ciò che affascina maggiormente il lettore, forse retaggio di una formazione umanistica, è l’immaginario poetico di Baldi che riecheggia ovunque anche nei titoli delle sue precedenti pubblicazioni. Domande, interrogativi, possibilità, spunti di riflessione, curiosità filosofiche: tutto ciò, e molto di più, si può trovare ne L’ultimo orizzonte. Forse, poche risposte, in verità. Ma un entusiasmante e straordinario inno alla scoperta.

      Esposito Angela Liceo Calamandrei ( Napoli, Campania )

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Durante il suo percorso di crescita, l’essere umano tende naturalmente a porsi domande sempre più insistenti rispetto a se stesso, agli altri e a tutto ciò che lo circonda, essendo animato da un forte desiderio di consapevolezza della propria natura, di quella altrui e dell’immenso universo in cui si trova. Nel periodo adolescenziale, ad esempio, in cui si tende alla maturità, si inizia a ricercare il proprio posto nel mondo e più in generale il vero significato dell’essere e dell’esistenza. È proprio tutto ciò che mi ha spinta a scegliere tra i diversi titoli proposti “L’ultimo orizzonte. Cosa sappiamo dell’universo” di Amedeo Balbi. All’interno del suo libro, infatti, Balbi effettua una sorta di analisi del cosmo ed esplora in maniera dettagliata e consequenziale i vari studi formulati nel corso degli anni riguardo il processo di formazione dell’universo e la sua costituzione, focalizzando l’attenzione sia sulle teorie fin ora più accreditate, come la relatività di Einstein o il modello del Big Bang, che sui limiti effettivi della conoscenza scientifica. Balbi definisce quest’ultima, infatti, «una mappa del mondo» che diventa sempre più precisa e dettagliata ma che al contempo «non è la realtà», essendo le teorie scientifiche degli «strumenti concettuali» per comprendere quello che ci accade intorno. A ciò si lega anche il metodo scientifico, descritto dall’autore come un processo che non indica uno schema da rispettare pedissequamente ma che, al pari di una vera e propria indagine, tenta di spiegare al meglio i fenomeni attraverso specifiche fasi. L’autore si addentra poi nell’ignoto, in ciò che ancora non si conosce, e che molto probabilmente non sarà conoscibile in futuro e tratta tematiche come l’infinità o la molteplicità dell’universo e la possibile presenza di un Dio creatore del cosmo, citando anche alcune delle posizioni assunte dai più grandi filosofi della cultura occidentale, come quella di Aristotele con il suo «motore immobile» oppure quella “scettica” di Hume, il quale propone, al contrario di Leibnitz, una forte critica del concetto stesso di causa, non solo in relazione all’ipotesi di una Dio creatore (e quindi di una causa prima). Il testo mi ha incuriosita sin da subito e sono rimasta particolarmente colpita dalla forma fluida, dall’ordine e dalla consequenzialità logica nell’esposizione delle teorie trattate e anche dalla presentazione e dall’organizzazione grafica, sia per quanto riguarda la copertina scelta che per la suddivisione in paragrafi brevi che hanno, a mio avviso, un effetto positivo sulla comprensione da parte del lettore. Come voto numerico assegnerei 9 perché senza dubbio mi sento arricchita dalla lettura che mi ha fornito una visione d’insieme della storia dell’universo, rispondendo in parte ad alcuni dubbi ma al contempo ponendo nuove domande e lasciando irrisolti quesiti a cui probabilmente sarà difficile rispondere. Come dice lo stesso Balbi, nonostante siano stati fatti passi da gigante rispetto al passato, noi «possiamo osservare soltanto una porzione limitata della realtà» in relazione alla nostra posizione nello spazio e nel tempo e per questo sono presenti ancora molti aspetti più o meno oscuri.

      Ferrigno Luca Isis Elena Di Savoia ( Napoli, Campania )

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Il libro "L'Ultimo Orizzonte" dell’astrofisico Amedeo Balbi attira l’attenzione con la sua copertina bianca rivestita di formule matematiche. La descrizione è piena di domande sull’esistenza dell’essere umano e sull’esistenza dello stesso Universo in cui viviamo, che invogliano il lettore a scovare le risposte, tutte ritrovabili nel libro.
Il titolo è perfetto per il contenuto: arriva infatti a trattare la differenza tra universo ed Universo, ovvero tra l’universo osservabile e la parte che va oltre quell’orizzonte in cui siamo preclusi, la parte misteriosa ed ignota.
Il linguaggio utilizzato è per la maggior parte semplice e colloquiale, tuttavia è presente anche gergo tecnico, con parole spiegate in modo minuzioso e attento.
Bisogna avere una conoscenza base della scienza per poter comprendere il contenuto del libro in tutti i suoi dettagli e in tutte le sue sfaccettature, ma il testo risulta appassionante anche a chi non ha mai avuto contatti con la scienza.
L’autore utilizza spesso dei paragoni con esempi quotidiani e realistici per far capire a tutti, anche a chi di scienza conosce poco o nulla, di cosa sta trattando. Penso che questa sia una carta vincente: non tutti, infatti, riescono a far capire concetti così complessi utilizzando esempi semplici della realtà quotidiana.
Gli argomenti sono illustrati in modo consequenziale e ordinato, seguendo un ordine cronologico molto attento: dalle prime leggi, alla relatività, ai limiti e le domande che incontriamo ai giorni nostri.
La dimensione e la fine di ogni capitolo sono perfetti: spingono il lettore nel continuare la sua lettura per appagare la propria curiosità. A proposito di questo aspetto, devo ammettere che, rispetto agli altri libri divulgativi, questo risulta più rilassante e coinvolgente.
Apprezzo come l’autore faccia delle sue considerazioni personali senza ritenerle una realtà effettiva, dando quindi la possibilità al lettore di crederci oppure no.
Vengono poste tutte le domande a proposito dell’Universo che si farebbe un lettore medio e vengono date tutte le risposte in maniera chiara e coincisa con paragoni semplici, pur trattando di argomenti così complessi.
Se proprio si vuole indagare in tutti i dettagli il libro di Amedeo Balbi, bisogna anche avere un po’ di conoscenza della letteratura mondiale e della storia: possiamo infatti ritrovare riferimenti alla Anna Karenina di Lev Tolstoj e al barone di Münchhausen.
Unica pecca del libro “L’Ultimo Orizzonte” è il troppo utilizzo delle parentesi, che portano l’attenzione fuori dal discorso. A mio parere sarebbe stato meglio aggiungere delle spiegazioni sotto ogni pagina, mettendo dei numeri come pedice a ogni concetto o parola da indagare.
Per ultima cosa volevo analizzare gli apici utilizzati: questi sono utili per andare più a fondo negli argomenti trattati. Alla fine del libro, infatti, l’autore ci consiglia tutta una serie di libri che trattano gli argomenti in maniera più completa.
Il libro è molto attuale, in un mondo che cerca sempre di conoscere le proprie radici. Quale modo migliore di comprendere le proprie origini se non comprendere le origini dello stesso universo?
Consiglio questo libro a chiunque si ponga le domande illustrate nella descrizione dello stesso e a chiunque voglia sapere di più sulla nostra storia e, soprattutto, sulla storia e sui misteri che ancora aleggiano sul nostro Universo.

      Bassi Giacomo Istituto Superiore Statale Silvio D' Arzo ( Montecchio Emilia , Emilia Romagna )

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Recensione del libro L’ultimo orizzonte

“Cosa sappiamo dell’universo? Molto, moltissimo: la sua età, la sua struttura, cosa contiene e come ha fatto a evolvere in uno spazio disseminato di galassie, stelle, pianeti. Solo poco più di un secolo fa, non sapevamo quasi nulla di tutto questo.”
Con L’ultimo orizzonte l’astrofisico Amedeo Balbi, premio per la divulgazione scientifica nel 2015, racconta di ciò che abbiamo imparato sull’universo in quasi due secoli di ricerca, quello che impareremo in un futuro piu o meno lontano, e tutto ciò che è al di là dell’ultimo orizzonte.
Ebbene sì, quest’opera si cimenta nel compito di fare il punto di tutti i traguardi raggiunti dalla fisica moderna in merito alla conoscenza dell’universo e per farlo ricorre al metodo che ha permesso un tale progresso: porsi delle domande.
Addentrandosi ulteriormente nella lettura del testo è infatti possibile ricevere risposte concrete a domande del tipo “Da dove ha origine tutto quanto?” (interrogativo che l’autore sceglie come punto di partenza e specifica essergli stato posto dalla giovane figlia) in base a quello che è stato scoperto fin’ora; lo fa tuttavia mantenendo una chiara linea di demarcazione tra ciò che è verificabile mediante metodo scientifico e cio che non essendo testabile rientra nel piano di ‘’congettura’’.
È tuttavia inevitabile, dato anche il campo di studio molto esteso e intricato, non utilizzare delle cosiddette ipotesi (anche non verificabili e improbabili come per esempio i cervelli di Boltzmann) per meglio comprendere cio di cui si sta parlando e talvolta anche donando alla lettura una maggior discorsività; essa non eccede tuttavia in descrizioni prolisse ma è efficace nel trasmettere le informazioni anche grazie ad un linguaggio basato piu sull’illustrazione di brevi concetti che sull’inserimento di termini tecnici.
Cio rende il libro fruibile ad una fetta più ampia di pubblico ed anche se rimane consigliata la lettura a coloro che hanno delle conoscenze (seppur anche basiche) in merito all’argomento, è ugualmente notabile la buona esperienza di lettura riscontrabile anche da neofiti del genere.
È infine importante tenere sempre bene a mente una cosa: l’uomo in quanto spettatore che appartiene ad una determinata epoca e situato in un determinato luogo dell’universo, non sarà mai in grado di ottenere una visuale completa dell’Universo, creando quindi un orizzonte per la nostra conoscenza; tuttavia in quanto infimi membri di questo grande disegno quantomeno dobbiamo tentare di dare una spiegazione alla serie di eventi che ci hanno portati qui.
Per affrontare le domande che noi stessi ci poniamo per comprendere l’Universo con gli strumenti della scienza bisogna spingersi oltre l'ultimo orizzonte, dove gli avvenimenti dei primordi sono nascosti al nostro sguardo da un muro di fuoco, dove le misurazioni che abbiamo fatto sull'universo potrebbero non valere più, dove potremmo scoprire che la fisica che abbiamo elaborato descrive solo un breve momento e un limitato spazio di un ben più ampio e irraggiungibile cosmo. Cosa sappiamo dell'universo?

      Cau Elisabetta Liceo E. Fermi ( Bologna, Emilia Romagna )

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L’ultimo orizzonte di Amedeo Balbi per Utet edizioni è un saggio che fin da subito porta in un meraviglioso viaggio attraverso tutte le conoscenze scientifiche acquisite grazie agli studi di grandi scienziati quali Einstein, Edwin Hubble, Georges Lemaître e molti altri.
Successivamente, percorre anche le possibili ipotesi di nuove teorie che spiegano l’universo, e che però non sono ancora state del tutto dimostrate, come ad esempio l’inflazione, la materia oscura, la costante cosmologica.
E’ dunque un libro che oscilla tra la soddisfazione di quanto l’uomo è riuscito a scoprire e comprendere fino a questo momento, e la consapevolezza del fatto che il 95% dell’universo è ancora completamente sconosciuto. Così, l’esaltazione del genio umano viene contrapposta all’umiltà di accettare i nostri limiti conoscitivi.
Quest’ultima caratteristica però, come sottolinea Balbi all’interno del testo, non deve essere intesa come una "resa nei confronti dell’ignoto", ma più come una fonte di "consapevolezza dei propri limiti", che "aiuta a rimanere lucidi di fronte all’incertezza".
E così, come scriveva Leopardi ne "L’infinito", l’ “ultimo orizzonte il guardo esclude”, poiché anche qui sembra che ci sia una siepe che vuole impedirci l’accesso - come “l’orizzonte” dell’universo oltre il quale non possiamo guardare – a quell’infinito che con lo sguardo e con la conoscenza vorremmo abbracciare.
Purtroppo o per fortuna però, nel libro viene chiaramente spiegato che esistono molti angoli che l’uomo non può ancora raggiungere e dunque Balbi, da vero scienziato quale è, suggerisce di fare come Leopardi che, “sedendo e mirando […] di là da quella”, prova a guardare, ipotizzando, cosa ci potrebbe essere al di là della siepe, senza però poter mai esserne del tutto certo.
E la speranza ovviamente è che prima o poi arrivi qualcuno che decidendo di spostarsi da lì, per non avere più l’impiccio di questa siepe, riuscirà a vedere quell’infinito che a noi era nascosto.
Sicuramente si tratta di un libro molto affascinante ma, oserei dire, non completamente accessibile a tutti, o almeno non così facilmente.
Io personalmente mi sono ritrovata di fronte a temi di cui non avevo mai sentito parlare prima, e dunque lessico di base, concetti primari e idee chiave mi erano totalmente sconosciuti. Per capire quindi in maniera sufficiente i numerosi passaggi trattati riguardanti la nascita, l’evoluzione dell’universo e le motivazioni per cui propendiamo a pensare che le cose siano andate proprio così, mi son dovuta soffermare molto sulla lettura e cercare chiarimenti anche al di fuori del libro. Ciò non ha comunque impedito alla mia curiosità e al mio interesse di crescere sempre di più.
In definitiva credo che sia una lettura consigliabile a chi già appartiene a questo campo scientifico e vuole scoprire o approfondire le teorie, le ipotesi e le conoscenze che hanno permesso di darci un’idea, seppur non ancora nitidissima, dell’universo in cui viviamo.
A chi invece, come me, non è del settore, mi sento di dire che nonostante non si tratti di una lettura totalmente disimpegnata - essendo un saggio di divulgazione scientifica - la scrittura di Balbi è comunque chiara, ordinata e molto lineare, cosa che quindi permette facilmente anche "a noi" una lettura che garantisce la comprensione del contenuto e, cosa molto importante, senza sminuirne l’effetto di sbalordimento che dopo ogni capitolo inevitabilmente si crea.

      Rubbi Ilaria Liceo E. Fermi ( Bologna, Emilia Romagna )

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L’uomo, mosso dalla sua irrefrenabile sete di conoscenza, ha sempre cercato di spingersi oltre i propri limiti, di indagare e svelare i meccanismi della natura, di spiegarla e prevederne i fenomeni, e lo ha fatto prima con i miti, poi con le leggi matematiche. In altre parole, l’uomo ha scavato sempre più a fondo, assetato di scoprire il funzionamento del grande disegno di cui fa parte, avvicinandosi quasi a toccare la vetta della conoscenza, il limite ultimo, oltre il quale non può più spingersi. Ma esiste davvero una vetta? Quanto è ancora lontana? Cosa farà l’uomo una volta raggiunto l’”ultimo orizzonte”? Queste sono le domande da cui parte Amedeo Balbi nella sua riflessione travolgente che emerge dalle pagine de “L’ultimo orizzonte: cosa sappiamo dell’Universo”, un saggio pubblicato nel 2019 dalla casa editrice UTET. Una volta entrati nella macchina del tempo, sotto la guida appassionata dell’autore, si parte: il percorso della fisica nel corso della Storia, con Newton, Einstein, Lemaitre, Fridman, Hubble, Hoyle, Gold, Hermann, si snoda davanti ai nostri occhi, fino ad arrivare ai giorni attuali, per poi perdersi in una luce accecante oltre la quale si intravede il futuro.
La chiarezza e la semplicità lessicale del testo permettono al lettore di immedesimarsi in esso, di diventarne parte integrante, una presenza che diventa un coinvolgimento attivo. La comprensione, il ragionamento, la critica sono gli elementi che scaturiscono dalle chiare spiegazioni dell’autore, che utilizza anche termini specifici del linguaggio scientifico, portando un mondo complicato come quello della fisica al livello del lettore medio, che quasi tocca con mano ciò di cui si parla. Man mano che si procede con questa avventura, si viene completamente risucchiati da essa e, come diversi frame, le immagini dei fisici, che nella Storia compiono scoperte grandiose, scorrono una dopo l’altra e si fermano davanti agli occhi, prendendo vita.
Ma l’aspetto davvero interessante è che il lettore, al termine del “viaggio” nella storia della Fisica, perde le rigide convinzioni che aveva all’inizio e si trova di fronte a numerose nuove domande. Del resto, molte cose ci sono ancora oscure. “L’uomo non è l’apice di un processo (di evoluzione), ma uno dei suoi possibili, accidentali, imperfetti risultati”: è così che Amedeo Balbi riequilibra la nostra prospettiva distorta di onnipotenza, la nostra tendenza all’antropocentrismo, ricordandoci che ignorare i nostri limiti tecnologici, percettivi e conoscitivi sarebbe un atto di arroganza e presunzione, senza alcun fondamento. A questo proposito, Balbi si ricongiunge a Stephen Hawking, il quale afferma che “Il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, è l’illusione della conoscenza”.
Riconoscere i propri limiti, però, non deve scoraggiare o bloccare la scienza: ciò che ne costituisce l’importanza e il reale valore, infatti, è il processo di ricerca, l’indagine, perché così come la vita, essa è un viaggio, non una meta, non un “ultimo orizzonte”.

      Capozzi Sofia Liceo Ginnasio Statale Virgilio ( Roma, Lazio )

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Intrinseco della natura umana è il porsi domande: chi siamo, da dove veniamo, come si è generata la vita e il mondo che abitiamo? Proprio su una di queste domande si fonda il saggio di Amedeo Balbi, L'Ultimo Orizzonte: quale è l'origine dell'Universo?

Il libro si apre con una chiara descrizione del viaggio che Balbi vuole far compiere al proprio lettore, viene illustrato il percorso che si seguirà nelle trattazioni successive: partendo dalle teorie che nel corso dell'ultimo secolo si sono andate affermando, si andrà via via a percorrere un viaggio dove le certezze diminuiscono con lo sfogliare delle pagine, fino ad entrare, nella quarta ed ultima parte del libro, in un mondo fatto di ipotesi e incertezze, di teorie e speculazioni prettamente filosofiche.

L'attenzione del lettore viene catturata sin dalle prime righe, quando vengono descritti i punti cardine della fisica dei nostri giorni, figli delle scoperte del XX secolo, dalla struttura spazio-temporale dell'Universo di Einstein e il suo principio cosmologico perfetto al modello fisico di Lemaitre - Fridmann, dalla teoria dell'inflazione alla scoperta della radiazione cosmica di fondo. I concetti vengono espressi con nitidezza e semplicità e, anche se è consigliabile avere delle conoscenze di base per capire a fondo le teorie analizzate, è comunque possibile seguire i diversi passaggi anche senza esserne pienamente in confidenza; la lettura scorre con piacevolezza, lo stile è chiaro e alla mano e non risulta mai pesante o ripetitivo.

Dopo le prime due sezioni il lettore si addentra, portato per mano da Balbi, nei limiti della conoscenza scientifica e tecnica. Viene fornito un quadro su quelle che sono le incognite e le incertezze sull'Universo e ci si sente spaesati di fronte agli evidenti limiti delle nostre conoscenze. Scopo del libro non è però quello di scoraggiare il lettore di fronte all'immensità dell'ignoto, impossibile da scorgere oltre le Colonne d'Ercole dell' Universo conosciuto, infatti "Ognuno di noi è una breve scintilla che accende l'intera realtà. Siamo lo specchio in cui l'Universo contempla se stesso. Essere qui, per un tempo fugace, con gli occhi della mente aperti su ciò che c'è, è tutto il senso di cui ho bisogno."; ciò che rende sensate le nostre ricerche è proprio la fortuna di essere vivi e di poter aspirare ad un sapere che sì, forse non ci apparterrà mai, ma che non deve smettere di essere ricercato da noi.
L 'Ultimo Orizzonte è un libro che lascia al lettore molte più domande che risposte, e probabilmente in questo risiede la sua magia.

Questo è un libro che si divora nel giro di pochi giorni, gli spunti su cui riflettere sono numerosi, si è invogliati a volgere gli occhi al cielo e, sfogliando le pagine, si ha l'impressione di compiere un viaggio ai confini della realtà. In ultima analisi quindi gli assegnerei un ottimo voto: 9.

      Ceccarelli Sofia I.i.s. C .rosatelli ( Rieti, Lazio )

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ORIZZONTE: La linea apparente, a forma circolare, lungo la quale il cielo sembra toccare la terra o il mare. Al di là di essa, uomini di scienza, impavidi capitani di velieri, solcano le onde del mare verso terre sconosciute e illimitate, guidati dalla bussola della curiosità, quella necessità umana di conoscere che Amedeo Balbi stimola nei suoi lettori. Egli narra i numerosi e intrepidi viaggi della scienza verso la conquista di nuove frontiere, conducendoci a pochi passi da quell’ultimo orizzonte che, forte della limitatezza umana, si erge come muro invalicabile dalla conoscenza.

Durante il viaggio, quei capitani coraggiosi, come Leopardi atterriti ed incantati da ciò che si trova dall’altro lato della siepe, colgono nuovi frammenti di un universo apparentemente illimitato, sottraendoli progressivamente all’oscurità.

Nelle vesti di esploratori guidati dall’irrefrenabile desiderio di conoscere l’Universo che ci ospita, studiamo il territorio ripercorrendone la storia, le leggi fondamentali, le figure autorevoli, gli ardui guadi, i mari di energia e materia oscure, i vicoli ciechi e le grandi distese di acqua calma. E così, a metà libro, siamo finalmente pronti a partire, con un background basico per i più inesperti nello scouting dell’universo e rinfrescato per i veterani. Direzione? L’ignoto!

“L’ultimo orizzonte”, infatti, si spinge oltre, proprio verso i nostri più lontani baluardi. Come tanti Ulisse, i lettori navigano fino alle Colonne d’Ercole della scienza attuale. Vi tendiamo guidati dai nostri limiti che sono, in un certo senso, la nostra stella polare. Proprio la coscienza di essi, che siano cognitivi o anche, e soprattutto, collegati alla precarietà spaziale e temporale del punto di osservazione umano, ci ha spesso riportati sulla retta via. Ironicamente, è accaduto più volte di quanto si pensi: dal geocentrismo al completo controllo della coscienza umana, l’uomo è stato scalzato dal suo piedistallo più volte di quelle che vorrebbe ammettere e il principio antropico dimostra come non si sia ancora arreso all’idea di essere relegato, assieme alla sua materia, ad una posizione periferica e marginale nell’universo.

Balbi però non si ferma alla pura scienza intesa come formule, esperienze e modelli. Dopo aver fatto tanta strada, che sia comprovata, teorizzata o semplicemente immaginata, non può non chiedersi se altri sentieri fossero stati percorribili. Fisica, biologia, chimica, prima o poi si intrecciano con il più grande dibattito che da sempre infiamma la piazza filosofica: il nostro mondo e, con esso la vita, sono contingenti o necessari?
Il vaso di Pandora, finalmente, viene aperto. Ognuna delle possibili teorie ipotizzate per rispondere a questa domanda non manca di fare capolino fra le pagine finali dell’opera che, in una ridda di riflessioni, al di là di calcoli e provette, va ben oltre la realtà scientificamente collaudata.

Ma, al dunque, giunti al traguardo cos’è questo “ultimo orizzonte”? Semplicemente una linea da cui poterne osservare moltissime altre; perché in fondo la scienza, con le sole armi del dubbio e della verifica incessante, non fa altro che rispondere ad ogni domanda dischiudendone altre mille, in un caleidoscopio sulle origini e sul destino dell’Universo da cui affiora, straordinario e appagante, quel senso di stupore che da sempre incanta ed affascina gli esseri umani, “minuscoli frammenti di universo che illuminano l’universo stesso, rendendolo reale e, in un certo senso, creandolo”.

      Ledesma Alice Liceo Tito Lucrezio Caro ( Roma, Lazio )

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“Smitizzare l’alone di infallibilità che circonda il sapere scientifico” è lo scopo principale che Amedeo Balbi, dottore di ricerca in astronomia, si è prefisso nello scrivere questo libro.
La scienza, infatti, non è dispensatrice di certezze, non è granitica, assoluta, dogmatica.
La scienza -in particolare, la fisica- prevede incertezza ed errore: il suo raggio d’azione è volutamente limitato.
“L’ultimo orizzonte” si apre proprio con la descrizione di cosa è realmente la ricerca scientifica e si snoda in un discorso epistemologico, il quale, a sua volta, si intreccia con sezioni di carattere divulgativo, riguardo a ciò che oggi sappiamo (o meglio, pensiamo di sapere) dell’universo.
Il libro inizia con le stesse domande con cui si chiude. Questo un procedimento per dimostrare che la scienza non è altro che “una catena ininterrotta di ripensamenti e aggiustamenti della nostra visione del mondo”. Le nostre teorie sono solo semplificazioni che ci aiutano a descrivere la realtà e, seppure molto accurate, non si occupano di indagare il “perché ultimo” delle cose. Proprio per questo, la convinzione di essere vicini alla formulazione di una “teoria del tutto” va contro l’essenza stessa della scienza, che rifiuta ogni posizione assolutistica.
A queste considerazioni di carattere più filosofico, se ne alternano altre di tipo divulgativo, che trattano dell’origine e delle possibili evoluzioni del nostro universo. In queste sezioni del libro, al lettore sembra di essere condotto attraverso un viaggio di conoscenza, con gradazione ascendente. Si parte da quel semplice “mare indifferenziato di particelle”, fino ad arrivare alla teoria delle stringhe e al concetto di multiverso.
Ma, oltre a coinvolgere il lettore, Balbi riesce anche a farlo appassionare: ad esempio, attraverso la descrizione della sua esperienza a Berkeley e l’elogio alla teoria della relatività, o raccontando che siamo investiti ogni giorno da una pioggia di fotoni provenienti dall’universo primordiale. E, soprattutto, l’autore riesce a far incuriosire il lettore, avendo compreso a pieno il vero scopo della divulgazione scientifica: fornire degli spunti di ricerca al pubblico -tanto inesperto quanto curioso.
Inoltre, Balbi espone un tema complicato con chiarezza lineare, il che è più difficile rispetto ad usare un linguaggio specialistico. Anche se, forse sarebbe stato più utile dare un po’ meno spazio alla filosofia e, invece, includere grafici, immagini esemplificative o equazioni “strutturalmente semplici” (come E=mc^2; v= H_0D; D=d+3P/c^2 : formule tacitamente presenti nel libro).
Tuttavia, è pur vero che la finalità de “L’ultimo orizzonte” non è tanto quella di fornire una spiegazione tecnica, ma quella di far capire come funziona realmente la scienza (un tema oggi molto attuale) e di sfatarne i miti.
Amedeo Balbi, infatti, presenta una visione della ricerca scientifica alternativa, nuova rispetto a quella solitamente fornita al pubblico. Ci ricorda di rimanere con i piedi per terra e dichiara che la bellezza della scienza risiede proprio nei suoi limiti. Afferma che la ricerca è tutto ciò di cui ha bisogno e che “doversi sudare” con fatica anche un solo frammento di realtà è, per lui, un onore.

      Avaro Alessio Istituto Di Istruzione Superiore " Primo Levi " ( Ronco Scrivia (ge), Liguria )

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L’ultimo orizzonte
di Amedeo Balbi
(Ariccia),Roma 2021
pp.209
17 euro

Recensione

Il libro è suddiviso in 4 parti articolati in 26 capitoli.

Amedeo Balbi inizia la sua narrazione ponendosi alcune domande sull’esistenza: com’è nato l’Universo? E’ finito o infinito? Come e quando finirà? Esistono altri Universi oltre il nostro? Dove si trova il limite, ovvero l’orizzonte di quello che sappiamo dell’universo in cui viviamo? Chi sono io? Che ci faccio qui? Qual è lo scopo dell'esistenza, della vita e della morte?
Sono solo alcune delle domande su un “mondo” così infinito che vengono poste nel corso del libro, domande a cui spesso non si riesce a dare una risposta ma si possono fare soltanto delle ipotesi.

All’inizio del libro, Balbi scrive che un giorno rimase sorpreso dalle domande sulla vita che gli rivolse sua figlia.
Una domanda che viene posta dalla maggior parte dei bambini è come “nasce il mondo”.
A questa domanda, le persone rispondono spiegando la teoria del Big Bang: una grande esplosione che ha dato origine al’Universo.
Balbi, in realtà, fornisce una spiegazione più completa a questa teoria fornendo delle osservazioni quali l’espansione dell’universo, la produzione dell’elio, la radiazione cosmica di fondo a microonde.


Amedeo Balbi con questo libro ci conduce in un’ avventura scientifica, aiutandoci a scoprire le grandi conquiste della scienza: la teoria della relatività di Albert Einstein, la scoperta dell’espansione del cosmo, la radiazione cosmica di fondo ovvero l’epoca della ricombinazione degli atomi di idrogeno, la teoria del Big Bang.
Sono tanti argomenti che dovrebbero dare risposte certe alle nostre domande sull’universo ma, Amedeo Balbi ci fornisce anche altro materiale sui cui riflettere come la ricerca della materia oscura. Grazie a questa lettura scopriamo i segreti del cosmo.
L’Ultimo Orizzonte è, infatti, un libro che parla dell’Universo e di astrofisica, ma anche e soprattutto di quello che sappiamo e di quello che dobbiamo ancora scoprire e ci indica quali siano le linee guida per dare sempre delle risposte.

Amedeo Balbi è un grande astrofisico che vuole presentarci una veduta delle conoscenze che l’uomo possiede dell’Universo, di come si è formato, della sua evoluzione e di come funziona.
L’ autore utilizza uno stile lineare e chiaro, con parole semplici e l’uso di paragrafi brevi. Ogni paragrafo tratta un argomento specifico senza esagerare con considerazioni e informazioni complesse e spiegando i vari concetti con esempi molto pratici.
Consiglio la lettura di questo libro a tutti i ragazzi della mia età non solo a chi è appassionato di astrofisica e di cosmologia ma anche a chi vuole avere delle informazioni sullo studio dell’Universo con uno sguardo attento alle leggi della fisica e della scienza.


      Crespi Alessandro Liceo Statale Angelico Aprosio ( Ventimiglia, Liguria )

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Il porsi domande è ciò che più caratterizza l’essere umano. Da sempre gli uomini si chiedono “perché”, non importa il luogo, non importa l’epoca, e la scienza tenta di fornire la risposta. Ma la scienza cos’è? Ecco la domanda centrale nel libro, in merito alla quale l’autore ci viene in aiuto, rivelando che la scienza è sostanzialmente “esplorazione” della realtà, indagine attuata con un metodo preciso, che permette di costruire una rappresentazione del mondo, una sorta di mappa che, con il progredire dell’indagine, diventa sempre più precisa e dettagliata. Ma attenzione, avverte l’Autore, una mappa non è la realtà in sé; la mappa resterà sempre una idealizzazione/semplificazione che usiamo per orientarci in un mondo incredibilmente complesso.
Il testo, quindi, affronta il tema relativo alla conoscenza dell’universo e lo fa proponendo un percorso affascinate attraverso gli studi e le teorie che dalla concezione newtoniana dell’universo hanno portato alla teoria del Big Bang, oggi ritenuta la più attendibile descrizione dell’origine del cosmo.
Con un linguaggio chiaro ed un ritmo incalzante l’Autore introduce la teoria della relatività generale di Einstein, che per la prima volta costruisce un modello fisico coerente del cosmo, in equilibrio e non collassante su sé stesso; si passa poi agli studi di Fridman che portano ad ipotizzare un universo infinito e contenente una quantità infinita di materia, ed a quelli di Lemaitre e Hubble, i quali dimostrano che l’universo non è statico, ma in continua espansione. Il viaggio naturalmente continua, perché se l’universo si espande allora, andando indietro nel tempo, le distanze devono diminuire fino ad annullarsi e la densità della materia deve aumentare: ecco che comincia a prendere forma la teoria del Big Bang, che nella concezione comune viene identificato con un’esplosione, ma che in realtà rappresenta il momento in cui temperatura e densità dell’universo dovevano essere infinite. Attenzione però, ricorda l’Autore, a non confondere la mappa con il territorio: la teoria del Big Bang è un modello fisico-matematico che funziona, non la realtà.
Ed infatti, proseguendo nella lettura, scopriamo che la realtà è ben più complessa: non tutto quello che compone l’Universo è a noi visibile, anzi noi vediamo direttamente solo il 5% della materia che lo compone, per il resto possiamo solo affermare che, in base al modello da noi elaborato, il restante 95% è “materia ed energia Oscura”.
Il viaggio descritto nel libro diventa sempre più complesso ed affascinante, non è solo un muoversi nello spazio (quanto è grande l’universo e cosa contiene?), ma anche nel tempo (cosa c’era prima che iniziasse l’espansione ed essa potrà durare per sempre?). Gli studi in corso sono numerosi (dalla meccanica quantistica, alla teoria delle stringhe) ed ognuno tende a portare un pochino più in là l’orizzonte della conoscenza.
Grande merito dell’Autore è quello di accompagnarci, passo dopo passo, nella storia della fisica moderna fino a farci conoscere quello che, con certezza, ora sappiamo dell’universo, ma anche di introdurci ed incuriosirci agli studi più recenti ed alle teorie più complicate che finora sono rimaste territorio per gli addetti ai lavori. Per restare nella metafora del viaggio, egli ci mostra dove si trovano le Colonne d’Ercole della conoscenza sull’universo oggi, ma ci avvisa che le stesse, come è successo in passato, sono destinate a spostarsi sempre un po' più avanti.

      Quaglia Giulia Istituto Di Istruzione Superiore " Primo Levi " ( Ronco Scrivia (ge), Liguria )

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Titolo curioso per un libro di scienza. Potremmo circumnavigare il mondo infinite volte senza mai trovare un limite, delle Colonne d’Ercole che ci costringano ad invertire la rotta. Ma potremmo viaggiare attraverso il tempo e lo spazio? No. Qualcosa ci bloccherebbe il movimento e la vista: in un ipotetico viaggio interstellare, ci ritroveremmo prima o poi paralizzati, ciechi. Siamo soliti pensare che la scienza abbia tutte le risposte per portarci ovunque, come il Millennium Falcon porta il capitano Ian Solo in ogni angolo della galassia. Invece no. L’astronave ad un certo punto si blocca. I comandi non rispondono. Le luci anteriori si spengono. Possiamo usare solo la retromarcia. Lì siamo faccia a faccia con l’ultimo orizzonte.
Amedeo Balbi parla di ciò che la scienza ha compreso e che deve ancora comprendere. Astrofisico, divulgatore scientifico, saggista, professore di astronomia e astrofisica all'Università di Roma, prima di questo ha scritto altri sei testi sul cosmo e novanta articoli riguardanti la vita nel cosmo, le leggi fisiche dell’universo primordiale, la presenza di materia ed energia oscure. Insomma un’eccellenza italiana.
Non è affatto semplice scrivere un libro scientifico divulgativo. Ancor più renderlo “leggibile”. Ci vuole un bagaglio culturale-scientifico vasto, estrema precisione nell'uso dei termini. D’altra parte bisogna “piegarsi” alle esigenze di un pubblico vasto di media cultura, o si rischia di risultare noiosi, difficili, di eccedere nei tecnicismi. Un ‘impresa, trattando di astrofisica e astronomia.
“L’ultimo orizzonte” ci riesce. La lettura scorre bene, senza intoppi e divagazioni; alla fluidità del testo, avvincente a livello argomentativo, corrispondono felici scelte lessicali. Una pagina tira l’altra. E’ un libro adatto ad un pubblico molto vasto, anche agli studenti delle Scuole Superiori.
L’approccio è interdisciplinare. Balbi illustra esperienze pratiche e teorie e mostra come filosofia e scienza siano due facce della stessa medaglia, che vanno tenute separate, ma possono dialogare tra loro se il fine è una “visione completa” del cosmo.
Apprezzabile che l’autore esponga i suoi pareri personali con discrezione, non imponendoli come dogmi, con l’umiltà del vero scienziato. Unico neo la scarsità di immagini, che riuscirebbero a veicolare meglio alcuni concetti.
Ne “L’ultimo orizzonte” troviamo ciò che la scienza ha rivelato sulla vita del cosmo e quello che ancora non sa, passando attraverso una linea grigia delle nostre incertezze.
Attraverso le ipotetiche domande di un bambino, l’autore ripercorre la nascita di teorie, leggi, assiomi. Riunisce i punti fermi entro cui ci muoviamo. Poi la protagonista è quella linea grigia in cui nulla è nitido, ma tutto immerso in una profonda penombra, in cui servono modelli nuovi per la ricerca della verità scientifica.
Eccoci alle Colonne d’Ercole: ora comprendiamo quali sono i limiti oltre i quali non possiamo spingerci. Restano le domande: “Che cosa è possibile in fisica?”, “Che cosa ci limita?”
Il resto è un salto nel buio, nell'ignoto, in cui troviamo solo dubbi, incognite, variabili: le nuove sfide della conoscenza.
La scienza ammette di non avere tutte le risposte. Lo scienziato non sa perché esistiamo, ma può indagare su come mai esistiamo. L’uomo deve ammettere i limiti delle sue conoscenze e delle tecnologie: non è sull'apice della piramide, ma il suo compito è progredire, non per superare qualcuno, ma per se stesso.

      Scatena Alessandro Istituto Di Istruzione Superiore " Primo Levi " ( Ronco Scrivia (ge), Liguria )

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Lo scopo principale della scienza è quello di creare una “mappa” dettagliata della realtà, cercando di dare una spiegazione a tutti i fenomeni che accadono intorno a noi, e come ogni mappa, ha i suoi punti forti, dove tutto è stato compreso nei minimi dettagli, e i suoi limiti, l'ultima frontiera della nostra conoscenza. Passato quel confine, c'è solo territorio ancora inesplorato.
Chi si è offerto di fare un resoconto delle nostre conquiste scientifiche è stato Amedeo Balbi, astrofisico e professore dell'Università di Roma Tor Vergata, scrivendo il suo libro: “L'ultimo orizzonte”.
Nonostante la vastità e la difficoltà degli argomenti trattati, Balbi riesce a coinvolgere il lettore (prima con un linguaggio semplice, per il primo approccio al libro, poi via via un po' più complesso), mostrandogli fino a che punto la scienza è riuscita a comprendere l'universo.
Il libro è composto da 26 capitoli, nei quali si fa un “viaggio” nella mappa scientifica che è tutt'ora in continua evoluzione: dalle nostre conoscenze più solide, come il fatto che l'universo sia in espansione, o il fatto che la sua origine provenga da una sua fase calda iniziale, fino ai punti dove si focalizza la ricerca scientifica: dalla materia e l'energia oscura, fino alla possibile esistenza di un multiverso.
Per molti ragionamenti è necessario sapere anche come ci siamo arrivati: per questo Balbi descrive anche modelli del cosmo ormai superati e quelli mai utilizzati nel corso della storia, perché tali modelli sono diventati una sorta di rampa di lancio per quelli in uso ora.
Eppure, l'argomento principale del libro è il limite delle nostre conoscenze, l'ultimo orizzonte, appunto, arrivando pure a chiederci per quale motivo l'universo esiste, mettendo da parte il concetto bruto, cioè “esiste e basta”.
La cosa che però meraviglia Balbi, e che io condivido, è il fatto che si può fare esperienza di tutto questo. Infatti, come dice alla fine del libro: “Senza esperienza, l'universo non avrebbe bellezza e odore, gioia e tragedia, ordine e confusione. Sarebbe un meccanismo vuoto e buio, un congegno inutile e senza valore, tanto complesso quanto insensato. Non sappiamo perché esista l'universo, né perché contenga la coscienza, e dubito che lo sapremo mai. Ma in fondo va bene così.”

      Barile Emma Irene Liceo Classico Statale Giuseppe Parini ( Milano, Lombardia )

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"Tutto è ignoto: un enigma, un inesplicabile mistero. Dubbio, incertezza, sospensione del giudizio appaiono l’unico risultato della nostra più accurata indagine in proposito". Così scriveva Hume nella sua "Storia naturale della religione" (Laterza, 1994) rivelando un’estrema sfiducia nei confronti delle capacità conoscitive dell’uomo. Cosa sappiamo del mondo che ci circonda? Che cosa si cela ancora ai nostri occhi? E quanta parte di ciò che non sappiamo ci sarà effettivamente possibile comprendere? Gli interrogativi che assillano l’essere umano da sempre echeggiano ancora una volta in L’ultimo orizzonte, (UTET, 2019), di Amedeo Balbi. Questi -astrofisico, professore e divulgatore scientifico- ripercorrendo rapidamente le tappe principali del progresso scientifico-cosmologico, offre al suo lettore un’affascinante rassegna sulle attuali conoscenze in materia e sulle indagini in corso d’opera, fino al raggiungimento delle “colonne d’Ercole” del sapere al di là delle quali possiamo, al momento, solo sbirciare timidamente. L’attraente mondo della cosmologia, seppur solo abbozzato nelle sue linee generali, rivela da subito la sua complessità ed è proprio l’evidenza dei limiti della nostra conoscenza e l’impossibilità di pervenire a una comprensione assoluta della realtà a intrigare maggiormente. Di fatto, gran parte delle domande che si accumulano nel corso della lettura rimane senza risposta. All’apprendere che il 95 per cento del contenuto dell’universo è “sconosciuto e invisibile” seguono una reazione immediata di sconforto e la tentazione di abbandonarsi a una pacifica rassegnazione alla Hume. Eppure, per quanto le nozioni attuali costituiscano una percentuale irrisoria della materia di indagine, esse continuano a fungere da stimolo per esplorare il mondo che ci circonda. D’altronde come potrebbe essere altrimenti se si pensa all’attrattività di concetti quali quelli di “energia oscura”, “radiazione cosmica di fondo”, “topologia cosmica”, o addirittura di “multiverso” (giusto per citarne alcuni)? Ma Balbi mette in guardia –ed è questo uno dei punti chiave su cui vale la pena di soffermarsi- sull’incompletezza della nostra visione e sulla precarietà delle conclusioni che ne deduciamo. Ciò che sappiamo è il “riflesso della bontà dei nostri strumenti di indagine” (p. 108) e si basa su osservazioni di ciò che non è altro che uno stato cosmico transitorio di un “processo durato a lungo e che durerà ancora chissà quanto” (p.136). Thomas Nagel diceva che la scienza ambisce allo “sguardo da nessun luogo”, a una visione oggettiva del reale che non sia influenzata né da pregiudizi né da una particolare prospettiva legata al punto di osservazione. Ma Balbi ci ricorda che le nostre limitazioni percettive e cognitive influenzano, sempre e comunque, il nostro modo di interpretare i fatti; dunque persino quelle che noi riteniamo “leggi di natura” potrebbero essere solo il risultato della selezione automatica che la nostra natura di esseri umani ci porta a fare inducendoci a “cercare schemi e ripetizioni nell’insieme degli eventi naturali” (p.180). Sono, pertanto, da evitare affermazioni categoriche e definitive. L’astronomo del futuro potrebbe trovarsi in un universo molto diverso da quello che conosciamo oggi e se si limiterà a studiarlo senza tener conto delle sue precedenti forme, ne avrà una visione incompleta e falsante: ma “quell’astronomo –dice Balbi- potremmo essere noi” (p.140).

      Bonacina Alessandro Liceo Scientifico F. Enriques ( Lissone, Lombardia )

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Quando è stata l'ultima volta che avete visto un cielo stellato? Per secoli la volta celeste ha ispirato le più grandi menti: Dante, Beethoven, Van Gogh, Talete, il quale secondo la leggenda cadde in un pozzo perché distratto dagli astri celesti; mentre adesso per noi uomini di città, incastrati in un labirinto urbano ed avvolti dalla squallida luce dei lampioni, tutto questo è solo un ricordo. Ma come un uomo in cella trova la sua libertà in un romanzo, io ho trovato il mio telescopio nel libro dell'astrofisico Amedeo Balbi intitolato "L'ultimo orizzonte".
Il mio viaggio incomincia quindi dal primo capitolo: "Il mondo conosciuto". Partendo dal 1915, data in cui Einstein ultimò la teoria della relatività generale, l'autore ci racconta l'evoluzione del nostro modello dell'universo, esaltandone gli snodi principali ed evidenziando il modo in cui tale teorie vennero formulate e dimostrate. Già dalle prime righe non posso fare a meno di notare la passione con cui Amedeo Balbi si esprime. L'esposizione è vivace, partecipe e anche informale in certi tratti: è come se a raccontarti l'universo fosse un amico e non un professore universitario, tanto che questo molto spesso si rivolge direttamente al lettore.
Segue poi il secondo capitolo intitolato "La linea d'ombra" dove Amedeo ci spiega quali sono le incognite che, per l'appunto, fanno ombra sul nostro attuale modello cosmologico. Qui i concetti si fanno via via più difficili e seppur l'esposizione tenta di essere il più chiara possibile, la mancanza di immagini e la complessità dell'argomento rendono certi passaggi duri da masticare. Nonostante questo, ciò che veramente mi è rimasto impresso sono i racconti delle sue esperienze personali e delle sue ricerche sulla radiazione cosmica di fondo, che forniscono un punto di vista interno all'esperimento curioso e suggestivo, e che troppo spesso viene tralasciato dai libri di testo, ormai limitati alla mera esposizione di teorie e principi.
Il terzo capitolo si concentra invece sui limiti conoscitivi dell'uomo: ovvero "Le colonne d'Ercole" della cosmologia. Questo argomento è, a parer mio, il più originale ed unico: mai ne avevo sentito parlare e mai mi ero posto questo interrogativo; devo anche ammettere che le conclusioni raggiunte, giustificate e concise, mi hanno stupito e anche attristato. Realizzare che l'uomo del futuro non potrà nemmeno osservare le stelle perché troppo lontane è sconcertante: immaginate di porgli la stessa domanda che vi ho fatto all'inizio del testo e sentirvi dire che neanche conosce l'esistenza delle stelle. Sapere di non poter sapere tutto, come Socrate, ci ricorda quanto siamo piccoli e passeggeri nel grande ordine delle cose.
Infine, l'ultimo capitolo: "Spingersi oltre". Figlio del terzo capitolo e con in spalla la consapevolezza dei nostri limiti, l'autore ci introduce a degli argomenti in cui i discorsi fisici, basati su modelli, dati e teorie, lasciano il posto a quelli metafisici. E nonostante possa sembrare fuori luogo della filosofia in un saggio scientifico, questo finale calza in realtà alla perfezione in quanto smuove l'animo del lettore invitandolo a interrogarsi sulla realtà: e dove ci sono domande c'è curiosità, e dove c'è curiosità, come afferma Aristotele, c'è scienza.
Il viaggio termina dunque nel dubbio. Un dubbio che forza la mente ad uscire dalle pareti di casa, per affacciarsi a qualcosa di più vasto, per affacciarsi sull'Ultimo orizzonte.

      Gallavotti Filippo Liceo Scientifico Paolo Frisi ( Monza, Lombardia )

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Cosa sappiamo dell’Universo? Qual è l’origine della realtà? Esistono limiti a ciò che possiamo conoscere a riguardo?
“L’ultimo orizzonte” di Amedeo Balbi ci permette di affrontare queste domande, tramite un avventuroso percorso fra le fondamentali scoperte che la fisica moderna ha raggiunto riguardo la conoscenza del cosmo.
L’indagine sulla formazione, sulla struttura e sull’evoluzione dell’universo, viene nel libro paragonata ad una mappa, i cui frammenti sono stati raccolti a poco a poco soprattutto negli ultimi decenni del secolo scorso: siamo riusciti a scoprire l’età del cosmo, le leggi fisiche che lo governano e la sua struttura su grande scala. Alcuni tratti, dunque, sono robusti ed accurati, ma altri ci appaiono ancora sfocati, a bassa risoluzione. Balbi mette in luce in modo chiaro quali siano i confini tra ciò che oggi conosciamo e ciò che ancora ci è ignoto, e, di conseguenza, spiega ai lettori quali sono i grandi misteri e le sfide che bisognerà affrontare in futuro nell’ambito della cosmologia.
Sebbene infatti gli scienziati siano stati in grado di misurare dati come la densità media dell’universo, o di analizzare la curvatura di quest’ultimo, è emerso che ben il 95% della massa esistente è ancora a noi sconosciuto: si tratta della materia (e dell’energia) oscura, sostanza tanto affascinante quanto enigmatica, la cui esistenza è stata dimostrata solo in modo indiretto. Ma non è tutto, non sappiamo, neppure cosa ci fosse prima del Big Bang, o, ancora, che ruolo abbia la presenza di organismi viventi nel grande “disegno” cosmico: l’indagine è ancora aperta.

Personalmente trovo che il libro sia caratterizzato nella sua totalità da un particolare equilibrio nella suddivisione degli argomenti trattati, ma avrei preferito una maggiore profondità nella spiegazione di alcuni concetti, come ad esempio quello dell’inflazione, o dell’energia del vuoto.
Non è tuttavia da sottovalutare come Balbi sia riuscito a tradurre a parole concetti che sono in realtà espressi da complesse equazioni matematiche, rendendo accessibile ad un vasto pubblico il sapere scientifico: è stato raggiunto in pieno l'obiettivo fondamentale della divulgazione.

Ma il grande punto di forza de “l’ultimo orizzonte” è che, oltre a raccontare ciò che gli astrofisici hanno capito riguardo all’universo, ci permette anche di comprendere come lo hanno capito.
Nel corso della sua trattazione, infatti, Balbi tratta il tema del metodo scientifico, che permette all’uomo, a partire dall'evidenza, di formulare delle teorie, acquisire delle conoscenze e allargare sempre di più il proprio orizzonte, ma con la consapevolezza di dare risposte solo probabili.
A tal proposito emerge in modo chiaro che la scienza, al contrario di quanto si possa credere, si misura continuamente con l’incertezza e col dubbio, perché è avendo il coraggio di dubitare che si arriva a nuove scoperte, ed è proprio la consapevolezza della nostra ignoranza che dà alla scienza stessa la sua straordinaria affidabilità.

Roger Penrose, premio Nobel per la fisica 2020, ci insegna che i più grandi misteri davanti a cui l’uomo si può trovare sono il grande, il piccolo e la mente umana.
Lo studio del cosmo è lo studio del “grande”, e questo libro ne sottolinea l’enorme importanza: solo comprendendo come funziona l'universo, e capendo perché esso esiste, possiamo anche capire che ci facciamo qui. È infatti la curiosità di osservare, scoprire, guardare oltre la collina ciò che, in definitiva, ci rende umani.

      Pettinato Elena Liceo Statale " Galileo Galilei " ( Caravaggio, Lombardia )

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“L’ULTIMO ORIZZONTE”
Nel libro “L’ultimo orizzonte”, l’astrofisico e professore Amedeo Balbi spiega in modo chiaro e lineare i meccanismi che regolano l’universo, dall’espansione allo spazio-tempo, illustrando con precisione i procedimenti tipici del metodo scientifico.
Il libro dà una visione completa delle conoscenze sull’universo che finora l’uomo ha acquisito, attraverso la formulazione di teorie basate sull’osservazione dei fenomeni fisici, sul calcolo matematico e sulla sperimentazione dimostrativa. In ogni capitolo è affrontato un argomento cardine dello studio del cosmo, come il tempo, la materia, l’energia e il calore costruendo così, insieme al lettore, l’idea che noi oggi abbiamo di universo. L’universo è analizzato nella sua totalità ma in maniera sintetica non solo dal punto di vista fisico ma anche geometrico; sono esaminati i vari modelli teorizzati, le incognite, la possibilità di esistenza biologica e le entità fisiche conosciute: l’inflazione, lo spazio-tempo e così via. La scrittura, limpida ed essenziale, e le parole scelte con cura, rendono la lettura piacevole, appassionante. L’astrofisico dichiara senza giri di parole fino a che punto arriva il nostro sapere sull’universo: grazie alla scienza abbiamo scoperto moltissimo a riguardo, ma non abbastanza rispetto alla realtà. E neanche rispetto alla curiosità umana. Vorremmo conoscere e saper spiegare ogni singolo processo fisico che avviene ma, come Balbi evidenza schiettamente, i limiti dal punto di vista strumentale e concettuale sono innegabili. “L’ultimo orizzonte” è uno di quegli scritti che si leggono tutto d’un fiato, grazie allo stile piano e soprattutto alla grande passione dell’autore, percepibile in ogni parola, verso lo studio di un argomento tanto affascinante quanto oscuro, quale è l’universo. Affinché i concetti vengano assimilati correttamente, nonostante la componente travolgente del libro e la semplicità della scrittura, la lettura richiede un precedente studio della fisica di base e misurate conoscenze matematiche, vista la complessità degli argomenti. In conclusione, “L’ultimo orizzonte” è vivamente consigliato agli amanti della divulgazione scientifica ,e non solo, per la sua essenzialità stilistica, per i temi intriganti trattati con oggettività e per la sua capacità di suscitare nel lettore una curiosità impagabile su uno degli argomenti più misteriosi e avvincenti al mondo: l’universo.

      Santarelli Erica Liceo Scientifico Statale G.b. Grassi ( Saronno, Lombardia )

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L’ultimo orizzonte. Cosa sappiamo dell’universo.
di Amedeo Balbi
L’autore attraverso ogni capitolo conduce il lettore lungo un percorso affascinante ed appassionate, lo accompagna in una sorta di viaggio alla scoperta dell’universo, e dei motivi per il quale siamo giunti a determinate conclusioni sull’origine dell’universo. Mi torna alla mente il proverbio “chi ben comincia è già a metà dell’opera” e questo è proprio il suo caso; l’autore crea un ottimo punto di partenza che stimola il lettore ad andare avanti avido di risposte, alle domande che ogni essere umano si pone fin dai primi anni di vita: “Chi sono io? Che ci faccio qui? Qual è lo scopo dell’esistenza, della vita e della morte? Perché esiste il mondo?”. Un inizio senza ombra di dubbio coinvolgente ed accattivante che dà il via a una catena di nodi da sciogliere.
Il titolo scelto dall’autore può essere visto come la parola chiave di tutto il libro, la quale man mano che si prosegue nel viaggio diventa sempre più nitida e ricca di significato. Quell’ultimo orizzonte, che prima di leggere il libro può avere molteplici interpretazioni, acquista un sapore nuovo, più deciso e ricco ad ogni pagina. Stuzzicante definirei la differenza che fa notare l’autore tra i vari significati nascosti all’interno del “perché” usato nelle domande esistenziali, al quale non avevo mai dato peso. Questa differenza che segna il confine sottile tra scienza e metafisica, nel quale è facile e probabile incappare lungo questo viaggio.
Quello dell’autore è un approccio scientifico alle tematiche affrontate, per cui il più oggettivo possibile, arricchito con qualche considerazione ed esperienza personale. Il discorso fluisce lungo tutto il libro con una logica temporale e metodica, affrontando da zero le scoperte scientifiche, gli errori e gli sviluppi di ricerche fondamentali per arrivare a capire il motivo per cui siamo giunti a conclusione che la teoria del Big Bang sia la più credibile fin ora, per quello che il nostro intelletto, le nostre tecnologie, e la nostra visione limitata ci concedono di osservare e di studiare. Il linguaggio è chiaro, divulgativo, rigoroso; di facile comprensione con l’utilizzo di alcuni termini scientifici per poter mantenere un certo livello di argomentazione e serietà, ma riesce a spiegare in modo limpido e preventivo qualsiasi dubbio possa sorgere. Adatto veramente a qualsiasi tipo lettore grazie alle capacità esplicative dell’autore che riesce a dare un’infarinatura generale e ad affrontare con tanta disinvoltura tematiche così complesse ed elaborate, in relativamente poche pagine. Questo è indiscutibilmente sinonimo di esperienza e di profonda conoscenza degli argomenti trattati.
In questi ultimi anni ci si trova in un momento di stallo dal punto di vista scientifico, non si trovano spiegazioni o teorie che si possano verificare. Questo libro riuscirà a rispondere a molte domande, tuttavia potrà mettere il lettore di fronte a nuovi interrogativi. Chi può negare che una lettura simile riuscirà a spingere la curiosità di qualcuno tanto da fargli imboccare la strada della scienza e della fisica per addentrarsi sempre di più nell’oscurità e trovare nuove vie per arrivare alla verità, quella della razza umana che non potrà mai essere assoluta ma pur sempre reale.
Molte delle riflessioni fatte in questo libro sono già da molto tempo dentro di me, mi sono ritrovata a pieno in quest’opera tanto da averla letta senza prendere fiato in soli due giorni. Lo consiglio vivamente.

      Barbarossa Michelangelo Liceo Scientifico " Vito Volterra " ( Fabriano, Marche )

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"Fatti non foste a viver come bruti"…
E’ davvero "L’ultimo orizzonte" dei nostri limiti conoscitivi sull’universo?

Cos’è l’universo? Perché esiste? Forse non sono solo queste le domande dalle cui risposte ci si può aspettare una spiegazione sull’origine, l’evoluzione e la struttura dell’"Universo con la u maiuscola".
Cogliendo la sfida della narrazione, l’astrofisico Amedeo Balbi, autore de "L’ultimo orizzonte. Cosa sappiamo dell’universo", ha reso intellegibili al vasto pubblico quei misteri celesti che vanno dai capisaldi delle conoscenze raggiunte sul cosmo, alle presunte certezze, ma anche ai limiti di quello che non capiamo, ai risultati rivedibili e ai difetti nella logica dell’universo, fino a forzare l’"orizzonte" degli eventi noti.
Il testo in questione fa riflettere sul fatto che quello che abitiamo è un piccolissimo pezzo di realtà, un angolo, in mezzo al caos che è forse la strada per uscirne. Il percorso che l’autore offre, anche attraverso una storia delle scoperte scientifiche, e non solo, nel campo in oggetto, svela le difficoltà delle capacità cognitive e percettive dell’uomo, fa scoprire implicazioni, anche filosofiche, dentro al mistero dell’universo, suggerisce che molte cose non possono essere ridotte, che si ha il bisogno di esattezze, ma che è pur sempre necessaria una dose di irrazionalità. Spazio e tempo, ovvero spazio-tempo, temperatura e densità, stato della materia, offrono parametri di espansione, diminuzione, cambiamento, che compongono mappe in cui logica e osservazione possono progressivamente condurre a ripensare e a riassestare la nostra visione del mondo. Fortunatamente tutto questo non implica una costante ripartenza da zero: come in molti altri contesti, partire dal classico aiuta a progettare il futuro. Naturalmente non deve spaventare l’uomo la perdita della tradizionale rassicurante determinabilità, quanto piuttosto fargli raggiungere ed accettare l’idea di potersi avvalere di una diversa percezione della complessità. Adottare <<lo sguardo da nessun luogo>> modifica il modo univoco di approcciare la conoscenza del mondo, e rende consapevoli dei limiti dello sguardo umano, per adottarne uno periferico.
Il lettore viene accompagnato nella considerazione che godere di più punti di indagine e di osservazione può certamente aiutare a compensare l’afasia del dubbio che circonda la complessità dell’universo. Anche la letteratura può, a sua volta, fare incontrare nel terreno comune della ricerca e, da poeta a poeta, naufragare oltre le colonne d’Ercole può rappresentare non più un atto di tracotanza intellettuale, ma l’umiltà del "caro immaginar" un oltre, forse non pienamente comprensibile all’umanità.

      Costantini Sara Liceo Scientifico E Musicale G.marconi ( Pesaro, Marche )

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Il libro “L'ultimo orizzonte: Cosa sappiamo dell’universo” dell’astrofisico Amedeo Balbi, pubblicato nel 2019 dalla casa editrice UTET, è un'opera di divulgazione scientifica, astronomica per essere più precisi, che analizza un enorme ventaglio di aspetti riguardanti il cosmo (conoscibili e non). Durante la lettura di questo libro mi è sembrato come di essere presa per mano dell'autore ed essermi addentrata con lui in una labirintica grotta, non avendo però una torcia che illuminasse il cammino. Mano a mano che ci allontanavamo dall'entrata da cui proveniva la luce, l'oscurità si faceva sempre più densa , l'ignoto prevaleva sulla conoscenza e quindi, brancolando nel buio, la possibilità di mettere un piede in fallo diventava sempre più alta. Così, più ci si addentra nei meandri dell’universo sconosciuto, più la difficoltà di trovare una soluzione agli enigmi che incontriamo, aumenta. Eppure è questo fascino dell’ignoto, quello che alcuni denominerebbero anche “richiamo del vuoto” (utilizzando un linguaggio proprio della psicologia), ad affascinare e attirare gli scienziati; questa è la stessa sensazione che rapisce la mente del lettore e fa vacillare la sua certezza nella ragione umana. Per i più, coloro che non sono esperti in materia, questo libro apparirà come una poesia ermetica, affascinante nella sua non totale comprensibilità ( come d’altronde lo stesso Universo) . Ma in fondo, la difficoltà del testo non è data dallo stile di Balbi quanto piuttosto dall'argomento stesso. Infatti lo scrittore cerca in tutti i modi di andare incontro al suo pubblico utilizzando raramente, solo se indispensabili, paroloni astrusi ed astratti ( rassicurando in tal caso il lettore con incisi del tipo “nulla di grave”). Al posto di complicate terminologie predilige immagini riconducibili ad esempi pratici che possano trasportare la mente del lettore in una zona sicura, confortevole e comprensibile. Inoltre queste sono ulteriormente “ingentilite” da espressioni colloquiali che abbassano il livello stilistico per renderlo alla portata tutti, senza però privare l’argomento della cura minuziosa che merita . Non mancano elementi che rendono più accattivante e varia la lettura come riferimenti letterari, filosofici e religiosi: l'improbabile storia del barone di Münchausen, la concezione astronomica di Aristotele, le massime di Spinoza e Hume , le credenze induiste e cristiane. Trovo che la visione dell'universo che ci ha proposto Balbi sia altamente originale rispetto a qualsiasi altra. La sua prospettiva è quella di un uomo che ha dedicato tutta la sua vita al cosmo; quell’amore viene trasmesso tutto nelle parole di questa meravigliosa e paradossalmente reale favola che Balbi ci racconta attraverso lo stesso stupore di quando, da bambino, venne a conoscenza del fatto “che i nostri strumenti potevano osservare la fiammata primordiale”. L’attualità di questo testo sta proprio nelle continue scoperte che si possono fare in questo campo: ciò che sappiamo è solo una goccia di un mare immenso o, per usare una metafora più pertinente, una delle infinite stelle del nostro Universo. Probabilmente non riusciremo mai ad ottenere l’ambìto quadro generale, ma non per questo dovremmo distogliere la nostra attenzione dalla ricerca, che può farci arrivare a comprendere invece la nostra “piccola” porzione di universo nel miglior modo possibile. Non è nelle capacità dell’uomo ottenere una visione unitaria, con grande probabilità non riuscirebbe a comprenderla.

      Grabioli Rossi Marianna Iis Orsini Licini ( Ascoli Piceno, Marche )

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A. Balbi, L’ultimo orizzonte – Cosa sappiamo dell’universo, UTET, Torino, 2019
Come è nato l’universo? Perché è così? Qual è la sua finalità? Sono solo alcune delle domande che l’umanità si pone, poiché dalle eventuali risposte potrebbe derivarne il senso del nostro vivere e morire. Il professor Balbi ci guida, grazie al suo libro, nella profondità dei misteri del cosmo, ma anche all’interno della metodologia della scienza, facendoci comprendere come per una parte di quegli interrogativi essa abbia già fornito soluzioni, ad altri non potrà mai rispondere, perché esulano dalla sua ricerca e dai suoi scopi, mentre alcuni rappresentano una sfida sempre attuale e l’orizzonte a cui guardare. La lettura del testo ci porta a compiere un doppio viaggio nel tempo. Da un lato infatti si ripercorre il cammino degli scienziati, che ci ha condotto alle certezze del presente, partendo dalla relatività di Einstein e poi spingendosi sino alla scoperta dell’espansione dell’universo, all’individuazione della radiazione cosmica di fondo e quindi alla definizione del modello classico del Big Bang. Dall’altro ci porta a ritroso nella storia evolutiva dell’universo, fino a risalire a quel volume microscopico, caldo e denso da cui tutto ha avuto origine, compresi lo spazio e il tempo. Mano a mano che la nostra mappa del cosmo si è definita sono sorti nuovi dubbi e si sono create nuove frontiere da superare, come ad esempio la sfida della materia oscura. Tuttavia l’autore, pur affermando con chiarezza che “le colonne d’Ercole“ della scienza vanno comunque superate, mette in evidenza, nel segmento forse più originale del libro, i limiti oggettivi dell’uomo che studia il cosmo : il nostro punto di osservazione, che ci mostra un settore e un tempo definiti dell’universo e un universo solo; i nostri strumenti di osservazione e misura; le nostre capacità umane, condizionate dalla spinta a ricercare sempre leggi universali e schemi interpretativi che però potrebbero essere validi solo nel nostro mondo. Infine Balbi ci dice che la scienza contemporanea sta cercando di trovare risposte anche oltre le evidenze empiriche, affrontando ad esempio la vertigine del multiverso e il tema della vita nell’universo. Attraverso un linguaggio rigoroso, ma accessibile anche ai non addetti ai lavori, tanto da cercare di associare ad esempio l’iperboloide alla forma di una patatina, l’autore ci espone passo per passo il percorso dal noto all’ignoto, non rinunciando ad esprimere le proprie posizioni in merito alle diverse teorie ed ipotesi interpretative e descrivendo il contesto delle ricerche di cui si è occupato. Molto interessanti risultano proprio le sue osservazioni sul metodo scientifico, che deve unire il ragionamento logico deduttivo della matematica a quello induttivo più empirico, tanto che talvolta le certezze granitiche si affiancano a quelle che lui chiama credenze o scommesse della fisica, che non conducono appunto all’assolutamente certo, ma al vero per lo più, al molto probabilmente, che può costituire la momentanea soglia di accettabilità in un percorso dove il “non lo so“ onesto dell’oggi, diventerà il “siamo certi” di domani. In una delle ultime pagine del libro Balbi dice “siamo lo specchio in cui l’universo contempla se stesso”, uno specchio non perfetto, che deve quindi perdonarsi i limiti, ma anche continuare a fissare il cielo con immutato stupore e infinita sete di conoscenza.

      Gregorini Matilda Polo Scolastico 2 " Torelli " ( Fano, Marche )

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“L’ultimo orizzonte” di Amedeo Balbi è un saggio di astrofisica edito da “UTET”, una delle case editrici più antiche d’Italia che da oltre due secoli pubblica libri di cultura e divulgazione. L’autore è un astrofisico, divulgatore e saggista italiano.
Con “L’ultimo orizzonte” Amedeo Balbi guida il lettore in un affascinante viaggio attraverso la storia dell’Universo, dalla sua origine fino a ciò che oggi è noto sulla sua struttura e sul suo comportamento. L’autore parte dalle teorie ormai consolidate dalla scienza, per spingersi gradualmente verso l’ignoto, superando i confini di ciò che si conosce con sicurezza, per avventurarsi oltre l’ultimo orizzonte. La dialettica tra noto e ignoto, tra conquiste e limiti della scienza è una costante di tutto il libro. Amedeo Balbi non pretende di fornire delle risposte certe al lettore, ma di mostrargli come la scienza sia un cantiere perennemente aperto, in cui bisogna essere disposti a mettere in discussione le proprie convinzioni con spirito critico e accettare anche la possibilità che non esistano risposte ad alcune domande. L’autore illustra quindi le idee e le teorie astronomiche che si sono susseguite nell’arco dell’ultimo secolo: la teoria della relatività di Einstein, la scoperta dell’espansione dell’Universo, la radiazione cosmica di fondo, il modello cosmologico del Big Bang, la materia oscura, l’inflazione, il multiverso, il principio antropico. Egli si focalizza sui campi di indagine attuali della scienza e sulle ricerche più recenti, come l’esperimento MAXIMA, al quale ha collaborato egli stesso.

Leggere “L’ultimo orizzonte” permette al lettore di lasciarsi affascinare dai misteri dell’Universo senza però rinunciare al rigore e alla scrupolosità scientifica, grazie anche ad una ricca e dettagliata bibliografia per approfondire gli argomenti trattati.
Il libro offre numerosi spunti di riflessione e porta il lettore a guardare il mondo che lo circonda con occhi diversi, più attenti a cogliere il fascino che si cela oltre l’apparenza.
Ad esempio, affrontando il tema della radiazione cosmica di fondo, l’autore ci fa riflettere sul fatto che siamo “completamente avvolti da una pioggia di fotoni che giunge dall’origine dell’universo”. Un aspetto originale del libro sono i frequenti riferimenti alla filosofia e alle grandi domande dell’uomo.

Il libro è suddiviso in capitoli di breve lunghezza, ciascuno dei quali affronta un determinato aspetto dell’Universo. Ciò permette al lettore di orientarsi facilmente e di avere sempre presente l’argomento generale che si sta esplorando. L’autore inoltre si ferma periodicamente per focalizzare l’attenzione sui concetti chiave esposti fino a quel momento attraverso dei capitoli di “riepilogo”. Questi sono molto utili e permettono di consolidare le conoscenze acquisite e di proseguire in maniera più agevole la lettura. Lo stile è fresco e brillante, capace di coinvolgere il lettore anche durante i passaggi più complicati, mantenendo viva l’attenzione e la curiosità.

“L’ultimo orizzonte” risulta una lettura molto piacevole e interessante, una sintesi del progresso scientifico dell’ultimo secolo e al contempo delle tante domande ancora senza risposta, capace di aprire al lettore una finestra sul mondo dell’astrofisica.

      Marzano Veronica Liceo Scientifico " Vito Volterra " ( Fabriano, Marche )

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Amedeo Balbi, “L’ultimo Orizzonte: Cosa sappiamo dell’universo”, pp. 220, UTET, 21 Maggio 2019, € 17,00.

Nel libro viene trattato l’argomento già anticipato nel titolo: si parla quindi di universo in tutti i suoi aspetti, struttura, contenuto ed evoluzione.
Partendo dalla nascita e passando poi per gli sviluppi della fisica moderna, vengono affrontate alcune tra le teorie più importanti della storia della cosmologia, presentata un po’ come un’avventura e un pò come una continua ricerca e sempre in modo attivo: infatti, l’autore cerca di coinvolgere il lettore anche ponendogli delle domande che lo inducano al ragionamento.

Balbi è un astrofisico e divulgatore scientifico, aspetti entrambi percepibili durante tutta la lettura: personalmente, trovo emergano sia la passione che la conoscenza in questo ambito, mai la presunzione di conoscere tutto.
Il linguaggio che usa è specifico della disciplina trattata tanto che, se il lettore non dovesse conoscerla bene, si potrebbero riscontrare difficoltà di comprensione; per ovviare a questo problema e rendere il libro alla portata di tutti, nelle ultime pagine, si trova una sorta di glossario con le definizioni dei termini meno noti.

Ciò che mi ha spinto a leggere questo libro è stato in primis il titolo che ha catturato la mia attenzione; successivamente, ancora più incuriosita, ho deciso di leggere la sinossi e questa mi ha definitivamente portata a comprarlo.
Altro aspetto da non sottovalutare, che a mio parere spinge un lettore appassionato alla materia ad acquistare il testo, è la voglia di sapere come sia stato trattato questo argomento: trovo molto facile, a causa di queste tematiche settoriali, finire nel noioso e perdere definitivamente l’attenzione da parte di chi legge.

Fin dalle prime pagine invece sono stata piacevolmente sorpresa: la lettura risulta scorrevole e inoltre i concetti appena letti restano impressi senza alcuna fatica, punto a favore del libro che riesce ad assumere anche un’accezione didattica.
Purtroppo però proseguendo giorno dopo giorno nella lettura ho iniziato a “faticare”: innanzitutto, non ho trovato più nulla di realmente innovativo e non trattato, o almeno accennato, precedentemente, ergo niente che mi spingesse a proseguire con slancio nella lettura, la quale -se inizialmente risultava facile e veloce- alla fine era diventata lenta e monotona in qualsiasi ora del giorno.

A mio avviso questa noia potrebbe essere scaturita dal fatto che le notizie sono state riportate in modo troppo “scolastico”.
Forse i difetti che ho trovato potrebbero essere dovuti ad una mia mancanza però, nonostante questo saggio abbia contribuito ad arricchire le mie conoscenze non lo comprerei una seconda volta: non tanto per il prezzo (che trovo giusto per lo studio che sicuramente c’è dietro) quanto piuttosto perché secondo me un libro dovrebbe risultare piacevole e interessante per l’intera durata della lettura.

      Boeris Laura Liceo Scientifico Galileo Ferraris ( Torino, Piemonte )

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“La conoscenza del limite fa parte del normale lavoro di chi indaga la natura”, ammissione di incompletezza, disarmante raggiungere l’unica verità tangibile.

Un libro scritto con mirabile coraggio, efficace resoconto dell’evoluzione della cosmologia e dell’intelletto umano in generale, dai miti cosmogonici alle difficoltà di comprensione che modelli che propongono diverse curvature di un infinito richiedono.
Dalle più antiche concezioni sul perché del mondo e da una riflessione per secoli di sicurezze in continuo aggiornamento, la proposta di disegnare una mappa sempre più dettagliata dell’universo, sempre consapevoli della sua esistenza solo in quanto copia.
A una coinvolgente esposizione della teoria della relatività vengono aggiunte suggestive ricerche sull’energia oscura derivanti dalla costante cosmologica, la rivelazione di un universo in espansione in seguito alla scoperta della radiazione cosmica di fondo e le limitazioni di uno studio sempre viziato da un unico punta di vista, base per la speculazione sull’esistenza di altri universi.
La trattazione delle tesi, in iconico ordine cronologico, permette un’immediata opera di confronto con il periodo di pubblicazione: necessario talvolta conoscere storie e opinioni personali che mai dovrebbero influenzare lo studio oggettivo della scienza ma che spesso minacciano intromissioni.

Un argomentare preciso e netto attrae, le continue dimostrazioni dell’inadeguatezza delle nostre visioni stregano: in un mondo che quasi totalmente non conosciamo e la cui intelligenza è limitata dalla natura stessa della sua nascita, in un accelerare frutto di rapporti fra densità media e densità critica, in continuo allontanamento.
La ristretta capacità umana di arrivare alla verità diviene quindi, a seguito dell’esposizione dei modelli classici dell’universo e del modello inflazionario, il centro focale dell’esporre, critica analisi dello stesso metodo scientifico, dai tempi di Cartesio caratterizzato dalla percezione dei confini posti dalla presenza di una sola visione per noi accessibile – il declino di un universo indiscutibilmente omogeneo, isotropo e osservabile.
In un universo della cui composizione ancora oggi così poco sappiamo, energia dalla natura essenzialmente sconosciuta, che espandendosi lascia sfumare le occasioni di studio, Balbi ricorda l’importanza di una scienza fiduciosa.

Con l’integrità e la correttezza di chi reputa la ricerca vita e vocazione, disciplina senza separazione fra ambiti del sapere, da trattare con cura, regalando parole di meraviglia.
L’uomo, filo conduttore, misura di tutto: lontano da una ottusa concezione rinascimentale, nuovo valutarne il ruolo nello studio della realtà, fondamentale bisogno di una mente pensante, sola prospettiva.
L’attesa in un futuro denso di scoperte e altre strade: una scienza ottimista, indulgente.
Un libro brillante, chiaro, privo di ambizioni a ergersi depositario di una verità che non possediamo.

Sapere aude, in un’illuminista eco, l’orgoglio di continuare a cercare per il piacere del percorso, occhi con cui l’universo guarda se stesso.

Il fascino raro dell'universo raccontato con parole ponderate e sentite.

      Finotti Federico Istituto Amedeo Avogadro ( Torino, Piemonte )

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L’Ultimo Orizzonte

Casa editrice: Utet
Anno di pubblicazione: 2019
Numero di pagine: 220 pagine (4 parti divise in 26 capitoli, prologo ed epilogo)
Genere: Saggio Scientifico
Amedeo Balbi, astrofisico e ricercatore, si occupa principalmente di cosmologia, in particolar modo dello studio della fisica dell'universo. Negli ultimi anni, in parallelo alle attività di ricerca, ha iniziato a occuparsi di divulgazione scientifica, attraverso articoli, libri e conferenze. Tra i suoi scritti ricordiamo “La musica del Big Bang” e “Il buio oltre le stelle”.
“Chiaro e tecnico” sono gli aggettivi che userei per descrivere lo stile ed il tipo di narrazione utilizzati da Amedeo Balbi in questo itinerario alla scoperta dell’universo. Con un linguaggio piano, descrittivo ed accurato, Balbi accompagna il lettore in questo viaggio didattico verso i limiti dell'orizzonte, riportando le più importanti scoperte di grandi fisici e scienziati appartenuti alla storia dell'ultimo secolo (dalla teoria della relatività generale di Einstein, ad un’intrigante esposizione di teorie sul multiverso). Evidente è anche l'ingegno con cui l'autore semplifica la difficoltà dei temi trattati attraverso molteplici esempi per rendere più chiari e comprensibili argomenti quali la teoria inflazionaria o la radiazione cosmica di fondo.
Lo scopo del libro è quello di dare una visione generale su alcuni tra i più importanti modelli e teorie che l’umanità è riuscita a mettere a punto sull’universo, esponendo sia i concetti teorici ormai assodati, sia le congetture che non si è ancora in grado di dimostrare con precisione. Il contenuto del libro si articola seguendo l’avanzamento delle conoscenze cosmologiche, partendo dai nostri punti più certi andando man mano verso campi più discussi e meno chiari. Questo tipo di esposizione porta alla formazione di una metaforica mappa che, sia pur con sintesi e limiti di varia natura, descrive una considerevole fetta della nostra odierna concezione del cosmo. Fasi più tecniche e di analisi delle scoperte empiriche si alternano, soprattutto verso la fine, a parti più astratte, in cui emerge una discreta componente filosofica, che veicolando messaggi legati all’intrinseca natura indagatrice e curiosa dell’uomo, fornisce validi spunti di riflessione, e lascia spazio alle interpretazioni personali del lettore. Non mancano poi anche alcune fasi mirate a spiegare il funzionamento e le dinamiche del metodo scientifico, con i ragionamenti che la scienza adopera nella sua indagine.
La gran cura posta nell’elaborare riflessioni su argomenti così particolari e di profondo significato ci fa apprezzare lo sforzo compiuto da Balbi in nome di quella che potremmo chiamare “arte” della divulgazione, per fare la sua parte nel grande panorama della conoscenza e dell’indagine dell’Universo.
Partito senza molte aspettative già dopo qualche pagina mi sono dovuto ricredere. L’opera, molto interessante, riesce ad intrigare fin da subito ed anche non approfondendo gli argomenti di cui tratta data la loro complessità, riesce a fornire un ottimo quadro generale dell'evoluzione della nostra visione dell'universo. Tra le tante cose ho apprezzato il sapiente equilibrio tra chiarezza espositiva ed accuratezza scientifica che Balbi riesce a far trasparire. Ritengo il libro un’apprezzabile guida ad una gran varietà di conoscenze ed una stimolante lettura per chiunque abbia curiosità sull'ampio mondo della cosmologia.

      Genovese Gloria Liceo Scientifico Galileo Ferraris ( Torino, Piemonte )

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Quando il Sole al tramonto tocca l’orizzonte, sembra sempre che il cielo impazzisca. La terra diventa nerissima, gli alberi delle ombre su uno sfondo di cielo che ha appena rubato tutti i colori al mondo. Questi schizzano ovunque nella speranza di trovare qualcosa a cui aggrapparsi, si sciolgono nelle nuvole e man mano che si avvicinano alla luce diventano più accesi. Finché l’ultimo raggio non è risucchiato dall’ultima striscia di terra. Credo che sia questo il momento in cui qualcuno, per la prima volta, si è accorto davvero dell’orizzonte e ha detto: ”Io quel confine devo valicarlo”. C’è qualcosa di davvero insensato nell’essere umani, un impulso che spinge verso l’interrogativo, dietro cui si nasconde una scoperta.
Un tempo si partiva con cartine di carta per orientarsi tra mari e monti ma, quando la cartina si è estesa ad una grandezza infinita in uno spazio che non è spazio e in un tempo senza tempo, confini e nomi non sono stati più sufficienti per orientarsi e sono stati sostituiti dalla matematica. Non ci si trova più davanti ad una nuova costa all’arrivo ma a formule che tradotte permettono di definire passato e presente, formule che trascendono il nostro comune pensare, tanto da non poter essere neanche visualizzate in una realtà a tre dimensioni, così semplificata come la nostra.
Balbi cerca allora di creare un percorso tra ciò che sappiamo e ciò che ipotizziamo sull’universo per farci comprendere questa nuova grande incognita, una mappa in perenne movimento o meglio dilatazione; ci apre gli occhi su questa irrealtà che spesso tendiamo a dimenticare. L’autore, sfatando i falsi miti, ci conduce con grande chiarezza tra gli errori e le verità dei grandi fisici di sempre e tra importanti teorie che tutti conoscono ma pochi hanno compreso davvero. Spiega come le teorie si siano man mano perfezionate grazie all’aiuto di moltissime menti, proprio come antiche carte geografiche, prima incomplete e spesso errate, sono diventate successivamente sempre più realistiche. Ci insegna a renderci conto che, guardando un cielo stellato, stiamo di fatto osservando riflessi del passato, più o meno lontano, luce che ha viaggiato fino a noi, parte della quale non arriverà mai a destinazione. Siamo immersi in un universo mutevole, isotropo e omogeneo, di cui è difficile stabilire sia la nascita che la fine, ma che prima o poi smetterà di inevitabilmente di splendere. Un cosmo di cui riusciamo a contemplare appena il 5%, mentre la restante parte è disseminata di incognite, costituita da spazio vuoto e materia non atomica, invisibile. Giungiamo fino all’orizzonte di questa realtà che, forse, non potremo mai comprendere e scoprire appieno, perché essa stessa è un paradosso che impone limiti, così come il nostro essere e la nostra mente.
Dobbiamo imparare a prendere in considerazione la possibile inesattezza delle nostre teorie scientifiche. Dal sillogismo aristotelico alla relatività generale di Einstein. Dalla singolarità al multiverso, fino a mettere in discussione l’idea di un universo infinito per sostituirla con un sistema illimitato ma finito. Un’opera divulgativa che si destreggia abilmente tra luce ed ombre della fisica passata e contemporanea, non dando nulla per scontato e riuscendo quindi a spiegare al meglio ogni concetto. Riguardo al concetto di spazio-tempo sarebbe stato interessante un approfondimento relativo ai buchi bianchi e neri. Un viaggio dentro l’ignoto ma anche dentro le nostre menti alla ricerca dell’ultimo orizzonte.

      Siciliano Fabrizio Istituto Amedeo Avogadro ( Torino, Piemonte )

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“L’Ultimo Orizzonte - Cosa sappiamo dell’Universo?” è un saggio di divulgazione scientifica di Amedeo Balbi, edito da UTET, pubblicato nel maggio del 2019.
Astrofisico, divulgatore e professore universitario, Balbi, oltre ad aver partecipato a numerosi programmi televisivi, è autore di vari libri, quali “Cosmicomic. Gli uomini che scoprirono il Big Bang” e “Cercatori di meraviglia. Storie di grandi scienziati curiosi del mondo”. Con quest’ultimo volume ha vinto nel 2015 il Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica.

Il libro è strutturato in quattro parti, ognuna suddivisa in diversi capitoli. Il filo conduttore di ogni sezione è focalizzato su un diverso aspetto della cosmologia, ciascuno dei quali è illustrato attraverso l’esposizione delle teorie sul cosmo che sono state sviluppate nel corso degli anni.
L’autore ci conduce alla scoperta della ricerca cosmologica attuale. La teoria inflazionaria, la ricerca della materia oscura, la spiegazione dell’accelerazione dell’espansione dell’universo sono affrontate cercando di rispondere ad alcune domande: “l’universo è finito o infinito?”, “lo spazio e il tempo hanno avuto un inizio?”, “cosa sappiamo dell’universo?”.

L'obiettivo dichiarato del libro è dare al lettore una panoramica delle conoscenze cosmologiche attuali, di come si è giunti a tali scoperte e di quali possano essere possibili scenari futuri di questa scienza. In tutti i capitoli emerge dunque l’idea che ciò che sappiamo sull’universo, e più in generale le conoscenze scientifiche, sia il risultato di un lungo processo di affinamento, correzione e talvolta radicale modifica di teorie precedenti.
Secondo l’autore le nostre conoscenze sull’Universo si stanno avvicinando sempre più a un limite difficile - se non impossibile - da superare per molteplici motivi: dalla bassa sensibilità degli strumenti di misura ai limiti fisici fino ad arrivare ad un confine a cui pochi pensano e cioè l’ipotesi che l’essere umano non sia in grado di comprendere la complessità di un sistema quale è il nostro universo. Come conseguenza di tali considerazioni molti degli scenari descritti sono speculazioni plausibili in linea teorica ma delle quali non avremo probabilmente mai la possibilità di verificarne l’esattezza sperimentalmente.

Non sappiamo neanche come mai ciò che osserviamo e che ci circonda sia proprio così come ci appare. Un’ipotesi è che l’universo si presenti in questo modo perché altrimenti non sarebbe stato compatibile con la nostra esistenza e, di conseguenza, non saremmo stati in grado di osservarlo. La scienza “... è una mappa [...], non è la realtà”. La si potrà aggiornare con maggiori dettagli, ma non si raggiungerà mai la realtà stessa.
Ulteriore tema emergente è l’importanza della collaborazione in ambito scientifico. Vengono citati numerosi esempi di gruppi di ricercatori che, grazie allo scambio di opinioni e dati, hanno fatto scoperte sensazionali, impossibili da raggiungere altrimenti.

La lettura del volume è agevole e rapida: i capitoli sono piuttosto brevi e talvolta vedono la ripetizione di alcuni concetti chiave. La scrittura è concisa. L’autore non utilizza terminologia specialistica, se non dopo averne opportunamente spiegato il significato, per rendere facilmente comprensibile il suo contenuto anche ai non esperti in materia. Il libro è consigliabile a chi voglia avvicinarsi alla cosmologia, un valido primo passo per il successivo approfondimento di questa fantastica scienza.

Valutazione 8/10

      Toccafondi Edoardo Liceo Scientifico Galileo Ferraris ( Torino, Piemonte )

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Vi siete mai soffermati a osservare l’orizzonte e a chiedervi cosa ci fosse oltre?
Provate a elevare questo concetto all’universo intero: cosa ci aspetta oltre il limite, oltre "l’ultimo orizzonte”?
Senza dubbio lo scopo di questo libro è spiegare in modo dettagliato e completo la cosmologia, attraverso la guida esperta di Amedeo Balbi: le esperienze personali dell’autore, infatti, aiutano a tenere i piedi per terra mentre la mente viaggia verso i remoti confini dell’ignoto e dell’inesplorato.
Nonostante il libro abbia un livello alto di complessità legato all’argomento in sé, risulta comunque facilmente comprensibile anche per chi non è esperto della materia stessa.
Va apprezzata anche l’estensione dei contenuti trattati, non sempre strettamente collegati al tema centrale, ma comunque attinenti, come la contingenza dell’universo o la teoria del multiverso.
Le tre parti in cui è divisa l’opera aiutano il lettore a focalizzarsi su diverse tematiche, partendo da ciò che conosciamo meglio, sfumando sempre più verso l’indefinito, dove è più difficile fare previsioni e in generale applicare il concetto di scienza.
La prima parte è dedicata a un’introduzione generale per gettare le basi necessarie alla comprensione del resto del libro. Nella seconda è spiegata la storia della scienza moderna, che ci ha portati, attraverso secoli di innovazione, al modello fisico di riferimento contemporaneo. Nella terza ed ultima, invece, vengono esplorati concetti al limite della concezione umana, l’autore prova a rispondere a quelle ataviche domande che l’uomo da sempre si pone, tra le quali l’origine dell’universo o l’esistenza di altre forme di vita al di fuori della Terra.
Per questo motivo il libro è perfetto sia per chi voglia avere un’introduzione generale all’affascinante mondo della cosmologia, sia per chi invece, avendo già una buona conoscenza di base, voglia approfondire concetti più complessi e meno scontati, come l’esistenza di Dio, interpretati da un esperto.
La lettura è consigliata non solo per l’accuratezza con cui sono trattati e approfonditi i temi, ma anche per l’excursus storico che mostra come siamo arrivati ad affinare le teorie scientifiche che oggi definiscono la nostra concezione dell’universo.

      Frugis Annalisa Liceo Simone Morea ( Conversano, Puglia )

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Ne “L’Ultimo Orizzonte” Amedeo Balbi accompagna il lettore in una meravigliosa avventura che, partendo dalla nascita della scienza moderna, giunge fino ai giorni nostri mettendo in luce quanto dell’universo siamo stati in grado di capire e quanto ancora dobbiamo comprendere. L’avvincente viaggio, arricchito dalle parole e dalle intuizioni delle più brillanti menti del passato, viene raccontato come fosse un appassionante avventura in cui ogni traguardo raggiunto è una meritata conquista.
Durante il percorso, l’autore utilizza efficaci paragoni e metafore legate alla vita quotidiana: facilmente comprensibili ed esemplificative. I riferimenti storici e filosofici che accompagnano la narrazione contribuiscono a definire in maniera ancor più chiara i singoli passi e gli avvenimenti che hanno determinato il progresso scientifico.
La meravigliosa mappa che si delinea di fronte agli occhi del lettore appare frutto di una lunga e faticosa esplorazione, di una continua e collettiva ricerca sempre dedita a portar luce lì dove il buio dell’inconoscibilità sembra offuscare tutto. Man mano che ci si muove verso gli estremi della mappa però, i confini si fanno più incerti e le linee meno definite: si tratta delle Colonne D’Ercole della conoscenza umana, i limiti del mondo che fino ad adesso siamo riusciti a comprendere.
Nel corso del viaggio, Amedeo Balbi sventa il mito di una scienza impeccabile, infallibile e immutabile mettendone in luce gli errori, i difetti e le criticità. Essa è uno strumento in continuo mutamento, che si adatta e si modella alla precisione dei nostri strumenti e all’evoluzione del nostro pensiero. Assieme al mito della scienza, crolla anche quello della conoscenza umana che, solo in apparenza potenzialmente illimitata e sconfinata, risulta essere immobilizzata da barriere oggettive e razionali.
L’epilogo del testo è un’esortazione quantomeno inaspettata. È un invito alla consapevolezza dei limiti della ragione umana; a contemplare la possibilità che forse, almeno per adesso, non ci è possibile comprendere tutto. E nonostante ciò possa sembrare scoraggiante e demotivante, è proprio continuando a cercare e a tentare di capire che l’essere umano non smette mai di sorprendersi di fronte alla meraviglia dell’immenso universo che lo circonda.
Una lettura interessante, che certamente non delude. Un libro entusiasmante e avvincente, consigliato ad appassionati e non di fisica e cosmologia; che offre stimolanti spunti di riflessione in grado di far vedere il mondo da una più vasta e affascinante prospettiva.

      Giaffreda Maria Chiara Liceo Scientifico E Linguistico Vanini ( Casarano (le), Puglia )

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“L’ultimo Orizzonte – cosa sappiamo dell’universo” è un saggio scientifico di Amedeo Balbi, astrofisico e professore dell’Università “Tor Vergata” di Roma, divulgatore, scrittore e vincitore del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica. Il libro è stato stampato per la prima volta nel maggio del 2019 dalla casa editrice UTET.
Balbi propone un viaggio di 224 pagine attraverso tutti gli aspetti dell’universo, esaminando le diverse teorie della ricerca scientifica: la struttura, le origini e le leggi, cosa sappiamo e cosa sapremo in futuro. Oltre ad argomenti scientifici, il libro si arricchisce gradualmente di riflessioni sull’uomo, sui suoi limiti e sul significato della sua esistenza, che rendono la lettura non un semplice elenco di teorie fredde e astratte, ma una visione originale dell’universo da un punto di vista più umano, che coinvolge l’uomo, piccolo e insignificante rispetto all’immensità dell’universo, che cerca sempre di più di “illuminare l’ignoto”.
La curiosità del lettore è già stuzzicata nel prologo con delle domande dirette e prosegue con delle riflessioni efficaci e coinvolgenti. In ogni capitolo si analizzano teorie di studiosi che rivestono ruoli importanti in più ambiti culturali: Einstein, Newton, Hawking, i filosofi Aristotele, Spinoza e Leibniz, lo scrittore Allan Poe. Si fa riferimento anche alla cultura della Grecia antica e alle tribù amazzoniche. L’autore non si limita a riportare il pensiero di altri, ma esprime anche la sua opinione, ben argomentata su basi rigorose e da cui traspare la sua partecipazione e il suo entusiasmo. Sono presenti numerosi spunti ricavati dalla sua carriera personale che introducono i capitoli e rendono la lettura più scorrevole. Anche il lettore è invitato a prender parte ai fenomeni descritti: più volte Balbi si rivolge in modo diretto a chi legge o riflette sulla correlazione tra la vita degli esseri umani e quella dell’universo. L’ultimo capitolo di ognuna delle quattro sezioni in cui è diviso il libro contiene una ricapitolazione dei capitoli precedenti che facilita la lettura e la memorizzazione dei punti salienti. Si sottolineano dei casi in cui alcune riflessioni vengono ribadite in più capitoli: da una parte possono creare noia e ripetitività, dall’altra si osserva che sono inserite solo quando fungono da presupposto per conseguenze successive; perciò si tratta di scelte che vanno sicuramente a vantaggio del lettore.
Trattandosi di un saggio scientifico ben argomentato, non va letto sommariamente, ma con attenzione per capirne tutti i passaggi: ogni argomento proposto è base di uno successivo. Il tema trattato non è quotidiano, perciò a tratti gli argomenti possono non essere di immediata comprensione. Nonostante ciò, l’autore riesce a darne una visione chiara grazie a semplici esempi e collegamenti: con l’inserimento di elementi pratici, un argomento all’apparenza troppo tecnico e articolato diventa alla portata di tutti.
La caratteristica fondamentale del libro risiede quindi nell’accessibilità a un pubblico abbastanza vasto: non serve essere degli esperti dell’argomento, ma basta rapportarsi da lettore con un pizzico di curiosità, un po’ di pazienza e tanta voglia di spingersi oltre “l’ultimo orizzonte”.

      Sforza Victoria Liceo Simone Morea ( Conversano, Puglia )

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Amedeo Balbi, L’ultimo orizzonte. Milano. UTET, 2019 p. 220

Immaginiamo di entrare in una stanza che non conosciamo, buia, nessun lampadario, nessuno spiraglio di luce, ad un passo da noi, il tutto e il nulla, la possibilità, la curiosità, e immaginiamo semplicemente di non andare via. Quante volte ci capita di vivere una situazione simile? Di sentirci persi nel buio, ma allo stesso tempo esserne attratti, esplorarlo lo stesso?
L’astrofisico, il ricercatore, lo scienziato, sperimenta questa condizione, statica e dinamica allo stesso tempo, nel suo lavoro. Si affida all’esperienza, indaga i limiti dell’orizzonte conoscitivo, sfida sé stesso, elabora teorie. Cerca di portare luce in quella stanza buia che è l’universo, o perlomeno di dare forma, descrizione a quella stanza.
Amedeo Balbi, scrittore, nonché astrofisico, amante della bellezza infinita e indefinita dell’universo, con questo libro, pubblicato nel 2019 con la casa editrice UTET, racconta il percorso di ricerca scientifica, le teorie cosmologiche, le loro spiegazioni, i punti critici, definendo una visione d’insieme dell’intero universo e della conoscenza che abbiamo raggiunto.
Balbi, dalla sua esperienza personale, parla di come, sin dall’infanzia, la voglia di osservare qualcosa in quell’immensa e oscura stanza buia, abbia fatto scaturire in lui la voglia di ricercare risposte. Scelse così la scienza. Poi l’universo, la meraviglia, scelsero lui. Proprio la meraviglia è diventata, ed è tutt’oggi, ossigeno del suo lavoro.
L’autore apre il libro mettendo in evidenza il principio grazie al quale è possibile la scienza: il ripetersi degli eventi. Ciò porta a previsioni, teorie, verosimili alla realtà, che permettono di orientarci in essa. Ne è un esempio la relatività generale di Einstein, che ha fornito un modello di universo omogeneo, finito e statico. Una teoria completa apparentemente, discussa e modificata poi, da una rielaborazione che vede lo spazio espandersi e la materia cambiare. Lo stesso modello del Big bang, si è adattato al modello inflazionario; l’uomo ha studiato una prima mappa dell’universo primordiale, la distribuzione della materia, delle galassie; l’autore stesso vi ha contribuito con diversi studi.
Abbiamo raggiunto un panorama più nitido, definito però da un nostro unico punto di osservazione, circoscritto all’orizzonte dell’osservabile, che ci porta a volerci spingere oltre. La scienza si evolve, si chiede se il nostro universo sia solo uno dei tanti, se tutto ciò che osserviamo sia contingente e se in futuro potrà rispondere a domande più profonde dell’uomo.
Balbi, con professionale e sincera umiltà, esprime piena fiducia nel progresso e in quello che si è costruito col tempo. La scienza poggia sulla filosofia, questa sulla metafisica e al di sotto non vi è alcuna certezza.
Con una scrittura accurata, divulgativa, e profonda, Balbi impugna il lettore e suscita sempre nuove domande. Per ogni argomento complesso intuisce spiegazioni semplici. Con brevi periodi e punteggiatura curata e precisa, il libro ha una struttura organica, ogni capitolo è conciso e denso di informazioni.
Vedo in questo libro una sfida e un’avventura per chi legge e chi scrive, un percorso dentro ciò che non conoscevo e di cui non ero consapevole; una nuova fiducia di potermi sentire fortunata in questa stanza infinita che è l’universo, perché il buio non fa poi così paura. Noi siamo la luce di cui avremo sempre bisogno e l’orizzonte costante a cui guardare.



      Fabbri Giulia Liceo Scientifico Linguistico " Guglielmo Marconi " ( Sassari, Sardegna )

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Amedeo Balbi, L’ultimo orizzonte. Cosa sappiamo dell’universo. Questo è ciò che è scritto sulla copertina e, personalmente, mi ha disorientato la prima volta che l’ho letto. L’ultimo orizzonte potrebbe essere il titolo di un entusiasmante romanzo fantascientifico, poco a che fare con le certezze del sapere scientifico, pensavo. Quando, dopo aver letto l’ultima pagina, l’ho rigirato tra le mani, ho capito che non c’era sintesi più consona.

Dicono che ogni libro ci cambi, questo è uno di quelli che ci sconvolge.

Immaginate una piccola stanza, un’atmosfera calda e familiare, un gruppo di amici seduti attorno a voi. È in quella stanza, da una piattaforma rialzata, che vi parla l’autore. Mentre ascoltate il suo racconto, però, le pareti intorno a voi iniziano a svanire, e vi trovate soli, in uno spazio che ha le sembianze del cielo che avete osservato mille volte di notte, vuoto, se non per le stelle. Ad ogni pagina, ad ogni capitolo quel vuoto, che vuoto non è affatto, si riempie, o meglio, si palesa: ora ha una struttura, ci sono elementi, particelle, altre sostanze che per quanto strizziamo gli occhi non riusciamo a mettere a fuoco, se guardiamo attentamente riusciamo a vedere indietro nel tempo. Non stupitevi se vi scoprirete a fissare increduli la vostra mano, perché non c’è differenza tra noi e la stella vicina. È così che il professore ci racconta l’universo, pazientemente, prevedendo, probabilmente grazie all’esperienza di anni di sguardi persi, i nostri dubbi e le nostre domande, ma anche ciò che ci farà battere il cuore. Ci parla con lo stesso entusiasmo dei suoi primi anni di studio, con l’ingenuo sconcerto di sua figlia che si interroga sull’origine di tutto. Sono questi inserti autobiografici e un’assidua risolutezza nel voler insegnare come si arriva alla conoscenza, prima del contenuto della conoscenza stessa, a riportarci momentaneamente con i piedi per terra; ci ricordano come l’universo non è altro che ciò che i nostri occhi vedono, ciò che le nostre menti concepiscono, è una mappa dell’universo. Con questo in mente ci spingiamo sempre più in là, affamati, ormai siamo travolti dal quadro del cosmo, turbinanti nei suoi colori sempre più accesi e nitidi. Sbattiamo la testa contro un muro. L’ultimo orizzonte, appunto. Qui inizia un altro viaggio, ma è un viaggio disperato, spinto dalla curiosità, frenato dalla consapevolezza che non avremo mai una risposta. L'unica mappa completa dell’universo sarebbe grande quanto l’universo stesso e quella mappa è tanto irrealizzabile quanto inutile.

Alla fine, dopo essere stati sballottati tra multiversi e le più azzardate teorie moderne, avrete probabilmente le vertigini. Saranno forse attenuate dallo scoprire che l’astrofisico che vi ha appena svelato l’universo si sente come voi, perso contemporaneamente nel dubbio e nella meraviglia dell’esistenza di qualsiasi certezza. Come ho detto prima, non è un libro da cui si esce indenni, ma non trovo una ragione migliore per consigliarlo.

      Falqui Giorgia Liceo Scientifico Statale Pitagora ( Selargius, Sardegna )

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A molti di noi è capitato di domandarsi dove si trovi l'ultimo orizzonte della capacità di indagare dell'essere umano, fino a dove possiamo spingerci per arrivare ad una risposta sicura e concreta e se saremo mai in grado di comprendere tutti i perché ed i percome dell' Universo. Se cercate disperatamente le risposte relative a queste domande e siete, allo stesso tempo, amanti dei libri tanto quanto della scienza che studia il Cosmo, vi consiglio di leggere "L'Ultimo Orizzonte" dell'astrofisico Amedeo Balbi.
Quando ho acquistato il libro mi aspettavo una lettura difficile da comprendere, ricca di tecnicismi e priva di spiegazioni per chi dell'argomento non fosse ben informato, mi immaginavo di dover avere a che fare con una specie di filo di parole da sbrogliare per poter capire dove volesse andare a parare, ma dopo aver iniziato la lettura, con mia grande sorpresa, ho trovato il testo molto più scorrevole rispetto a ciò che immaginavo. I tecnicismi di difficile comprensione sono stati sempre spiegati nel modo più semplice possibile, ma sempre senza banalizzare il concetto, spesse volte anche attraverso l'utilizzo di esempi inerenti alla vita quotidiana; apprezzabilissimo è il riprendere, ogni qual volta si fossero ripresentati, dei concetti trattati qualche capitolo prima e reintrodurli con un piccolo ripasso per poterli ricollegare al tema attuale di un determinato capitolo; molto utile per la scorrevolezza è anche la suddivisione del libro in quattro parti, ognuna delle quali è divisa in brevi capitoli di cui ognuno tratta un concetto particolare relativo ad un tema generale.
Il testo dà una chiara descrizione del percorso travagliato per il quale deve passare uno scienziato per arrivare alla verifica di una sua ipotesi, che verrà confermata o confutata a seconda dei risultati degli effettuati. Nel libro si parla di come non si conosca ancora realmente la vera genesi dell'universo: si passa per la teoria della relatività di Einstein, al fenomeno delle redshift, passando per la scoperta dell'espansione, e non esplosione, dell'Universo fino ad arrivare a ciò che più comunemente conosciamo come il modello del Big Bang, che oggi sembra la strada più giusta e sensata verso la quale incamminarsi. Ma è davvero questa la forma finale dell'inizio del Cosmo? La risposta che il libro ci fornisce è una: no. Balbi è fermamente e giustamente convinto che, nonostante sia probabilmente la strada migliore da prendere, rimarrà comunque una strada insicura e senza una fine, che si dovrà continuare a percorrere per sempre per poter avere sempre più informazioni dello spazio in cui viviamo ma sempre molte meno di quelle che ancora sono rimaste da scoprire.
Così Amedeo Balbi giunge nel suo epilogo ad una tenera conclusione quasi apparentemente confortando il lettore per non avergli fornito, probabilmente, le risposte che si sarebbe aspettato e dice che è quasi impensabile credere di poter arrivare ad una perfetta descrizione dell'Universo perché qualsiasi nostro sforzo, per quanto grande, non sarà mai ai livelli della sua immensità. Invita dunque il lettore ad accettare di non possedere in mano tutte le risposte, a saper convivere con il dubbio, ma senza lasciare che questo prenda il posto della nostra fame di sapere di più.

      Spiga Azzurra Liceo Classico Linguistico " E.piga " ( Villacidro , Sardegna )

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Amedeo Balbi
L’ULTIMO ORIZZONTE
UTET
Pagine: 220
Prima edizione: maggio 2019

“ Quanto siamo sicuri di ciò che sappiamo? Cos’è che ancora non sappiamo? E c’è qualcosa che potremmo non sapere mai? ”

L'astrofisico Amedeo Balbi è professore affiliato presso l’Università di Tor Vergata a Roma. La sua ricerca si estende dalla cosmologia all’indagine riguardante la vita nel cosmo, o ancora dalla fisica dell’universo primordiale al problema della materia oscura e dell’energia. Dal punto di vista della comunicazione, cura da molti anni una rubrica del mensile “Le Scienze”, coopera con trasmissioni radiofoniche e televisive e scrive articoli per molte testate giornalistiche e periodiche, tra cui “La Repubblica” e “La Stampa”. È autore di svariati libri, tra cui un saggio a fumetti che è stato tradotto in quattro lingue, intitolato “Cosmicomic. Gli uomini che scoprirono il Big Bang” e pubblicato nel 2013 da Codice Edizioni e nel 2015 ha vinto il Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica con il libro “Cercatori di meraviglia. Storie di grandi scienziati curiosi del mondo", pubblicato dalla Rizzoli.
La sua opera più recente è “L’ultimo orizzonte”, pubblicata dalla UTET nel maggio del 2019. Mediante quest’opera, Amedeo Balbi ci rivela in una prima parte dei progressi della fisica per quanto riguarda la conoscenza dell’universo, aiutandoci a seguire gli eventi in modo graduale, partendo dalla teoria della relatività di Einstein, proseguendo con la scoperta dell’espansione del cosmo, l’osservazione della radiazione cosmica di fondo fino al modello del Big Bang, come lo si intende erroneamente, dando anche il giusto spazio alle teorie meno conosciute. Secondariamente, Balbi va oltre i limiti dell’indagine attuale, trattando la comprovazione della teoria dell’inflazione, l’esplorazione della materia oscura o la spiegazione dell'accelerazione dell’universo. Infine, Balbi analizza ciò che ancora non è conosciuto e si può solo ipotizzare, come ad esempio la natura nell’universo, l’origine e la fine dello spazio e del tempo o l’esistenza di altri universi oltre il nostro.
Leggendo il libro, non si può fare a meno di notare una certa somiglianza di stile con l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, poiché in entrambi è presente una narrazione intricata che moltiplica il contenuto del saggio in una miriade di punti, creando un senso continuo di attesa e movimento incessante. Tuttavia, nonostante questo “racconto di un’esplorazione”, come lo definisce Balbi, sia certamente coinvolgente, per coloro che lo leggono per la prima volta senza avere grandi conoscenze sull’argomento, il testo risulta essere leggermente complesso. Al contrario, si può certamente apprezzare la scelta dell’autore di utilizzare delle note per inserire, a seconda dell’argomento trattato, degli autori e dei libri a cui far riferimento in caso si desiderasse approfondire il punto illustrato, fornendo così un aiuto o un punto di inizio agli amanti del cosmo per la conoscenza di quest’ultimo. Infine, per concludere, si può dire che questo libro è molto interessante, sebbene queste tipologie di libri non siano letture di tutti i giorni, se non per gli appassionati, poiché affronta un tema che incuriosisce e che generalmente piacerebbe approfondire meglio, e, inoltre, aiuta a chiarificare le idee e a cominciare a comprendere meglio l’universo e soprattutto la sua nascita ed espansione, argomenti che per molti possono rivelarsi essere confusi e di cui spesso ci si pone delle domande.

      Urrai Lara Francesca Liceo Classico Linguistico " E.piga " ( Villacidro , Sardegna )

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“L’ultimo orizzonte”, edito da Utet nel 2019, è un’opera di divulgazione scientifica dell’astrofisico
e saggista Amedeo Balbi, riguardante l’universo e in particolare le informazioni basilari e gli
interrogativi ancora irrisolti su di esso. In un’affascinante e chiara spiegazione, che muove i primi
passi dal genuino stupore per le ragioni e cause del cosmo, l’autore delinea prima i punti saldi ad
oggi acquisiti, per poi esplorare i “territori” da meglio definire nella nostra mappa della realtà,
facendo emergere il modus operandi della scienza e la sua validità.
Il carattere divulgativo dell’opera è evidente sia per il linguaggio impiegato, diretto e comune, sia
per i calzanti esempi utilizzati, che spiegano i concetti, mentre l’autore si rivela abile anche nel
chiarire il senso di alcune “frasi fatte” come la celeberrima “siamo polvere di stelle”.
D’altronde il testo pullula di riferimenti - tratti dalla cultura scientifica e non – funzionali alla
comprensione non solo dei contenuti, ma anche della stessa umanità dei grandi scienziati: si tratta in
effetti di un racconto avvincente e sfaccettato, che considera senza scinderli sia le teorie e le ipotesi
scientifiche sia gli stessi artefici di queste, di cui vengono evidenziati di volta in volta i difetti e le qualità.
Sono inoltre numerosi anche i richiami alla filosofia, che ampliano il campo della visione
d’insieme, con un confronto per nulla scontato presentato soprattutto nelle ultime parti,
riguardanti lo spingersi oltre il conosciuto. Ed è proprio nella parte intitolata con l’emblematica
espressione “Le colonne d’ Ercole” che è contenuta la riflessione sui maggiori dubbi sulle
teorie già esistenti, e in cui si pone l’obiettivo di progredire ancora in questa conoscenza, pur
presentandone i limiti trovati fino ad oggi, definiti come “l’ultimo orizzonte”.
E infine, in un ulteriore sforzo di guardare oltre quell’ultimo orizzonte, l’autore presenta delle
domande in effetti metafisiche, che considerano l’universo nel suo insieme: si tratta di quegli
interrogativi tanto affascinanti quanto irrisolti riguardo ad un’eventuale origine dell’universo, se
esso sia contingente o necessario, fino all’esame della natura delle leggi fisiche.
Perciò, al confine tra la scienza e la filosofia, dove risiedono le questioni che intrigano l’insaziabile
curiosità umana, l’autore espone diverse credenze (come l’esistenza di Dio) o ipotesi (come il
multiverso), considerandole in quanto tali, ma difendendo sempre il metodo scientifico come
l’unico rigoroso, universale e verificabile. Tuttavia con la citazione “Quanto più l’universo ci
appare comprensibile, tanto più ci appare senza senso”, l’autore ammette il limite della scienza nel
fornire una spiegazione del fine della realtà, pur non assumendo un atteggiamento rinunciatario, ma
dimostrandosi coerente con il metodo scientifico, che approva solo le teorie basate sull’evidenza,
quelle teorie che sono le migliori su cui scommettere, secondo una metafora usata dallo stesso
Balbi.
Ma di fronte ad un universo senza scopo, il nostro riscatto sta nella capacità di farne esperienza e di
avere coscienza di esserne parte: è questa suggestiva concezione dell’uomo, inserito in un contesto
immenso come l’universo, che valorizza ogni sforzo e passo avanti nella conoscenza, che si spinge oltre l'ultimo orizzonte.

      Biondo Andrea Giulia Liceo Classico " G. Garibaldi " ( Palermo, Sicilia )

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Il libro intitolato “L’ultimo orizzonte. Cosa sappiamo dell’universo” è stato scritto dallo scienziato italiano Amedeo Balbi e pubblicato per la prima volta nel maggio 2019. Nelle 209 pagine che compongono il libro, Balbi tenta di spiegare le conoscenze scientifiche che l’uomo ha sull’universo e che ha acquisito nel corso dei secoli. Ciò che oggi conosciamo dell’universo è davvero moltissimo: la sua età; la sua struttura; cosa contiene; come si è sviluppato ed evoluto. Tuttavia, ciò che sappiamo non è tutto quello che c’è da sapere.
Il libro, oltre al prologo e all’epilogo, è costituito da quattro parti, ognuna delle quali ha un suo titolo: “Il mondo conosciuto”; “La linea d’ombra”; “Le colonne d’ercole”; “Spingersi oltre”. La prima parte dà alcune informazioni generali sulle ultime scoperte scientifiche, e quelle più verosimili, sull’universo. Ad oggi conosciamo il principio cosmologico, secondo cui l’universo è omogeneo e isotropo; sappiamo che l’universo non è statico ma dinamico, che si espande accelerando e che in origine era più caldo e denso; conosciamo la teoria della relatività generale di Einstein, che unifica la teoria della gravità e quella dello spazio-tempo. Nel 1992 Smoot ha scoperto i segni delle disomogeneità dell’universo primordiale, ossia le fluttuazioni della radiazione cosmica di fondo che hanno dato origine all’universo come lo conosciamo. Si è poi scoperto che l’universo può avere una curvatura positiva, negativa o nulla che dipende dalla quantità complessiva di materia ed energia che contiene. Poiché, però, la densità media dell’universo è pari al valore critico, la curvatura dello spazio è pressoché nulla: ne deriva che l’universo è piatto. Nella seconda parte del libro, dunque, Balbi descrive una mappa più accurata, dettagliata e realistica dell’universo, secondo cui: la densità media dell’universo è pari al valore critico; la curvatura dello spazio su grande scala è nulla; il 5% della densità critica è costituita da tutti gli atomi; il 25% è materia oscura di tipo non atomico; il 70% è energia dello spazio vuoto, o costante cosmologica; il 95% del contenuto dell'universo è invisibile e sconosciuto; le disomogeneità, o fluttuazioni primordiali, sono comparse per il fenomeno dell'inflazione, dunque all'inizio l'universo era una microscopica regione spaziotempo che si è espansa in modo accelerato. Nella terza e quarta parte, Balbi mostra quali sono i limiti della ricerca scientifica nello studio dell’universo e come, e soprattutto se, questi possono essere superati. Una cosa è certa: non possiamo osservare tutto l'universo ma esiste un orizzonte, ossia un limite definito dalla luce che viaggia in un tempo finito mostrandoci una regione finita di universo. L'universo osservabile, dunque, è solo una parte dell'universo intero. Oltre a ciò, un altro limite è rappresentato dalla ricerca scientifica stessa: questa non si preoccupa di spiegare il perché dei fenomeni ma il come.
Nel complesso, il libro è ben scritto, sviluppato in maniera coerente. Tuttavia, la presenza di nozioni scientifiche tanto specifiche potrebbe destabilizzare chi non è portato o abituato a ciò. Per chi è appassionato di fisica, matematica, astronomia e le scienze in generale, il libro di Balbi può sicuramente rivelarsi interessante, appassionante e coinvolgente. Per chi, invece, non è molto ferrato in queste discipline, il libro potrebbe risultare di difficile comprensione e completarne la lettura potrebbe non così facile.

      Gulizia Gaia Boggio Lera ( Catania, Sicilia )

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L’osservazione della natura, la formulazione di ipotesi e la ricerca non sono altro che alcuni dei capisaldi di un processo di conoscenza che l’uomo porta avanti da secoli, conseguenza ineluttabile del più bel tratto distintivo della nostra specie: la curiosità. Ma che cos’è davvero la conoscenza? Quali sono i suoi confini qualitativi e quantitativi? E cosa c’è oltre i nostri limiti? Su queste domande riflette Amedeo Balbi, astrofisico e saggista, nel suo ultimo saggio “L’ultimo orizzonte: cosa sappiamo dell’universo” (2019, UTET), il cui titolo omaggia la celebre lirica leopardiana “l’infinito”.
“L’ultimo orizzonte” è un viaggio in quattro parti attraverso le meraviglie dello spaziotempo a cui possono partecipare anche i meno esperti e che racconta tutto il cosmo, dalle “certezze” della relatività generale, della quantistica e della fisica classica agl’intriganti mondi dell’inflazione e dei multiversi. Un percorso che parte dall’inizio del nostro universo per arrivare alle teorie di oggi, passando attraverso le più celebri menti della storia.
La totale assenza di formule e dimostrazioni matematiche, tanto ostili a gran parte dei lettori e delle lettrici, contribuisce a rendere la lettura maggiormente accessibile e concorda in pieno con lo scopo divulgativo del saggio. Ogni spiegazione è calibrata in modo da fornire una visione d’insieme chiara e sufficientemente ampia, senza appesantire eccessivamente la trattazione: lo scopo è quello di fornire gli elementi necessari per una profonda riflessione metafisica e gnoseologica, vera e incantevole protagonista del saggio. Per godere a pieno di questa lettura, tuttavia, potrebbe essere utile una preconoscenza di alcune nozioni base di fisica e in particolare della relatività generale e ristretta: infatti, seppur questi concetti vengano sommariamente ripresi nei primi capitoli, alcune osservazioni potrebbero risultare meno chiare a causa della poca familiarità con gli argomenti.
L’aspetto maggiormente suggestivo è l’intreccio fra scienza e filosofia: Balbi invita il lettore ad allontanarsi da una visione strettamente deterministica delle cose, in cui il raggiungimento di verità assolute è, non solo possibile, ma fine ultimo di ogni ricerca, per poterlo avvicinare al concetto di teoria come “il miglior modello semplificato di una realtà che di per sé non presuppone schemi”. In questo modo è possibile comprendere meglio i reali obiettivi della scienza e il modo in cui il nostro ruolo di osservatori influisce su essa. Leggere l’ultimo orizzonte diventa così come perdersi ai confini del comprensibile rimanendo aggrappati a un filo d’erba: ci si ritrova di fronte all’immensità del tutto consapevoli di non poter procedere oltre, senza sapere con certezza dove siano i limiti dell’universo e dove i nostri. Ci si chiede quale sia il perché delle cose per poi fare un passo indietro e domandarsi se sia davvero da considerare scontata la presenza di un “perché” in una realtà che non si sviluppa in funzione della comprensione umana. Quesiti come questi rendono l’ultimo orizzonte un testo imperdibile, capace di trasportare la mente del lettore in luoghi lontanissimi, fra profondissima quiete e sovraumani silenzi.
Ritengo che “L’ultimo orizzonte” sia un saggio molto stimolante che espleta la sua funzione divulgativa con ottimi risultati (anche se a causa della vastità degli argomenti trattati non è sempre possibile offrire una visione completa di questi) e offre valide riflessioni su questioni ancora aperte.

      Verzi Leonardo Giuseppe Boggio Lera ( Catania, Sicilia )

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L’Autore si interroga sulle nostre conoscenze dell’universo, offre un quadro di ciò che sappiamo su di esso, evidenziando che le conoscenze attuali sono state acquisite nell’ultimo secolo, nel corso del quale abbiamo compreso l’età, la struttura e i meccanismi fisici che lo hanno portato dallo stato semplice e indifferenziato della fase iniziale allo stato ricco e complesso in cui si trova oggi.
La scienza è “un cantiere sempre aperto”, esiste per confrontarci con ciò che non conosciamo, per ridurre i confini della nostra ignoranza e “aggiungere un minuscolo particolare alla mappa della realtà”. E’ importante non solo dire ciò che sappiamo, ma anche perché crediamo di saperlo.
L’autore si chiede se l’universo abbia avuto un inizio oppure no e conclude che la scienza ha trasformato questa esigenza di conoscenza in una indagine sperimentale che ha permesso di raggiungere la certezza che oggi l’universo è molto diverso da come era in passato.
Cerca di spiegare come funziona la scienza, chiarendo che parliamo di metodo scientifico per riferirci all’insieme di pratiche adottate dagli scienziati per cercare di comprendere in maniera razionale il funzionamento della realtà. Scopo della scienza è ricercare la spiegazione migliore dei fenomeni naturali compatibile con i dati disponibili.
Una teoria scientifica è il punto di approdo di un processo di generalizzazione e verifica complesso, una teoria è la migliore spiegazione di un certo aspetto della realtà che la scienza è riuscita a produrre in determinato momento storico. Deve essere plausibile, cioè verosimile e credibile, anche se non sarà mai definitiva, ma sempre suscettibile di miglioramento. E’ un processo di esplorazione della realtà e la conoscenza scientifica somiglia a una mappa del mondo, che in ogni caso non è la realtà, poiché le nostre teorie sono semplificazioni utili per capire il mondo.
Vengono affrontati, uno dopo l’altro, vari temi, tra cui quelli dell’affermarsi del modello del big bang (l’universo è cambiato nel corso del tempo) rispetto a quello dello stato stazionario, della radiazione cosmica di fondo quale debole radiazione elettromagnetica che proviene dall’universo, che rappresenta la prova diretta che l’universo è stato caldo e denso in passato e che ha segnato l’affermazione definitiva del modello del big bang rispetto a quello dello stato stazionario, del multiverso o insieme di universi.
La scienza è un formidabile strumento di conoscenza, progresso e democrazia che supera barriere di cultura e classe sociale.
L’Autore prova un profondo senso di meraviglia nei confronti di ciò che esiste, si sente una piccola parte di una realtà infinitamente più grande, in cui vi è sempre qualcosa di nuovo da esplorare, un orizzonte lontano verso il quale spingersi coraggiosamente, esprime il bisogno continuo di conoscere, che rappresenta il senso dell’esistenza e dichiara il proposito di convivere sempre con il dubbio, con la provvisorietà della conoscenza, con la spinta a non fermarsi mai.
Le parole dello scrittore esprimono una grande fiducia nella scienza, inducono a riflettere sull’importanza della conoscenza e sulla necessità di non arrendersi di fronte ai limiti di ciò che sappiamo e di superare i confini dello spazio e del tempo per rubare spazio al buio e ridurre l’ignoranza, spingono a concepire l’esplorazione come un’avventura, che dà senso alla nostra vita, pur nella consapevolezza che i risultati raggiunti non saranno mai perfetti, ma sempre migliorabili.

      Grillo Filippo Liceo Enriques ( Livorno, Toscana )

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Titolo del libro: L’ultimo orizzonte
Autore: Amedeo Baldi
Editore: UTET
Anno di pubblicazione: Maggio 2019

RECENSIONE:
Potremmo definire questo libro come il “libro dai mille interrogativi”, per la maggior parte dei quali non esiste ancora una risposta certa e sicura, ma solo ipotesi, talvolta affascinanti, talvolta bizzarre, prive, però, di una prova scientifica che possa convalidarne la credibilità e la veridicità.
Dopo aver descritto in maniera dettagliata e puntuale quali sono i punti fermi della visione attuale del cosmo, a partire dalla teoria della relatività di Einstein per arrivare fino all’elaborazione del modello del Big Bang, l’autore del libro, l’astrofisico e divulgatore Amedeo Balbi, ci illustra, infatti, non soltanto quali sono i temi su cui si incentra la ricerca attuale, ma ci pone anche di fronte alle numerose domande su cui si sta interrogando la scienza riguardo all’Universo, arrivando a sfidare il suo potere d’indagine: l’universo è finito o infinito? Lo spazio e il tempo hanno un inizio e una fine? Esistono altri universi oltre il nostro? E così via..
La sensazione che se ne ricava, dopo aver letto questo libro, è non solo una sensazione di impotenza di fronte all’ immensità e alla complessità dell’Universo, ma anche e soprattutto una sensazione di limitatezza della nostra conoscenza e di impossibilità, almeno per ora, di varcare quell’ “ultimo orizzonte”, oltre il quale si cela quell’universo primordiale che è ancora nascosto al nostro sguardo.
In realtà oggi conosciamo molto dell’ Universo, molto di più di quanto conoscessero gli scienziati del secolo scorso, ma, come dice l’autore, potrebbe trattarsi solo di una conoscenza contingente allo spazio e al tempo in cui viviamo, non quindi, necessariamente valida per il mondo che verrà e per le generazioni future.
Di fronte ad un simile scenario molti potrebbero essere attratti dalla tentazione di gettare la spugna, ma tra questi non vi è sicuramente Amedeo Balbi, che continua incessantemente e con caparbietà a cercare le risposte agli innumerevoli quesiti che la scienza si pone inevitabilmente ancora sull’Universo, allo scopo di rubare sempre più spazio al grande buio in cui l’Universo stesso si trova immerso.
Nel fare tutto ciò, il nostro astrofisico non perde, però, mai la consapevolezza e l’onestà intellettuale che la nostra conoscenza ha dei limiti, limiti che sono dettati oltreché dalle nostre capacità percettive e cognitive, anche dai limiti della tecnologia che abbiamo attualmente a disposizione e che potrebbero impedirci di “guardare sempre più lontano e sempre più in profondità”.
Ciò che, quindi, non dobbiamo mai dimenticare e, che è anche intrinsecamente il fine ultimo di questo libro, è che non esiste e non esisterà mai una verità ultima, assoluta e inattaccabile, ma bensì una verità “ in continua costruzione ed evoluzione” o addirittura una verità mai pensata o immaginata.
Perché, quindi, leggere questo libro? Non solo perché espone in maniera chiara, semplice e comprensibile tutto quanto è stato scoperto fino ad oggi sull’universo, ma anche e soprattutto perché nessuno di noi creda di sapere già tutto o di essere, come facevano gli scienziati di un tempo, il detentore o il conoscitore della verità assoluta, precludendosi così la possibilità di oltrepassare quel “muro di fuoco” che ci auguriamo non rimanga per sempre invalicabile…

      Romani Benedetta Liceo Scientifico Statale " Barsanti E Matteucci " ( Viareggio, Toscana )

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Quanto e cosa conosciamo dell’universo? Questa è una delle tante domande che ognuno di noi almeno una volta si è posto senza trovare però una risposta. Se ci interrogassimo su cosa realmente sappiamo dell’universo, probabilmente finiremmo con porci altrettante domande a cui non sapremmo rispondere, questo perché, pur avendo tante leggi e tante teorie, quello che sappiamo realmente sull’universo è una piccolissima parte di tutto ciò che vorremmo sapere. Ci sono migliaia di domande che ci verrebbero in mente ma ad alcune di queste neanche i fisici o gli scienziati più bravi saprebbero trovare una risposta, probabilmente né ora né mai, perché la nostra conoscenza è limitata. Come dice l’autore, è quindi utile interrogarsi sui limiti di quello che sappiamo o possiamo sapere, perché, l’interrogarsi è in realtà una parte della ricerca stessa e può aiutarci a chiarire e a definire gli obiettivi che vogliamo raggiungere.
Nel libro l’autore cerca di raccontarci nel modo migliore possibile quello che crede di aver capito fino ad ora sull’universo, dicendo non solo quello che sappiamo attualmente grazie alle varie scoperte scientifiche, ma anche perché crediamo di saperlo. Quello che il libro ci offre è una “guida” per orientarci in un viaggio che parte dai territori che conosciamo meglio ed arriva alla grossa parte di territorio non ancora esplorata.
Questo viaggio è strutturato in 4 parti principali: il mondo conosciuto, la linea d’ombra, le colonne d’Ercole, e spingersi oltre; a loro volta ogni parte è suddivisa in capitoli più piccoli, per un totale di 26, i quali affrontano un particolare problema sulla conoscenza dell’universo, o illustrano quali sono le possibili posizioni che gli scienziati prendono per poi formulare le proprie ipotesi e cercare di dimostrare le proprie tesi. In ogni capitolo l’autore illustra quelle che sono alcune delle teorie, dei modelli o delle leggi scientifiche che governano la scienza e la fisica scoperte fino ad ora. In alcune spiegazioni porta a sostegno anche le dimostrazioni grazie all’uso di esempi, paragoni o metafore.
È quindi un libro che utilizza un linguaggio scientifico ma allo stesso tempo chiaro e comprensibile anche per chi non conosce i fondamenti della scienza.
Durante la lettura è difficile distrarsi da quello che è il tema centrale di ogni capitolo grazie alla capacità dell’autore di rendere interessante ogni pagina, utilizzando talvolta espressioni divertenti che ci forniscono qualche dettaglio in più su lui stesso e rendendo scorrevole il libro.
Nel complesso è un libro che consiglierei di leggere a chiunque abbia un minimo di interesse scientifico e non si spaventa di fronte a tante domande di cui non è nota la risposta, il bello del libro infatti, è proprio il fatto che alla fine della lettura ci sentiamo così piccoli rispetto a tutto ciò che ci circonda, che potremmo mettere in dubbio tutto ciò che riteniamo verità.

      Trusendi Matteo Liceo Enriques ( Livorno, Toscana )

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Una guida per orientarsi attraverso le idee che la scienza ha elaborato nel tentativo di spiegare l’origine, l’evoluzione, e la struttura complessiva dell’universo. È così che Amedeo Balbi descrive la sua opera, “L’ultimo orizzonte”. Un viaggio quasi arrogante, che comincia dalle fondamenta indiscusse della scienza per poi allontanarvisi sempre di più, verso le zone d’ombra dell’ignoto, fino ad arrivare al limite ultimo della conoscenza umana. Il modo in cui questa odissea cosmica viene descritta dall’autore è accattivante, e ammalia il lettore, risvegliando in lui la primordiale sete di conoscenza e la curiosità umana. Per tenere viva l’attenzione del lettore, Amedeo Balbi, che è pienamente consapevole dell’immensità degli argomenti da lui trattati, utilizza un linguaggio diretto e si dilunga in ripetizioni e piccoli riassunti dei contenuti trattati in capitoli precedenti. Tuttavia, il modo di esprimersi dell’autore cambia man mano che si avvicina a quelle che lui chiama “Colonne d’Ercole”, ovvero i margini ombrosi del suo viaggio. Le ipotesi e le supposizioni sono sempre presenti per tutto il libro, ma si intensificano verso la sua fine; con un’evidente nota di rammarico, l'autore ci informa, nel capitolo “Orizzonti”, che non saremo mai in grado di osservare l’Universo con la U maiuscola, come lo definisce lui, ma solo un misero universo, quella parte delimitata dalla luce che si è sprigionata dal Big Bang, una minuscola porzione di un insieme troppo grande per essere concepito dagli umani. La desolazione dell’autore è palpabile durante la lettura di queste pagine, e si riesce perfettamente a percepire la sua profonda rassegnazione nel constatare che l’umanità non sarà mai in grado di conoscere le vere caratteristiche dell’Universo. “L’ultimo orizzonte” è un portale che collega perfettamente passato, presente, e futuro. Nelle sue pagine Amedeo Balbi narra di come alcuni segni della rapidissima inflazione primordiale, scambiata erroneamente per un esplosione, chiamata Big Bang siano osservabili persino ai giorni nostri. Una rassicurante prova certa del fatto che il passato si sia realmente verificato, e un continuo monito che ci ricorda costantemente la nostra origine, e l’origine di tutte le cose che conosciamo oggi. Ma in che cosa consiste l’origine? Noi esistiamo solo grazie al caso, siamo solo delle scimmie che si sono leggermente evolute in un pianeta di modeste dimensioni che orbita intorno ad una stella, uguale ad altre milioni di miliardi? Oppure siamo qualcosa di più, e siamo stati volontariamente creati da Dio, o Yahweh, o Allah? Ovviamente Balbi non sa rispondere a queste domande. Nessuno può. L’umanità si è posta domande di questo genere fin dall’alba dei tempi, e se ce le facciamo tuttora, è perché sappiamo perfettamente che non troveremo mai una risposta. Ma lo scopo del libro di Amedeo Balbi non è questo. Lui è una guida, e la sua opera è una esplorazione in cui lui non fa altro che esporci la natura del mondo in cui viviamo. Fin dalle prime pagine ci avverte che non potrà darci risposte certe ai nostri quesiti, ma solamente mostrarci l’universo affinché noi possiamo ammirarlo da lontano. Forse la presenza di immagini o grafici avrebbe aiutato a comprendere alcuni degli argomenti, ma nonostante questo, si è rivelata una lettura intrigante, scorrevole, e assolutamente istruttiva. E poi, alcune domande risultano molto più affascinanti se lasciate irrisolte.

      Zucchelli Margherita Liceo Scientifico Statale " Barsanti E Matteucci " ( Viareggio, Toscana )

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“Provate a pensare alla domanda più profonda che vi siate mai fatti.”
Inizia così il primo capitolo de “L’ultimo orizzonte”, scritto da Amedeo Balbi (UTET, 2019).
L’uomo, sia come specie che come individuo, si è posto interrogativi sull’origine dell’universo fin da quando la propria consapevolezza glielo ha consentito. Amedeo Balbi, astrofisico e docente universitario, in qualità di divulgatore scientifico sa bene come interfacciarsi con le domande di un pubblico privo di preparazione specifica.
Se con i vostri perché siete alla ricerca di una finalità in ciò che accade, questo libro non ha le risposte che desiderate. Se viceversa la vostra curiosità rinuncia all'idea di cercare uno scopo nell'evoluzione dell’universo e vi interessa invece capire come questo si è sviluppato, l’autore mette a vostra disposizione le risposte che la scienza ha dato a questi interrogativi esistenziali.
Nonostante siano trattati con stile chiaro e coinvolgente, gli argomenti del libro non sono facili, ma a mio avviso vale la pena di fare uno sforzo di concentrazione per arrivare a comprendere la portata di ciò che troviamo in queste pagine. In effetti quando si parla di universo o di numeri enormi come 10²³, fatichiamo a contestualizzarci in entità così immense. Balbi ci aiuta raccontando le intuizioni e le motivazioni che hanno condotto gli scienziati a preferire una teoria ad un’altra ed immediatamente ogni ipotesi ci appare molto più concreta. Il lettore è accompagnato dietro le quinte delle conclusioni scientifiche. Veniamo coinvolti, capitolo dopo capitolo, nel meraviglioso percorso che la scienza segue per esplorare, attraverso la limitata realtà che ci circonda, immensi intervalli di spazio e di tempo. Il risultato è un avvincente racconto di tentativi, scommesse, errori e ripensamenti che l’uomo ha compiuto nel cercare di disegnare una mappa dinamica, in continua evoluzione, resa comprensibile anche al lettore meno esperto.
L’autore sottolinea però come, sebbene tutto quello che ci circonda sia conseguenza del passato dell’universo, non tutte le conseguenze del passato dell’universo ci circondino. Una parte del libro è dedicata proprio ai limiti della nostra conoscenza. Nel leggerla non si può fare a meno di provare smarrimento per tutti gli elementi con cui non riusciremo a interagire, per gli esperimenti che non potremo ricreare o per le intuizioni che non avremo perché viviamo in una precisa posizione dello spazio e del tempo, con poca possibilità di spostarci e cambiare prospettiva. Capiremo tuttavia come sia onesto e necessario individuare confini per il nostro sapere. Niente vieta di immaginare ciò che non possiamo toccare con mano (o vedere con telescopio) e così quando contempleremo il cielo stellato la mente avrà la possibilità di viaggiare in galassie lontane governate forse da leggi naturali diverse dalle nostre. Potremo sovrapporre la volta celeste alla mappa fatta dall’umanità per l’umanità, rendendoci conto che la nostra curiosità non si è affatto placata, anzi si è acceso il desiderio di conoscere qualcosa di più, di poter sbirciare anche oltre quell’ultimo orizzonte.

      Bertolini Sofia Liceo Jacopone Da Todi ( Todi, Umbria )

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Io credo che se si facesse un sondaggio su cosa i bambini sognano per il loro futuro, una buona percentuale risponderebbe “l’astronauta”; in quel consistente gruppo c’ero anch'io, da bambina, e posso affermare con una certa soddisfazione che il mio desiderio non solo non è cambiato, ma si è meglio delineato nel corso degli anni portandomi ad interessarmi a questi studi. La volontà dei bambini di scoprire cosa c’è là fuori è la stessa che spinge da secoli, se non millenni, gli scienziati di tutto il mondo a interrogarsi su questioni sempre più profonde, a elaborare teorie sempre più complesse. Il libro di Amedeo Balbi aiuta noi non addetti ai lavori, ma semplici osservatori interessati, a ricostruire gli sforzi che sin dall’inizio gli studiosi hanno fatto per cercare di capire sempre di più su ciò che ci circonda e che ci ha accolto come esseri umani, attraverso un viaggio che ci illustra non solo le tesi ormai appurate e le conoscenze già acquisite ma anche i fallimenti, i dubbi, perché la scienza è fatta soprattutto di questi ultimi.
Il libro è diviso in quattro parti ben definite: nella prima vengono affrontate le questioni già esaminate con successo e i capisaldi della fisica, nella seconda parte vengono invece presentate le nuove scoperte dell'astrofisica e le tesi non ancora verificate. Ma è nella terza parte che si arriva a quelle che Balbi definisce “le colonne d’Ercole” della scienza moderna, ossia i grandi dubbi in cui ancora ci dibattiamo, i limiti che non abbiamo ancora superato. Nell’ultima parte infine Balbi affronta le domande più spinose, che mettono a dura prova la scienza tutta e la conoscenza degli uomini, che sembrano a volte chiamare in causa l’idea di Dio.
Le suddivisioni guidano il lettore in questo viaggio, proprio come Virgilio fa con Dante; Balbi svolge perfettamente l'importante compito dell’accompagnatore, accostando all’asettica descrizione scientifica le proprie esperienze personali e sottolineando i vari tentativi fatti prima di arrivare ad una conclusione. Apprezzo soprattutto quest’ultimo aspetto, perché credo sia importante capire e far capire a tutti che la scienza non è fatta di dogmi indiscutibili e non può procedere senza errori. Ho inoltre apprezzato le numerose citazioni di personaggi e di teorie, approfondite poi nelle note a fine libro, così come gli esempi inerenti alla realtà che aiutano un lettore inesperto come me a orientarsi e meglio comprendere le questioni più difficili. Perciò non ho avuto dubbi nello scegliere il libro per la mia lettura, perché sin dal titolo ho capito che questo sarebbe stato il tipo di testo che avrei voluto avere da piccola per rispondere alle domande che mi ponevo allora. Per questo motivo, mi sono messa nei panni della figlia dell’autore e l’ho anche invidiata, perché probabilmente se anch’io avessi avuto un padre scienziato lo avrei tormentato con i miei “perché”. Ringrazio Balbi perché, con semplicità e chiarezza, ha condiviso con noi lettori le sue conoscenze e ci ha permesso di avere una risposta a quei dubbi che ci sorgono quando per esempio alziamo gli occhi al cielo stellato sopra di noi. Non dico che da bambina avrei compreso questo libro, non si possono avere tutte le risposte a otto anni, ma posso finalmente dire di aver chiuso un cerchio, sperando un giorno di poterne aprire uno da sola, fondato sulle mie conoscenze e sulle nuove scoperte sull’universo. Perché io non rinuncio al mio sogno d’infanzia, e forse anche grazie a questo libro.

      Gatti Alessandra Liceo Scientifico Galileo Galilei ( Perugia, Umbria )

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“Questa è una delle cose che amo di più della scienza: quando capisce qualcosa, diventa di tutti.”
Ho avuto l’opportunità di scoprire e leggere il libro, “L’ultimo Orizzonte”, dell’astrofisico e saggista italiano Amedeo Balbi. Ho voluto iniziare questa mia recensione riportando una citazione presente nell’ultima parte del libro perché credo possa, in un certo senso, racchiudere quello che a me è arrivato durante l’intera lettura: la scienza è qualcosa di tutti. Credo che l’intento dell’autore, come lui stesso ribadisce nel testo, sia stato proprio quello di voler informare, spiegare e aggiungere particolari sempre più precisi riguardo quella che sembra essere la mappa della realtà, una spiegazione di quello che è l’Universo in cui viviamo. Il libro è infatti strutturato in diversi capitoli, tutti di breve durata, che descrivono e danno voce alle domande più comuni sull’esistenza umana e non solo. Si parla di “Vuoto”, “Geometria”, “Limiti”, “Orizzonti”, “Energia”, “Tempo” (che mi sta molto a cuore), “Origine”, “Contingenza”, solo per citarne alcuni. Ho veramente potuto apprezzare il linguaggio utilizzato da Balbi, un linguaggio che fa sembrare semplici spiegazioni complesse. Si parla di fisica astronomica, geometria dello spazio, leggi dei più grandi scienziati della storia che comunque appaiono piacevoli alla lettura e soprattutto mi hanno fatto riflettere sulla mia vita, sulla mia esperienza ed esistenza. Credo sia un buon metodo per far appassionare sempre più persone a quello che è il mondo della scienza. Nella prima parte del libro intitolata “Il mondo conosciuto” l’autore affronta tutti i temi e le conoscenze certe dell’universo che tutti noi sappiamo, analizzandole a fondo e spiegando perché ne siamo così convinti. Nella seconda parte, intitolata “La linea d’ombra”, l’autore affronta paesaggi la cui visione è ancora incerta, paesaggi per i quali esistono tante teorie diverse, tutte a loro modo incomplete; nella successiva parte chiamata “Le colonne d’Ercole” si può già intuire di cosa tratta: i limiti della conoscenza umana. È stato travolgente provare a risolverli e spingersi oltre questi limiti nella quarta parte del libro, intitolata per l’appunto “Spingersi oltre”. Ho capito che questo spingersi oltre non è un accumulare nozioni e informazioni sempre più ampie ma è soprattutto un accettare le domande a cui non avremo mai risposta. Proprio come dice Balbi:” Il senso di meraviglia che provo nei confronti di ciò che esiste deriva esattamente dal fatto di sentirmi una piccola parte di una realtà infinitamente più grande, in cui c’è sempre qualcosa di nuovo da esplorare, un orizzonte lontano verso cui tendere”.

      Poggiani Giulia Liceo Renato Donatelli ( Terni, Umbria )

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Amedeo Balbi astrofisico, divulgatore e scrittore scientifico scrive L’ultimo orizzonte pubblicato nel 2019 e appartenente ai saggi di divulgazione scientifica. Questo testo ripercorre le tappe delle scoperte scientifiche che ci hanno condotto alla conoscenza che abbiamo oggi dell’universo. La domanda che si pone è se conosciamo tutto dell’universo e se possiamo aspirare a una visione completa e inalterabile della realtà. No, non conosciamo tutto dell’universo poiché la scienza è un cantiere in continuo movimento. Ci fa ripercorrere le varie tappe della conoscenza sulla nascita dell’universo dalla teoria di Einstein alla scoperta dell’espansione dell’universo, dall’osservazione della radiazione cosmica di fondo fino all’elaborazione del modello “classico” del Big Bang che oggi riteniamo essere la descrizione più efficace sull’origine del cosmo. Questo ci da un quadro accurato della storia dell’origine e dell’evoluzione del cosmo, comprendiamo i meccanismi fisici che hanno portato l’universo a evolversi da uno stato semplice e indifferenziato degli inizi a quello complesso e ricco in cui viviamo. Oltre questi confini di spazio e di tempo gli scienziati sono arrivati a confrontarsi su questioni che mettono alla prova gli strumenti e le conoscenze. L’universo è finito o infinito? Lo spazio-tempo ha un inizio e/o una fine? Esistono universi al difuori del nostro? Le leggi della natura potevano essere diverse? Di fronte a questo buio la scienza esiste per confrontarsi con ciò che non conosciamo, accendere una luce che illumini l’ignoto. Non si tratta mai di avere una spiegazione certa o definitiva, ma di stabilire quale sia quella più plausibile in un certo contesto, parliamo di credibilità di un’ipotesi o di una teoria mai di una verità. Come Dante, nella Divina Commedia, afferma che alcune dimostrazioni vanno accettate per fede, per Balbi, nonostante il voler conoscere riempia il senso della nostra vita, ci saranno sempre domande a cui non si potranno avere risposte e l’uomo dovrà essere a suo agio con il dubbio. Concludendo, visto il ritmo del progresso tecnologico e scientifico degli ultimi secoli l’uomo potrà accumulare conoscenze sempre più profonde e accurate spingendo l’orizzonte della sua conoscenza un po’ più in la.
Leggendo questo testo ho compreso che siamo essere nell’universo per un tempo fugace ma con la mente e gli occhi aperti su ciò che c’è adesso. Complessivamente, nonostante i diversi termini specifici, la lettura è molto fluente e per quanto specifico, comprensibile. Proprio per queste caratteristiche e per i temi trattati lo consiglio ad appassionati della materi e per chi vuole approfondire temi fisici sull’universo e non solo, ma lo possono leggere tutti poiché nonostante la sua complessità per i meno esperti, riesce a far chiarezza, per quanto sia possibile, su argomenti di fondamentale importanza.

      Servadio Alessandro Liceo Scientifico Galileo Galilei ( Perugia, Umbria )

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"L'ultimo orizzonte" di Amedeo Balbi è un'opera brillante, tanto audace nell'affrontare i più disparati quesiti universali quanto semplice e geniale nel linguaggio. E' molto difficile non lasciarsi catturare all'inizio di ciascun capitolo dalla chiarezza espositiva con cui molti grattacapi esistenziali e cosmologici vengono trattati.
La lettura è piacevole e ordinata anche grazie alla suddivisione in quattro sezioni, di cui la prima è un sunto dei punti saldi che caratterizzano la visione scientifica odierna dell'universo, la seconda un'esplorazione di concetti più lontani e incerti, la terza una trattazione dei limiti che l'umanità affronta nel tentativo di conoscere l'universo e la quarta la discussione dei temi che si spingono all'estremo della comprensione umana.
"L'ultimo orizzonte" è un portentoso mosaico di temi che riguardano l'esistenza di ognuno di noi, portando a rivedere e capire meglio domande universali che ci potremmo fare tutti, e un tentativo di fornire a chiunque ne abbia bisogno una bussola per l'esplorazione mentale dell'universo in cui viviamo, aiutando ciascuno a rivedere sotto una luce critica le proprie idee, che siano filosofiche, religiose o scientifiche: sarà più facile, dopo la lettura, avere un'idea più chiara di come si ragiona scientificamente, in special modo in relazione allo studio dell'universo.
Seppur nell'opera non manchino brevi accenni ad argomenti che è lecito affermare meritino una trattazione più degna ed approfondita, parliamo comunque di un perfetto connubio di storia, scienza, filosofia, pensiero critico, esposizione, accettazione e riflessione sui limiti che incontriamo e abbiamo incontrato nei nostri ragionamenti e studi. Non manca neanche un ridotto ma pur sempre importante apporto dell'esperienza personale di Balbi.
Tanti fattori rendono un'opera di divulgazione scientifica un'opera completa, valida e comprensibile ai più, e questa non ne soffre la mancanza. Spingersi all'estremo delle idee sull'universo durante un ripercorrimento della storia della scienza e dei suoi più importanti esponenti, e allo stesso tempo il mantenimento di una giusta dose di senso critico per non dogmatizzare alcuna idea e attenersi ad un approccio teorico puramente scientifico, è uno dei più grandi traguardi che Balbi ha raggiunto con una semplicità disarmante e una capacità logico-critica fuori dall'ordinario.
La lettura del libro è ampiamente consigliata a chi voglia chiarire la propria visione in merito a molti quesiti che da tempo immemore solleticano la curiosità umana, o in generale a chiunque voglia vivere un viaggio attraverso la conoscenza dell'universo e la sua evoluzione nel tempo.