“PSICOSTORIA… Servendosi di concetti non matematici, Gaal Dornick ha definito la psicostoria come quella branca della matematica che studia le reazioni di un agglomerato umano a determinati stimoli sociali ed economici…”
Questa è la definizione che Asimov dà della psicostoria. Questa disciplina consente a Hari Seldon di prevedere matematicamente i comportamenti delle popolazioni e di elaborare un piano che conduca gli abitanti delle Fondazioni verso un nuovo Impero Galattico, nascente dalle ceneri del precedente.
Ecco, sebbene l’equazione “fantascienza+tempo=scienza” sia effettivamente risultata vera in alcuni casi, la psicostoria si spinge decisamente oltre i limiti della capacità predittiva della scienza attuale.
Fin qui niente di particolarmente interessante. Ma siamo sicuri che i nostri comportamenti non possano essere previsti, anticipati o influenzati avendo a disposizione dei dati personali?
Oggi, sfruttando algoritmi e dati raccolti dalle carte fedeltà dei supermercati, è possibile capire se una donna sia in stato di gravidanza; perfino, con buona approssimazione, predire la data del parto. Informazioni di questo genere vengono poi utilizzate per fornire pubblicità personalizzate.
Se poi pensiamo che dati ed algoritmi potrebbero essere risultati determinanti nella campagna elettorale durante le scorse elezioni presidenziali negli USA, allora la questione relativa a dati ed algoritmi assume una dimensione più ampia, in cui è facile perdersi o scadere in futili complottismi.
Proprio questo è l’argomento che Hannah Fry analizza nel suo Hello world, vera e propria perla di divulgazione scientifica. Tema del libro è il ruolo che gli algoritmi giocano nel mondo che ci circonda, spesso senza la nostra consapevolezza. Dopo un breve preambolo generale, il libro si presenta diviso in sei capitoli, ognuno dei quali analizza la funzione degli algoritmi in un determinato campo. La Fry getta luce sull'uso delle macchine in ambiti che potrebbero sembrare al di sopra di ogni sospetto (si veda il capitolo sull'arte, in cui si racconta di un pezzo scritto da un computer e riconosciuto come autenticamente bachiano dagli ascoltatori). Ogni capitolo viene introdotto da un fatto concreto, un aneddoto, una notizia che serve all'autrice come punto di partenza per i ragionamenti successivi. Questo non fa che rendere il libro sempre interessante e strettamente legato all'attualità. Particolarmente interessante in questo senso è il racconto della Fry sul caso Cambridge Analytica, costato all'azienda di Zuckerberg miliardi di dollari ed una pessima pubblicità. Tuttavia l’autrice non alimenta affatto, come si potrebbe pensare, lo scenario allarmista, piuttosto diffuso nell'opinione pubblica, che vede in queste innovazioni uno strumento di potere nelle mani di qualche cerchia occulta che detenga il potere. Conduce invece un’analisi lucida e razionale, la cui conclusione è che non possono non essere tratti grandi benefici dalla collaborazione fra uomo e algoritmo, fermo restando che “una cosa è certa: nell'era degli algoritmi, l’essere umano non è mai stato così importante”.
In conclusione, Hello World rappresenta davvero un ottimo libro di divulgazione scientifica, su un tema a tratti controverso, ma che è oggi più che mai di stretta attualità. Di stile chiaro e coinvolgente nei contenuti, penso possa rappresentare, per le accurate disamine contenute che non mancano mai di soffermarsi sul fattore uomo, un classico per gli anni a venire.