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Vincitori Premio Asimov Edizione V 2019 - 2020








Hello World


      Mugnai Alessio Liceo Scientifico Filippo Masci ( Chieti, Abruzzo )

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“PSICOSTORIA… Servendosi di concetti non matematici, Gaal Dornick ha definito la psicostoria come quella branca della matematica che studia le reazioni di un agglomerato umano a determinati stimoli sociali ed economici…”

Questa è la definizione che Asimov dà della psicostoria. Questa disciplina consente a Hari Seldon di prevedere matematicamente i comportamenti delle popolazioni e di elaborare un piano che conduca gli abitanti delle Fondazioni verso un nuovo Impero Galattico, nascente dalle ceneri del precedente.
Ecco, sebbene l’equazione “fantascienza+tempo=scienza” sia effettivamente risultata vera in alcuni casi, la psicostoria si spinge decisamente oltre i limiti della capacità predittiva della scienza attuale.
Fin qui niente di particolarmente interessante. Ma siamo sicuri che i nostri comportamenti non possano essere previsti, anticipati o influenzati avendo a disposizione dei dati personali?
Oggi, sfruttando algoritmi e dati raccolti dalle carte fedeltà dei supermercati, è possibile capire se una donna sia in stato di gravidanza; perfino, con buona approssimazione, predire la data del parto. Informazioni di questo genere vengono poi utilizzate per fornire pubblicità personalizzate.
Se poi pensiamo che dati ed algoritmi potrebbero essere risultati determinanti nella campagna elettorale durante le scorse elezioni presidenziali negli USA, allora la questione relativa a dati ed algoritmi assume una dimensione più ampia, in cui è facile perdersi o scadere in futili complottismi.
Proprio questo è l’argomento che Hannah Fry analizza nel suo Hello world, vera e propria perla di divulgazione scientifica. Tema del libro è il ruolo che gli algoritmi giocano nel mondo che ci circonda, spesso senza la nostra consapevolezza. Dopo un breve preambolo generale, il libro si presenta diviso in sei capitoli, ognuno dei quali analizza la funzione degli algoritmi in un determinato campo. La Fry getta luce sull'uso delle macchine in ambiti che potrebbero sembrare al di sopra di ogni sospetto (si veda il capitolo sull'arte, in cui si racconta di un pezzo scritto da un computer e riconosciuto come autenticamente bachiano dagli ascoltatori). Ogni capitolo viene introdotto da un fatto concreto, un aneddoto, una notizia che serve all'autrice come punto di partenza per i ragionamenti successivi. Questo non fa che rendere il libro sempre interessante e strettamente legato all'attualità. Particolarmente interessante in questo senso è il racconto della Fry sul caso Cambridge Analytica, costato all'azienda di Zuckerberg miliardi di dollari ed una pessima pubblicità. Tuttavia l’autrice non alimenta affatto, come si potrebbe pensare, lo scenario allarmista, piuttosto diffuso nell'opinione pubblica, che vede in queste innovazioni uno strumento di potere nelle mani di qualche cerchia occulta che detenga il potere. Conduce invece un’analisi lucida e razionale, la cui conclusione è che non possono non essere tratti grandi benefici dalla collaborazione fra uomo e algoritmo, fermo restando che “una cosa è certa: nell'era degli algoritmi, l’essere umano non è mai stato così importante”.
In conclusione, Hello World rappresenta davvero un ottimo libro di divulgazione scientifica, su un tema a tratti controverso, ma che è oggi più che mai di stretta attualità. Di stile chiaro e coinvolgente nei contenuti, penso possa rappresentare, per le accurate disamine contenute che non mancano mai di soffermarsi sul fattore uomo, un classico per gli anni a venire.

      Maiorca Sergio Liceo Scientifico Statale Sabin ( Bologna, Emilia Romagna )

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Quando ho letto il titolo di questo libro, ho pensato che parlasse di algoritmi e computer: di come erano nati, di come si stavano sviluppando e come si sarebbero trasformati nel futuro. In realtà questo libro parla di noi esseri umani, di come stiamo vivendo nella società odierna e di come la tecnologia sta cambiando il nostro presente e il nostro futuro.
Tutti noi sappiamo che la nostra società si regge sui computer, ma l’autrice fornisce numerosi esempi di come gli algoritmi influenzino la nostra vita molto più di quanto noi possiamo immaginare.
La Fry analizza questi meccanismi, il potere che essi hanno nella nostra società e infine le numerose domande etiche a cui ancora non si è data una risposta. Emblematica la frase “Se i dati sono il nuovo oro, allora viviamo nel selvaggio West”: questa inquietante asserzione potrebbe spaventare, ma nel quarto capitolo, dedicato alla medicina, si valutano anche i grandi vantaggi della condivisione di dati. Se da una parte alcune aziende traggono enormi profitti dalla gran massa di dati che ricevono da noi (spesso forniti inconsapevolmente), la medicina può trarre grandi benefici da un utilizzo consapevole di questi dati. Gli algoritmi possono anche favorire la prevenzione del crimine perché possono facilitare le indagini, ma in tutti e due i casi bisogna ricordarsi che essi hanno dei limiti sia in base a come interagiamo con essi sia in base a come sono stati programmati, a quali priorità si è dato maggior peso, a quali criteri…
“Ogni algoritmo è connesso in modo indissolubile a chi lo ha costruito e a chi lo utilizza”, per questo motivo è importante sapere il modo in cui opera e i criteri di progettazione, perché anche un piccolo errore può portare a gravi conseguenze.
L’autrice esamina anche il nostro rapporto con il computer, per esempio quando racconta la sfida fra Kasparov e Deep Blue: l’iniziale presunzione del grande scacchista si trasforma in soggezione dopo una mossa “geniale” del computer. Anche noi siamo contemporaneamente “sprezzanti e intimiditi” dagli algoritmi ma, secondo l’autrice, bisogna considerare che, come noi, possono sbagliare; è necessario quindi imparare ad utilizzarli regolamentandoli e studiando in modo approfondito i processi che li governano.
Ho apprezzato molto il fatto che la Fry non si dimostra né catastrofista né ottimista, analizza la situazione fornendoci una guida per guardare il nostro mondo che cambia velocemente. Lo consiglierei sia ai ragazzi della mia età sia alle generazioni più grandi perché è pieno di aneddoti e storie che ci permettono di pensare a questo fenomeno in modo più consapevole.

      Carlini Elisa Liceo Scientifico Vittorio Veneto ( Milano, Lombardia )

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Se stai leggendo questa recensione, probabilmente, è perché ti stai aggirando in mezzo agli scaffali di una libreria senza sapere quale libro scegliere e la copertina, come anche il titolo, ti hanno incuriosito. Oppure, la stai leggendo dal computer perché è un prodotto consigliato da Amazon, e magari non l'avresti mai trovato se non fosse stato per tutti quei meccanismi che scelgono i prodotti e te li propongono in base alla tua precedente esperienza sul web. Ora ho una domanda per te: Dopo che avrai letto questa recensione, se sceglierai di acquistarlo, lo prenderai perché ti piace veramente o solo perché sei stato indotto dagli strani meccanismi del web e del marketing?
La risposta la trovi proprio in queste pagine, una guida essenziale per vivere nella nostra epoca. Un'era fatta di nuove macchine, algoritmi semplici e complessi che influenzano la nostra vita più di quanto possiamo accorgercene. L’autrice va proprio a svelare questi meccanismi attraverso le storie di persone e macchine, storie in cui i protagonisti potremmo benissimo essere anche noi. In un futuro potremmo essere ingiustamente incarcerati o potremmo essere manipolati per la votazione del presidente degli Stati Uniti.
Tutte le storie sono legate dall’inizio alla fine del libro da un filo immaginario: Qual è il confine tra l’essere umano e la macchina?
Hannah Fry prova a rispondere a questa domanda, con la precisione e lo sguardo che solo i matematici sanno avere. L’autrice oltre alle storie di donne e di uomini, di eroi e di serial killer, proprio come se fosse un teorema matematico, ci porta come dimostrazione i dati, gli studi compiuti da università e aziende, e le fonti da cui attinge tutte queste informazioni.
Dopo averci dato tutti gli strumenti per decidere, lascia noi l’ ultima parola.
Se alla parola "matematica" vi viene voglia di lanciare il libro o di chiudere la scheda di Amazon, vi consiglio di non farlo perché qui non si parla solo di matematica, ma si parla anche di medicina, arte, automobili e potere perché la matematica, gli algoritmi stanno dove meno ce l'aspettiamo: sono in un'aula di tribunale come in un supermercato, pilotano gli aerei e danno la caccia ai criminali, e nel caso non lo sapeste gli algoritmi non sono infallibili.
Solo chi sa veramente di cosa sta parlando riesce a passare con grande facilità da un argomento all’altro come fa l’ autrice, e a scrivere in modo così semplice, preciso ma allo stesso tempo profondo.
Quindi a voi la scelta: Rimanere all'oscuro, o salutare e conoscere il nuovo mondo attraverso la lettura di questo libro. Ma prima di effettuare la vostra scelta dovete tenere presente che la conoscenza è l’ unico modo per rimanere umani nell’era delle macchine.

      Vantaggiato Matteo Liceo " Don Tonino Bello " ( Copertino(lecce), Puglia )

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«Hello World!», Buongiorno mondo, è frase simbolo nel mondo della programmazione informatica. Si trova nel primo esercizio di qualsiasi manuale, fin dai primi anni Settanta: l’esercizio è molto semplice, consiste nel compilare un breve programma il cui effetto sia quello di far comparire sullo schermo quelle due parole inglesi.
Gli algoritmi, negli ultimi quarant’anni, sono ormai diventati parte pienamente integrante del nostro stile di vita. Hannah Fry, ci presenta un’analisi approfondita e fruibile anche per i non addetti ai lavori. Svela i segreti che animano le schede logiche dei computer, introduce concetti e strumenti che possono permetterci di valutare in modo critico l’impatto che gli algoritmi hanno sulla quotidianità, presenta scenari distopici e un po’ grotteschi che si prospettano nel nostro imminente futuro tecnologico, rimanda la mente del lettore a celebri realtà cinematografiche e pone il lettore davanti a quesiti dal sentore morale. Chi affiderebbe mai il giudizio di una sentenza per un delitto compiuto a una macchina? Chi è così sereno al pensiero di automobili senza conducente in libera circolazione? E siamo sicuri che l’automatizzazione dei processi sanitari sia la direzione più giusta verso cui andare?
Queste domande sono al centro di Hello World, un libro che solleva il velo sui meccanismi di funzionamento dei programmi che “ci stanno prendendo la mano”, ne dimostra il potere e ne mette in risalto i limiti. Rimane da domandarsi se gli algoritmi siano davvero migliori degli esseri umani, che stanno rimpiazzando.
Nei primi sei capitoli l’autrice esplora sia gli aspetti negativi, che quelli positivi degli algoritmi nei campi più svariati della vita dell’uomo. Il settimo capitolo, ha un risvolto maggiormente filosofico, poiché indaga sulle capacità di una macchina di distinguere un immagine, o meglio, un’opera d’arte. Ma che parametri usa? Secondo quali schemi l’uomo potrà programmare le sue funzioni? Del resto nella programmazione di un algoritmo del genere, la macchina sarà influenzata dal creatore stesso e dal suo senso critico e interpretativo.
Il libro si propone di far comprendere, dunque, che c’è una misura nell’usare gli algoritmi. Se da una parte il rifiuto della tecnologia digitale nell’era moderna risulta ormai un atteggiamento anacronistico e intellettualmente miope, anche delegare ogni funzione ad una macchina non è una buona strategia. L’autrice non dà risposte definitive alla domanda su quanto e su come gli algoritmi debbano intervenire nella vita umana e fornisce al lettore quegli strumenti che possano servirgli a dare un’analisi critica e razionale degli argomenti trattati.
Ad un lettore attento, che voglia cimentarsi anche con il testo in lingua originale, l’opera risulta fruibile. Presuppone, però, la conoscenza di alcuni termini e teoremi del settore informatico, poiché l’indice a fine testo non scioglie tutte le sigle e non spiega alcune parole presenti in esso.
L’autrice, in parte, lascia gli appassionati di informatica con “l’amaro in bocca”, perché non si comprende bene qual è il target a cui si rivolge: esperti del settore o semplici appassionati?
Complessivamente il libro offre al lettore degli interessanti spunti di riflessione, anche se dell’argomento sottolinea più l’aspetto filosofico, che non quello più propriamente settoriale.

      Bandinu Riccardo Liceo Scientifico Michelangelo ( Cagliari, Sardegna )

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"Hello World": una frase semplice quanto simbolica, due parole che uniscono per la prima volta l'uomo e la macchina e li legano ormai irrimediabilmente in una realtà in cui "l'uno non può esistere senza l'altro”.
Da qui Hannah Fry, matematica e docente presso L'University College di Londra, guida il lettore nella scoperta degli algoritmi: cosa sono, cosa fanno e come interagiscono con la realtà circostante. La scrittrice riesce a rispondere in maniera oggettiva ed esaustiva alle domande più comuni riguardanti gli algoritmi (gli algoritmi sono meglio della mente umana? Sono meno soggetti ad errori? Un giorno le macchine sostituiranno completamente la componente umana?) spiegando il loro utilizzo in diversi campi (medicina, giustizia, lotta contro la criminalità, mezzi di trasporto e persino l’arte) mettendone in luce sia aspetti negativi che positivi. Infatti l’autrice orchestra in modo efficace tesi a favore e tesi a sfavore mettendole in contrapposizione tra loro e arricchendole entrambe con statistiche e fatti di cronaca.
Nonostante l’argomento complicato e ostico, il libro risulta molto interessante e coinvolgente grazie allo stile di scrittura della Fry, ordinato e scorrevole. L’autrice riesce a far immergere il lettore in un mondo di dati e statistiche, intervallando momenti prettamente scientifici a fatti di cronaca raccontati in modo originale e coinvolgente, con talvolta un pizzico di ironia che rende il tutto più leggero e accessibile a chiunque.
Ma quindi gli algoritmi sono utili o dannosi per l’uomo? Il messaggio che vuole trasmettere Hannah Fry è che attribuire troppo potere alla macchina è l’errore più grande che si possa commettere. L’uomo tende a sottovalutare la propria mente, considerata fallibile e facilmente manipolabile da fattori istintivi, inconsci ed esterni. L’algoritmo è la ragione fredda e oggettiva, guidata solo dalla precisione di equazioni matematiche; insomma, l’algoritmo diventa talvolta l’incarnazione di un’ideale di ragione perfetta impossibile da raggiungere per l’uomo. Ma la risposta non si trova da una parte sola: le macchine aiutano a vedere dove l’occhio umano non arriva e l’intelletto dell’uomo capisce cose della realtà che per un algoritmo sono completamente estranee. Il progresso si costruirà sulla fiducia negli algoritmi senza dimenticare la superiorità della mente umana. Dopotutto gli algoritmi sono ottimi nella risoluzione dei problemi, eppure la loro stessa esistenza ne genera altrettanti. Per questo motivo l’uomo deve essere l’agente ultimo, colui che deve porre il limite al potere della macchina e rispondere alla domanda più importante: cosa si è disposti a sacrificare per il bene del progresso?

      Pezzati Salvatore Rolando Liceo Classico Umberto I ( Palermo, Sicilia )

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Che sfide affronteremo nel futuro? Che importanza può avere l’essere umano nel XXI secolo a distanza di 70 anni dal test di Turing? L’intelligenza artificiale è una “magia”?
Queste sono solo alcune delle domande cui prova a rispondere Hannah Fry in Hello World. C’è molto di più: a partire da riflessioni sul presente si sviluppano intorno discorsi davvero interessanti che toccano tematiche universali e poco contingenti; basta guardare i riferimenti a Hume e Kant nel capitolo dedicato all'arte. Vengono coperte con un’organizzazione per argomenti (i “link” non mancano) tematiche come il potere, i dati, la giustizia, e così via. Sono contesti usualmente soggetti all'arbitrio esclusivamente umano; l'autrice considera ed esplora pro e contro di un apporto “digitale” a ciascuno dei campi; inizia tutto da una storica partita di scacchi.

Acquistano senso i casi di cronaca accuratamente ricercati e studiati, mai banali e talvolta poco noti o dimenticati dai più (utili in questo senso la bibliografia e la sitografia) nel momento in cui danno un contesto a parole come “AI”, “machine learning”, messe in relazioni a vicende non astratte o lontane, neanche temporanee; vicende umane. Il tutto è condito da una piccola, velata – scomoda – critica sociale ai numeri. Non solo ai tanto apostrofati “poteri forti”, ma anche a tutti gli incoscienti (forse basterebbe un più generico “tutti”) che non si rendono conto del transito che stanno vivendo poiché assuefatti e si ricordano sempre meno come vivere. Ha quindi più piani di lettura: il primo è quello che ci coinvolge direttamente e grida al nostro privato: “svegliati!”.

Sono degni di nota tutti i riferimenti a reti neurali, teorema di Bayes et similia; concetti spiegati molto bene e che contribuiscono alla tela che Hannah Fry dipinge del nostro tempo. Il tutto risulta perfettamente chiaro; merito dell’autrice che è riuscita a sintetizzare e contestualizzare le parole nel giusto modo. Si ritrova in tutto il libro l’attenzione ossessiva al dettaglio che ci dà un’importante lezione di vita proprio riguardante l’approfondimento. È interessante notare in questo senso l’attenzione dedicata all'errore che talvolta risulta determinante nella buona riuscita di un algoritmo: un’automobile riuscirà a guidarsi da sola quando sarà in grado di capire in quali casi “è corretto violare la legge”. Non dà risposte unilaterali quando tratta di compromessi tra privacy e protezione, imparzialità e sicurezza; tende sempre ad avere un atteggiamento che mira a sondare tutte le possibilità e a non cadere nella banalità. Lodevole la mancanza di sentimentalismo persino quando tratta di argomenti difficili e delicati.

Il libro costituisce pertanto un contributo importante alla scena non solo scientifica, ma anche sociale, politica e oserei dire filosofica (arriva a parlare anche di etica nella parte dedicata alla giustizia). Ci dà dei punti di riferimento chiari, riguardanti in primis il presente, ma anche possibili previsioni sul futuro, ricordando l’importanza della mano umana accompagnata all'algoritmo, che appare nel 90% dei casi essenziale. Ecco in che senso la complementarietà uomo-macchina viene spiegata: cooperazione per il “bene comune” declinato nelle maniere più disparate, senza dimenticarsi che ci vuole “modus” in tutto.

Trarrò una media matematica dai seguenti criteri:
* chiarezza espositiva: 9
* capacità da parte dell'autore di coinvolgere il lettore: 8
* attualità del tema: 9
* originalità: 7

Voto: 8+