Con una trattazione di circa 300 pagine, gli autori, docenti universitari di fama mondiale, illustrano come l’essere umano nel corso dei millenni sia riuscito ad influire sulle trasformazioni geologiche del pianeta al punto tale da dare origine a una nuova epoca, il cosiddetto “Antropocene”, che inizierebbe nell’età moderna, precisamente nel 1610, quando, come dimostrano le analisi dei ghiacci dell’Antartide, i livelli di anidride carbonica atmosferica raggiunsero il livello minimo mai registrato.
Seguendo una linea del tempo, si definiscono alcuni processi che hanno portato la nostra specie prima sulla cima della catena alimentare, poi allo status di “Dominatore del mondo”. Ad attirare subito l’attenzione del lettore è la varietà dei temi esposti, che offrono spunti non solo dal punto di vista scientifico, ma anche politico, sociale e soprattutto storico.
Grande importanza viene data, ad esempio, alla Rivoluzione agricola, che costituisce una tappa fondamentale nel processo evolutivo umano: sviluppatasi solamente 11.000 anni fa, trasformò una società nomade, il cui sostentamento si basava esclusivamente sulla caccia e sulla raccolta, in una sedentaria, capace di aggregarsi e di affinare le tecniche di coltivazione.
Un altro tassello rilevante di questo percorso sarebbe quello delle scoperte coloniali, che portarono oltre che allo sterminio dei nativi americani alla globalizzazione delle culture e dei prodotti, con benefici effetti in vaste aree del mondo.
Infine, a partire dall’800, il sorgere dell’industria segna la nascita della società di massa, cui poi fa seguito, dopo la pausa e il regresso delle guerre mondiali, il boom economico a partire dagli anni ’50 del XX secolo.
Se ora la popolazione mondiale ammonta a 7,5 miliardi lo dobbiamo a queste tappe fondamentali del cammino dell’uomo, che hanno contribuito, per un verso, al miglioramento delle condizioni di vita, ma hanno d’altra parte determinato il culto crescente del profitto economico e lo svilupparsi di un’ideologia sempre più pragmatica e sempre più anaffettiva nei confronti della natura, con l’abuso delle fonti energetiche disponibili e il progressivo depauperamento dell’ambiente in cui viviamo. Per questo motivo, il libro sarebbe una lettura consigliabile ai negazionisti che rifiutano di credere che i cambiamenti climatici siano determinati da una volontà autodistruttiva, che ha in noi, e in ogni nostro singolo gesto quotidiano, i diretti responsabili. Gli autori riescono pertanto a sensibilizzare i lettori sulla necessità della protezione dell’ambiente, riflettendo in particolare sul fatto che i paesi occidentali siano i maggiori responsabili delle emissioni globali di CO2, dato che all’intero continente africano è imputabile appena il 3% delle emissioni totali.
Il linguaggio utilizzato è in alcune parti specialistico, ma prevalentemente di agevole fruizione, grazie alla frequente adozione di esempi, di schemi grafici, di citazioni autorevoli e di articolate argomentazioni.
Degna di nota è la considerazione che riguarda l’eredità che l’uomo lascerà sulla Terra: “Nell’arco di milioni di anni lo strato influenzato dagli esseri umani finirà compresso nel normale processo di formazione di rocce sedimentarie. Le città, le discariche di rifiuti, l’inquinamento da plastica degli oceani, e molto altro ancora, diventeranno un marcatore sottile e netto nelle rocce del futuro”.
Chiarezza espositiva: 8
Capacità di coinvolgere il lettore: 8
Attualità tema: 10
Originalità: 7