Un'affascinante chiacchierata con la fisica
Jacopo, diciannovenne che lavora nell’azienda agricola del padre, e Carlo, fisico presso il laboratorio internazionale per l’osservazione delle onde gravitazionali di Virgo: apparentemente questi due curiosi personaggi sembrano non avere nulla in comune, ma mai fidarsi delle apparenze.
Dario Menasce nel suo “L’urlo dell’Universo” ci dimostra che tutto quello che a un semplice contadino può sembrare incomprensibile in realtà, usando le parole giuste, non lo è : quello che viene solitamente dipinto come un mondo complicato e accessibile solo a pochi eletti, il mondo della fisica, viene presentato in modo relativamente semplice e senza troppi giri di parole che, come Carlo spesso ribadisce, rischiano solo di confondere.
La storia di amicizia tra Jacopo e Carlo, nata da un guasto alla moto del fisico nei pressi dei campi in cui lavora il giovane, fa da sfondo perfetto a quello che altrimenti sarebbe stato un noioso trattato di fisica.
Menasce accompagna mano nella mano il lettore partendo dai semplici dilemmi che portano a confondere la gravità con il peso per arrivare, attraverso un’attenta osservazione di ciò che accade nell’Universo, allo studio delle onde gravitazionali.
Piano piano si riescono a comprendere concetti che sentiamo fin dalle scuole medie, ma la cui spiegazione, forse poco esaustiva, non è riuscita a saziare la nostra, a volte repressa, fame di sapere: ecco che finalmente si capisce che cos’è un buco nero, una stella di neutroni, un’onda gravitazionale.
Attraverso questo percorso si imparano cose nuove, ma non solo: alcuni concetti che credevamo di conoscere, come il concetto di tempo, vengono quasi completamente sconvolti e presentati sotto una nuova chiave di lettura.
Arrivati al tredicesimo capitolo ci si rende conto che fisica non significa solo risolvere i problemi del liceo; fisica è molto di più: è guardare la volta celeste ed essere consapevoli di star osservando il passato, fisica è sentirsi così piccoli e impotenti davanti all’immensità dell’Universo, anche se Menasce ci dimostra fino alla fine che così impotenti non siamo.
Tutti noi siamo Jacopo: siamo affascinati dalle mille sfaccettature della fisica, ma, nella maggior parte dei casi, ci accontentiamo di quello che ci dicono a scuola senza cercare di capire a pieno il significato di ciò che ci viene insegnato. Almeno fino a quando la moto di Carlo non si guasta nel nostro campo di incertezze e curiosità.
Questo libro, però, non è da prendere con leggerezza: gli argomenti trattati, come l’autore in svariati modi non manca di ricordare, sono accessibili a tutti, ma è necessario, a mio parere, un piccolo impegno personale per riuscire a cogliere a pieno il significato di tutto ciò che viene descritto. Non è un libro da leggere sul treno o durante quei cinque minuti prima di addormentarsi: svegli e lucidi bisogna cercare di isolarsi dai “rumori di fondo”, interni ed esterni, che possono disturbare la nostra ricezione e, magari con l’ausilio di un disco di immortale musica classica, tuffarsi in questo meraviglioso percorso che porta ad esplorare le mille e meravigliose sfaccettature della fisica e che è ancora capace di lasciare a bocca aperta.